Salute mentale 2025: aziende e comunità unite, ma con efficacia?

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  • A Bologna, l'Azienda USL promuove eventi per la salute mentale, tema: «Accesso ai servizi».
  • Un studio rivela che 2/3 dei lavoratori non parlano di salute mentale in ufficio.
  • L'OMS stima che ogni 1$ investito in salute mentale genera un ritorno di 4$.

L’impegno nella salute mentale: tra celebrazioni e concretezza

Nel 2025, la Giornata Mondiale della Salute Mentale, celebrata il 10 ottobre, si configura come un catalizzatore per numerose iniziative, offrendo uno sguardo approfondito sull’attenzione crescente verso il benessere psicologico a livello sia comunitario che aziendale. A Bologna, l’Azienda USL, nell’ambito del progetto “Perché ci vuole una città, nuovi spazi per la recovery e la coproduzione”, promuove un ricco calendario di eventi volti a sensibilizzare la cittadinanza e a stimolare la riflessione sull’importanza di un approccio inclusivo alla salute mentale.

Durante la Giornata, il tema scelto sarà “Accesso ai servizi – Salute mentale nelle catastrofi e nelle emergenze”, per evidenziare come guerre, catastrofi naturali e crisi umanitarie influenzino il benessere psichico delle persone, sottolineando la necessità di garantire servizi di supporto accessibili e coordinati [AULSS 2]. Tra le proposte spiccano la mostra fotografica partecipativa “Permeabili alla luce – Io non sono una malattia. Io sono…”, pensata per combattere lo stigma attraverso storie personali, e la proiezione del documentario “Sull’Adamant”, Orso d’Oro al Festival di Berlino 2023, che illustra un modello innovativo di centro diurno galleggiante a Parigi, dove creatività e libertà si fondono nel supporto a persone con disturbi mentali. Un racconto teatrale del Magnifico Teatrino Errante e un convegno sui “Nuovi spazi per la Recovery e la Co-Produzione” completano il quadro, evidenziando la volontà di esplorare nuove prospettive e condividere risultati di ricerca in questo delicato ambito. Anche il territorio ferrarese si mobilita con un’ampia gamma di appuntamenti. L’Azienda USL e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara organizzano convegni focalizzati su temi come “Donna e salute mentale: sfide e cambiamento nelle fasi della vita”, che affronta il disagio adolescenziale, la prevenzione della violenza di genere attraverso l’educazione affettiva, il counselling pre-gravidanza e il ruolo del trattamento gruppale nella perinatalità. Nel pomeriggio, l’associazione “Duepuntiapertelevirgolette” propone un incontro pubblico intitolato “Esperienze in questo tempo”, finalizzato a indagare dimensioni della patologia, i concetti di guarigione e recovery, e a superare lo stigma, dando voce a chi vive quotidianamente queste realtà attraverso quadri e poesie. La mostra “Fenditure – Il teatro nella salute mentale come cura di sé e strumento di crescita”, inaugurata il 9 ottobre, sottolinea il potere terapeutico delle arti espressive.

Queste iniziative mirano a offrire supporto, informazione e risorse, con un forte impegno a combattere i pregiudizi e la discriminazione. L’associazione “Duepuntiapertelevirgolette”, nata nel 2023, ne è un esempio lampante, promuovendo incontri formativi e culturali in contesti quotidiani, lontano dai luoghi di cura tradizionali, per dissolvere i confini identitari tra professionisti, utenti e familiari [AULSS 2].

Parma non è da meno, con una serie di appuntamenti in città e provincia, segno di un fermento generale che, in occasione della Giornata Mondiale, si traduce in un’effettiva mobilitazione. La volontà è quella di sensibilizzare sull’importanza della diagnosi precoce, favorire un accesso più agevole alle cure e sradicare i pregiudizi che ancora circondano la salute mentale. Queste iniziative, lungimiranti e capillari, rappresentano un passo fondamentale verso la creazione di ambienti più consapevoli e di supporto, dove il benessere psicologico non sia più un tabù, ma un diritto riconosciuto e valorizzato.

Data Evento Luogo
10 ottobre Presentazione del libro “Mia sorella è pazza” Comix Leagle, Treviso
10 ottobre Spettacolo teatrale “Non avere paura” Auditorium Dina Orsi, Conegliano
10 ottobre Mostra di quadri e musicoterapia Auditorium Piva, Valdobbiadene
16 ottobre, 20 novembre, 4 dicembre Comunità in ascolto – abitare la fragilità Crocetta del Montello

Il “wellness washing” e lo scetticismo aziendale: tra intenzioni e realtà

Parallelamente all’incremento delle iniziative pubbliche, il tema della salute mentale si sta affermando con prepotenza anche nel contesto aziendale. Tuttavia, un’ombra di scetticismo aleggia sulla reale efficacia di alcuni programmi di benessere, sollevando il rischio di quello che viene definito “wellness washing” o “mental health washing”. Si tratta di un’espressione che indica l’utilizzo di azioni superficiali o di mera facciata, più orientate al marketing che a un reale e duraturo investimento nel benessere psicologico dei dipendenti. Una recente ricerca condotta su 700 utenti da Unobravo ha rivelato come due terzi dei lavoratori italiani non si sentano a proprio agio nel discutere di salute mentale in ufficio, evidenziando come lo stigma, il burnout e il timore delle dimissioni contribuiscano a mantenere questo tema un tabù aziendale.

I lavoratori, pur riconoscendo l’importanza del supporto, chiedono maggiore formazione, ambienti di dialogo aperti e politiche di sostegno concrete [Riflettotv]. Un esempio calzante di questa tendenza è dato dalle dichiarazioni di Daniele Francescon, fondatore di Serenis, il secondo più grande servizio di assistenza psicologica online in Italia. Francescon ha messo in guardia contro il “well-washing che le aziende mettono in atto per contrastare il disagio di un dipendente su due”. Questa critica si inserisce in un dibattito più ampio sull’effettiva capacità delle imprese di non limitarsi a manifestazioni di facciata, ma di implementare strategie che vadano al di là della semplice retorica del benessere.

Il benessere mentale sul posto di lavoro è sempre più riconosciuto come un profilo prioritario per il successo aziendale. Le aziende di successo iniziano a considerare come i dipendenti non siano solo una risorsa produttiva, ma individui con esigenze psicologiche complesse che, se ignorate, possono incidere negativamente sulla performance e sulla stabilità dell’organizzazione. La chiave, quindi, non risiede semplicemente nell’offrire programmi, ma nel valutare attentamente la loro progettazione, la loro integrazione nella cultura aziendale e, soprattutto, la loro capacità di produrre benefici tangibili e misurabili. In questo contesto, l’investimento nella qualità della vita lavorativa, attraverso politiche e iniziative mirate a curare la salute mentale, si configura come un fattore determinante per l’attrattività e la fidelizzazione dei nuovi talenti, in particolare la Gen Z, sempre più attenta a questi aspetti.

La musica dance, ad esempio, viene citata come un mezzo che “guarisce”, suggerendo come anche approcci meno convenzionali possano avere un impatto positivo sul benessere, a condizione che siano parte di un piano organico e non estemporaneo. Questo mette in evidenza la necessità per i brand di andare oltre il mero tentativo di “ripulire la loro immagine” attraverso forme di “washing” (dal green allo sport, e ora al wellbeing) e di abbracciare invece una cultura aziendale genuinamente orientata al benessere, dove l’attenzione alla salute mentale sia un impegno intrinseco e non un accessorio effimero [Riflettotv].

Efficacia dei programmi di benessere: un dibattito aperto

L’argomento riguardante l’efficacia dei programmi dedicati al benessere aziendale suscita discussioni vivaci all’interno della comunità accademica e professionale; diversi studi sembrano fornire risultati variabili ed eterogenei. Fino ad ora non si è riusciti a giungere a una conclusione chiara sulla loro efficacia poiché questa appare influenzata da svariati aspetti come il metodo d’indagine scelto, la concezione stessa del benessere lavorativo e gli indici utilizzati per la valutazione. Ciò premesso, il dovere delle imprese nell’assicurare spazi lavorativi sicuri ed anche propizi per il buon vivere dei propri dipendenti si configura come una responsabilità irrinunciabile.

Un recente studio condotto dal Wellbeing Research Center dell’Università di Oxford ha aperto nuovi scenari interpretativi su questo tema scottante. Tale indagine ha coinvolto circa 46.000 lavoratori inglesi distribuiti in 223 realtà diverse, evidenziando un’assenza significativa in termini relativi del benessere mentale fra coloro che hanno partecipato ai corsi specifici rispetto a chi ne è rimasto estraneo. Ciò lascia intravedere l’ipotesi che non tutte le azioni destinate al sostegno del benessere possano realmente determinare effetti positivi tangibili sul piano della salute psichica. [SISM] I risultati emersi suscitano stupore tra molti osservatori poiché vanno controcorrente rispetto a convinzioni largamente diffuse. In compenso, altre indagini forniscono uno scenario decisamente più favorevole. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che ogni dollaro investito nel miglioramento delle condizioni lavorative e nel trattamento della salute mentale può generare un ritorno di quattro dollari, facendo riferimento al rafforzamento sia dello stato di salute che dell’efficienza lavorativa degli individui coinvolti. Tale affermazione ha trovato conferma nell’articolo pubblicato su The Lancet Psychiatry del 2016 ed è stata successivamente supportata da studi analoghi condotti dall’Università di Chicago nel 2021 e dalla NSC nel 2022; questi ultimi hanno esaminato le spese nonché gli outcome previsti in ben 36 nazioni con varie categorie economiche per una durata complessiva di **15 anni.

Le divergenze riscontrate fra le diverse ricerche potrebbero derivare parzialmente dai distintivi approcci metodologici adottati dalle due sponde dell’Atlantico, i quali influiscono sulla definizione e la quantificazione del benessere professionale nei contesti europei rispetto a quelli americani. Malgrado queste differenze sostanziali permane l’urgenza imprescindibile di assicurare ambienti professionali che siano sicuri e salutari.

Glossario:

  • Wellness washing: pratica aziendale in cui le aziende attuano politiche di benessere superficiali solo a fini pubblicitari.
  • Gen Z: generazione di persone nate tra la metà degli anni ’90 e i primi anni 2000, riconosciuta per i suoi valori e le sue aspettative nei confronti del lavoro e della vita.

Indipendentemente dalle specificità metodologiche e dalle aree geografiche di riferimento, un punto chiave persiste: il benessere organizzativo non è un semplice “stato” individuale, ma un complesso intreccio di condizioni, pratiche, valori e relazioni che permea tutti i livelli aziendali. Randstad, per esempio, tramite il suo HR Trends & Salary Survey, ha messo in luce un trend crescente nell’importanza attribuita al benessere, sia dai responsabili delle risorse umane che dai lavoratori.

Questo fattore è declinato in un misto di elementi concreti, come il riconoscimento economico, e intangibili, come le opportunità di crescita professionale e il work-life balance. Tuttavia, i risultati della medesima indagine hanno messo in evidenza uno scollamento significativo: è emerso che circa il 38% tra i lavoratori intervistati avverte una diminuzione del proprio stato di benessere nell’arco dell’ultimo anno; al contempo, solamente un modesto 24% riconosce un’effettiva crescita nel suo benessere. In contrasto a ciò, il 54% della categoria HR sostiene che lo stato di salute psicofisica dei dipendenti sia andato incontro a progressi positivi. Questa marcata discrepanza illustra come gli interventi adottati possano apparire validi e meritevoli ma non riflettano sempre le vere necessità e le percezioni degli stessi lavoratori.

La psicologia del benessere aziendale: oltre il superfluo

Nell’attuale panorama imprenditoriale, la questione della salute mentale ha compiuto una transizione significativa: è stata elevata da mera curiosità a elemento cruciale nelle strategie per la gestione delle risorse umane. Qual è dunque il vero significato del promuovere il benessere psicologico all’interno dell’azienda e quali risonanze più articolate comporta sia per l’individuo che per l’intera organizzazione? Analizzando la situazione attraverso una lente di psicologia cognitiva, si evince che un piano efficace dedicato al benessere aziendale deve ambire non solo alla diminuzione dei segni del disagio emotivo, ma soprattutto alla trasformazione dei modelli cognitivi disfunzionali responsabili della loro insorgenza.

Inoltre, esaminando sotto un’altra angolatura quella che è la dimensione comportamentale della psicologia, emerge chiaramente come l’efficacia di tali programmi non dipenda esclusivamente dalla varietà dei servizi offerti; piuttosto dal grado con cui questi ultimi possano reinforce virtuous behaviors in systematic and enduring ways. È quindi imprescindibile progettare uno scenario lavorativo nel quale le scelte salutari diventino non soltanto accessibili ma anche attivamente incoraggiate e premiate. Questo implica una rigorosa analisi del contesto lavorativo da parte delle aziende al fine di eliminare quegli ostacoli che ostacolano l’adozione delle buone abitudini (quali pause regolari o possibilità d’accesso a consulenze specializzate) e sviluppare sistemi incentivanti volti ad accrescere frequenza ed implementazione di tali comportamenti benefici.

La sfida maggiore per le aziende oggi è quella di superare il “wellness washing” e di abbracciare un approccio veramente olistico e integrato alla salute mentale, riconoscendo che i dipendenti non sono solo “ingranaggi” produttivi, ma individui complessi le cui esperienze interne e relazioni esterne influenzano direttamente la loro performance e il loro benessere. Ciò implica un investimento non solo in “pillole di sensibilizzazione”, ma in una trasformazione culturale profonda che ponga il benessere psicofisico al centro della propria identità. Solo così si potrà garantire non solo la sostenibilità dei programmi di benessere, ma anche la creazione di un ambiente lavorativo dove ogni persona possa fiorire, contribuendo al successo comune con una mente sana e un equilibrio duraturo.

  1. [AULSS 2] Giornata Mondiale della Salute Mentale 2025. Ultimo aggiornamento: 3 giorni fa.
  2. [Riflettotv] Studio suggestivo sulle implicazioni dei programmi di salute mentale in azienda.
  3. [SISM] Benessere mentale: Anno 2023. Rapporto pubblicato dal Sistema Informativo per la Salute Mentale.



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