Suem 118: perché la salute mentale degli operatori è a rischio?

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  • Il 11% degli operatori SUEM 118 soffre di disturbo post-traumatico.
  • L'86% del personale ospedaliero ha stress lavoro-correlato durante il covid-19.
  • Un operatore su tre ha subito aggressioni durante il servizio.

Il dominio dell’emergenza-urgenza in Italia si esplica attraverso il servizio noto come SUEM 118. Tale ambito è intrinsecamente connesso a condizioni cariche di intenso stress emotivo e cognitivo. Gli operatori sanitari attivi ogni giorno – inclusi medici, infermieri e autisti soccorritori, nonché il personale delle centrali operative – sono continuamente esposti a esperienze traumatiche e scenari drammatici che richiedono decisioni tempestive sotto forte pressione: questo costituisce un continuo interrogativo sul piano psicologico per ciascuno di loro. Sebbene la storia si sia spesso focalizzata sulla necessità di prevenire infortuni fisici o potenziare abilità pratiche nel campo della sanità d’urgenza, solo ultimamente ci si rende conto dell’essenziale importanza di proteggere il benessere mentale degli stessi professionisti coinvolti. Infatti, le lesioni invisibili che influenzano lo stato psichico del soccorritore portano con sé ripercussioni significative nel lungo periodo; esse possono manifestarsi sotto forma di disturbo da stress post-traumatico (PTSD), burnout cronico, così come sintomi d’ansia o depressione insieme a un decremento della motivazione al lavoro. Nel contesto operativo del SUEM 118 si contempla la gestione delle richieste aventi carattere urgente o emergenziale relative al soccorso sanitario; queste vengono frequentemente trattate dalla centrale operativa 118 che agisce come un vero e proprio hub. In tale funzione è necessario confrontarsi con i cittadini colpiti da eventi critici in grado di generare stati d’animo tumultuosi come rabbia, dolore e frustrazione che si manifestano talvolta contro gli operatori del 118. Questa particolare modalità interattiva si somma alla costante esposizione a contesti drammatici quali incidenti stradali fatali o episodi violenti ed esercita un peso emotivo considerevole sui professionisti coinvolti. Secondo una ricerca recente apparsa su PubMed riguardante le statistiche globali tra coloro che prestano servizio nelle ambulanze emerge una prevalenza preoccupante: stime indicano infatti un’incidenza dell’11% per disturbo da stress post-traumatico; così come un impatto depressivo nel quindici percento dei casi ed altrettanto valido si riscontra anche nell’ambito dell’ansia; infine ben il 27% riporta segni generali d’inquietudine psicologica. Tali dati richiedono attenzione poiché superano notevolmente quelli rilevati nella popolazione comune restituendo così l’immagine chiara di un intrinseco rischio legato all’attività nei servizi d’emergenza.

Impatto del COVID-19: Secondo uno studio condotto in un’azienda ospedaliera universitaria integrata, l’86% del personale ha riportato elevati livelli di stress lavoro-correlato e il 63% ha vissuto esperienze fortemente stressanti o traumatiche. Notoriamente, il personale maggiormente colpito è stato quello in terapia intensiva. [Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona]

La gestione dello stress nel contesto preospedaliero richiede non solo competenza tecnica ma anche una solida stabilità psicologica individuale e di squadra. Il successo nell’ambito dei soccorsi è influenzato da una varietà sostanziale di elementi: dalla preparazione adeguata, alle competenze individuali fino alla capacità di affrontare lo stress in vari ambienti e situazioni. Non raramente questo avviene mediante una sinergia con altre professionalità, quali i vigili del fuoco o le forze dell’ordine. Tale connessione tra diversi corpi operativi è cruciale per ottimizzare gli interventi; tuttavia, comporta anche complicazioni significative nella gestione delle pressioni emotive coinvolte poiché ciascun operatore segue proprie linee guida mentali distintive. Pertanto, la responsabilità gravante su ogni individuo si amplia non soltanto al fine della realizzazione della propria abilità tecnica, ma anche nella sorveglianza attiva dello stato psicologico e fisico personale. È fondamentale riconoscere precocemente indicatori critici ed accettare eventuali limiti affinché si possa preservare l’efficacia collettiva della squadra tutta.

Le strategie di coping e il supporto nel SUEM 118

L’alto grado di stress caratteristico dell’attività operativa del SUEM 118 spinge gli operatori sanitari ad adottare varie metodologie per far fronte alle difficoltà psicologiche legate al loro lavoro. Queste metodologie fanno parte delle così dette strategie di coping, ossia quella serie complessa sia mentale sia comportamentale messa in pratica per gestire situazioni fonte di stress. Nella pratica quotidiana si riscontra frequentemente l’impiego del distanziamento dalla situazione stessa o dell’evitamento delle emozioni forti; tali pratiche possono favorire la capacità decisoria durante situazioni critiche ma allo stesso tempo potrebbero generare un accumulo silente di disagi ed ansie se non trattate con attenzione nel lungo periodo. É essenziale considerare come le strategie impiegate possano trasformarsi con il passare del tempo; inoltre, la loro efficacia è soggettiva ed influenzata dal contesto individuale dei professionisti coinvolti. Un’attenta analisi ed applicazione consapevole è necessaria proprio al fine di evitare la sindrome nota come burnout, contraddistinta da una forma avanzata di esaurimento fisico-mentale risultante da pressione lavorativa protratta senza adeguati rimedi.

Nella disciplina della psicologia dedicata alle emergenze si pone particolare enfasi sul valore strategico del Primo Soccorso Psicologico, ritenuto fondamentale nell’immediato seguito ad eventi traumatici o crisi significative. [State of Mind] Le evidenze empiriche supportano i risultati positivi di questo approccio, indicando che un intervento tempestivo può ridurre significativamente le reazioni emotive negative.

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Il supporto psicologico assume un ruolo centrale nella prevenzione del disagio psicologico e nella promozione del benessere degli operatori del SUEM 118. Le evidenze scientifiche della Psicologia dell’Emergenza indicano che un intervento tempestivo, entro le 96 ore dall’evento critico, può mitigare significativamente l’impatto emotivo e facilitare l’attenuazione dello stress. Molte aziende sanitarie stanno implementando servizi di assistenza psicologica qualificata, con professionisti disponibili per percorsi di supporto individuali o di gruppo. Il debriefing e il defusing sono strategie riconosciute di decompressione emotiva, utili per analizzare l’accaduto a mente fredda, elaborare le emozioni e favorire una ristrutturazione cognitiva che consenta di trasformare le esperienze negative in occasioni di apprendimento e crescita per l’intero team. Questo momento di confronto post-intervento è considerato un vero e proprio “ponte” tra la fase critica della giornata e la routine quotidiana, essenziale per la coesione della squadra e la prevenzione di esiti psicologici avversi.

Strategia di Coping Descrizione Obiettivo
Distanziamento Separare emotivamente l’evento traumatico dalla percezione personale Mantenere lucidità in situazioni di emergenza
Evitamento emotivo Negare o ridurre l’espressione delle proprie emozioni Ridurre il carico emotivo immediato, ma può aumentare lo stress a lungo termine
Debriefing Discussione di gruppo post-evento per elaborare le emozioni Facilitare il recupero e la normalizzazione delle reazioni emotive

La violenza e il rischio stradale: fattori di ulteriore stress

Oltre all’impatto emotivo legato alla gestione di eventi traumatici e alla necessità di prendere decisioni rapide, gli operatori del SUEM 118 si trovano a confrontarsi quotidianamente con rischi aggiuntivi che contribuiscono in modo significativo al loro carico di stress. Tra questi, spiccano le aggressioni verbali e fisiche da parte di pazienti o loro familiari. Sentimenti di rabbia, dolore e frustrazione, spesso esacerbati dalla situazione di emergenza, possono trovare sfogo incontrollato nei confronti del personale sanitario, che si trova così coinvolto in una potenziale escalation verbale o esposto ad atti aggressivi inaspettati.

Subire un’aggressione, sia essa verbale o fisica, rappresenta un evento traumatico che può avere conseguenze acute o croniche, a seconda dell’entità dell’evento e della vulnerabilità individuale. Il National Institute of Occupational Safety and Health (NIOSH) definisce la violenza nel posto di lavoro come “ogni aggressione fisica, comportamento minaccioso o abuso verbale che si verifica nel posto di lavoro”, sottolineando la necessità di riconoscere e affrontare questa problematica. Le aggressioni possono causare un forte impatto emotivo, determinando stress acuto e, nel tempo, disturbi psicosomatici, stati d’ansia, sensi di colpa, rabbia, frustrazione, pensieri intrusivi, disturbi del sonno e una riduzione della motivazione lavorativa. Nonostante la gravità del fenomeno, molte aggressioni non vengono neanche denunciate e alimentano un circolo vizioso che nega l’esistenza del problema nelle statistiche ufficiali e rende difficile l’implementazione di misure preventive efficaci.

Rischio di violenza: Un operatore sanitario su tre ha subito aggressioni mentre era in servizio, un dato che evidenzia la necessità di strategie di supporto psicologico per prevenire condizioni croniche di sofferenza e burnout. [NIOSH]

Per questo, l’applicazione di precise strategie psicologiche di supporto è fondamentale per gestire le conseguenze emotive negative di questi episodi e prevenire l’evoluzione verso condizioni di sofferenza cronica o burnout. Protocolli come il CISD (Critical Incident Stress Debriefing) si propongono di elaborare le emozioni, attenuare lo stress e facilitare il recupero della piena funzionalità lavorativa.

Un altro fattore di stress significativo per gli operatori del SUEM 118 è il rischio stradale, particolarmente elevato per il personale addetto alla guida dei veicoli di emergenza come ambulanze e automediche. La necessità di raggiungere il target nel minor tempo possibile, spesso in condizioni di traffico intenso e in aree urbane congestionate, sottopone i conducenti a una forte pressione emotiva e a un elevato livello di stress. Questo stress, unito al rischio intrinseco della guida in emergenza, contribuisce al carico psicofisico complessivo. Le statistiche sull’incidentalità stradale dei veicoli di emergenza confermano che il rischio stradale è una realtà concreta, che va affrontata non solo attraverso la formazione tecnica, ma anche con un’attenzione costante alla gestione dello stress e alla promozione di un “modus operandi” orientato alla prevenzione.

Esplorare le dimensioni trascendenti della salute psicologica tra coloro che lavorano in contesti critici: oltre alla mera reattività immediata.

Il lavoro degli operatori del SUEM 118 non si esaurisce con la risposta all’emergenza immediata. L’esposizione continuativa a situazioni limite e la necessità di gestire il dolore e la sofferenza altrui impongono una riflessione più profonda sulla loro salute mentale e sul bisogno di un supporto costante e strutturato. Affrontare la morte, comunicare “bad news” ai familiari o essere testimoni delle giornate peggiori delle persone sono esperienze emotivamente logoranti, che richiedono meccanismi di difesa e di rielaborazione efficaci per prevenire l’insorgenza di disturbi a lungo termine. Farsi aiutare non è mai una scelta debole, ma la più saggia per poter continuare a svolgere un lavoro di vitale importanza con professionalità e umanità.

Dal punto di vista della psicologia cognitiva, il lavoro nell’emergenza-urgenza sollecita in modo significativo i processi legati alla memoria e all’attenzione. Gli operatori devono essere in grado di elaborare rapidamente un enorme flusso di informazioni, mantenere la concentrazione in contesti caotici e gestire il ricordo di eventi potenzialmente traumatici. La psicologia comportamentale, invece, si concentra sulle risposte degli operatori a stimoli ambientali stressogeni e sull’apprendimento di comportamenti adattivi o disadattivi di fronte a queste situazioni. Il trauma, in questo contesto, non è solo l’evento singolo ad alto impatto, ma anche l’effetto cumulativo dell’esposizione continuativa a stressors di varia natura.

Considerazioni sul post-trauma: Molti operatori del SUEM 118 soffrono senza mai ricevere un’adeguata assistenza. Le statistiche mostrate suggeriscono un’applicazione più sistematica di supporto psico-emotivo. [Nurse24]

La salute mentale degli operatori del SUEM 118 è quindi un tema complesso e multifattoriale, che richiede un approccio integrato che consideri non solo gli aspetti clinici, ma anche quelli organizzativi e sociali. Un’importante idea nell’ambito della psicologia cognitiva è rappresentata dalla load theory of attention. Questa teoria illustra come il livello del carico cognitivo possa influenzare significativamente l’abilità individuale nel processare informazioni considerate pertinenti. Durante eventi critici o emergenze, infatti, un elevato carico cognitivo compromette l’abilità d’affrontare stimoli non connessi direttamente all’obiettivo immediato da perseguire; tra questi si annoverano anche i segnali interni riguardanti lo stress personale.

A un grado più complesso si introduce il concetto noto come traumatic growth: tale fenomeno descrive come specifici interventi supportivi possano favorire alcuni individui nel vivere un effettivo progresso psicologico assieme a una rinnovata coscienza delle proprie risorse interiori dopo aver vissuto esperienze traumatiche. Anche se questa dinamica non nega affatto le sofferenze subite, essa evidenzia comunque quella straordinaria attitudine umana a trasformare situazioni difficili in vere occasioni per una crescita personale.

L’analisi approfondita degli argomenti trattati suggerisce quindi una dualità intrinseca nella natura umana composta sia da vulnerabilità che da resilienza. Da questo punto di vista gli operatori del SUEM 118 agiscono quotidianamente con grande professionalità: si espongono deliberatamente al rischio sia fisico che emotivo pur di garantire salute e salvezza agli altri. È fondamentale dare il giusto riconoscimento al loro sacrificio, così come sostenere adeguatamente la loro salute mentale. Questo non rappresenta soltanto un imperativo etico; si tratta altresì di un investimento essenziale che tutela tanto l’efficacia dei servizi offerti quanto il benessere degli operatori sanitari, figure professionali vitali per il funzionamento della nostra comunità. Ogni singolo individuo può svolgere un ruolo attivo nell’incoraggiare una cultura caratterizzata da maggiore sensibilità e supporto verso coloro che si trovano in prima linea durante le situazioni d’emergenza.


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