- L'incontro ha evidenziato come i traumi possano persistere per generazioni.
- Studi mostrano una riduzione del volume di ippocampo e amigdala in chi ha subito traumi.
- L'EMDR è supportata da oltre 48 studi randomizzati per le vittime di traumi.
Oltre il Campo di Battaglia
Il 16 luglio 2025, la Biblioteca comunale di Russi è stata teatro di un evento rivelatore intitolato “Ferite invisibili: la battaglia della mente tra PTSD, traumi intergenerazionali e guerra psicologica”. L’incontro, condotto dalla Dottoressa Maristella Orsini, psicologa clinica specializzata nello studio delle ripercussioni psicologiche legate alle esperienze belliche, ha esplorato le conseguenze profonde e spesso ignorate dei conflitti armati sull’animo umano. L’iniziativa, promossa da Anpi Russi e dall’Associazione Senior River, con il patrocinio e il sostegno del Comune di Russi, si è posta l’obiettivo di focalizzare l’attenzione su un aspetto fondamentale della narrazione storica dei conflitti: le lesioni mentali e psicologiche che colpiscono sia i militari che i civili.
La guerra, come messo in luce durante l’evento, non si riduce alla sola distruzione fisica e materiale. Essa imprime cicatrici invisibili, ma non per questo meno lancinanti, nella psiche delle persone. Queste ferite possono manifestarsi in diverse forme, tra cui il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD), i traumi intergenerazionali e gli effetti della guerra psicologica. La Dottoressa Orsini ha evidenziato come questi traumi possano persistere per anni, se non per generazioni, condizionando l’esistenza di chi li ha subiti e dei loro cari.
L’evento ha offerto una visuale poliedrica, integrando le neuroscienze, la psicologia e filmati storici per illustrare l’impatto devastante dei conflitti armati sul cervello umano. Si è sottolineato come le esperienze traumatiche possano modificare la struttura e il funzionamento del cervello, in particolare l’ippocampo e l’amigdala, aree coinvolte nella memoria e nella regolazione delle emozioni. Tali alterazioni possono generare difficoltà nella gestione dello stress, problemi di memoria, ansia, depressione e altri disturbi mentali.
Traumi con la “t” minuscola: Bullismo, Umiliazioni e Separazioni
È importante sottolineare che non tutti i traumi sono uguali. Accanto ai “grandi traumi”, come quelli derivanti da eventi bellici o catastrofi naturali, coesistono i “piccoli traumi”, o traumi con la “t” minuscola. Situazioni come l’essere bersaglio di bullismo, affrontare rapporti difficili con i genitori durante l’infanzia, patire umiliazioni, vivere separazioni complesse o sperimentare una mancanza di cure adeguate da parte dei genitori sono esempi di “piccoli traumi”. La ricerca scientifica ha provato che, indipendentemente dal tipo di trauma, gli individui rispondono manifestando reazioni di stress simili. Di conseguenza, anche l’approccio psicoterapeutico può essere affine, concentrandosi sul meccanismo di funzionamento del cervello piuttosto che sui singoli eventi.
Ciononostante, è cruciale comprendere che non tutti gli eventi avversi si tramutano in traumi e che non ogni esperienza traumatica sfocia obbligatoriamente in sintomi post-traumatici o in una sofferenza psicologica intensa. Molteplici fattori, sia inerenti alla persona (chi subisce il trauma) che all’evento in sé (la natura del trauma), unitamente a elementi che precedono, accompagnano e seguono l’evento traumatico, influenzano in modo considerevole la reazione individuale. La risposta a un’esperienza traumatica non è uniforme per tutti. Le reazioni possono spaziare da un recupero spontaneo e completo in breve tempo a manifestazioni più gravi che compromettono la capacità della persona di vivere normalmente e che richiedono un intervento specialistico.
Di fronte a una minaccia per la vita, l’organismo attiva risposte psicofisiologiche di difesa volte a proteggere l’individuo dal pericolo imminente. Generalmente, queste risposte fisiologiche allo stress si attenuano spontaneamente una volta percepita la cessazione del pericolo. Il cervello è dotato di un meccanismo innato per l’elaborazione delle informazioni che integra i dettagli relativi all’evento nelle reti mnestiche preesistenti, permettendo di “digerirlo” e reinserirlo in modo costruttivo e adattivo all’interno della capacità di raccontare l’accaduto. Tuttavia, quando un evento risulta eccessivamente intenso e devastante, il cervello può andare in “tilt”, intrappolando l’individuo nel momento del trauma e inducendolo a rivivere incessantemente sensazioni, emozioni e pensieri correlati, fino a perdere occasionalmente il contatto con la realtà presente. In tali circostanze, il passato si impone sul presente, potendo causare una “frattura” nell’identità e interrompendo il flusso narrativo del sé tra passato, presente e futuro, culminando nella comparsa di disturbi psicologici, tra cui il PTSD.
Gli effetti a lungo termine dell’esposizione a un evento traumatico non si limitano alla sfera emotiva, ma lasciano segni anche a livello corporeo, modificando sia la struttura/forma che le funzionalità cerebrali. Studi scientifici hanno evidenziato come persone che hanno vissuto traumi significativi presentino, per esempio, una riduzione del volume sia dell’ippocampo che dell’amigdala. Queste scoperte sottolineano il profondo legame mente-corpo e l’importanza di intervenire direttamente sull’elaborazione di tali esperienze traumatiche per consentire all’individuo di “lasciare il passato alle spalle” e riappropriarsi della propria esistenza.

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- Ma siamo sicuri che l'EMDR sia la soluzione......
- E se il vero trauma fosse la perdita di significato......
EMDR: Una Terapia Efficace per i Rifugiati e i Soccorritori
Di fronte all’aumento dei conflitti e delle crisi umanitarie in tutto il mondo, è fondamentale disporre di strumenti efficaci per affrontare le conseguenze psicologiche del trauma. In questo contesto, la terapia di desensibilizzazione e rielaborazione attraverso il movimento oculare (EMDR) si è dimostrata un approccio promettente. L’EMDR è una terapia ben convalidata per i ricordi traumatici e riconosciuta come trattamento di scelta in questo campo. In quest’ambito, *l’EMDR è considerata una terapia consolidata per la cura dei ricordi traumatici e riconosciuta come una delle opzioni terapeutiche privilegiate. Numerosi studi randomizzati controllati (oltre 48) hanno dimostrato la sua efficacia per le vittime di traumi. Un vasto numero di ricerche controllate e randomizzate hanno confermato la sua utilità nei pazienti che hanno subito traumi.* Le linee guida pratiche dell’OMS raccomandano l’EMDR come una delle terapie di elezione per bambini, adolescenti e adulti con PTSD.
L’EMDR si distingue da altre terapie, come la terapia cognitivo comportamentale incentrata sul trauma (CBT), per il fatto che non comporta descrizioni dettagliate dell’evento, sfida diretta delle convinzioni, esposizione prolungata o compiti a casa. Questi fattori rendono la terapia EMDR particolarmente utile nelle emergenze umanitarie, dove le persone possono essere riluttanti a parlare del loro trauma o avere difficoltà a concentrarsi su compiti a casa. L’EMDR è stato utilizzato con successo per trattare rifugiati, sopravvissuti a disastri naturali e altri individui che hanno subito eventi traumatici. Inoltre, l’EMDR può essere facilmente attuato con l’aiuto di un traduttore, rendendolo accessibile a persone di diverse culture e lingue.
È importante sottolineare che anche i soccorritori, che lavorano a stretto contatto con le vittime di traumi, possono essere a rischio di sviluppare una traumatizzazione vicaria. La traumatizzazione vicaria si verifica quando un operatore viene investito del trauma della vittima in modo secondario e indiretto. Questo può portare a sintomi simili a quelli del PTSD, come ansia, depressione, incubi e difficoltà a dormire. Per questo motivo, è fondamentale fornire supporto psicologico anche ai soccorritori, al fine di aumentare la loro resilienza e prevenire l’insorgenza di problemi di salute mentale.
Verso una Cultura della Cura e della Consapevolezza
L’incontro “Ferite invisibili” ha rappresentato un importante passo avanti nella sensibilizzazione sull’impatto psicologico della guerra e del trauma. È fondamentale che la società riconosca e affronti queste ferite invisibili, offrendo supporto e risorse a chi ne ha bisogno. Questo include la promozione di una cultura della cura e della consapevolezza, in cui le persone si sentano a proprio agio nel parlare delle loro esperienze e nel cercare aiuto quando necessario. È inoltre importante investire nella ricerca e nello sviluppo di trattamenti efficaci per il trauma, come l’EMDR, e garantire che questi trattamenti siano accessibili a tutti, indipendentemente dalla loro provenienza o condizione socio-economica.
Dare voce a coloro che convivono con ferite non visibili, riconoscere il dolore che si propaga attraverso le generazioni e promuovere un approccio basato sulla cura e la consapevolezza sono passi essenziali per comprendere le ripercussioni psicologiche della guerra e dei traumi. Solo così possiamo nutrire la speranza di costruire un futuro caratterizzato da maggiore pace e capacità di recupero per tutti.
Resilienza e Integrazione: Un Percorso di Guarigione
Affrontare le “ferite invisibili” richiede un approccio olistico che tenga conto della complessità dell’esperienza umana. La resilienza, ovvero la capacità di superare le avversità e di adattarsi positivamente ai cambiamenti, gioca un ruolo fondamentale nel processo di guarigione. Promuovere la resilienza significa fornire alle persone gli strumenti e le risorse necessarie per affrontare lo stress, gestire le emozioni e costruire relazioni significative. L’integrazione, sia a livello individuale che sociale, è un altro aspetto cruciale. Aiutare le persone a ricostruire un senso di identità e di appartenenza, a trovare un significato nella loro vita e a connettersi con gli altri può favorire il recupero e il benessere psicologico.
In questo contesto, la psicologia cognitiva offre una prospettiva preziosa. Essa ci insegna che i nostri pensieri e le nostre credenze influenzano le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Riconoscere e modificare i pensieri negativi e disfunzionali che derivano dal trauma può aiutare a ridurre l’ansia, la depressione e altri sintomi. La psicologia comportamentale, d’altra parte, ci fornisce strumenti per modificare i comportamenti problematici e sviluppare abitudini più sane. Ad esempio, l’esposizione graduale a situazioni temute può aiutare a superare la paura e l’evitamento. La combinazione di queste diverse prospettive può portare a un approccio terapeutico più completo ed efficace.
Una nozione base di psicologia cognitiva applicabile al tema dell’articolo è che i traumi possono alterare i processi di memoria, portando a ricordi intrusivi e flashback. Una nozione avanzata è che l’EMDR agisce facilitando l’elaborazione di questi ricordi traumatici, permettendo al cervello di integrarli in modo più adattivo. Riflettiamo su come la comprensione di questi meccanismi possa aiutarci a sviluppare strategie più efficaci per supportare chi ha subito un trauma e a promuovere una società più consapevole e compassionevole.
- Pagina del Comune di Russi sull'evento 'Ferite Invisibili' con dettagli sull'iniziativa.
- Pagina del Comune di Russi sull'evento con l'Associazione Senio River.
- Documento PDF ufficiale del Comune di Russi sull'evento "Ferite invisibili", completo di dettagli e programma.
- Sito ufficiale dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, utile per approfondire il ruolo dell'ANPI.