«Misure»: il corto che svela gli abusi psicologici e i disturbi alimentari

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  • "Misure" premiato al SAFF Sanità Film Festival con il Social Storytelling Award.
  • La regista ha lavorato 3 anni in un'agenzia per modelle.
  • Da settembre tour nelle scuole per stimolare un dibattito costruttivo tra i giovani.

Oggi, 5 agosto 2025, assistiamo all’emergere di un’opera cinematografica che si addentra nelle complesse dinamiche degli abusi psicologici e dei disturbi alimentari. Il cortometraggio “Misure“, diretto dalla regista Marta Capossela, sta riscuotendo notevoli riconoscimenti, aprendo un dialogo cruciale su tematiche spesso silenziate.

L’impatto di “Misure” nel panorama cinematografico e sociale

Il cortometraggio “Misure” si distingue per la sua capacità di affrontare con lucidità e profondità temi delicati come il body shaming, gli squilibri di potere nelle relazioni interpersonali, gli abusi psicologici e i disturbi alimentari. L’opera ha già ottenuto importanti riconoscimenti, tra cui il premio come Miglior Opera Cortometraggio e il Social Storytelling Award al SAFF Sanità Film Festival di Napoli, e il Best Cinematography Award all’Ardea Film Festival. Questi premi sottolineano l’impatto significativo del cortometraggio nel sensibilizzare il pubblico e promuovere una riflessione critica su queste problematiche. La scelta di non dare un nome ai protagonisti, identificati semplicemente come “Lui” e “Lei”, evidenzia come l’appropriazione del corpo femminile possa avvenire anche in contesti relazionali apparentemente normali.

Cosa ne pensi?
  • Un cortometraggio potente e necessario per affrontare un tema delicato... ❤️...
  • Non sono convinto dell'efficacia di questo corto, rischia di banalizzare......
  • Interessante l'analisi psicologica, ma forse dovremmo chiederci: la società...? 🤔...

La visione artistica e la narrazione dell’abuso psicologico

La regista Marta Capossela, con una solida formazione accademica e esperienze internazionali, ha saputo tradurre la sua sensibilità artistica in una narrazione potente e coinvolgente. La sua esperienza di tre anni in un’agenzia per modelle le ha fornito una prospettiva privilegiata sulle dinamiche legate al corpo femminile, spingendola a esplorare queste tematiche attraverso il cinema. La scelta di una fotografia con un’atmosfera claustrofobica, una palette di colori pastello e una luce modulata in base alla carica emozionale delle vicende narrate, contribuisce a creare uno spazio liminale tra la realtà e la sua metaforizzazione, immergendo lo spettatore in un’esperienza visiva intensa e suggestiva. La narrazione dell’abuso psicologico è affrontata evitando stereotipi e suoli rigidamente definiti, immergendo gli eventi nella quotidianità dei personaggi.

L’importanza della diffusione nelle scuole e nei cineforum

La regista e il suo team stanno pianificando un tour nelle scuole e nei cineforum, a partire da settembre, per promuovere la visione del cortometraggio e stimolare un dibattito aperto e costruttivo tra i giovani. L’obiettivo è quello di sensibilizzare gli studenti sui temi affrontati nel film, incoraggiandoli a sviluppare una maggiore consapevolezza e a riconoscere i segnali di abuso psicologico e disturbi alimentari. La proiezione del cortometraggio nelle scuole rappresenta un’opportunità preziosa per educare i giovani alla parità di genere, al rispetto del corpo e alla prevenzione di comportamenti dannosi. Il montaggio del cortometraggio è curato dal lucchese Federico Salvetti.

Riflessioni conclusive: la misura della consapevolezza

Il cortometraggio “Misure” di Marta Capossela rappresenta un importante contributo al dibattito sulla salute mentale e sul benessere psicologico, in particolare per quanto riguarda le dinamiche di abuso e i disturbi alimentari. L’opera ci invita a riflettere sulla fragilità del confine tra normalità e patologia nelle relazioni interpersonali, e sulla necessità di sviluppare una maggiore consapevolezza dei meccanismi psicologici che possono portare all’abuso e alla sofferenza.

Dal punto di vista della psicologia cognitiva, possiamo considerare come i bias cognitivi e le distorsioni percettive possano influenzare la nostra interpretazione delle situazioni e delle relazioni, portandoci a sottovalutare o negare la presenza di comportamenti abusivi. Ad esempio, la tendenza a normalizzare comportamenti inappropriati o a giustificare le azioni del partner può ostacolare la nostra capacità di riconoscere e affrontare l’abuso.

A un livello più avanzato, la psicologia comportamentale ci offre strumenti utili per comprendere come i rinforzi e le punizioni all’interno di una relazione possano contribuire a perpetuare dinamiche abusive. Ad esempio, un comportamento abusivo può essere rinforzato se porta all’ottenimento di un controllo maggiore sull’altro, mentre la vittima può essere punita per aver espresso la propria opinione o per aver cercato di sottrarsi al controllo del partner.

Riflettiamo su come le nostre esperienze passate, le nostre credenze e i nostri valori influenzino la nostra percezione delle relazioni e la nostra capacità di riconoscere e affrontare l’abuso. Cerchiamo di sviluppare una maggiore consapevolezza dei nostri schemi cognitivi e dei nostri pattern comportamentali, in modo da poter costruire relazioni più sane e rispettose.


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