- Nel 2023, gli infortuni professionali in Italia sono aumentati dell'1,1%.
- La terapia EMDR ha mostrato una remissione totale del PTSD nel 77% dei casi dopo sole 3 sedute.
- Nel 2023, il settore delle costruzioni ha registrato 150 vittime mortali.
Ripercussioni inattese: il trauma da incidenti sul lavoro e l’efficacia dell’EMDR
Il fenomeno degli incidenti lavorativi continua a rappresentare una realtà dolorosamente ricorrente all’interno del contesto nazionale italiano. Tali eventi generano non soltanto conseguenze tangibili sulla salute fisica dei soggetti interessati; provocano anche profonde e durature cicatrici psicologiche. Gli effetti devastanti si propagano a cerchi concentrici attorno alla persona colpita: familiari e colleghi sono spesso coinvolti nella spirale negativa che mina sia il loro benessere psicofisico sia la produttività dell’intera azienda. In questa delicata situazione emerge impellente l’esigenza di fornire un supporto psicosociale efficiente; tra le modalità terapeutiche più promettenti figura la terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), che si rivela uno strumento potente nella rielaborazione delle esperienze traumatiche.
Secondo quanto riportato dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering, nel corso del 2023 l’Italia ha <a class="crl" href="https://www.respira.re/news/sicurezza-sul-lavoro-lincremento-delle-vittime-nel-2024-richiede-interventi-urgenti/”>registrato un incremento pari al 1,1% per quanto riguarda gli infortuni professionali rispetto all’anno pregresso: il conteggio totale parla chiaro con 1.041 vittime alle quali va aggiunto un confronto positivo per quanto concerne i decessi avvenuti durante gli spostamenti lavorativi—quest’ultimi infatti mostrano una flessione significativa pari al -19.3%, sempre paragonandoli ai dati relativi al 2022—ciò nonostante i numerosi incidenti continuino a destare fortissime inquietudini nell’opinione pubblica. In particolare, il settore delle costruzioni continua a registrare il maggior numero di incidenti mortali, con 150 vittime solo nel 2023. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha evidenziato come le imprese italiane mostrino una minore attenzione alla sicurezza rispetto ad altre nazioni, accentuando la probabilità di tali eventi.
Regione | Numero di Vittime (2023) |
---|---|
Lombardia | 133 |
Campania | 75 |
Veneto | 72 |
Emilia Romagna | 70 |
Il Decreto Legislativo n. 81 del 2008, noto come Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro, stabilisce le norme fondamentali per la tutela della salute e della sicurezza, ma la realtà dimostra quanto sia complesso garantire la piena aderenza e prevenire ogni singolo incidente. Come affermato da Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering, “nonostante il maggior rilievo dato a questi drammi da istituzioni e media, i lavoratori nella loro quotidianità non sono abbastanza tutelati.”
Un evento infortunistico, soprattutto se con esito mortale, genera un’onda d’urto emotiva che può manifestarsi con una vasta gamma di sintomi. Le persone coinvolte, sia direttamente che indirettamente, possono esperire pensieri intrusivi, flashback vividi e incubi notturni, immagini terrificanti associate all’evento, e un generalizzato evitamento di pensieri, luoghi o persone che richiamano l’incidente. A livello psicofisiologico si manifesta spesso un’iper-attivazione, che si traduce in difficoltà di concentrazione, episodi di rabbia, irritabilità e iper-vigilanza. Questi sintomi, se non affrontati tempestivamente, possono evolvere in un Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD), con conseguenze gravi sulla vita quotidiana e professionale degli individui. È fondamentale rendersi conto che queste reazioni non devono essere interpretate come indicatori di fragilità, bensì come reazioni consuete a situazioni eccezionali. Tali risposte necessitano pertanto di un supporto professionale e di una riflessione approfondita sulle complessità legate al trauma.
La terapia EMDR: un faro nella rielaborazione del trauma
Nel vasto ambito delle discipline terapeutiche psicologiche, emerge l’EMDR quale metodo di notevole efficacia nella trattazione dei disturbi associati ai traumi. Dal 2013, tale approccio ha ottenuto il riconoscimento ufficiale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come intervento valido per affrontare tanto il trauma quanto le sue conseguenze. La pratica si fonda su una tecnica caratterizzata da stimolazioni bilaterali alternate — solitamente attraverso movimenti oculari — mirata a facilitare l’elaborazione dei ricordi traumatizzanti.
Indagini recenti evidenziano che l’EMDR ha prodotto risultati significativi nella diminuzione dei sintomi del PTSD, con una percentuale sorprendente di remissione totale pari al 77% dopo soltanto tre sedute. [CNR]. Il processo mira a liberare il cervello dalle “strade bloccate” del ricordo, consentendo una rielaborazione adattiva e la riduzione del disagio emotivo. Il protocollo EMDR non si limita a cancellare il ricordo, ma permette al paziente di re-immagazzinare l’esperienza traumatica in modo meno disturbante. Questo è particolarmente rilevante per chi ha sperimentato incidenti sul lavoro, dove le immagini e le sensazioni legate all’evento possono rimanere vive e dolorose per anni. La terapia, che si articola in diverse fasi, inizia con colloqui preliminari per la raccolta dati e la valutazione clinica, essenziali per la formulazione del caso e la preparazione del paziente.

Un esempio calzante dell’applicazione dell’EMDR nel contesto aziendale è offerto dal protocollo Integrative Group Protocol (IGTP) di Jarero e Artigas (2000), adattato da Maslovaric e Fernandez (2015). Questo protocollo di gruppo, utilizzato per supportare i lavoratori coinvolti in incidenti gravi o mortali, si articola in 2 o 3 sessioni e funge anche da screening per identificare chi necessita di interventi individuali. Dopo una preliminare analisi del contesto e del bisogno emotivo, si procede con la concettualizzazione dell’incidente, valutando il livello di esposizione al trauma. Viene somministrata la scala IES-R (Impact of Event Scale – Revised) di Weiss & Marmar (1996) per misurare l’impatto dell’evento, permettendo la creazione di gruppi di supporto omogenei, differenziati in base al livello di esposizione (diretta, immediata, o indiretta).
I livelli di esposizione vengono così categorizzati: il primo livello include chi era direttamente coinvolto nell’incidente, il secondo chi è accorso subito dopo sul luogo, e il terzo coloro che ne hanno solo sentito parlare. Questa suddivisione è cruciale per prevenire la cosiddetta “traumatizzazione vicaria”, evitando che chi ha un’esposizione indiretta venga esposto a dettagli troppo crudi rilasciati dai direttamente coinvolti. Nel corso delle sessioni, viene esclusa ogni forma di attribuzione di responsabilità o colpe; ciò che si incentiva è piuttosto uno scambio aperto di pensieri, esperienze personali ed emozioni. La creazione di un insieme di norme volto alla riservatezza, unitamente a una generale sospensione del giudizio, consente l’emergere di un ambiente proficuamente sicuramente accogliente, fondamentale per facilitare sia l’apertura sia il processo di rielaborazione.
Percorso di guarigione: testimonianze e risultati
Le sessioni di gruppo iniziano con una fase di debriefing, in cui si dà spazio al vissuto cognitivo, emotivo, somatico e fisiologico. Le testimonianze raccolte evidenziano l’impatto devastante di questi eventi. Frasi come “immagine incredibile, impensabile, nemmeno nei film esistono delle scene del genere” o “non sono più andato in quel punto là” riflettono la profondità del trauma. Sensazioni somatiche quali “scosse elettriche in tutto il corpo”, “pelle d’oca” o “difficoltà a dormire” indicano la persistenza dell’attivazione fisiologica legata all’evento.
La fase successiva, il “gruppo di rielaborazione”, si articola in quattro momenti cruciali. Inizialmente, si individua e rafforza un “posto al sicuro”, un luogo o momento in cui la persona si sente protetta. Segue la fase di assessment e desensibilizzazione: partendo dall’immagine più disturbante, se ne misura il livello di disturbo su una scala da 1 a 10. Attraverso l’uso del disegno e della stimolazione bilaterale, si lavora per trasformare l’immagine e l’attivazione corporea associata, riducendo gradualmente o in modo altalenante il livello di disagio.
La fase di installazione è il momento in cui, durante la desensibilizzazione, emerge un pensiero positivo, una sensazione gradevole o un ricordo di sollievo. Questa risorsa, emersa naturalmente, viene rinforzata tramite il disegno e la stimolazione bilaterale. Infine, una scansione corporea permette di individuare eventuali sensazioni residue nel corpo, siano esse gradevoli (da rafforzare) o disturbanti (da desensibilizzare ulteriormente), scaricando le ultime tensioni fisiche. I feedback dei partecipanti testimoniano l’efficacia del processo: “non sento più quell’emozione forte, è sparita”, “la mia mente non si ferma più su quell’immagine”, “mi sento più calmo”.
A distanza di una settimana dalla rielaborazione, la scala IES-R viene somministrata nuovamente, permettendo di confrontare il prima e il dopo e di valutare l’efficacia dell’intervento. I risultati mostrano una notevole riduzione della sintomatologia in chi ha partecipato al protocollo. Interessante notare come, in alcuni casi, persone non direttamente presenti sull’incidente, ma esposte ai racconti dei colleghi, abbiano sviluppato una sintomatologia peggiorata a distanza di tempo, sottolineando l’importanza di un supporto esteso e tempestivo a tutti i livelli di coinvolgimento.
Oltre l’incidente: costruire un ambiente di lavoro resiliente
Il supporto psicologico dopo un incidente mortale all’interno di una realtà aziendale riveste un’importanza cruciale che non va affatto trascurata. La scomparsa di un collega esercita effetti devastanti sia sugli individui direttamente legati al defunto tramite relazioni personali sia su quelli testimoni dell’evento o informati attraverso altre fonti. Un professionista esperto nel campo della psicotraumatologia, come uno psicologo del lavoro qualificato, è capace di fornire assistenza alle persone colpite nell’affrontare i loro stati d’animo difficili; tale aiuto include il superamento delle ripercussioni emotive e comportamentali derivanti dalla tragedia avvenuta. Le azioni volte a elaborare il trauma si propongono di ripristinare fiducia e sicurezza nel contesto professionale, dando accesso agli strumenti necessari per navigare attraverso il processo del lutto ed identificando strategie utili a recuperare l’equilibrio perso.
È essenziale adottare una strategia globale nella quale venga considerata tanto l’emergenza immediata post-evento quanto l’attenzione continua verso il benessere psichico dei collaboratori: questo rappresenta una componente vitale per garantire spazi lavorativi sani ed efficienti. In questo contesto va menzionata con particolare enfasi la terapia EMDR; essa risulta estremamente efficace nel trattamento dei disturbi da stress post-traumatico (PTSD) così come nei traumi più complessi ad essa associati– si configura quindi come uno strumento imprescindibile nel processo di riabilitazione psicologica. La capacità di un’azienda di prendersi cura dei propri dipendenti in momenti così difficili non solo risponde a un dovere morale, ma contribuisce anche a rafforzare il senso di appartenenza e a facilitare il ripristino delle performance lavorative.
In un mondo in continua evoluzione, dove la produttività è spesso al centro dell’attenzione, è facile dimenticare la fragilità umana e le profonde cicatrici che eventi traumatici possono lasciare. Dal punto di vista della psicologia cognitiva, un trauma, come un grave incidente sul lavoro, può alterare il modo in cui il cervello elabora e immagazzina le informazioni. I ricordi traumatici non vengono elaborati e integrati nel sistema di memoria a lungo termine in modo coerente, ma rimangono “bloccati” in una rete di memorie disfunzionali, spesso accompagnate da forti emozioni e sensazioni fisiche. Questa è la ragione per cui le immagini e i suoni possono ripresentarsi in flashback potenti e incontrollabili, proprio perché il cervello non è riuscito a categorizzarli e archiviarli correttamente. La terapia EMDR, con i suoi movimenti oculari, aiuta a stimolare la rielaborazione di queste memorie, permettendo al cervello di rimettere in ordine i “cassetti” dei ricordi, e a far sì che l’evento traumatico divenga un ricordo meno angosciante, integrato nel proprio percorso di vita. Immaginate la mente come una biblioteca: quando accade un trauma, alcuni libri vengono strappati dalle loro pagine e gettati in un angolo disordinato, ma con l’aiuto giusto, è possibile rimettere ogni cosa al suo posto, creando un nuovo ordine.
Glossario:
- EMDR: Eye Movement Desensitization and Reprocessing, una terapia psicologica per il trattamento di traumi e PTSD.
- PTSD: Disturbo da Stress Post-Traumatico, una condizione di salute mentale che può svilupparsi dopo aver vissuto un’esperienza traumatica.
- Decreto Legislativo n. 81 del 2008: norma italiana che disciplina la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.


- Archivio dei comunicati stampa di Vega Engineering, utili per statistiche sugli infortuni.
- Pagina dell'OIL dedicata a salute e sicurezza sul lavoro, dati e normative.
- Pagina dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro dedicata a salute e sicurezza.
- Sito ufficiale dell'associazione EMDR Italia, approfondisce la terapia EMDR.