Palmoli: genitori nel bosco in Abruzzo lottano per riavere i figli

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  • Intossicazione da funghi nel 2024 porta all'allontanamento dei figli.
  • Psichiatra Tonino Cantelmi consulente per una strategia mediatica conciliante.
  • Dal 7 gennaio i bambini dovrebbero iniziare a frequentare la scuola pubblica.

Il caso della famiglia anglo-australiana residente nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti, continua a tenere banco, sollevando interrogativi profondi sui limiti delle scelte individuali, i modelli educativi alternativi e il ruolo delle istituzioni nella tutela dei minori. La vicenda, iniziata nell’autunno del 2024 con un’intossicazione da funghi che ha colpito i tre figli della coppia, ha visto un susseguirsi di eventi che hanno portato all’allontanamento dei bambini dalla famiglia e alla sospensione della responsabilità genitoriale.

La strategia difensiva e il ruolo di Tonino Cantelmi

Dopo la doppia bocciatura da parte della Corte d’Appello e del Tribunale per i Minorenni, gli avvocati della coppia, Marco Femminella e Danila Solinas, hanno presentato una nuova istanza contro l’ordinanza di allontanamento. Un elemento chiave della strategia difensiva è la nomina di consulenti di parte, tra cui lo psichiatra Tonino Cantelmi, figura nota anche a livello mediatico. Cantelmi, professore associato all’Università Pontificia Gregoriana e nominato nel 2020 da Papa Francesco come “Consultore del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale”, avrà il compito di affiancare la psicologa nominata dai giudici e di contribuire a una strategia mediatica più conciliante. L’obiettivo è dimostrare un cambio di passo da parte dei genitori, una maggiore apertura al dialogo e una volontà di compromesso rispetto alle loro posizioni iniziali.

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  • Trovo inaccettabile che i genitori mettano a rischio la salute dei figli... 😡...
  • Ma ci siamo mai chiesti se il sistema è davvero infallibile...? 🤔...

I “no” di Nathan e Catherine e le nuove aperture

Uno dei punti critici della vicenda riguarda i “no” espressi da Nathan e Catherine Trevallion fin dall’inizio. Tra questi, il rifiuto di utilizzare il sondino naso-gastrico in plastica per il trattamento dell’intossicazione da funghi, il rifiuto di somministrare antibiotici alla figlia per una bronchite e la mancata richiesta di autorizzazioni per le modifiche all’abitazione. Questi atteggiamenti, interpretati come una rigida adesione ai loro principi e una scarsa collaborazione con le istituzioni, hanno pesato sulla decisione dei giudici. Tuttavia, la difesa punta ora a dimostrare un’evoluzione positiva, un’apertura al dialogo e una maggiore flessibilità da parte dei genitori. A tal fine, sono state allegate alla nuova istanza alcune foto che ritraggono i bambini in situazioni quotidiane, come al supermercato o mentre mangiano un gelato con un cucchiaino di plastica, a testimonianza di un superamento delle precedenti rigidità.

La questione abitativa e la scolarizzazione

Un altro aspetto cruciale è quello della casa. Nathan Trevallion dovrà lasciare a marzo il casolare in comodato gratuito concessogli dall’imprenditore Armando Carusi. Si profila quindi la possibilità di un trasferimento in una struttura messa a disposizione dal sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli. Parallelamente, si pone la questione della scolarizzazione dei bambini, che dal 7 gennaio dovrebbero iniziare a frequentare una scuola pubblica. Data la distanza tra Palmoli e la casa famiglia di Vasto, dove attualmente risiedono i bambini con la madre, si valuta l’inserimento in un istituto scolastico della città vastese. La decisione finale spetterà al tutore nominato dal Tribunale, l’avvocato Maria Luisa Palladino.

Riflessioni conclusive: tra libertà individuale e tutela dei minori

Il caso della famiglia del bosco solleva interrogativi complessi e non facilmente risolvibili. Da un lato, si pone il diritto dei genitori a scegliere modelli educativi alternativi e a vivere secondo i propri valori e convinzioni. Dall’altro, emerge la necessità di tutelare il benessere e lo sviluppo psico-fisico dei minori, garantendo loro un ambiente sicuro, stimolante e conforme alle leggi. Il punto di equilibrio tra queste due esigenze è spesso difficile da trovare e richiede una valutazione attenta e ponderata di tutte le circostanze del caso.

Oltre il bosco: la resilienza come chiave di volta

La resilienza, in psicologia, è la capacità di un individuo di affrontare e superare eventi traumatici o periodi di difficoltà. Nel contesto di questa vicenda, la resilienza diventa una competenza fondamentale per tutti i soggetti coinvolti: i bambini, chiamati ad adattarsi a un ambiente diverso e a elaborare la separazione dai genitori; i genitori, che devono dimostrare di saper mettere da parte le proprie rigidità ideologiche e di collaborare con le istituzioni per il bene dei figli; e le istituzioni stesse, che devono agire con sensibilità e competenza, tenendo conto delle specificità del caso e cercando di favorire il ricongiungimento familiare nel rispetto della legge.

Un concetto più avanzato, legato alla resilienza, è quello della crescita post-traumatica. Questo fenomeno si verifica quando un individuo, a seguito di un’esperienza traumatica, non solo riesce a superare le difficoltà, ma sviluppa anche nuove risorse, competenze e una maggiore consapevolezza di sé. Nel caso della famiglia del bosco, si potrebbe auspicare che questa vicenda, pur dolorosa e complessa, possa rappresentare un’opportunità di crescita per tutti i suoi membri, portandoli a una maggiore comprensione reciproca e a un rafforzamento dei legami familiari.

Riflettiamo: quanto spesso le nostre convinzioni, per quanto radicate, ci impediscono di vedere il mondo da una prospettiva diversa? E quanto siamo disposti a mettere in discussione le nostre certezze per il bene di chi amiamo?


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