- Incidenti mortali: +1,5% rispetto al 2024, con 207 decessi registrati.
- Aumento del 14,8% delle patologie professionali ad Ascoli Piceno.
- Disturbi psichici: incremento del 200% nella provincia di Ascoli Piceno.
- Nel 2024, 1.202 decessi sul lavoro, uno in più rispetto all'anno precedente.
- Denunce malattie professionali nel primo trimestre 2025: 24.419 (+8%).
L’escalation degli infortuni e il silent killer dello stress lavorativo
L’attuale contesto italiano evidenzia una crescente preoccupante escalation nel numero degli incidenti mortali sul posto di lavoro. Questo sviluppo non soltanto compromette gravemente l’equilibrio economico della nazione, ma lascia anche ferite indelebili sulle psiche dei lavoratori e delle rispettive famiglie. I dati resi noti dall’INAIL riguardanti il primo trimestre del 2025 offrono uno spaccato davvero allarmante: vi è stata infatti una variazione negativa negli incidenti riportati nelle varie regioni italiane. Prendendo come esempio le Marche, possiamo notare un aggravamento generale; nello specifico, nella provincia di Ascoli si registra addirittura un incremento pari all’1,4% negli incidenti lavorativi – i casi sono passati da 504 a 511 se messi a confronto con lo stesso intervallo temporale dell’anno precedente – superando così i valori medi della regione stessa. Se il quadro fosse già drammatico per gli incidenti nel complesso, lo diventa ulteriormente se consideriamo i decessi: questi hanno visto una crescita esponenziale passando da due a quattro su scala regionale; peculiarmente, metà dei sinistri fatali ha avuto luogo nell’area ascolana stessa. Si parla quindi di quattro vittime—due uomini e due donne—tutti aventi cittadinanza italiana: questo fatto evidenzia come tale emergenza investa indistintamente strati sociali diversi e tutti alla ricerca della sicurezza nei luoghi di lavoro. Un fenomeno parallelo suscita profonde preoccupazioni: il proliferare delle patologie professionali collegate in particolare alla salute mentale. In concomitanza con una flessione generale su scala nazionale riguardo alle denunce in tal senso, emerge che nel territorio provinciale di Ascoli Piceno queste segnalazioni sono cresciute notevolmente: +14,8%, passando da una somma totale di 209 casi fino ad arrivare a ben 240. Particolare attenzione merita l’ampio incremento—del 200%—dei disturbi psichici e comportamentali (individuati secondo la classificazione ICD-10 F00-F99), le cui segnalazioni son passate da soli due a sei nell’arco temporale preso in considerazione. Anche le affezioni legate al sistema nervoso registrano una crescita significativa pari al 10,9%, salendo dai precedenti valori svelati nelle Marche; ciò suggerisce una correlazione diretta tra l’ambiente lavorativo contemporaneo e il deterioramento della vita psichica dei dipendenti coinvolti. Il quadro complessivo richiede quindi uno sviluppo della strategia relativa alla sicurezza nei luoghi destinati all’attività lavorativa; esso deve estendersi oltre la mera gestione degli infortuni fisici per abbracciare con coerenza anche gli aspetti relativi al benessere psicologico. L’instabilità occupazionale insieme a un’insufficiente formazione indirizzata ai profili professionali maggiormente esposti alle difficoltà (tali come giovani neolaureati o cittadini provenienti dall’estero), unitamente all’invecchiamento demografico della forza lavoro, creano situazioni favorevoli ad affrontare rischi accresciuti: ciò significa maggiore incidenza sia degli incidenti tradizionali che dell’insorgenza d’effetti nocivi dal punto di vista psicologico.
- Denunce di malattia professionale: 42.383 (+9,0% rispetto all’anno precedente)
- Infortuni sul lavoro: 130.545 (-1,7% rispetto al 2024)
- Morti sul lavoro: 207 (+1,5% rispetto al 2024)
In questo contesto, si rende imperativo rafforzare la collaborazione tra le istituzioni, le imprese e le rappresentanze sindacali. È fondamentale investire in programmi di formazione e addestramento sempre più mirati, specialmente nei settori a più alto rischio. Le irregolarità riscontrate durante le ispezioni dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro fungono da campanello d’allarme, richiamando l’attenzione su azioni concrete e immediate per garantire ambienti di lavoro più sicuri e salubri sotto ogni aspetto. Ciò include non solo la prevenzione di incidenti come il ribaltamento di un cestello elevatore, che può avere conseguenze fatali dovute a schiacciamento o intrappolamento, ma anche la gestione delle sue conseguenze psico-sociali durature.

Trauma, resilienza e il ruolo cruciale del Peer Support Programme (PSP)
Il fenomeno del “trauma psicologico” e le conseguenze post-incidentistiche nel contesto lavorativo si rivela uno dei più subdoli aspetti frequentemente trascurati in confronto alle lesioni fisiche evidenti. Circostanze davvero critiche, come la collisione o il rovesciamento dei dispositivi elevatori, comportano conseguenze drammatiche sulla sfera mentale degli individui colpiti. Si manifestano così problemi gravi quali: Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD), stati d’ansia persistenti, depressione profonda ed ostacoli significativi al reinserimento nelle dinamiche sociali oltreché professionali. La facoltà di affrontare simili eventi avversi si identifica nella nozione di “resilienza”, che è mutevole secondo ciascun soggetto. Le esperienze contribuiscono al suo sviluppo: grandi differenziali sussistono riguardo all’influenza del network sociale, realtà interiori mentali e solida struttura occupazionale. All’interno della problematica esposta ottiene chiarissima rilevanza l’importanza dei “programmi” offerti in maniera celere. Concordano le esigenze immediate, innovative e coprenti da parte dei programmi rivolti a qualità specifiche regionali non controllate agli effetti deleteri cognitivi. Nati inizialmente in contesti ad alta responsabilità, come il settore dell’aviazione (dove associazioni come Mayday Italia, fondata nel 2011, operano per aiutare piloti e colleghi a superare momenti di difficoltà), i PSP offrono ascolto, comprensione e accompagnamento da parte di colleghi appositamente formati. Questi “peer supporter” sono professionisti scelti non solo per le loro competenze tecniche, ma anche per il loro profilo umano e professionale, capaci di offrire sostegno in modo riservato e non giudicante.
“Lo stress lavorativo rappresenta un problema di prioritaria importanza per le organizzazioni. Un elevato livello di tensione legata all’attività professionale può avere ripercussioni significative sul benessere sia fisico che mentale.”
Paola Calò, psichiatra esperta in salute mentale e medicina del lavoro.
I benefici attesi e riscontrati dall’implementazione del PSP sono molteplici e toccano sia la sfera psicologica che quella organizzativa. Dal punto di vista psicologico, è evidente che il PSP svolge un ruolo cruciale nel favorire un’efficiente ed efficace elaborazione dei traumi subiti. La possibilità per gli individui di condividere le proprie esperienze attraverso modalità chiaramente definite si rivela essenziale per una ristrutturazione cognitiva dell’accaduto, oltre a garantire una libera espressione delle emozioni in modo catartico. Tale approccio anticipato contribuisce significativamente ad accelerare i tempi necessari al recupero dall’esperienza traumatica, diminuendo così la richiesta di futuri interventi terapeutici più complessi. Gli interlocutori empatici assumono una funzione fondamentale nel condurre gli individui verso nuove letture e interpretazioni della propria esperienza personale, con l’obiettivo ultimo di liberarli dai pesanti fardelli emotivi rappresentati da sensazioni quali colpevolezza o sentimenti legati alla vittimizzazione.
In ambito organizzativo-culturale, è altrettanto importante notare come il PSP possa contribuire ad accrescere quel senso di appartenenza collettivo nella comunità professionale, evitando fenomeni come il burnout mentre si incoraggia attivamente uno stato generale favorevole al benessere mentale degli appartenenti al gruppo stesso. Per molti operatori è rassicurante constatare che non devono affrontare le proprie sfide da soli; essi ricevono attestazioni concrete di attenzione, oltre che supporto pratico dalle istituzioni a cui fanno riferimento quotidianamente. Questa forma concreta di sostegno reciproco fa sì che si instauri uno spirito positivo nelle relazioni lavorative, influenzando favorevolmente anche le strategie adottate nel superamento delle problematiche affrontate. Inoltre, il PSP funge da screening costante e informale del benessere dei colleghi, rappresentando spesso l’unico punto di accesso a un contesto di cura per molte persone che altrimenti non cercherebbero aiuto. La definizione di un’aspettativa chiara (road map) nei primi giorni dopo un evento critico è un fattore determinante nella riduzione del rischio di PTSD, fornendo una guida necessaria per riprendere il controllo.
L’estensione del Peer Support ad altre categorie professionali, come gli RSPP o gli insegnanti, ha dimostrato l’efficacia di questo approccio anche al di fuori dei contesti ad alto rischio, purché esista una cultura di gruppo e un forte senso del “Noi”. Un’azienda che investe in un simile programma dimostra di credere che il proprio personale sia la risorsa più preziosa, portando a un minore turnover, assenteismo e disaffezione. L’obiettivo è creare una Just Culture e Safety, dove la salute mentale è una priorità, e i lavoratori si sentono liberi di condividere le proprie esperienze, alimentando un senso di appartenenza e crescita.
Il supporto psicologico istituzionale: il ruolo dell’INAIL
L’importanza attribuita alla salute mentale, specie nel contesto lavorativo, ha stimolato le istituzioni ad adottare strategie pratiche destinate al sostegno dei dipendenti. Nell’ambito delle iniziative intraprese dall’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), va citata la creazione degli elenchi regionali di psicologi abilitati alla psicoterapia, il cui scopo è quello di garantire un’assistenza adeguata agli assistiti. Tale evoluzione costituisce una tappa fondamentale verso la realizzazione di interventi rapidi ed omogenei su scala nazionale.
La firma del protocollo d’intesa avvenuta il 16 ottobre 2023 tra INAIL e Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi rappresenta un cambiamento rilevante. Questo accordo mira a garantire che tutti i soggetti coinvolti—lavoratori vittime d’infortuni o affetti da malattie professionali insieme ai loro familiari—possano ricevere efficaci interventi di supporto psicologico-psicoterapeutico. Risulta vitale promuovere una pronta presa in carico, soprattutto nei confronti delle persone con disabilità fisiche o psichiche derivanti da eventi sfortunati legati al lavoro; situazioni particolarmente drammatiche possono includere anche quei casi nei quali si sia verificato il decesso del dipendente coinvolto nel sinistro.
- Nel primo trimestre 2025: 24.419 denunce (+8% rispetto all’anno precedente)
- Il stress lavoro-correlato riconosciuto come malattia professionale dalla Corte d’Appello di Firenze nel 2023.
L’ intervento psicologico finanziato dall’INAIL è finalizzato al recupero dell’integrità psico-fisica dell’assistito, ponendo le basi per un reinserimento efficace nella vita familiare, sociale e lavorativa. Un aspetto fondamentale di questo percorso è l’elaborazione del trauma, che permette ai soggetti coinvolti di superare l’evento traumatico e di ricostruire la propria esistenza. Il corrispettivo per le prestazioni è definito dal cosiddetto decreto Parametri (Ministero della Salute n. 165 del 19 luglio 2016), e viene erogato direttamente dall’INAIL, garantendo così una copertura economica essenziale.
Il Testo Unico per la Sicurezza sul Lavoro (Decreto Legislativo 9 aprile 2008), unitamente al Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025, evidenzia la necessità di un approccio olistico alla sicurezza, che consideri non solo i rischi fisici ma anche quelli legati alla salute mentale. La digitalizzazione e l’Intelligenza Artificiale stanno emergendo come nuove frontiere per la prevenzione, capaci di analizzare dati complessi per identificare e mitigare i rischi. Nonostante ciò, il numero di morti e infortuni rimane allarmante, con 1.202 decessi nel 2024 (uno in più rispetto all’anno precedente) e un leggero aumento degli infortuni. Questi dati confermano la criticità della situazione e l’urgenza di rafforzare non solo le misure di prevenzione dei rischi tradizionali, come il ribaltamento di macchinari (ad esempio, il cestello elevatore, le cui cause possono spaziare da errato posizionamento a cedimento del terreno o sovraccarico), ma anche quelle relative al benessere psicologico.

La promozione di criteri che privilegino interventi volti a eliminare o ridurre i rischi alla fonte, il coinvolgimento di un vasto numero di professionisti della sicurezza (RSPP, Coordinatori, Direttori Lavori), e la revisione dei percorsi formativi sulla salute e sicurezza sul lavoro sono passi essenziali. Attraverso il rafforzamento delle collaborazioni tra diversi soggetti operanti nel settore sanitario e l’adozione di una cultura della salute globale, capace di combinare le problematiche professionali con i comportamenti salutari, si possono raggiungere obiettivi significativi riguardo al miglioramento complessivo delle condizioni lavorative. L’intento è quello di implementare strategie e iniziative orientate al modello Total Worker Health (TWH), il quale armonizza gli aspetti della prevenzione ai rischi professionali con quelli dedicati al miglioramento del benessere integralmente inteso per il dipendente. È fondamentale che l’attività di sorveglianza sanitaria sia in sintonia con le ultime evidenze scientifiche riguardanti una tutela completa della salute. Inoltre, è essenziale fornire robusto supporto ai Responsabili dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), enfatizzando l’importanza della bilateralità nel processo.
Prevenzione avanzata, diagnosi e il futuro della sicurezza integrata
Guardando al futuro, la prevenzione degli infortuni e la promozione della salute mentale sul lavoro richiedono un affinamento continuo delle strategie. L’evoluzione tecnologica, in particolare l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale (IA), sta rivoluzionando l’approccio alla sicurezza sul lavoro. Sistemi digitali intelligenti, come i dispositivi wearable dotati di sensori e le piattaforme di analisi predittiva, sono in grado di monitorare costantemente l’ambiente lavorativo e le condizioni dei lavoratori, prevenendo incidenti attraverso l’identificazione precoce di anomalie o comportamenti a rischio. Già oggi, l’IA è impiegata per analizzare vasti volumi di dati, identificando pattern che possono indicare pericoli imminenti o l’insorgere di stress lavoro-correlato. Questo non solo migliora la sicurezza fisica, ma contribuisce anche a creare ambienti di lavoro più attenti alla salute psicologica dei dipendenti.

Un esempio concreto di questa convergenza tra tecnologia e sicurezza si ritrova nei limitatori di momento per piattaforme aeree, come quelli discussi nell’articolo sul ribaltamento del cestello elevatore. Questi dispositivi avanzati, disponibili in diverse versioni (come CCU-S e CCU-X), monitorano costantemente parametri critici come la pressione nei martinetti di sollevamento, l’angolo di inclinazione del braccio, e lo stato degli stabilizzatori. Al raggiungimento di una sollecitazione massima ammessa, il limitatore emette un segnale di avviso e blocca i movimenti che potrebbero causare il ribaltamento. Questa tecnologia non solo previene incidenti gravi, ma riduce anche la probabilità di traumi psicologici derivanti da situazioni di estremo pericolo. L’integrazione di sistemi di diagnostica avanzata e la possibilità di interfacciarsi con radiocomandi via CAN BUS, permettono un controllo più preciso e una risposta rapida in caso di emergenza. L’introduzione di tali tecnologie comporta la necessità imperativa di stabilire nuove regole e normative, essenziali per assicurarne l’efficacia nonché per affrontare adeguatamente i rischi etici. La prossima edizione della Giornata Mondiale per la Salute e Sicurezza sul Lavoro 2025 focalizzerà l’attenzione su intelligenza artificiale (IA) e digitalizzazione, sottolineando come sia vitale creare spazi lavorativi non solo sicuri ma anche profondamente innovativi. Risulta cruciale che le imprese collaborino attivamente con istituzioni statali ed organismi sindacali al fine d’investire nella preparazione professionale del personale sull’utilizzo consapevole delle suddette innovazioni; inoltre è necessario elaborare nuovi quadri normativi volti a tutelare in modo efficace la privacy degli operatori mentre si ottimizza il potenziale offerto dai nuovi strumenti tecnologici nel campo diagnostico-preventivo. Inoltre, è prioritario considerare anche gli aspetti relativi alla prevenzione secondaria & terziaria: ciò implica spostarsi da un approccio esclusivamente preventivo a una strategia integrata capace d’affrontare le problematiche derivate dagli incidenti nel lungo periodo. L’importanza della diagnosi precoce del Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) insieme ad altre forme patologiche mentali assume un ruolo centrale; così come fondamentale risulta fornire accesso a terapie specifiche quale quella basata sull’esposizione (Exposure Therapy) o sulla ristrutturazione cognitiva per permettere un recupero totale dei lavoratori coinvolti. Il concetto di trauma intergenerazionale, che evidenzia come le esperienze traumatiche non affrontate possano riverberarsi sulle generazioni successive, sottolinea ancora di più la necessità impellente di un intervento psicologico decisivo ed efficace nel lungo periodo. L’intento primario è quello di instaurare una solida cultura della sicurezza, caratterizzata da un approccio proattivo; essa si propone quindi non solo una risposta agli eventi avversi, ma mira a anticiparli e impedirne il verificarsi, mentre promuove simultaneamente condizioni volte al fortificamento del benessere psicologico degli individui coinvolti. Tale visione comporta l’analisi di diversi elementi, incluse le dinamiche anagrafiche, la fragilità occupazionale, l’efficacia organizzativa, l’offerta formativa riguardante i potenziali rischi e la considerazione delle normative ergonomiche nell’architettura degli spazi aziendali. Anche le connotazioni aggressive ed episodi violenti all’interno del contesto lavorativo—soprattutto in aree come il settore sanitario o nelle strutture addette ai rapporti con il pubblico—configurano ulteriori fonti ritenute deleterie. Rischio psicosociale (in tal senso richiedendo misure distintive e strategicamente pensate per attuare azioni preventive efficaci.
Percorsi di Rinascita e Benessere: Una Riflessione sulla Mente al Lavoro
Quando un incidente colpisce un lavoratore, la mente umana entra in uno stato di disorganizzazione profonda. La psicologia cognitiva ci insegna che il modo in cui elaboriamo l’informazione e costruiamo significati viene alterato; la realtà, prima familiare e prevedibile, si trasforma in un panorama di incertezza e minaccia. È in questo momento che si manifesta la necessità di una “road map mentale”, di una guida che ci aiuti a rimettere ordine nei pensieri e a ricostruire un senso di controllo. Non si tratta solo di superare la paura, ma di riorganizzare le proprie credenze sul mondo e su noi stessi, spesso scosse da un evento che ha violato il nostro senso di sicurezza fondamentale.
La psicologia comportamentale, d’altra parte, ci ricorda che il trauma non si manifesta solo a livello cognitivo, ma si traduce anche in reazioni fisiche e comportamentali. L’ipervigilanza, l’evitamento di situazioni legate all’incidente, i disturbi del sonno sono solo alcune delle risposte che il corpo e la mente mettono in atto per proteggersi da una minaccia percepita. Iniziare a riconoscere tali segnali rappresenta il primo passo verso un processo di guarigione, nel quale si può rivelare fondamentale l’apporto di esperti formati in grado di guidare i lavoratori attraverso strategie quali la ristrutturazione cognitiva. Questa tecnica permette non solo d’individuare, ma anche d’intervenire su pensieri disfunzionali associati all’evento. Altro strumento utile è l’esposizione graduale, una metodologia volta a facilitare il reincontro con quelle situazioni vissute come minacciose in maniera sicura e controllata.
Proseguendo con una lettura più avanzata delle dinamiche psicologiche, emerge con forza il concetto di resilienza dinamica. Quest’ultima va ben oltre la mera capacità di ritornare allo stato iniziale post-trauma; implica piuttosto la possibilità di CRESCERE ATTRAVERSO L’AVVERSITÀ.. Ciò comporta un lavoro attivo caratterizzato da ADATTAMENTO E APPRENDIMENTO.. In questo contesto, l’individuo non si limita a superare traumi passati: ne esce rinvigorito e consapevole delle proprie risorse interiori, sviluppando così una resilienza tale da affrontare le sfide future. La promozione della resilienza nelle aziende implica un investimento strategico nella creazione di una cultura organizzativa che sostenga il benessere psicologico, favorisca interazioni positive fra colleghi e garantisca l’accesso semplice a professionisti qualificati nel campo della salute mentale. Si configura non come una mera uscita economica; piuttosto rappresenta un investimento nei confronti delle persone stesse, nel rispetto della loro dignità, oltre che nelle loro potenzialità di apportare contributi significativi alla società. Una riflessione è d’obbligo: in quale misura siamo pronti, sia singolarmente che collettivamente come comunità, a oltrepassare il mero aspetto del danno fisico? Quanto ci impegniamo a riconoscere e affrontare le sottili ma rilevanti ferite invisibili, assicurando così a ciascun lavoratore non soltanto la salvaguardia nell’ambiente lavorativo, bensì anche una genuina tranquillità mentale?