- Nel 2024, il governo ha stanziato 30 milioni di euro per supporto psicologico nelle scuole.
- Aggressioni: due collaboratrici scolastiche hanno subito violenze in 2 settimane a Empoli.
- Nel 2024, l'OMS ha riconosciuto il burnout come emergenza sociale.
Nel contesto della realtà educativa italiana, un ambiente quotidianamente dedicato all’apprendimento, non mancano eventi imprevedibili capaci di travolgere la consueta attività didattica e implicare fortemente coloro che operano al suo interno. Gli incidenti lavorativi, o ancora episodi criminosi verificatisi nei confronti dei dipendenti educativi, generano una condizione percepita come rischiosa frequentemente trascurata da chi dovrebbe prestarvi attenzione. In particolare, i membri del personale ATA (Amministrativo, Tecnico e Ausiliario), essenziali alla funzionalità delle scuole stesse, hanno bisogno di affrontare difficoltà potenzialmente traumatiche le cui ripercussioni possono rivelarsi durevoli nel tempo.
Prendiamo come caso emblematico l’evento occorso a una collaboratrice scolastica, il quale si è tradotto nella sua caduta dalle scale mentre si trovava sola all’interno dell’edificio lo scorso 4 febbraio 2024; sebbene sia stata capace di contattare rapidamente aiuto medico, l’accaduto ha fatto emergere gravissime lacune nella gestione degli spazi professionali, unitamente ai rischi collegati all’assenza prolungata d’assistenza umana. Situazioni altrettanto inquietanti si incontrano negli episodi d’aggressione registrati a Empoli lo scorso 21 febbraio 2024; nell’arco temporale ridotto, soltanto due settimane, costituiscono un campanello d’allarme significativo, dato che due collaboratrici scolastiche hanno subito violenze mentre svolgevano le loro funzioni lavorative. Questi episodi non solo mettono a repentaglio l’integrità fisica del personale, ma lasciano segni indelebili a livello psicologico, minando il senso di sicurezza e fiducia nell’ambiente lavorativo.
Un altro fronte di rischio, spesso sottovalutato, riguarda gli incidenti legati alle strutture o al malfunzionamento di attrezzature. Nel dicembre 2021, una bidella è stata colpita alla testa dalla caduta di un pannello in una scuola primaria di Fino. Sebbene le sue condizioni non fossero gravi, l’evento sottolinea la vulnerabilità del personale a pericoli ambientali, che possono generare stress e ansia legati alla sicurezza sul luogo di lavoro. Questi eventi, pur nella loro specificità, si inseriscono in un contesto più ampio dove la salute mentale del personale scolastico è costantemente messa alla prova.
Il rischio di burnout, la cosiddetta “sindrome da stress lavorativo”, è una realtà tangibile per il personale ATA. Sintomi come indecisione, scarsa concentrazione, pessimismo e ansia sono campanelli d’allarme di una condizione che, se non gestita, può portare a conseguenze significative sul benessere psicofisico e sulla qualità della vita. La mancanza di riconoscimento, il carico di lavoro elevato e la gestione di situazioni complesse con risorse limitate contribuiscono ad alimentare questo stato di malessere. È fondamentale riconoscere che anche eventi di minor entità, se ripetuti o non adeguatamente supportati, possono accumularsi e produrre un impatto traumatico, lasciando il personale in uno stato di allerta costante e di vulnerabilità emotiva.

La “Palpata del Bidello”: quando dieci secondi generano un trauma duraturo
Il dibattito sulla natura del trauma e sulla sua genesi è stato recentemente alimentato da un caso giudiziario che ha scosso l’opinione pubblica: quello della “palpata del bidello”. La decisione legale, inizialmente contestata, di assolvere un sessantaseienne dall’accusa di violenza sessuale, basandosi sulla brevità del contatto fisico – stimato tra i cinque e i dieci secondi – ha sollevato interrogativi cruciali sulla compatibilità tra la valutazione giuridica e quella psicologica del danno. Se per il diritto penale il tempo può essere un fattore discriminante nell’intento libidinoso, per la psicologia un lasso di tempo così breve è ampiamente sufficiente a strutturare un trauma profondo e pervasivo.
Il fulcro della questione risiede nel riconoscimento che la violazione della sfera intima e personale, specialmente quando perpetrata da figure di riferimento in contesti di vulnerabilità come la scuola, può avere ripercussioni emotive e psicologiche devastanti. Una quindicenne, vittima di un atto in cui le mani le vengono infilate nei pantaloni e sotto gli slip, toccando zone erogene come i glutei, subisce una violazione che va ben oltre il mero contatto fisico. È un’aggressione alla sua sfera emotiva, alla sua integrità psicologica e alla sua fiducia nell’adulto, che in quel momento tradisce il ruolo di protezione e guida.
La fiducia tradita è un elemento cruciale nell’aggravare il vissuto emotivo. Quando atti di natura sessuale, improvvisi e subiti senza possibilità di opporsi, provengono da individui che ricoprono ruoli di autorità o figure genitoriali simboliche (come un bidello in un contesto scolastico), il trauma si amplifica. Paura, rabbia e vergogna sono emozioni potenti che possono manifestarsi con intensità variabile, a seconda delle risorse interne dell’individuo, della sua personalità e del momento di vita in cui si verifica l’evento. Questo tipo di esperienze può compromettere significativamente il funzionamento complessivo della persona, generando meccanismi di autodifesa che, paradossalmente, possono avere un costo elevato.
Lo shock derivante da tali eventi, se non elaborato, può innescare una scissione psichica in cui la mente, per proteggersi dalla portata emotiva insostenibile, rimuove il ricordo, congela le emozioni e frammenta il nucleo più intimo del Sé. La disconnessione da sé stessi, dalle proprie emozioni e dai legami interpersonali costituisce, pur essendo un meccanismo difensivo valido, una barriera all’integrazione salutare delle esperienze traumatiche ed esita nel processo curativo. Il dibattito in corso – volto a contestare la sentenza emessa dal Tribunale di Roma – mette in risalto l’immediata esigenza di rivalutare l’importanza del fattore temporale nella determinazione del danno psicologico, proponendo che la misura dell’entità di un trauma non possa basarsi né debba farsi influenzare dal tempo trascorso.
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Il ruolo degli psicologi nella gestione delle crisi e il benessere del personale
Quando ci troviamo ad affrontare situazioni cariche di stress emotivo – che spaziano da incidenti a violenze o violazioni personali – risulta imprescindibile adottare un supporto psicologico mirato e tempestivo. Gli interventi professionali non sono fondamentali esclusivamente per le vittime immediate; essi rivestono importanza anche nell’ambito della comunità scolastica nel suo complesso, che può subire effetti nefasti. In epoche precedenti abbiamo assistito all’emergere chiaro della necessità del sostegno psicosociale: ad esempio, nel dicembre 2018 a Savona vi fu la mobilitazione immediata di uno staff composto da psicologi dell’Asl al fine di supportare i compagni di una ragazza che aveva tentato il suicidio mediante il fuoco. Questa situazione sottolinea come gli eventi traumatici dalla natura intricata richiedano approcci specialistici affinché sia possibile trattare adeguatamente il trauma stesso e ridurre l’insorgere delle sue implicazioni future.
Inoltre, vale la pena considerare come il concetto stesso di trauma si allarghi oltre gli episodi fisici visibili. Un evento diventa realmente traumatico quando sfugge alla possibilità d’essere razionalizzato all’interno del contesto psichico individuale, rimane disconnesso e privo d’una gestione culturale. Ciò implica che persino esperienze apparentemente insignificanti possono trasformarsi in traumi se l’individuo non dispone né delle risorse interiori né del sostegno esterno necessari alla loro elaborazione. Per il personale scolastico, e in particolare per il personale ATA, esposto a diverse forme di stress e potenziale trauma, l’accesso a servizi di supporto psicologico è fondamentale per prevenire il burnout e garantire un ambiente di lavoro sano.
Il riconoscimento dei sintomi di burnout – indecisione, scarsa concentrazione, pessimismo, ansia – è il primo passo per intervenire efficacemente. È vitale che le istituzioni scolastiche predispongano percorsi di ascolto e sostegno psicologico che siano facilmente accessibili e privi di stigma. Questi percorsi possono includere sessioni di counselling individuali, gruppi di supporto o interventi formativi sulla gestione dello stress. Come sottolineato da varie fonti, il personale ATA è spesso in prima linea nella gestione delle emergenze e delle dinamiche relazionali, e la loro salute mentale è un bene prezioso per l’intera comunità.
Nel 2024, un dossier dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto il burnout nel personale scolastico come un’emergenza sociale, suggerendo azioni correttive da attuare tempestivamente per migliorare il benessere degli educatori. [OMS]
La necessità di affrontare il trauma in classe non riguarda solo gli studenti, ma si estende anche al personale. In caso di un incidente scolastico, ad esempio, le reazioni emotive possono essere diverse e complesse, spaziare dalla paura e dall’ansia a sensi di colpa e frustrazione. La presenza di un’équipe di psicologi può aiutare a facilitare l’elaborazione di queste emozioni, fornendo strumenti per la gestione dello stress e per il ripristino di un senso di sicurezza. L’investimento in questo tipo di supporto è una necessità strategica per la resilienza delle comunità scolastiche, garantendo che ogni componente sia in grado di affrontare le sfide con la necessaria serenità e professionalità, scongiurando l’accumulo di malessere che può degenerare in condizioni patologiche.
Il trauma invisibile e le sue molteplici facce: una riflessione necessaria
Il trauma, nella sua accezione più ampia, si rivela spesso come un nemico silenzioso, una ferita che non sempre lascia cicatrici visibili ma che corrode l’anima e il benessere mentale. Nel contesto scolastico, scenario di vita e di formazione, il concetto di trauma va ben oltre i danni fisici tangibili di un incidente o di un’aggressione. Quello che emerge dalle vicende analizzate è un “trauma invisibile”, che permea il tessuto della comunità educativa, lasciando un’impronta profonda sul personale, sui docenti e sugli studenti.
Da un punto di vista della psicologia cognitiva, un trauma si verifica quando un evento o una serie di eventi superano la capacità di un individuo di elaborarli e integrarli nella sua esperienza di vita in modo coerente. Questo conduce a una disregolazione emotiva e a disfunzioni cognitive che possono alterare la percezione della realtà, la memoria degli eventi e la capacità di affrontare nuove sfide. Nel caso della “palpata del bidello”, la brevità dell’atto non ne diminuisce l’impatto traumatico; al contrario, la velocità e l’imprevedibilità possono acuire il senso di impotenza e la violazione dei confini personali, rendendo l’esperienza ancora più difficile da elaborare. La mente, per proteggersi, può frammentare il ricordo o congelare le emozioni, creando meccanismi di difesa che, nel tempo, possono avere un costo psicologico elevato. Sul fronte della psicologia comportamentale, ciò può manifestarsi con evitamento di situazioni simili, ansia e attacchi di panico in contesti che ricordano l’evento traumatico, o anche aggressività e irritabilità.
Una nozione più avanzata in questo campo è quella del “trauma complesso”, che si differenzia dal trauma singolo e acuto. Mentre un incidente come una caduta può generare un trauma puntuale, l’esposizione prolungata a fattori di stress come il rischio di burnout, la precarietà lavorativa, o la continua gestione di situazioni difficili senza adeguato supporto, si configura come un trauma complesso. Questo tipo di trauma tende a destabilizzare il “Sé” dell’individuo, influenzando le relazioni interpersonali, la regolazione emotiva e la percezione di sé nel mondo. Per il personale ATA, ad esempio, la ripetuta esposizione a situazioni di stress, unita alla mancanza di riconoscimento e un carico di lavoro eccessivo, può modellare una condizione di trauma complesso che richiede interventi terapeutici specifici e un approccio olistico al benessere.
Riflettendo sulle notizie e sulle dinamiche psicologiche che le sottendono, emerge una consapevolezza cruciale: la salute mentale di ogni singolo individuo all’interno della comunità scolastica è un indicatore della salute dell’intera istituzione. Come possiamo pretendere che gli operatori scolastici siano pilastri di supporto e guida per gli studenti se le loro stesse fondamenta emotive sono minate da stress, paura e trauma? È tempo di una rivalutazione profonda delle politiche di benessere sul lavoro, affinché non si limiti a una mera gestione delle emergenze, ma diventi un investimento proattivo nella resilienza e nella dignità di chi ogni giorno si impegna a costruire il futuro dei nostri ragazzi. Il riconoscimento del trauma invisibile non è un atto di debolezza, ma un fondamentale passo verso una comprensione più umana e autentica della realtà scolastica, e un invito a costruire ambienti più sicuri, supportivi e capaci di curare, non solo educare.
Glossario:
- ATA: Acronym for “Amministrativo, Tecnico e Ausiliario,” referring to the administrative, technical, and auxiliary staff in schools.
- Burnout: A state of emotional, physical, and mental exhaustion caused by prolonged and excessive stress.
- Trauma complesso: A type of trauma that results from sustained exposure to stressful conditions, often affecting an individual’s emotional well-being.










