- Il 65% delle guide alpine ha vissuto eventi traumatici.
- Circa il 19% degli incidentati in montagna mostra sintomi di dpts.
- 25% dei soccorritori mostra segni di dpts dopo frane.
- Oltre il 70% degli operatori di emergenza segnala traumi.
- Circa il 3,5% degli operatori soffre di sintomi di dpts.
- Il 33% degli individui mostra resilienza superiore.
L’orrore che non scompare: il trauma in montagna e il disturbo post-traumatico da stress
In seguito a un incidente in montagna, l’esperienza dolorosa può persistere ben oltre la risoluzione della situazione d’emergenza. Nonostante il pericolo sia cessato, per alcune persone l’orrore non scompare. Il trauma viene elaborato in un modo che continua a rappresentare una minaccia nel presente. Le vittime e i testimoni faticano a percepire l’evento traumatico come qualcosa di passato. Suoni, odori o altre percezioni sensoriali possono involontariamente rievocare contenuti specifici della memoria traumatica, non sotto forma di semplici pensieri, ma come
sensazioni vivide accompagnate dai sintomi associati.
PTSD
(Post-Traumatic Stress Disorder) è un disturbo psichico che può svilupparsi dopo l’esposizione a un evento traumatico, caratterizzato da sintomi come flashback, evitamento di situazioni che ricordano il trauma, alterazioni nel pensiero e nell’umore, e arousal eccessivo. Dopo un mese dall’evento, i sintomi possono manifestarsi come validi indicatori di PTSD. L’emergere del Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS) quale conseguenza diretta dell’esperienza traumatica non rappresenta una regola generale; piuttosto, dipende da molteplici fattori specifici. Fattori chiave includono precedenti disturbi mentali, attitudini genetiche verso determinate malattie psichiatriche e il bagaglio personale costituito da eventi traumatici passati. Tale considerazione mette in luce come la reazione individuale al trauma sia profondamente complessa e richieda attenzione nei confronti della storia clinica personale e della vulnerabilità psicologica intrinseca dell’individuo. Nel contesto delle attività sportive ad alta quota, le peculiarità associate alle situazioni rischiose sembrano accrescere ulteriormente le probabilità per gli individui coinvolti di contrarre un DPTS. Un’indagine realizzata in Svizzera ha messo in evidenza che
il 65% delle guide alpine ha sperimentato direttamente uno o più eventi traumatici oppure vi ha assistito, rimarcando l’elevato pericolo psicologico insito nella professione stessa. Un’altra ricerca ha riportato come circa il
19%
dei soggetti colpiti dagli incidenti montani mostri sintomi riconducibili al PTSD: questo dato rivela chiaramente l’urgenza del supporto psicosociale necessario dopo tali avversità. [European Archives of Psychiatry and Clinical Neuroscience].
Tipo di Evento Traumatico | % di Sviluppo di DPTS |
---|---|
Valanghe (completamente sepolti) | 40% |
Valanghe (parzialmente sepolti) | 20% |
Cadute dall’alto, Frane | Rischio variabile |
Questi dati evidenziano la particolare incidenza del DPTS in ambito montano, un ambiente che, pur offrendo opportunità di crescita personale e contatto con la natura, presenta anche rischi intrinseci che possono avere profonde ripercussioni sulla salute mentale. La comprensione di questi rischi è fondamentale sia per chi pratica attività in montagna sia per chi opera nel settore del soccorso.
Il trauma vicario: quando i soccorritori diventano vittime
Il fenomeno del trauma nella montagna non interessa esclusivamente le persone direttamente coinvolte negli incidenti; infatti, anche chi assiste a tali eventi si trova ad affrontare il pericolo dello sviluppo del Disturbo Post-Traumatico da Stress. In effetti, è particolarmente comune riscontrare casi correlati a traumi indiretti all’interno di questo scenario. I professionisti del soccorso, così come i medici d’emergenza e i volontari impegnati nei salvataggi, presentano frequentemente tale difficoltà emotiva poiché esposti al potenziale rischio della crescita dello stress, trasformandosi poi nel cosiddetto
trauma vicario, ovvero il disagio psichico provocato dall’aver assistito ai vissuti traumatici degli altri. Un’indagine effettuata in Norvegia ha evidenziato come, dopo eventi legati a frane dovute alla neve, ben
il 25% dei primi soccorritori abbia mostrato segni rilevabili di DPTS, con valori estremamente simili ai dati rilevati tra le vittime stesse dell’incidente. Tale evidenza rimarca il pesante onere psicologico sostenuto dai protagonisti delle missioni salvavita sui terreni alpini: oltre a fronteggiare la complessità insita nelle manovre operative rischiose necessarie durante l’intervento stesso, questi individui si trovano inoltre ad assistere direttamente episodi carichi di intensità emozionale forte e talvolta drammatica nella condizione umana. I soccorritori possono sperimentare diverse manifestazioni psicologiche come l’
impossibilità di ottenere un adeguato riposo o relax, accompagnata da una
diminuzione delle capacità comportamentali. Il disturbo post-traumatico da stress (DPTS) presenta implicazioni neurofisiologiche che influenzano la struttura cerebrale e il sistema nervoso centrale, risultando in elevati livelli di reattività ed effettive modifiche nei modelli comportamentali. Studi recenti indicano che oltre il
70%
degli operatori di emergenza ha segnalato situazioni traumatiche all’interno della propria attività professionale, con circa un
3,5%
affetti da sintomi riconducibili al PTSD; questa percentuale è notevolmente più alta se confrontata con quella della popolazione generale. [Journal of Trauma Stress].
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- Purtroppo la montagna può lasciare cicatrici invisibili... 💔...
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Manifestazione e riconoscimento del DPTS
Il momento dell’insorgenza del Disturbo Post-Traumatico da Stress è altamente individuale, ma nella maggior parte dei casi si sviluppa
entro i primi sei mesi successivi all’evento traumatico. Le caratteristiche tipiche della manifestazione includono l’
esperienza ripetuta del trauma
attraverso flashback, sogni o incubi. La persona colpita può anche provare una
sensazione persistente di stordimento o di apatia emotiva.
Campanelli d’allarme per il DPTS:
- Indifferenza verso altre persone
- Apatia e assenza di gioia
- Evitamento di situazioni assonanti
- Nervosismo eccessivo
- Disturbi del sonno
Per identificare precocemente i pazienti a rischio di sviluppare un DPTS, è consigliabile eseguire un esame
entro una settimana dal trauma. Questa pratica è adottata, ad esempio, dalla Guardia Aerea Svizzera di Soccorso (Rega), che tende a far visitare e assistere da specialisti i pazienti e i testimoni trasportati in volo dopo un incidente. È essenziale avviare un
trattamento immediato, specialmente quando sono presenti
propositi suicidi.
I
disturbi del sonno, in questo contesto, fungono da indicatore allarmante: infatti, la qualità del riposo riveste un’importanza fondamentale per la ristabilizzazione dell’equilibrio psichico. Quando si tratta di gestire il DPTS, emerge una difficoltà rilevante legata al fatto che vi è spesso un intervallo temporale tra l’insorgere dell’evento traumatico e l’apparizione dei primi sintomi; tali segnali possono quindi risultare
ignorati o erroneamente interpretati. Inoltre, una predisposizione psicologica già esistente può dar luogo a varianti nel quadro sintomatologico, rendendo così più ardua la formulazione della diagnosi.
L’importanza del trattamento e la via verso la guarigione
Numerose persone afflitte da Disturbo Post-Traumatico da Stress riescono a mantenere l’apparenza di una vita normale anche in presenza dei disturbi associati al loro stato psicologico. Tuttavia, va evidenziato come sia cruciale l’accesso a cure adeguate e tempestive: ogni forma di procrastinazione risulta deleteria. Non si può considerare il trauma come sufficiente per giustificare un intervento terapeutico; bensì sono i sintomi manifesti a rendere imprescindibile tale azione. È rilevante notare che nella sfera delle malattie mentali si verifica frequentemente un avvio tardivo nei trattamenti prescritti. Ciò ha come conseguenza quella di prolungare inutilmente le fasi terapeutiche e potenzialmente deteriora le condizioni cliniche degli individui coinvolti. Sebbene possa apparire
tecnicamente possibile convivere con i sintomi legati al DPTS, questa modalità esistenziale conduce comunque a limitazioni significative nelle normali attività quotidiane dell’individuo stesso. L’intento del trattamento si concentra sulla ricerca di una
più rapida riduzione dei sintomi, mirando quindi ad accelerare il ristabilimento della consueta routine quotidiana. In particolare destano preoccupazione statistiche secondo cui circa un terzo degli assistiti vive uno sviluppo cronico della patologia; se manca ulteriore sostegno appropriato nell’ambito della terapia intensiva, potrebbero risultarne necessari addirittura fino a tre anni prima dell’auspicabile recupero totale. Un’indagine effettuata ha evidenziato che circa
il 33% degli individui
coinvolti in incidenti montani ha mostrato segni di
una resilienza superiore. Questo fenomeno rivela come, pur nella severità delle esperienze vissute, una percentuale significativa di coloro che hanno patito tali eventi sia riuscita a trovare
sistemi alternativi per adattarsi e addirittura eccellere.
[Resilience and Post-Traumatic Stress Disorder in the Swiss Alpine Rescue Association]. È fondamentale considerare la terapia non come una mera azione diretta alla
cancellazione del ricordo, bensì come un’opportunità per
integrare l’esperienza nella propria storia personale. Questo implica la necessità di intraprendere una comunicazione attiva con i traumi del passato, una tappa spesso complicata e disagevole per diversi individui. Si è constatato che esperienze positive immerse nella natura costituiscono uno strumento altamente valido in termini di rilassamento e ripristino dell’equilibrio psicologico, aprendo così a prospettive innovative nel trattamento della terapia post-traumatica. [University of California, Berkeley]. Le chance che la
guarigione abbia esito positivo risultano favorevoli, incluso per chi ha subito
traumi singoli. Ciò nonostante, i tempi necessari per la terapia possono divergere in maniera significativa. Un gran numero di soggetti affetti da gravi lesioni richiede un periodo esteso di trattamento; in tale contesto, l’implementazione precoce delle strategie d’intervento si rivela cruciale e può apportare miglioramenti considerevoli.
Resilienza e conclusioni sul processo di recupero
La resilienza è emersa come uno dei fattori principali nel recupero dalle esperienze traumatiche. Uno studio ha dimostrato che i partecipanti che avevano subito traumi ma possedevano alti valori di resilienza riportavano livelli significativamente inferiori di sintomi di PTSD. La resilienza, e il suo legame con la qualità della vita, sono quindi cruciali nella gestione del DPTS negli incidenti in montagna.
Conclusioni chiave:
- Un buon supporto psicologico post-incidente è essenziale per il recupero.
- Strategie per la resilienza dovrebbero diventare parte integrante dei corsi di formazione per soccorritori.
- La comunità di alpinisti dovrebbe promuovere la discussione aperta sui problemi di salute mentale per ridurre le stigmatizzazioni.
Questo approccio non solo migliora la vita di chi ha subito traumi, ma arricchisce l’intera comunità, proponendo soluzioni pratiche per affrontare le sfide del trauma in montagna.
Glossario:
- PTSD: Disturbo Post-Traumatico da Stress.
- Resilienza: Capacità di affrontare e superare le avversità.
- Flashback: Rievocazione vivida di un evento traumatico.