- L'8 settembre, si sono verificati quattro incidenti mortali in Italia.
- A Torino, un operaio di 69 anni è morto cadendo da 12 metri.
- Nel 2022, gli infortuni professionali sono aumentati del 25,7% rispetto al 2021.
L’8 settembre si conferma come una data tragica nel contesto occupazionale italiano; infatti, sono stati registrati quattro incidenti mortali, avvenuti in diverse città: Roma, Torino e Riposto (Catania), oltre a Monza. La sequenza degli accadimenti risulta tanto inquietante quanto i risultati finali stessi delle dinamiche studiate dagli esperti nei giorni successivi agli eventi calamitosi. In particolare, a Roma abbiamo assistito alla morte tragica di un lavoratore travolto dal ribaltamento inatteso del muletto con cui stava operando; le prime ricostruzioni parlano chiaramente dell’impatto con il lato della rampa su cui veniva caricato il mezzo pesante che lo trasportava. A Torino si segnalano poi alti toni drammatici: qui, infatti, il volo fatale è stato quello osservato dall’operaio sessantanovenne discendente dal cestello d’una gru dall’altezza imponente dei dodici metri; complice dello spettacolo desolante fu anche una seconda figura professionale allertata per via dell’accadimento doloroso e successivamente accompagnata presso le strutture sanitarie, già sotto choc emotivo per aver visto l’incidente da vicino. Nel territorio etneo vi era infine l’amara vicenda riguardante un soggetto cinquant’enne precipitato dalla costruzione elevata otto metri dal suolo mentre stava eseguendo opere necessarie al suo impiego attuale. Infine, giungiamo nel nostro focolaio analitico alle sfortunate circostanze avvenute a Monza, dove troviamo tragicità ulteriore nell’accadere finale, poiché questo voltafatale ha riportato a uno schiacciaschegge letale per l’operaio quarantottenne, colpevole sempre più inconsapevole degli effetti finali provocatori sulla sua salute a causa dell’arresto cardiocircolatorio notato dai sanitari prontamente intervenuti sul luogo, contro ogni speranza vivente; questi casi ci ricordano come ci sia effettiva mancanza d’applicazione coerente delle regole base sulla sicurezza professionale, generando conseguenze fisiche tangibili unite però agli strascichi emozionali indotti dalle tragedie simili, ampiamente invisibili ai nostri occhi, oltreché frequentemente ignorate dai sistemi istituzionali preposti. Conseguenze psicologiche diffuse, dunque, decisamente non marginalizzabili e fortemente sottovalutate nel dibattito contemporaneo riguardo a queste tematiche spinosissime.
La cronaca di questa giornata si arricchisce purtroppo di altri due feriti gravi. A Marano, in provincia di Novara, un giovane operaio di 27 anni è caduto dal cestello di una gru, riportando ferite classificate come codice rosso. A Desio, anch’esso in provincia di Monza, un lavoratore di 37 anni è precipitato da un’impalcatura da un’altezza stimata di circa dieci metri, subendo un trauma cranico, lesioni al bacino e fratture multiple, e le sue condizioni rimangono estremamente gravi. Questi eventi, lungi dall’essere episodi isolati, rientrano in un quadro nazionale che pur registrando lievi decrementi nel numero totale di infortuni, vede ancora un numero inaccettabile di decessi e inabilità permanenti. Il tema della sicurezza sul lavoro, quindi, non si esaurisce con la prevenzione degli incidenti fisici, ma si estende alla tutela della salute mentale di chi opera in contesti potenzialmente traumatici o di chi assiste a tali tragedie. La perdita di un collega, o anche solo l’essere testimoni di un grave infortunio, può innescare un processo doloroso che va ben oltre la semplice preoccupazione per la sicurezza. Si tratta di un trauma che può insinuarsi profondamente nell’animo umano, modificando la percezione del proprio ambiente lavorativo e influendo sulla qualità della vita a lungo termine.
Il trauma vicario e le sue manifestazioni in ambito lavorativo
La tragica morte dell’operaio a Monza