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Salute mentale in Israele: cosa rivela l’aumento dei casi di PTSD tra i soldati?

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  • Dal 7 ottobre 2023, circa 6.400 militari israeliani hanno ricevuto cure psichiatriche.
  • Il 21% dei soldati curati soffre di PTSD o lesioni cerebrali traumatiche.
  • Oltre 64.000 soldati sono assistiti, di cui 8.000 con disturbi da stress post-traumatico.

L’onda invisibile del trauma: un’analisi della salute mentale militare in Israele

Nell’ombra delle ostilità belliche ancora presenti nel nostro tempo contemporaneo si cela una lotta silenziosa ma egualmente distruttiva: quella riguardante la salute mentale dei combattenti. La situazione in Israele è particolarmente critica; l’intensificazione recente delle attività militari nella Striscia di Gaza ha portato a una crescita senza pari nei casi segnalati di disturbi da stress post-traumatico (PTSD) insieme ad altre patologie psicologiche tra i componenti delle forze armate. I dati più recenti offrono uno spaccato allarmante della realtà attuale, evidenziando migliaia di soldati bisognosi non solo d’assistenza immediata ma anche di un percorso riabilitativo approfondito; tutto ciò fa emergere interrogativi inquietanti sulla capacità del sistema sanitario – tanto quello civile quanto quello militare – nel gestire tale emergenza.

Secondo le dichiarazioni fornite dal Ministero della Difesa israeliano si osserva un notevole incremento degli accessi al centro specializzato per la riabilitazione psichiatrica. A partire dall’inizio del conflitto il 7 ottobre 2023 ben circa 6.400 membri attivi sono stati accolti in questa struttura; un numero impressionante che supera triplicamente i ricoveri effettuati durante l’intero anno precedente (2022). Questo rapido aumento pone in luce non solo la severità ma anche l’estensione dell’impatto emotivo e intellettuale causato dalle azioni belliche sul personale coinvolto nelle operazioni sul campo. In seguito ai trattamenti effettuati a partire dall’ottobre 2023, emerge un dato allarmante: ben il 21% (di tutti gli uomini in divisa) soffre per diverse condizioni cliniche legate al trauma cranico e allo stress psichico intenso come l’PTSD. La previsione è piuttosto inquietante; migliaia di nuovi veterani dovranno affrontare processi rieducativi nel corso dell’anno avvenire proprio a causa della violenza delle recenti operazioni belliche nelle aree urbane e nei combattimenti corpo a corpo: situazioni estremamente gravose capaci d’influenzare negativamente la salute mentale delle truppe.

Il numero attuale dei rinforzi assistiti supera le 64mila; tra essi però segnaliamo con preoccupazione i 8mila, colpiti da disturbi riconducibili all’PTSD. Prevediamo dunque quanto segue: fino al termine dell’anno solare 2014 si interverrà su quasi 14mila, con stime ottimistiche che vedono sopravvivere circa (40 %) alle sfide legate alla psicopatologia.

La situazione appare davvero grave anche considerando l’alta incidenza rilevata nella fascia analizzata dove approssimativamente

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Dati aggiornati sulla salute mentale dei soldati in Israele: Dal 7 ottobre 2023, il Ministero della Difesa ha registrato circa 6.400 militari in cura, con un 21% che presenta PTSD o ferite alla testa. Oltre 64.000 soldati sono assistiti, di cui 8.000 affetti da disturbi da stress post-traumatico. ( [Ministero della Difesa])

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  • L'articolo minimizza l'impatto devastante del conflitto... 💔...
  • L'identificazione radioattiva con la Shoah complica ulteriormente... 🤔...

Le sfide della diagnosi e del supporto: un sistema sotto pressione

Il crescente fabbisogno di assistenza psichiatrica si sta rivelando un vero banco di prova per le attuali infrastrutture e risorse disponibili nel settore sanitario israeliano. A seguito dell’esplosione delle necessità riguardanti la salute mentale degli individui coinvolti nel conflitto armato imminente, dal 28 febbraio 2024 è stato aperto un innovativo centro servizi dedicato alla salute mentale dalla sanità militare israeliana; ciò include anche una clinica specificamente orientata verso il trattamento post-traumatico mediante l’impiego di terapisti civili al fine d’incorporarli nell’assistenza alle forze armate. Tale azione fa parte integrante dell’impegno profuso dal Corpo dei Medici Israeli Defence Forces (IDF), impegnatosi a creare un’ampia rete operativa composta da esperti dislocati strategicamente nei vari settori interessati dalle operazioni belliche.

Risulta particolarmente rilevante mettere in evidenza l’implementazione proattiva scaturita durante le fasi intensificate dei combattimenti: decine non solo sono stati mobilitati, ma hanno anche raggiunto effettivamente le linee operative interne alla Striscia di Gaza a seguito delle richieste avanzate dai comandanti sul terreno per poter offrire quel primo soccorso indispensabile ai soldati traumatizzati dagli eventi vissuti nel teatro operativo bellico; tale immediata presa in carico rappresenta uno strumento fondamentale per ridurre al minimo gli effetti avversi causati dai traumi subiti dalle truppe stesse. Il tenente colonnello medico Lucian Tatsa-Laur, capo psichiatra all’interno delle IDF, stesso riportava quanto fosse importante lo schieramento tempestivo affinché ben ottocento specialisti—comprese figure come psicologi e assistenti sociali—iniziassero ad essere reclutati senza indugi subito nell’arco della prima settimana dall’escalation cinetica, pertanto smistandoli verso apposite strutture eccellentemente equipaggiate che gestiscono il malessere dovuto allo stress da guerra sui battaglioni arruolatisi all’insegna dell’assistenza salvifica tra gli uomini nelle situazioni critiche.

Le statistiche aggiornate al 23 dicembre 2023 mostrano che oltre 2.800 militari stavano ricevendo cure riabilitative di varia natura presso il Dipartimento di Riabilitazione del Ministero della Difesa. Sebbene la maggior parte delle ferite fosse lieve (91%), una percentuale significativa, il 18%, riguardava problemi di salute mentale e PTSD, come riportato dal Jerusalem Post.

Rapporto recente sulla salute mentale dei soldati

Un rapporto ha rivelato che il 38% degli israeliani intervistati ha riportato sintomi di PTSD, con il 16% di loro affetto da forme gravi della condizione. È essenziale garantire un rapido accesso alle cure psicologiche che attualmente risultano insufficienti, dal momento che il 90% non ha ricevuto assistenza. ( [Controllore di Stato, Israel])

Il nemico invisibile: PTSD e il suo impatto sociale

Il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) rappresenta una complessa condizione psicologica scaturita dall’esperienza di eventi traumatici significativi. Nei contesti bellici dove imperversano violenze estreme e scenari mortiferi quotidiani – come accade nel caso dell’esercito israeliano impegnato nella guerra a Gaza – questa patologia manifesta una preoccupante incidenza tra le truppe coinvolte. Numerosi soldati tornati dal fronte raccontano episodi profondamente angoscianti: c’è chi sfoga le proprie emozioni attraverso lacrime copiose e chi appare invece privo di sensazioni acute in modo quasi anestetizzato. Secondo quanto riferisce la CNN, un considerevole numero di questi individui preferisce restare nell’ombra dell’anonimato a causa della loro disillusione nei confronti delle autorità politiche; fra quelli costretti ad abbandonare il servizio attivo per motivazioni di salute mentale emerge che ben il 35% soffre problemi psichiatrici specifici, mentre circa il 27% denuncia sintomi associabili al PTSD, così come alle reazioni allo stress psicologico.

In aggiunta agli effetti devastanti sui militari stessi, è evidente come l’impatto del trauma si propaga anche alla società civile israeliana; ciò diviene particolarmente manifesto alla luce degli avvenimenti legati al fatidico giorno del 7 ottobre 2023 che ha segnato indelebilmente i destini dei cittadini coinvolti in esperienze tragiche similari al festival Nova. Molte di queste persone stanno lottando con incubi ricorrenti e la difficoltà di ritrovare la normalità. Le voci dei sopravvissuti, come quella di Na’ama Eitan, risuonano nella Knesset, implorando aiuto e denunciando la solitudine nel loro percorso di guarigione. L’impegno del governo è riconosciuto, ma le risorse sembrano insufficienti rispetto all’ampiezza del bisogno.

Evidenza di un crescente disagio:
Il 30% dei soldati feriti ha riportato danni emotivi. Con il peso della guerra che grava anche sulle spalle dei sopravvissuti, la crisi della salute mentale non risparmia nessuno. ( [Mosaico-CEM])

La sofferenza psicologica si estende anche a operatori sanitari, educatori e soccorritori, anch’essi profondamente colpiti dall’esposizione al trauma. L’Associazione israeliana per la protezione dell’infanzia (ELI) ha registrato un incremento del 30% nelle domande di assistenza riguardanti abusi di natura fisica, sessuale ed emotiva. Questo fatto mette in luce come gli effetti della guerra non risparmino nemmeno le categorie più vulnerabili e innocentemente coinvolte. Inoltre, l’organizzazione ERAN, dedita a fornire supporto durante situazioni emergenziali, ha gestito oltre 172.000 richieste telefoniche d’aiuto; ciò testimonia chiaramente il crescente stato d’ansia e trauma diffuso tra la popolazione colpita.

Verso la guarigione e la resilienza: un percorso complesso

La gestione del PTSD in ambito militare richiede un approccio multisfaccettato. Sebbene la diagnosi precoce sia fondamentale, risulta complessa in scenari di guerra dinamici. Interventi sul campo, come quelli attuati dalle IDF con l’invio di specialisti nelle zone di combattimento, sono essenziali per fornire una “prima risposta” ai traumi acuti. Tuttavia, le strategie di coping individuali sono spesso insufficienti. Sono necessarie terapie strutturate, come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e l’Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR), riconosciute come efficaci nel trattamento del PTSD.

Un fattore che complica ulteriormente il quadro in Israele è la cosiddetta identificazione radioattiva con la Shoah. Questo trauma ereditato si trasmette attraverso le generazioni, creando una predisposizione alla sofferenza psicologica che può riacutizzarsi in momenti di crisi e conflitto. Per la terza generazione, l’ombra dell’Olocausto può essere palpabile, anche senza l’esperienza diretta, intrecciandosi con le sfide del presente e rendendo il percorso di guarigione più complesso. Nell’affrontare le esperienze legate al PTSD e ai traumi psicologici, emergono principi fondamentali dalla psicologia cognitiva e comportamentale riguardanti la centrale funzione della ristrutturazione cognitiva. Tale metodologia si concentra sull’identificazione degli schemi di pensiero disfunzionali, tipicamente emergenti post-trauma; essa facilita gli individui nel rivedere tali eventi attraverso una lente interpretativa più adeguata. Un esempio pertinente è quello di un militante bellico: spesso egli potrebbe finire per aderire alla percezione del mondo come luogo irrimediabilmente minaccioso o attribuirsi responsabilità ingiustificate su accadimenti verificatisi durante missioni operative. La ristrutturazione cognitiva interviene quindi per mettere in discussione tali convinzioni distorti, favorendo uno sguardo maggiormente equilibrato verso la realtà circostante. Approfondendo ulteriormente questo tema, emerge inoltre la rilevanza della teoria polivagale elaborata da Stephen Porges; questa teoria fornisce chiarimenti essenziali sul comportamento del sistema nervoso autonomo quando esposto al trauma. Si ipotizza infatti che tali esperienze traumatiche possano risultare nella condizione di ottenere una disregolamentazione del nervo vago, ciò provoca dannose alterazioni nelle capacità riconducibili all’autoregolazione emotiva oltre a influenzarne anche le dinamiche nell’interazione sociale. Un’approfondita comprensione delle basi fisiologiche consente lo sviluppo d’interventi terapeutici volti al ripristino dell’armonica funzionalità sistemica neurologica; conseguentemente questa azione permette ai militari di recuperare sentimenti di sicurezza interni nonché stabilire connessioni socializzanti efficaci. Il percorso verso la guarigione non è mai lineare, ma attraverso la comprensione e l’applicazione di queste conoscenze, è possibile offrire un sostegno più efficace e compassione, permettendo a chi ha sofferto di ritrovare un senso di integrità e pace.

Glossario:
  • PTSD: Disturbo da stress post-traumatico, condizione psichiatrica che si sviluppa a seguito di eventi traumatici.
  • Identificazione radioattiva: Trasmissione intergenerazionale del trauma legato all’Olocausto.
  • CBT: Terapia cognitivo-comportamentale, un approccio terapeutico per affrontare il PTSD.
  • EMDR: Eye Movement Desensitization and Reprocessing, un metodo di trattamento per i traumi psicologici.

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