Psicofarmaci tra i giovani: l’allarme silenzioso del +12% nel 2024

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  • Nel 2024, 510.000 studenti (15-19 anni) hanno usato psicofarmaci senza prescrizione.
  • Il 12% degli adolescenti (15-17 anni) ha fatto uso di psicofarmaci nell'ultimo anno.
  • L'uso di psicofarmaci è quasi il doppio tra le studentesse.
  • Decessi per cocaina: 35% dei decessi per intossicazione acuta letale.
  • Il 29% è l'incremento notevole della concentrazione di THC dal 2016 al 2024.

Un’ombra sui giovani: l’escalation degli psicofarmaci senza ricetta

In un’Italia che, nel 2024, ha visto un lieve ma significativo calo nel consumo di sostanze stupefacenti illegali tra i giovani, un dato emerge con prepotenza, gettando un’ombra densa sulle nuove generazioni: l’impennata allarmante nell’uso di psicofarmaci senza prescrizione medica. La “Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2025”, che analizza i dati del 2024, dipinge un quadro complesso, dove a fronte di una generale diminuzione nell’abuso di droghe tradizionali, si registra un’affermazione preoccupante di nuove e insidiose forme di dipendenza.

Il consumo di psicofarmaci senza adeguata supervisione sanitaria ha raggiunto, proprio nel 2024, i valori più elevati mai registrati. Si stima che ben 510.000 studenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni abbiano fatto uso di queste sostanze almeno una volta nella vita. Un sottoinsieme ancor più specifico rivela che 180.000 adolescenti, nella fascia d’età tra i 15 e i 17 anni non ancora compiuti, ne hanno fatto uso nel solo ultimo anno, corrispondente a un desolante 12% del totale. Questo fenomeno si manifesta con una prevalenza nettamente superiore tra le studentesse, quasi il doppio rispetto ai coetanei maschi, un dato che invita a riflettere sulle dinamiche di genere nell’approccio al disagio psicologico e alla ricerca di soluzioni rapide. Questa tendenza, lungi dall’essere episodica, ha mostrato un incremento costante a partire dal 2021, segnalando una criticità sistemica che richiede attenzione immediata.

Il contesto in cui si inserisce questo fenomeno è quello di un consumo di droghe illegalmente diffuse che, sebbene in flessione, rimane “massiccio”. La cannabis, in particolare, continua a essere la sostanza psicoattiva più diffusa, con circa 52 dosi giornaliere ogni 1.000 abitanti e un incremento notevole della concentrazione di THC, quadruplicata dal 7% del 2016 al 29% nel 2024, specialmente nelle nuove formulazioni e nei liquidi per sigarette elettroniche. Tuttavia, sono gli psicofarmaci non prescritti a rappresentare il vero campanello d’allarme, suggerendo che il disagio giovanile stia cercando vie d’uscita in queste sostanze, percepite forse come meno stigmatizzanti o più accessibili rispetto alle droghe illegali.

Accanto a questa escalation, la Relazione evidenzia altri record negativi. Nel 2024 si sono registrate il massimo storico di decessi per cocaina: il 35% dei decessi accertati per intossicazione acuta letale è stato attribuito a questa sostanza, con 80 casi direttamente legati alla cocaina/crack, un numero equivalente ai decessi per eroina/oppiacei. Le analisi delle acque reflue urbane confermano la cocaina come la seconda sostanza illegale più consumata in Italia. Parallelamente, un milione e 530.000 giovani, ovvero il 62% degli studenti, ha riferito di aver giocato d’azzardo almeno una volta nella vita, e oltre un milione e 420.000 ragazzi lo hanno fatto nell’ultimo anno, registrando il dato più alto di sempre. Anche il mondo dei videogiochi presenta criticità, con oltre 290.000 studenti minorenni che hanno mostrato comportamenti a rischio, spesso associati a reazioni emotive intense.

L’aspetto meno luminoso del benessere indotto: la crescente ansia da performance, le pressioni sociali e la fallace convinzione di esistere in soluzioni rapide.

La crescente incidenza dell’impiego degli psicofarmaci tra i giovani – in particolare al fine della somministrazione priva della necessaria prescrizione medica – costituisce uno spaccato significativo delle intricate dinamiche del disagio adolescenziale odierno. Questo non rappresenta esclusivamente un problema legato all’abuso sostanziale; piuttosto emerge come manifestazione tangibile dei problemi associati a una realtà sociale sempre più opprimente ed esigente. Esaminare questa tendenza implica compiere uno studio approfondito sulle cause ad essa correlate: esse oscillano dall’ansia performativa, passando per la pressione sociale alla quale sono soggetti i ragazzi fino all’invasività dei mezzi d’informazione e alla ricerca incessante di una immediata risoluzione alle inquietudini esistenziali.

Un caso emblematico è proprio quello dell’ansia performativa; non appare più come elemento marginale ma ha assunto caratteristiche pervasive tra gli adolescenti contemporanei. Questi giovani si trovano ad affrontare carichi didattici estremamente gravosi accompagnati da continui confronti sui social network – spazi nei quali l’ideale della perfezione diviene misura inevitabile del successo – così come subiscono forti sollecitazioni provenienti dalle speranze familiari. Tali fattori concorrenti spesso generano nelle nuove generazioni sensazioni acute d’insufficienza personale. In questo ambiente, un esame??ato male, un fallimento in un’attività sportiva o una percezione di non conformità agli standard imposti possono scatenare stati d’ansia e depressione. I farmaci, in tal senso, possono apparire come un’ancora di salvezza, un mezzo per silenziare un turbamento o per potenziare le proprie capacità, sia cognitive che emotive, in un’ottica di auto-miglioramento artificiale.

La pressione sociale gioca un ruolo altrettanto rilevante. Il bisogno di appartenenza e l’urgenza di essere accettati dai propri pari possono spingere i giovani a sperimentare sostanze, compresi gli psicofarmaci, per omologarsi o per superare le proprie inibizioni. L’accesso a queste sostanze, talvolta attraverso canali informali o deviati, ne facilita l’uso non supervisionato, trasformando un potenziale strumento terapeutico in un rischio per la salute. Le “ricette false” menzionate in cronache locali, come l’allarme lanciato da Palermo, delineano un mercato sommerso che sfrutta la vulnerabilità dei ragazzi, promettendo un benessere effimero e pericoloso.

In questo contesto, la distinzione tra “droghe” e “psicofarmaci” può apparire sfumata agli occhi di un adolescente. Il termine “psicofarmaco” può portare con sé una connotazione di legalità e, di conseguenza, di minore pericolosità rispetto alle droghe illegali. Questa percezione distorta è alimentata da una mancanza di informazione chiara e accessibile sui rischi dell’uso non terapeutico di queste sostanze. L’assunzione di antidepressivi, ansiolitici o stimolanti senza una diagnosi precisa e senza il monitoraggio di un medico può portare a gravi effetti collaterali, dipendenza e, in alcuni casi, a un peggioramento delle condizioni di salute mentale.

Studio USA: Un’indagine condotta su 20 milioni di ragazzi ha mostrato un aumento significativo dei disturbi legati all’uso di ansiolitici e sedativi tra adolescenti e giovani adulti. L’uso irresponsabile di questi farmaci può portare a serie problematiche di salute.

Inoltre, il mondo digitale amplifica queste vulnerabilità. I social media, con la loro vetrina di vite apparentemente perfette, possono ingenerare un senso di inferiorità e solitudine, spingendo i giovani a cercare nell’uso di farmaci un modo per “adeguarsi” o per evadere da una realtà percepita come opprimente. La facilità con cui si possono trovare informazioni (spesso errate) sui farmaci e la possibilità di scambiare esperienze (spesso pericolose) con altri ragazzi online, crea un ambiente fertile per l’abuso. L’aumento dell’uso di psicofarmaci senza prescrizione, come evidenziato dai dati, non è una semplice statistica, ma il riflesso di un profondo disagio interiore che trova in queste sostanze un tentativo, per quanto fallace, di autogestione del dolore, dell’ansia e della pressione. Comprendere questo fenomeno significa andare oltre la mera condanna dell’abuso e interrogarsi sulle radici di una sofferenza giovanile che chiede di essere ascoltata e affrontata con strumenti diversi da quelli farmacologici.

Sguardi oltreconfine: Italia e il fenomeno globale del disagio giovanile

L’attuale condizione dell’Italia rappresenta soltanto uno degli aspetti in questo quadro internazionale più vasto, contraddistinto da un incremento generale del malessere psicologico tra gli adolescenti. Sebbene il fenomeno possa variare da nazione a nazione attraverso diversi tipi di abuso o dati statistici variabili, ciò che accomuna queste esperienze è indubbiamente la lotta quotidiana degli individui giovani contro immani sfide capaci di compromettere profondamente la loro stabilità mentale.

Nel contesto dei paesi occidentali c’è stato un aumento significativo nella consapevolezza riguardante i problemi legati alla salute mentale. Questo ha comportato non solo una maggiore richiesta d’accesso ai servizi specializzati come quelli psichiatrici e psicologici, ma ha anche fatto crescere parallelamente l’impiego farmacologico per affrontare tali disagi. Diverse interpretazioni sono plausibili in questa duplice dinamica: infatti, sebbene una diminuzione dello stigma riguardo al malessere psichico possa incentivare le persone a richiedere assistenza professionale, contemporaneamente sussiste il rischio che si verifichi una medicalizzazione ingente dei vissuti dolorosi o addirittura una prassi consolidata nel proporre medicinali come prima soluzione terapeutica.

Il report ESPAD Italia 2024 evidenzia un’emergenza in atto: il consumo di sostanze psicotrope, particolarmente tra i giovani, ha visto un picco preoccupante. Sebbene ci sia stata una flessione nei consumi di cannabis, il consumo di psicofarmaci senza prescrizione è aumentato, raggiungendo livelli quasi record, in particolare tra le adolescenti, che manifestano una prevalenza doppia rispetto ai coetanei maschi.

Anno Uso di psicofarmaci senza ricetta (in %) Prevalenza tra le ragazze Prevalenza tra i ragazzi
2021 8% 10% 6%
2022 10% 12% 8%
2023 11% 14% 8%
2024 12% 16% 7,5%

La Relazione annuale al Parlamento 2025 riporta che, nonostante un calo generico nei consumi di sostanze illegali, permane un preoccupante fenomeno di dipendenza da psicofarmaci legali, che amplifica la pressione sui servizi sanitari e sulle famiglie, rivelando l’evidente necessità di riforme nel sistema di salute mentale.

Oltre la chimica: percorsi per una mente resiliente

Il fruscio silenzioso di una compressa che scivola da un blister, l’acqua che la accompagna giù per la gola, quasi fosse un rito quotidiano di pace forzata, ci interroga su una delle sfide più delicate del nostro tempo: l’epidemia di disagio mentale che si manifesta tra i nostri giovani, spesso celata dall’assunzione, purtroppo non sempre consapevole né guidata, di psicofarmaci. In questo scenario, è fondamentale ricordare che il cervello umano, con la sua straordinaria complessità, non è una macchina semplificabile ai soli meccanismi neurochimici. Le prospettive della psicologia cognitiva e comportamentale ci offrono strumenti preziosi per decifrare, e sperare di curare, queste nuove sofferenze.

Una nozione basilare della psicologia cognitiva ci insegna che il nostro comportamento e le nostre emozioni non sono solo reazioni dirette agli eventi esterni, ma sono mediati e influenzati dalle nostre interpretazioni e convinzioni. Di fronte a una sfida (scolastica, sociale, affettiva), un adolescente potrebbe sviluppare “pensieri disfunzionali” o “distorsioni cognitive” – per esempio, credere di “non essere abbastanza” o di “dover essere perfetto” – che alimentano ansia, tristezza e senso di oppressione. Questi schemi di pensiero negativi, se non riconosciuti e modificati, possono diventare circoli viziosi che aggravano il disagio e possono spingere verso la ricerca di facili vie d’uscita, come l’assunzione di farmaci. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT), in questo senso, rappresenta un ponte essenziale per aiutare i giovani a identificare e ristrutturare questi pensieri, sostituendoli con interpretazioni più realistiche e adattive, e quindi a modificare i comportamenti problematici.

A un livello più avanzato, la psicologia comportamentale, con le sue ramificazioni nella psicoterapia basata sulla mindfulness, ci spinge a osservare le nostre esperienze interne, i nostri pensieri e le nostre emozioni, non con giudizio, ma con una curiosità distaccata. I traumi, le pressioni e le ansie che i giovani vivono, spesso lasciano un’impronta profonda, una sorta di “impronta emotiva” che può manifestarsi come una costante iper-vigilanza o una tendenza a rivivere mentalmente eventi stressanti. Pratiche di mindfulness e accettazione, insegnano ai ragazzi a riconoscere queste sensazioni senza lasciarsi travolgere, creando uno spazio di “distanza psicologica” tra sé e il proprio disagio. Questo non significa negare il dolore, ma piuttosto imparare a conviverci, a percepirlo come un aspetto transitorio dell’esperienza umana, piuttosto che come una condizione permanente e invalidante. È un percorso che richiede tempo e dedizione, un allenamento alla resilienza che la pillola, con la sua promessa di sollievo immediato, non può in alcun modo replicare.

Dovremmo tutti riflettere sul significato profondo di questa escalation nell’uso di psicofarmaci tra gli adolescenti. È un sintomo, forse, di una società che valorizza la performance più che il benessere autentico, la velocità più che la profondità, la soluzione immediata più che il paziente percorso di crescita. L’appello, quindi, non è solo a una maggiore attenzione medica e psicologica, ma a una rivalutazione collettiva dei nostri valori, a una promozione di una cultura che celebri la vulnerabilità come parte integrante dell’essere umano e che offra ai giovani gli strumenti per navigare le tempeste della vita con autentica forza interiore, piuttosto che con un’illusoria armatura chimica.

Glossario:
  • Psicofarmaci: Sostanze utilizzate per trattare disturbi mentali, come antidepressivi e ansiolitici.
  • THC: Tetraidrocannabinolo, il principale composto psicoattivo della cannabis.
  • Mindfulness: Pratica di attenzione consapevole al momento presente, utilizzata in terapia.
  • Distorsioni cognitive: Errori di pensiero che possono influenzare negativamente le emozioni e i comportamenti.

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