Psicofarmaci e droghe tra i giovani: ecco perché l’automedicazione è in aumento

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  • Nel 2024, 510 mila studenti tra i 15 e i 19 anni hanno usato psicofarmaci senza prescrizione.
  • I disturbi psicologici con intensità da moderata a severa sono aumentati del 6% dal 2022.
  • La cannabis è coinvolta nel 77% degli interventi per uso personale.

Un velo d’ombra sulla gioventù italiana: l’ascesa degli psicofarmaci e delle sostanze

All’interno della complessa dinamica della nostra attuale società, le statistiche ottenute da analisi recenti riguardanti il consumo di psicofarmaci e sostanze stupefacenti tra i giovani italiani rivelano un quadro caratterizzato da elementi tanto allarmanti quanto profondamente significativi. Questi dati trascendono la mera aritmetica; rappresentano invece un chiaro indicatore del malessere diffuso che pervade la gioventù moderna. La <a class="crl" target="_blank" rel="nofollow" href="https://www.politicheantidroga.gov.it/it/notizie-e-approfondimenti/notizie/pubblicata-la-relazione-al-parlamento-2025-sul-fenomeno-delle-tossicodipendenze-in-italia/”>Relazione annuale 2025 al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, basata sulle informazioni fornite nel 2024, funge da guida essenziale nella comprensione di tale crisi: sebbene emergano segnali di una lieve diminuzione nell’assunzione di certe sostanze illecite, allo stesso tempo vengono alla luce problematiche inquietanti come l’abuso dei farmaci psicoattivi senza prescrizione.

Questo problema è parte integrante dello scenario più ampio delle sfide legate alla salute mentale che affliggono le generazioni più giovani. Infatti, secondo ricerche recenti, circa la metà dei disturbi mentali manifesta sintomi già intorno ai 14 anni; inoltre sorprende scoprire come ben l’80% degli individui sperimenti tali difficoltà prima dei 19 anni. Tuttavia, un dato sconcertante è che la maggior parte di questi casi non viene diagnosticata né trattata. È una condizione che si aggrava con l’età, con il 50% dei disturbi psichici che insorge entro i 16 anni e il 75% entro i 25. La discrepanza tra l’incidenza precoce dei disturbi e la loro scarsa diagnosi suggerisce che un numero considerevole di giovani potrebbe rivolgersi all’automedicazione attraverso sostanze, trovando in esse un effimero sollievo. L’incremento costante nel consumo di psicofarmaci senza prescrizione medica tra i giovani, con un picco storico nel 2024 e che ha visto circa 510 mila studenti tra i 15 e i 19 anni utilizzare psicofarmaci senza prescrizione nel corso della loro vita, con un’incidenza raddoppiata tra le studentesse, è un allarme che non può essere ignorato. Questo dato non è solo una statistica, ma il riflesso di un disagio profondo e spesso inespresso.

An abstract interpretation in the style of neoplasticism and constructivism, showcasing geometric shapes and dimensions, focusing on mental health symbolism.
[IMMAGINE PLACEHOLDER: Una composizione iconica nello stile dell’arte neoplastica e costruttivista, raffigurante forme geometriche pure e razionali.]

Questo scenario si innesta in un contesto più ampio di crescente disagio giovanile che non si manifesta unicamente attraverso l’abuso di sostanze. Il fenomeno della depressione, insieme a problematiche quali il ritiro sociale, il rifiuto scolastico, l’autolesionismo e i disturbi alimentari, rappresenta solo una parte delle molteplici manifestazioni di un disagio che sembra affliggere un numero crescente di adolescenti. Stando ai dati del 2024, si stima che più di 16 milioni di cittadini italiani abbiano riportato la presenza di disturbi psicologici con intensità da moderata a severa; ciò evidenzia un aumento del 6%* rispetto all’anno precedente, il *2022. [Openpolis]. L’affermazione della fragilità emotiva e psicologica tra i giovani sta portando a una crescita esponenziale nelle domande d’assistenza rivolte ai servizi di neuropsichiatria infantile e adolescenziale (NPIA). Negli ultimi dieci anni, queste richieste si sono doppiate*, interessando *circa due milioni di bambini e adolescenti. Sebbene la pandemia da COVID-19 non possa essere considerata l’unica responsabile, è indiscutibile che essa abbia accentuato problematiche già presenti; infatti, il periodo trascorso in isolamento domestico assieme alle restrizioni sociali ha facilitato un aumento significativo di disturbi quali la depressione e le difficoltà legate agli alimenti.

Tra dipendenza e disagio: un mosaico complesso di fattori di rischio

L’uso improprio delle sostanze e degli psicofarmaci senza prescrizione medica tra i giovani rappresenta una realtà ben radicata nella società contemporanea; è infatti il risultato dell’intricata interazione fra vari fattori predisponenti. Questa questione si colloca all’interno di tre aree principali: personale, familiare e sociale. Un tale insieme crea una rete vulnerabile che fa dei ragazzi soggetti altamente suscettibili agli effetti nocivi delle sostanze.

Sotto il profilo personale, il periodo adolescenziale costituisce una fase evolutiva caratterizzata da ricerca del nuovo, spirito indomito e lacune nell’autoefficacia, rendendo questi individui maggiormente inclini al rischio legato alle dipendenze. Tra le peculiarità individuali emerge l’impulsività: essa mostra una correlazione positiva con il fenomeno della tossicodipendenza fino a quadruplicarne le possibilità d’insorgenza. Inoltre, l’errata concezione che certe droghe siano inoffensive accompagna attitudini ribelli ed emerge quale indicatore critico per futuri abusi. Si nota anche come l’alessitimia—ossia la difficoltà nel riconoscimento ed esternazione dei propri sentimenti—si manifesti negli adolescenti consumatori abituali di cannabis; ciò potrebbe rivelarsi il segnale distorsivo attraverso cui cercano d’amplificare o regolare esperienze emotive complesse. D’altra parte, fattori protettivi individuali includono un’elevata “mindfulness” (consapevolezza) e l’ottimismo, che rallentano la progressione verso l’abuso di droghe iniettabili e riducono la probabilità di ricorrere a sostanze.

Il contesto familiare emerge come un terreno fertile per lo sviluppo o la prevenzione dell’abuso di sostanze. L’esposizione prenatale a tabacco e alcol da parte delle madri durante la gravidanza è stata collegata a un rischio aumentato per gli adolescenti. Una storia di maltrattamento, sia fisico che psicologico, si associa positivamente alla tossicodipendenza, spesso mediata dagli effetti dello stress post-traumatico che spinge all’automedicazione. Inoltre, lo stile genitoriale gioca un ruolo cruciale: il controllo psicologico materno è stato identificato come un fattore di rischio, mentre padri con una buona “consapevolezza” hanno mostrato una maggiore capacità di proteggere i figli. Anche il basso livello di istruzione dei genitori può aumentare il rischio, riducendo la percezione del danno da parte dei giovani, una situazione aggravata dalla negligenza parentale. D’altra parte, un attaccamento parentale stabile, l’integrità della famiglia e la ricchezza delle capacità genitoriali agiscono come potenti elementi protettivi.

Infine, i fattori comunitari modellano la percezione e l’accessibilità alle sostanze. L’influenza dei coetanei che fanno uso di droghe è un fattore di rischio significativo, così come l’alta disponibilità percepita di droghe nel quartiere. L’impegno in attività strutturate e non strutturate può mitigare questo rischio. Quando l’uso di sostanze diventa una “norma accettabile” all’interno del proprio ambiente sociale, i giovani tendono a sottovalutarne le conseguenze dannose. Al contrario, forti credenze religiose e un legame solido con la scuola, insieme al supporto degli adulti, rappresentano pilastri protettivi contro l’abuso. In tal senso, la diffusione di prodotti a base di cannabis ad alta potenza, del vaping di nicotina e di nuove sostanze psicoattive, come la “cocaina rosa” (MDMA e ketamina), crea un ambiente di maggiore rischio, evidenziando come la disponibilità di sostanze e la pressione sociale siano elementi cruciali in questo intricato puzzle. In Italia, la Puglia si distingue nettamente quale regione leader nei sequestri di eroina e marijuana. Sebbene questo dato non indichi una crisi uniforme per ogni tipologia di sostanza – il crack risulta essere relativamente meno presente nella zona –, esso rivela una diffusione allarmante delle sostanze stupefacenti nel contesto locale.

Antidepressivi e cocaina: un’analisi dei trend emergenti e dei loro impatti

Le ultime analisi riguardanti il fenomeno delle tossicodipendenze in Italia rivelano due tendenze distinte ma interconnesse: se da una parte si riscontra una modesta ed incoraggiante diminuzione nell’impiego di alcune droghe illecite tra i giovani, dall’altra emerge con crescente intensità l’assunzione non regolamentata degli psicofarmaci insieme ad effetti sempre più devastanti legati alla cocaina. Questi cambiamenti non devono essere interpretati semplicemente come variazioni nei gusti dei consumatori, bensì come indicatori tangibili di disagi profondi che stanno mutando forma.

La cannabis, infatti, continua a dominare il panorama delle sostanze psicoattive presenti nel paese: sono riportate circa 52 dosi quotidiane ogni mille residenti. Risulta coinvolta nel ben il 77% degli interventi da parte della polizia relativi all’uso personale e raggiunge addirittura il 37% del totale delle denunce per traffico illecito. Un fatto preoccupante è rappresentato dall’aumento del contenuto percentuale di THC, ossia il principale costituente attivo dell’erba nelle sue varie forme; esso ha mostrato una crescita vertiginosa passando dal 7% registrato nel 2016 fino a giungere al 29% previsto entro il 2024. Tale incremento è particolarmente accentuato nei prodotti innovativi così come nei liquidi destinati alle sigarette elettroniche; tali variazioni possono esercitare effetti considerevoli tanto sulla salute mentale quanto sullo sviluppo cognitivo degli adolescenti esposti a simili sostanze. Nell’arco dell’anno appena concluso si è osservata una tendenza allarmante: l’impiego dei psicofarmaci senza prescrizione medica, specialmente fra i giovani utenti. Le statistiche indicano che all’incirca 510 mila studenti compresi nella fascia d’età 15-19 anni hanno sperimentato questo tipo di medicinale almeno una volta nella propria esistenza; specificamente sono stati registrati circa 180 mila minorenni (dai 15 ai 18 anni), consumatori recenti del prodotto in questione nel corso dell’ultimo anno. Ciò corrisponde a ben il 12% degli individui appartenenti a tale gruppo demografico; emerge inoltre un predominio significativo, bis mai più alta tra le ragazze. Tra le varie categorie terapeutiche maggiormente impiegate spiccano quelle riguardanti farmaci destinati al sonno o alla sedazione generale (8,4%), quelli tesi alla gestione dell’umore (2,4%), agenti attivi sull’attenzione etichettati come ADHD (2,1%) ed infine quelli associabili alla perdita di peso (1,5%). È interessante notare come la marcata divergenza secondo il sesso nell’assunzione di psicofarmaci orientati sul dimagrimento si presenti con proporzioni superiori al triplo in favore delle donne; ciò potrebbe indicare evidenti squilibri sociali legati ai canoni estetici dettati dalla cultura contemporanea. Come conseguenza ci appare chiaro come vi sia la volontà diffusa fra gli adolescenti d’intraprendere strade autocombustive nel tentativo risolutivo verso problematiche quali ansia, depressione ed altri stati disforici privativi scaturiti da carenze diagnostiche precocemente affrontate. Bisogna altresì considerare la correlazione indiscussa presente quale effetto derivante dall’abuso chimico connesso ai disturbi relativistici all’ansia stessa, salienti difficoltà depressive, massi autoinflittivi parimenti distribuitisi nei soggetti coinvolti. Nel panorama delle sostanze tossiche più rilevanti sul piano sanitario e sociale, la cocaina occupa una posizione preminente. Nel corso del 2024, infatti, è stato riscontrato che il 35% dei decessi provocati da intossicazione acuta mortale fosse direttamente legato all’assunzione di questa sostanza – un fenomeno in aumento costante che ha raggiunto picchi storici. È significativo sottolineare come per la prima volta i mortali incidenti associati a cocaina/crack (80 eventi fatali) abbiano praticamente uguagliato quelli causati da eroina/oppiacei (81 eventi). Non solo: anche nei ricoveri ospedalieri per problemi correlati all’uso di droghe la cocaina gioca un ruolo determinante, incidendo per ben 30%. Un elemento particolarmente inquietante riguarda l’invasiva presenza sul mercato del crack ad alta purezza—con percentuali vicine al 90%—che ha fatto sì che negli ultimi venticinque anni le denunce relative a traffico e possesso siano quasi raddoppiate. [Relazione al Parlamento 2025]. In Puglia, pur essendoci un minore numero di sequestri di crack, si rileva un aumento degli assuntori, un trend preoccupante che vede anche l’iniziativa di distribuire pipe sterili monouso a Bologna per ridurre i rischi associati.

Le Nuove Sostanze Psicoattive (NPS), pur registrando un lieve calo dal 6,4% al 5,8% tra i giovani, rimangono una minaccia costante per la loro variabilità e il difficile monitoraggio. Nel 2024, 79 NPS sono state individuate in Italia, con 47 nuove identificazioni in Europa. Particolare attenzione è rivolta alla “cocaina rosa”, una combinazione di MDMA e ketamina, spesso con altre sostanze psicoattive. Questo panorama di sostanze emergenti e ad alta potenza, inclusi i catinoni sintetici che mimano cocaina e anfetamine, e nuovi derivati semisintetici della cannabis in prodotti da svapo o edibili, rappresenta una sfida per la salute pubblica, poiché rende le sostanze più “appetibili” a un pubblico giovane e può causare danni polmonari improvvisi e gravi. Il fenomeno del policonsumo si rivela come una questione di rilevanza critica: analizzando i dati, emerge che ben il 44% dei 424 decessi associati a droghe, accertati nel corso del 2024, presenta casi in cui vi è stata una contemporanea assunzione di due o più sostanze. Tra le associazioni riscontrate, risultano prevalenti quelle tra cocaina ed eroina, rappresentativa del 22%, seguite da cocaina con metadone al 21%, ed infine alcol ed eroina al 18%. Non sorprende che l’alcol emerga quale sostanza maggiormente identificabile, comparendo in ben il 45% dei casi analizzati. Questa situazione sottolinea chiaramente non solo la complessità intrinseca delle dipendenze ma anche l’essenziale necessità di attuare interventi che siano integrativi e multilaterali.

Oltre i numeri: il disagio non diagnosticato e la ricerca di un senso

Il quadro che emerge dai dati sul consumo di sostanze e sul disagio mentale tra i giovani italiani è un labirinto di correlazioni e sfide. Al di là delle cifre e dei trend, si nasconde la storia, spesso silente, di una generazione che cerca risposte e sollievo in un mondo percepito come sempre più complesso e frammentato. Il fenomeno non è una semplice “epidemia” in senso stretto, ma piuttosto un fenomeno articolato che richiede interventi mirati per affrontare sia il disagio crescente che le sue cause profonde. Non si tratta solo di consumo, ma di un sintomo di qualcosa di più profondo, qualcosa che la psicologia cognitiva e comportamentale cerca di decodificare.

Una nozione base di psicologia cognitiva ci indica che la percezione del rischio e le convinzioni riguardo all’efficacia di una sostanza nel risolvere problemi emotivi sono elementi centrali nell’adozione di comportamenti di abuso. Se un giovane percepisce un disturbo come non risolvibile attraverso canali tradizionali o non lo riconosce nemmeno come tale, e contemporaneamente ha una percezione distorta dei benefici immediati di una sostanza — sia essa uno psicofarmaco non prescritto per l’ansia o la cannabis per il ritiro sociale — è molto più probabile che ricorra a essa. Il rinforzo positivo immediato, seppur effimero, associato all’uso di sostanze, modella il comportamento attraverso meccanismi di apprendimento, rendendo la fuga dal disagio una strategia preferenziale.

A un livello più avanzato, la psicologia comportamentale ci suggerisce che l’aumento dell’abuso di sostanze e psicofarmaci tra i giovani può essere interpretato come un tentativo di coping disadattivo di fronte a traumi non elaborati o a condizioni di stress cronico. La cosiddetta “finestra di tolleranza” – un concetto centrale nella psicotraumatologia – si riferisce alla capacità di un individuo di gestire e integrare le proprie esperienze emotive senza sentirsi sopraffatto. Quando questa finestra si restringe a causa di stress intenso, traumi pregressi o la mancanza di risorse interne ed esterne, l’individuo può andare in iper-arousal (ansia, attacchi di panico) o ipo-arousal (depressione, apatia, ritiro). Le sostanze psicoattive, compresi gli psicofarmaci usati impropriamente, possono offrire un’illusoria regolazione di questi stati disforici, agendo come “stampelle” chimiche per ristabilire, seppur temporaneamente e in modo artificiale, un senso di equilibrio. L’assenza di diagnosi e trattamento per disturbi mentali alimenta questo ciclo, lasciando i giovani privi di strategie efficaci per ampliare la propria finestra di tolleranza e costringendoli a cercare altrove un fragile conforto.

Questo scenario ci invita a una profonda riflessione: se i nostri giovani ricorrono a soluzioni così estreme, non è forse perché il tessuto sociale, familiare ed educativo sta fallendo nel fornire loro strumenti adeguati per navigare le complessità della crescita e del benessere emotivo? È dunque essenziale spostare l’attenzione dalla mera repressione all’ascolto, dalla condanna alla comprensione, e investire in una prevenzione che non si limiti ai divieti, ma che promuova la consapevolezza emotiva, rafforzi le reti di supporto e renda accessibili percorsi di diagnosi e cura prima che il disagio celi la speranza in un’illusoria via di fuga.

Glossario:

  • THC: Tetraidrocannabinolo, il principale composto psicoattivo presente nella cannabis.
  • Mindfulness: Pratica meditativa volta a sviluppare una profonda consapevolezza del presente, incoraggiando una maggiore attenzione al qui e ora.
  • Hikikomori: Sindrome caratterizzata da un marcato isolamento sociale, tipicamente osservabile in giovani adulti e adolescenti.
  • NPIA: Sottodisciplina della medicina focalizzata sulla neuropsichiatria per l’infanzia e l’adolescenza, impegnata nella tutela della salute mentale dei minori.

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