- Voci sul ritiro di Nemanja Matic, ex Roma e Chelsea.
- Fabregas (Como) lo vuole nel team, nonostante i suoi 36 anni.
- Studio del 2013: il licenziamento è un «trauma».
- Traumi cranici negli atleti: rischio di PTSD.
- Rugby Parma Mental Lab: benessere psicologico per gli atleti.
Nell’universo del professionismo sportivo, frequentemente identificato come una manifestazione di forza e resistenza, si celano a volte vulnerabilità sorprendenti. Recentemente, la figura di Nemanja Matic, ex calciatore di prestigio per le squadre della Roma e del Chelsea, è tornata alla ribalta per ipotesi relative al suo ritiro dalle attività agonistiche. Sebbene questa eventualità non sia stata confermata ufficialmente, essa ha già alimentato conversazioni sui possibili sviluppi futuri al di fuori del campo da gioco, specialmente riguardo al legame con il club del Como Calcio. Tali dinamiche sono emblematiche di una questione ancor più ampia e complessa: la diretta relazione tra eventi traumatici ed esercizio della pressione psicologica sulla salute mentale degli sportivi, argomento sempre più cruciale che mette in discussione il mito dell’atleta invulnerabile.
Il potenziale ritiro di Matic e le prospettive extra-campo
Nelle ultime settimane si è diffusa una serie di voci circa un potenziale ritiro dal calcio professionistico da parte di Nemanja Matic. Sebbene queste affermazioni non abbiano trovato ancora una conferma ufficiale, hanno rapidamente catturato l’attenzione delle cronache sportive. Le notizie circolate fra dicembre 2024 e gennaio 2025 vengono da fonti quali Tuttomercatoweb e Gianluca Di Marzio, sottolineando i costanti dialoghi fra l’agente del calciatore e la società del Como. Si tratta peraltro di scenari che vanno oltre un mero ingaggio attivo nella squadra lombarda recentemente promossa in Serie A; questa è guidata da ambiziosi progetti gestionali (con Cesc Fabregas nel ruolo dirigenziale), anch’esso ex compagno d’avventura calcistica con Matic.
Dalle informazioni più aggiornate sembra evidente come Matic si trovi in condizioni atletiche eccellenti nonostante l’età avanzata di ormai 36 anni; questo rappresenterebbe per il Como una risorsa fondamentale grazie alla sua indiscussa esperienza. Fabregas lo sta quindi cercando attivamente poiché desidera fortemente averlo nel team. Si vocifera inoltre che la dirigenza stia valutando opzioni legate non solo a contratti brevi ma anche alla definizione futura della figura dell’ex giocatore all’interno della struttura del club dopo la conclusione della carriera sportiva.
[Sky Sport].
Data di nascita: 1 agosto 1988
Club più recenti: Chelsea, Manchester United, Benfica, Roma, Lione
Riconoscimenti: Due Premier League, FA Cup, Coppa di Lega inglese, Coppa di Portogallo
Questa eventualità, se concretizzata, segnerebbe un passaggio significativo nella carriera di un giocatore che ha militato in club di prestigio, collezionando successi a livello internazionale. Il suo addio al calcio giocato, sebbene non inaspettato data l’età e la lunga carriera, riapre il già ampio dibattito sulla gestione del post-carriera per gli atleti, un momento complesso e delicato che richiede una transizione supportata e consapevole. Le tempistiche di un possibile ritiro non sono chiare dalle fonti, ma i contatti con il Como suggeriscono una pianificazione in corso, che potrebbe sfociare in un annuncio nei prossimi mesi. La prospettiva di un impegno extra-campo per Matic evidenzia la crescente consapevolezza dei club nel voler trattenere figure di esperienza e carisma non solo per le loro doti tecniche ma anche per il bagaglio umano e la conoscenza del settore.
- Che bello vedere come il Como stia pensando al futuro di Matic......
- Il ritiro di Matic? Un campanello d'allarme per la salute mentale......
- Matic al Como: un'occasione per ripensare il ruolo degli ex giocatori...🤔...
PTSD, traumi e perdita del lavoro: una connessione poco esplorata nel mondo dello sport
Parallelamente alle notizie di mercato e alle ipotesi di ritiro, un filone di indagine meno battuto emerge con forza: il legame tra eventi stressanti, traumi psicologici e la salute mentale, con particolare riferimento al contesto del lavoro e, in modo specifico, a quello dello sport professionistico. Ricercatori hanno dimostrato che la perdita del lavoro può essere un evento critico e destabilizzante, e i risultati di uno studio del 2013 definiscono il licenziamento un vero e proprio “trauma” che può minare l’identità professionale e le certezze personali. Inoltre, la pratica sportiva è stata correlata a miglioramenti significativi della salute mentale, attestando come l’attività fisica possa contribuire a ridurre depressione e ansia, fornendo supporto psicologico e sociale [Psicologi dello Sport]. Secondo un report recente diffuso da Gazzetta, i traumi subiti dagli atleti, in special modo quelli cranici, risultano essere potenzialmente disastrosi e permanenti. Tali incidenti possono dar luogo a malattie gravi quali il PTSD, evidenziando così la necessità di un’accresciuta vigilanza e formazione per prevenire e gestire efficacemente queste situazioni.
[Gazzetta dello Sport].
Le ricerche sul PTSD confermano che questo disturbo si manifesta attraverso diversi cluster sintomatologici, tra cui la riviviscenza dell’esperienza (flashback), l’evitamento di stimoli associati al trauma e uno stato di iperattivazione. La perdita del lavoro, specialmente in un contesto ad alta competizione come quello sportivo, può essere estenuante. La necessità di un supporto psicologico non dovrebbe essere sottovalutata, tanto più in una fase delicata come quella del ritiro.
Il supporto psicologico nello sport professionistico: tra performance e benessere
La crescente consapevolezza dell’importanza della salute mentale nello sport ha portato a un aumento del ricorso a psicologi e coach specializzati nel settore. Queste figure sono sempre più integrate negli staff delle squadre e nel percorso individuale degli atleti, non solo per ottimizzare la performance, ma anche per affrontare le sfide personali e le transizioni di carriera. A tale riguardo, uno studio ha sfatato il mito secondo cui gli atleti d’élite avessero profili psicologici migliori rispetto alla media, rivelando lacune nell’”agreeableness” e necessità di supporti mirati [Psicologi dello Sport]. In Italia si stanno sviluppando vari programmi dedicati al miglioramento del benessere psicologico, fra cui spicca il Rugby Parma Mental Lab. Queste iniziative non solo forniscono supporto tangibile agli atleti ma affermano anche che una solida salute mentale rappresenta uno degli elementi fondamentali per raggiungere risultati significativi. Esemplari storie di resilienza emergono da figure del calibro di Gabriele Dovis, maratoneta alle Olimpiadi, che evidenziano quanto sia essenziale avere accesso a risorse psico-emotive tanto durante quanto dopo una carriera nel mondo dello sport.
A mano a mano che si acquisisce consapevolezza dell’importanza della salute mentale nell’ambito delle prestazioni sportive d’alto livello, specialisti come gli psicologi dello sport e i coach sono chiamati a intervenire attivamente. Queste professionalità aiutano gli atleti a elaborare efficaci tecniche di coping per affrontare l’ansia da prestazione, oltre a offrire consulenza su questioni cruciali legate alla transizione verso la vita post-competitiva.
Navigare le maree del cambiamento: la resilienza oltre il campo
Pensiamoci un attimo: cos’è che fa la differenza quando la vita ci mette davanti a un vicolo cieco? Spesso, è la capacità di riorganizzare il nostro modo di vedere le cose. Questa è una forma di resilienza cognitiva, l’abilità del cervello di ristrutturare i modelli di pensiero di fronte alle avversità. Per un atleta, il ritiro non è solo una scelta professionale; è un terremoto identitario.
Riconoscere che gli atleti affrontano sfide complicate, che vanno oltre la mera prestazione fisica, è essenziale per comprendere la loro reale necessità di supporto psicologico. Ciò avvalora il bisogno di creare degli spazi di dialogo e attivare processi di supporto emotivo che accompagnino la transizione verso la vita “normale”.
Le dinamiche di cambiamento che affrontano sono complesse e, se non adeguatamente gestite, possono portare a effetti deleteri non solo sul piano professionale ma anche personale. Riflettere su queste tematiche invita a guardare con maggiore sensibilità alle esperienze degli atleti, riconoscendo che, dietro ogni storia di successo, si cela una realtà umana e complessa che merita attenzione e cura.