- Nel 1979, un incidente stradale segna profondamente la vita familiare.
- Nel 1989, la sorella scompare in un incidente simile.
- Il trauma intergenerazionale si manifesta a livello epigenetico e comportamentale.
Si delineano attraverso i meandri del passato tessiture intricate d’eventi in grado ancora oggi di influenzare il nostro presente. Storie accadute tra le mura della famiglia non rappresentano mere narrazioni private; al contrario manifestano l’importanza dei fattori ereditari nella comprensione delle complessità psicologiche intergenerazionali. In questo contesto spicca l’incidente stradale del 1979 coinvolgente il genitore della futura celebrità pubblica: tale episodio segna uno snodo cruciale nella vita familiare poiché ha ripercussioni profonde sull’individuo dal punto di vista sia corporeo sia psichico. Avanzando temporalmente verso il 1989 ci imbattiamo in un’altra sconvolgente calamità: questa volta tocca alla scomparsa prematura della sorella all’esito fatale dello stesso tipo d’incidente stradale occorso dieci anni prima. Le due tragedie ravvicinate nella loro cronologia – tutte associabili a eventi automobilistici – delineano un sottile schema vulnerabile, invitando a riflessioni dettagliate sul dolore familiare duraturo e sulle sue conseguenze generazionali. Questi eventi, nella loro concatenazione, suggeriscono la possibilità di una trasmissione intergenerazionale di schemi comportamentali o di risposte emotive legate al trauma.
La psicologia, in particolare la psicogenealocia e la terapia familiare sistemica, offre chiavi di lettura fondamentali per decifrare come esperienze dolorose vissute da una generazione possano influenzare, talvolta in modi non del tutto consapevoli, le generazioni successive. Non si tratta, naturalmente, di una predestinazione ineluttabile, ma di una complessa interazione tra vissuti traumatici, strategie di coping adottate o meno dai membri della famiglia coinvolti, e il modo in cui questi eventi vengono narrati, elaborati o, al contrario, silenziati all’interno del nucleo familiare.
La rilevanza di queste analisi nel panorama della salute mentale moderna è notevole, poiché ci invita a guardare al di là del singolo individuo per comprendere, in una prospettiva più ampia, le origini di certi disagi psicologici o di alcune difficoltà relazionali che possono manifestarsi anni, o addirittura decenni, dopo l’evento scatenante. Si tratta di esplorare il “fantasma nel cassetto”, le storie non dette, i dolori non elaborati che aleggiano nell’aria familiare e possono influenzare le scelte, le paure e le dinamiche affettive dei discendenti.
La nozione che il trauma possa lasciare un’impronta che va oltre l’esperienza diretta dell’individuo che lo vive è un concetto sempre più riconosciuto nel campo della salute mentale, e l’indagine di casi specifici, come quello accennato, contribuisce a gettare luce sui meccanismi attraverso i quali questa trasmissione può avvenire.
Questa analisi non si propone di identificare responsabili né tantomeno di attribuire colpe; al contrario, il suo obiettivo è quello di afferrare la complessità della situazione in modo da interrompere eventuali dinamiche disfunzionali e promuovere percorsi terapeutici capaci di coinvolgere l’intera famiglia.
Attaccamento, comunicazione e segreti familiari: eco del passato
In seno a una famiglia, le dinamiche affettive tra i suoi membri rivestono una funzione determinante per il benessere psichico delle generazioni successive; esse comprendono il modo in cui ci si comunica reciprocamente e la presenza eventuale di segreti custodi nel corso degli anni. Tali aspetti diventano ancor più fondamentali quando ci troviamo dinanzi a esperienze traumatizzanti.
Le interazioni affettive, rappresentanti quei legami emozionali creati sin dalla tenera età, possono risultare fortemente condizionate dagli eventi traumatici attraversati dai genitori o da coloro che hanno ruoli curativi all’interno della famiglia. Un progenitore segnato da ferite non elaborate può manifestare involontariamente carenze nella gestione emotiva oppure rispondere inadeguatamente alle necessità del proprio figlio; questa condizione potrà quindi sfociare nello sviluppo sempre più marcato dei cosiddetti stili d’attaccamento insicuro. Queste ultime tipologie relazionali sono suscettibili al rischio di generare complicanze nelle interazioni future dell’individuo con gli altri ed esporlo maggiormente a stati ansiosi o sintomi depressivi.
Una comunicazione aperta e sincera all’interno della famiglia, anche riguardo a eventi dolorosi, rappresenta un fattore protettivo fondamentale. Al contrario, il silenzio, la negazione o la minimizzazione dell’impatto di un trauma possono trasformare quell’evento in un vero e proprio segreto familiare, un peso inespresso che grava sull’atmosfera emotiva e che può generare ansia, confusione e un senso di isolamento nei membri della famiglia. La gestione dei segreti familiari, in particolare quelli legati a eventi traumatici, può avere ripercussioni significative. Le informazioni non dette, le storie incomplete o distorte possono ostacolare il processo di elaborazione del lutto o del trauma, e portare alla creazione di fantasie o paure irrazionali nei giovani membri della famiglia che percepiscono un “non detto” senza poterne comprendere l’origine. In tale ottica, la terapia familiare tende frequentemente a mettere in luce tali segreti interni ed incentivare modalità comunicative più aperte, così da consentire all’intero nucleo familiare una riorganizzazione proficua ed un’elaborazione salutare delle esperienze pregresse. Vengono scrutinati i modelli comunicativi disfunzionali eventualmente emersi a causa del trauma; per esempio vi è il rischio di una propensione ad eludere questioni sensibili oppure a esercitare un’eccessiva protezione verso i membri più giovani della famiglia: quest’ultima condotta può ostacolare paradossalmente l’acquisizione da parte loro di indipendenti strategie adattive. Studiare come gli aspetti dell’attaccamento insieme alla comunicazione ed ai segreti abbiano preso forma nel particolare ambiente familiare oggetto d’esame fornisce strumenti analitici efficaci per scrutare la ripetizione degli schemi sia comportamentali sia psicologici attraverso le generazioni. L’intento non è quello di imboccare con visioni deterministiche quanto piuttosto esplorare le dinamiche complesse tessute nel corso degli anni: queste hanno dato origine a fondamenta emotive e relazionali capaci infine di influenzare il benessere psichico dei discendenti.
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Schemi ripetitivi e disfunzioni comportamentali: l’eredità del trauma
L’analisi delle dinamiche familiari a seguito di eventi traumatici spesso rivela l’emergere di schemi ripetitivi, comportamenti che sembrano replicarsi a distanza di anni, talvolta con modalità simili. Questi schemi non sono mere coincidenze, ma possono rappresentare la manifestazione di un trauma non elaborato che si riverbera attraverso le generazioni, buscando una forma di espressione nel presente. Possono trattarsi di scelte di vita che richiamano, anche in maniera simbolica, situazioni traumatiche vissute dai genitori o dai nonni.
Ad esempio, una ricorrenza di incidenti o di eventi negativi in determinate aree della vita, una tendenza a stabilire relazioni disfunzionali simili a quelle osservate nella famiglia d’origine, o addirittura la manifestazione di sintomi ansiosi o depressivi che sembrano inspiegabili alla luce delle esperienze dirette dell’individuo. L’investigazione riguardante tali schemi ricorrenti trascende l’ambito della semplice osservazione; essa ambisce piuttosto ad afferrare il significato intrinseco all’interno dell’intreccio familiare. Non infrequentemente, questi comportamenti disfunzionali, manifestati spesso in modo inconscio, risultano utili per mantenere una connessione emotiva col passato o per dare voce a dolori silenziosi; oppure ancora riproducono modalità apprese di affrontare problematiche complesse che, sebbene siano inadatte dal punto di vista adattivo, rimangono come unico strumento conosciuto nella gestione dei momenti critici. Le azioni problematiche quali la dipendenza da sostanze, l’isolamento sociale, i problemi nell’elaborazione della rabbia o inclinazioni autolesioniste potrebbero risalire originariamente al trauma ereditato dalle generazioni passate.
Sotto tale pressione psichica ed emotiva causata da dolori insopportabili o dati irrisolti, esseri umani siano condotti ad adottare misure compensative che, sfortunatamente, tendono ad essere distruttive sul lungo termine. L’analisi psicogenealogica insieme alla terapia sistemica mira specificamente ad isolare queste strutture comportamentali correlando gli eventi presenti degli individui alle tracce lasciate dalla storia familiare e ai traumi vissuti dai loro predecessori. Si esplora la possibilità che certi sintomi o difficoltà non siano esclusivamente riconducibili a esperienze personali dirette, ma siano l’eco di eventi passati che continuano a risuonare nel presente.
Un esempio di tale trasmissione potrebbe essere la tendenza a sviluppare fobie specifiche o a manifestare un’ansia elevata in situazioni che rievocano, anche lontanamente, l’evento traumatico originario. O ancora, la scelta di professioni o di percorsi di vita che sembrano inconsciamente orientati a “riparare” o a “compensare” il dolore o la perdita subita dalle generazioni precedenti. L’analisi di questi schemi ripetitivi e di questi comportamenti disfunzionali offre una prospettiva nuova e illuminante sulla complessità della salute mentale, sottolineando come il benessere individuale sia profondamente intrecciato con la storia e le dinamiche della propria famiglia di origine. Comprendere l’origine di questi schemi è il primo passo per spezzare la catena della trasmissione del trauma e per costruire un futuro più sano e libero dai pesi del passato.
La consapevolezza di come il dolore non elaborato possa manifestarsi sotto forme diverse e inaspettate è fondamentale per intraprendere percorsi terapeutici efficaci e per promuovere una maggiore resilienza individuale e familiare.

Oltre le apparenze: la risonanza del passato nel quotidiano
Le riflessioni intraprese sulle complessità temporali delle relazioni familiari illuminano aspetti cruciali riguardanti l’essenza umana: essa è caratterizzata tanto dalla vulnerabilità quanto da una notevole capacità di recupero. Un punto cardine nel dominio della psicologia cognitiva e comportamentale riguarda la questione della memoria. Questo tema va oltre il semplice ricordo conscio degli avvenimenti o dei nomi; include altresì la dimensione implicita, quel tipo di memoria insito nel nostro corpo stesso tramite schemi automatici ed emozioni primordiali.
Quando parliamo di trauma – particolarmente se subito durante l’infanzia o mai affrontato adeguatamente – consideriamo come esso possa insinuarsi nella sfera di questa memoria implicita, interferendo con il nostro comportamento quotidiano e modulando le risposte agli stimoli esterni al margine della nostra consapevolezza. Immaginate un disco rotto: pur non riuscendo a richiamare alla mente l’istante preciso in cui una certa melodia ha accompagnato le vostre esperienze passate, si continua ad ascoltare lo stesso brano infranto senza fine.
Un’indagine approfondita rivela poi che, secondo i principi dell’apprendimento osservazionale rappresentati nella psicologia comportamentale, vi sia una tendenza marcata verso la reiterazione dei modelli relazionali acquisiti nella famiglia d’origine; questi sono destinati spesso ad accrescersi ulteriormente nel perpetuo ciclo disfunzionale delle interazioni umane. È il potere dell’abitudine, dell’imitazione, del senso di appartenenza, per quanto doloroso possa essere. Ma c’è una nozione più avanzata che si rivela particolarmente illuminante: quella dell’ereditarietà epigenetica del trauma. Non si tratta di una trasmissione genetica nel senso stretto del termine, ma di modifiche nell’espressione dei geni che possono essere influenzate dall’ambiente e dalle esperienze traumatiche. In altre parole, il trauma vissuto dai nostri antenati potrebbe aver lasciato un’impronta chimica sul loro DNA che, pur non alterando la sequenza genetica, influisce sul modo in cui i geni vengono “letti” dalle cellule. Questo può portare a una maggiore predisposizione a determinate risposte allo stress o a una maggiore vulnerabilità a certe condizioni psicologiche nelle generazioni successive.
Tutto questo ci invita a una riflessione profonda e personale. Quanto del nostro presente è un’eco del passato familiare? Quanto delle nostre paure, delle nostre insicurezze, dei nostri comportamenti disfunzionali non è nostro, ma ci è stato “dato” in eredità, magari in forma di silenzio o di dolore inespresso? Riconoscere questa possibilità non significa deresponsabilizzarci, ma piuttosto acquisire una maggiore consapevolezza delle forze che ci plasmano. È un invito a guardare con occhi diversi alle nostre storie familiari, a cercare di comprendere i “perché” nascosti dietro certi comportamenti, a rompere i muri del silenzio e, se necessario, ad aprirsi a percorsi di guarigione che includano non solo noi stessi, ma anche la nostra linea ancestrale.
Perché, in fondo, le storie delle nostre famiglie non sono solo le loro storie, ma sono anche, in parte, le nostre.
Atlas, G. (2022) L’eredità emotiva. Milano: Raffaello Cortina Editore.
Gabbard, G. O. (2015) Psichiatria psicodinamica. Milano: Raffaello Cortina Editore.
van der Kolk, B. (2015) Il corpo accusa il colpo. Milano: Raffaello Cortina Editore.
- Memoria implicita:
- Tipo di memoria che influisce sul comportamento senza che l’individuo ne sia consapevole.
- Ereditarietà epigenetica:
- Trasmissione dei cambiamenti nell’espressione dei geni influenzati dall’ambiente o esperienze traumatiche.
- Trauma intergenerazionale:
- Trasmissione delle esperienze traumatiche da una generazione all’altra.
- Portale di riferimento per la psicogenealogia e le costellazioni familiari.
- Approfondimento sul trauma intergenerazionale e alterazioni epigenetiche, utile per l'articolo.
- Approfondimento sul PTSD epigenetico o trauma transgenerazionale e i suoi effetti.
- Approfondimento sulla trasmissione intergenerazionale dell'attaccamento e dell'integrità fisica.