Sistema carcerario al collasso: cosa rivela il rapporto Antigone 2025

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  • Sovraffollamento: 62.445 detenuti per 51.280 posti disponibili.
  • Nel 2024, 91 suicidi nelle carceri italiane.
  • 611 giovani reclusi negli IPM, aumento del 54% in due anni.

Il sistema penitenziario italiano versa in condizioni critiche, come messo in luce dal XXI Rapporto dell’associazione Antigone, dal titolo “Senza Respiro”, presentato oggi, 29 maggio 2025, a Roma. Lo studio evidenzia un incremento preoccupante del sovraffollamento carcerario, un aumento dei suicidi tra i reclusi e un utilizzo eccessivo di psicofarmaci, specialmente tra i giovani internati negli istituti penali. La situazione è così grave che il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, ha lanciato un forte appello, avvertendo del rischio di una pericolosa implosione del sistema.

Sovraffollamento carcerario: una bomba a orologeria

Al 30 aprile 2025, le strutture detentive italiane ospitavano *62.445 individui privati della libertà, a fronte di una capacità consentita pari a 51.280 posti. Questo dato si traduce in un tasso di occupazione ufficiale del 121,8%. Ma, tenendo conto degli spazi non utilizzabili per motivi di inagibilità o lavori di ristrutturazione, stimati in almeno 4.500 unità, il tasso medio reale di occupazione raggiunge il 133%. La criticità è particolarmente elevata in alcuni complessi, quali Milano San Vittore (220%), Foggia (212%) e Lucca (205%). Delle 189 carceri presenti in Italia, solo 36 non risultano sovraffollate, mentre 58 superano un tasso di occupazione del 150%.

Cosa ne pensi?
  • Finalmente un rapporto che mette in luce la gravità......
  • Ma siamo sicuri che scarcerare sia la soluzione 🤔......
  • E se invece di riempire le carceri, ci concentrassimo......

Suicidi e salute mentale: un’emergenza ignorata

Nel corso del 2024, si sono verificati non meno di 91 decessi per suicidio nelle carceri italiane, un numero superiore agli 83 registrati dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), in quanto Antigone conteggia anche i decessi avvenuti in ambito ospedaliero a seguito di tentativi di suicidio consumati in carcere. Nei primi cinque mesi del 2025, si sono già contati almeno 33 suicidi. Un aspetto di particolare preoccupazione risiede nel fatto che la maggior parte dei suicidi si verifica entro i primi sei mesi di reclusione, con 14 casi nel primo mese e 11 nella prima settimana. Ciò mette in risalto la difficoltà di adattamento alla vita carceraria e la carenza di un adeguato supporto psicologico per i nuovi internati. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il tasso di suicidi nelle carceri è 25 volte superiore rispetto alla popolazione esterna.

Minori e psicofarmaci: un cocktail esplosivo

La situazione negli istituti penali per minori (IPM) è altrettanto allarmante. A fine aprile 2025, erano 611 i giovani reclusi negli IPM italiani, con un aumento del 54% in due anni. Ben 9 IPM su 17 presentano un tasso di sovraffollamento, con picchi del 200% a Treviso. Parallelamente all’aumento della popolazione detenuta, si osserva un incremento vertiginoso nell’utilizzo di benzodiazepine e antipsicotici. In alcuni istituti, come Pontremoli, la spesa per questi farmaci è cresciuta di oltre il 1.000% in tre anni. Antigone ha riportato di aver riscontrato “intere sezioni di ragazzi addormentati in orari che dovrebbero essere dedicati ad attività scolastiche o di altro tipo”, sollevando seri interrogativi sull’appropriatezza e sull’eticità di tale pratica.

Proposte per un sistema penitenziario più umano

Di fronte a questa emergenza, Antigone ha avanzato tre proposte concrete per alleggerire il carico sul sistema penitenziario:

1. Un provvedimento di clemenza generalizzato per gli individui detenuti con una pena residua inferiore a due anni, stimati in poco più di 17.000.
2. La convocazione straordinaria dei consigli di disciplina al fine di sollecitare misure di grazia collettiva e provvedimenti alternativi per i detenuti con un residuo pena inferiore ai due anni.
3.
L’applicazione di un divieto di detenzione, eccetto in circostanze eccezionali, in assenza di uno spazio conforme alle normative all’interno della struttura penitenziaria.

Un sistema al collasso: riflessioni conclusive

Il quadro delineato dal rapporto di Antigone è allarmante e richiede interventi urgenti e coordinati da parte delle istituzioni. Il sovraffollamento delle carceri, l’elevato numero di suicidi e l’abuso di psicofarmaci sono manifestazioni di un sistema penitenziario in crisi, incapace di garantire il rispetto della dignità e la tutela della salute dei reclusi. È indispensabile ripensare il modello detentivo, promuovendo alternative alla reclusione, investendo in programmi di riabilitazione e assicurando un adeguato supporto psicologico ai detenuti, specialmente nei momenti più critici come l’ingresso in carcere.

La salute mentale in carcere è un tema complesso e delicato, che richiede una profonda riflessione e un approccio multidisciplinare.* Un concetto base della psicologia cognitiva è che i pensieri influenzano le emozioni e i comportamenti. In un ambiente stressante come il carcere, i pensieri negativi e distorti possono alimentare ansia, depressione e comportamenti autolesionistici.
Una nozione avanzata di psicologia comportamentale applicabile a questo contesto è l’utilizzo di tecniche di terapia cognitivo-comportamentale (CBT) per aiutare i detenuti a identificare e modificare i loro schemi di pensiero negativi, sviluppare strategie di coping più efficaci e migliorare le loro capacità di problem solving. La CBT può essere particolarmente utile per prevenire i suicidi e ridurre l’abuso di psicofarmaci, fornendo ai detenuti strumenti concreti per gestire le proprie emozioni e affrontare le difficoltà della vita carceraria.

Riflettiamo, quindi, su come possiamo contribuire a creare un sistema penitenziario più umano e rispettoso della dignità di ogni persona, promuovendo la salute mentale e offrendo opportunità di riabilitazione e reinserimento sociale.


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