- Il PANSM confina la salute mentale ai servizi di psichiatria.
- Previsto un rapporto di tre psichiatri per ogni psicologo.
- Mancata inclusione della rete di professionisti nella prevenzione.
La Società Italiana di Psico-neuro-endocrino-immunologia (Sipnei) ha espresso serie preoccupazioni riguardo a un’ambiguità di fondo che, a loro avviso, permea l’intero documento. Questa ambiguità risiede nella discrepanza tra il concetto internazionale di “mental health” e l’interpretazione ristretta di “salute mentale” adottata nel PANSM.
Secondo la Sipnei, il termine “mental health” nella letteratura internazionale abbraccia un ampio spettro di tematiche, scienze e professioni legate al benessere mentale, senza limitarsi a una singola disciplina. Al contrario, il PANSM sembra confinare la “salute mentale” alle attività dei servizi di psichiatria e neuropsichiatria infantile. In altre parole, si scrive “salute mentale”, ma si legge “psichiatria”.
Criticità e Conseguenze dell’Approccio Psichiatrico-Centrico
Questa visione ristretta comporta una serie di conseguenze negative, tra cui una valutazione inadeguata del fabbisogno di personale. La proposta del PANSM si rifà al documento “Standard per l’assistenza territoriale dei Servizi Salute Mentale Adulti, Dipendenze Patologiche, Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza e Salute in carcere” (Accordo Stato-Regioni del 21 Dicembre 2022). Tale testo prevede un rapporto di tre psichiatri per ogni psicologo, un dato che la Sipnei ritiene insufficiente per centrare gli obiettivi dichiarati dal PANSM, quali l’inserimento dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) nelle case di comunità, le azioni preventive, un impiego più mirato della psicoterapia e l’adozione di un approccio biopsicosociale e multidisciplinare. Un approccio più ampio alla “salute mentale” richiederebbe un rapporto inverso tra psichiatri e psicologi.
Un ulteriore punto critico evidenziato dalla Sipnei è la mancata inclusione, al di là di generiche dichiarazioni di intenti, della vasta rete di professionisti e servizi che operano nella prevenzione, nel potenziamento delle risorse psicologiche, nell’identificazione e nell’intervento precoce, negli aspetti psicologici della salute in generale, nelle condizioni di malattia fisica e cronica, e nelle situazioni di disabilità. Il documento non menziona il ruolo del professionista psicologo nell’assistenza primaria, né l’integrazione dei servizi sanitari con le strutture di supporto psicologico presenti nelle scuole, né il lavoro svolto nei consultori familiari, o le attività di psicologia in ambito ospedaliero.

- Finalmente qualcuno che mette in discussione l'approccio psichiatrico! 👍......
- Trovo riduttivo criticare il PANSM senza considerare le risorse limitate... 😒...
- E se il problema fosse la definizione stessa di 'salute mentale'? 🤔......
La Necessità di un Approccio Olistico e Comunitario
La Sipnei sottolinea la mancanza di una visione trasversale che coinvolga la società e la comunità nel suo complesso, come raccomandato dagli organismi internazionali come l’ONU, l’OMS e l’UNICEF. Il testo, a giudizio della Sipnei, palesa la sua vera essenza: è scritto da psichiatri per i servizi di psichiatria. Pertanto, il documento risulta carente e inadeguato sia per quanto riguarda la patologia mentale sia per il più ampio tema della salute mentale e del benessere psicologico.
L’auspicio della Sipnei è che si avvii un’iniziativa capace di superare questa ambiguità terminologica e che, oltre alla pianificazione dei DSM, si trovi il coraggio di concepire una programmazione più estesa per la promozione della salute e del benessere psicologico, istituendo un tavolo di confronto nazionale con tutti gli attori coinvolti in queste tematiche. Un piano che tenga concretamente conto di un intervento “a gradini” o su più livelli, attraverso l’attivazione di una rete capillare di prevenzione e promozione psicologica, considerando che alla base della piramide dei problemi vi sono le necessità di prevenzione/empowerment e di intervento sulle situazioni più diffuse di disagio psicologico, con l’obiettivo di evitare che queste si aggravino evolvendo in disadattamento sociale e patologie sia fisiche che psichiche.
Verso un Nuovo Paradigma: Salute Mentale come Benessere Psicologico Diffuso
La questione sollevata dalla Sipnei evidenzia una sfida cruciale nel panorama della salute mentale in Italia: la necessità di superare una visione psichiatrico-centrica e abbracciare un approccio più olistico e integrato. La salute mentale non può essere ridotta alla sola assenza di malattia mentale, ma deve essere intesa come un continuum che include il benessere psicologico, la resilienza, la capacità di affrontare lo stress e di sviluppare relazioni positive.
In quest’ottica, è fondamentale investire nella prevenzione, nella promozione della salute mentale e nell’accesso a servizi di supporto psicologico a tutti i livelli, dalla scuola al lavoro, dalla famiglia alla comunità. Solo così sarà possibile rispondere efficacemente ai crescenti bisogni di salute psichica, soprattutto tra i giovani e le persone a maggior rischio, e costruire una società più inclusiva e attenta al benessere di tutti.
Amici, riflettiamo un attimo su questo. La psicologia cognitiva ci insegna che la nostra percezione della realtà è influenzata dai nostri schemi mentali, dalle nostre esperienze passate e dalle nostre aspettative. Se la nostra visione della salute mentale è limitata alla sola psichiatria, rischiamo di trascurare altri aspetti importanti del benessere psicologico.
Un concetto avanzato, legato alla psicologia comportamentale, è quello del “nudging”, ovvero l’utilizzo di piccoli interventi per influenzare le decisioni delle persone in modo positivo. Potremmo applicare questo concetto per promuovere comportamenti che favoriscono la salute mentale, come l’esercizio fisico, la meditazione o la socializzazione. Immaginate se, invece di concentrarci solo sulla cura della malattia mentale, ci impegnassimo a creare un ambiente che favorisca il benessere psicologico di tutti. Non sarebbe un mondo migliore?