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Incidenti stradali: perché sottovalutiamo le ferite psicologiche?

- Nel 2023, in Italia, 166.525 incidenti hanno causato 3.039 decessi.
- Circa il 30% delle vittime sviluppa sintomi di PTSD.
- A Firenze, nel 2023, 78 persone hanno ricevuto supporto psicologico.
Gli incidenti stradali rappresentano un’emergenza sanitaria e sociale costante nel nostro Paese. Ogni anno, un numero elevatissimo di persone – si parla di circa 50 milioni a livello globale e, in Italia, solo nel 2023, 166.525 incidenti con lesioni a persone che hanno causato 3.039 decessi e 224.634 feriti – è coinvolto in questi eventi, spesso con conseguenze fisiche devastanti. Tuttavia, vi è un aspetto ancora troppo spesso sottovalutato e meno visibile legato a queste tragedie: il profondo e duraturo impatto psicologico sulle vittime dirette, sui loro familiari e persino sui soccorritori. Nonostante la frequenza con cui si verificano gli incidenti, la consapevolezza e l’attenzione verso le ferite emotive che ne derivano rimangono limitate. È ora di accendere i riflettori su questa “emergenza psicologica” che si cela dietro le statistiche sugli infortuni.
Le conseguenze di un incidente stradale non si limitano infatti alle lesioni fisiche, per quanto gravi possano essere. Anche coloro che riportano danni lievi possono sviluppare gravi disturbi psicologici. Studi dimostrano che, già a distanza di un mese dall’evento, i sopravvissuti possono manifestare alterazioni funzionali e cognitive, un’ansia generalizzata e una significativa riduzione della qualità della vita.
Secondo dati recenti, circa il 30% delle vittime di incidenti stradali sviluppa sintomi di disturbo post-traumatico.
[GuidaPsicologi.it]
Questa diminuzione della qualità della vita è particolarmente evidente non solo nei casi di incidenti gravi con esiti invalidanti, come l’amputazione di un arto, ma anche in quelli apparentemente meno severi. Un fenomeno comune associato a traumi estremi è indubbiamente il disturbo post-traumatico da stress (PTSD), frequentemente correlato a esperienze depressive e ansiose non trascurabili.
Numerosi elementi contribuiscono a determinare la gravità delle ripercussioni psichiche subite dagli individui interessati. Un aspetto fondamentale è senza dubbio il dolo cronico. Altri segnali rilevanti comprendono l’ospedalizzazione a lunga durata del ricovero medico necessario durante questo processo. A direzione verso qualche blocco significativo: esempio: 1.-L’inserimento d’identificazione inguinale 2. possibilità diagnoscolare acuta offerta su condotte ostetriche dolcemente assorbite nel spingerla dettata variabile. Il pronto consapevolezza stimolante modulata renda relazionando salute.
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Il disturbo post-traumatico da stress (PTSD): sintomi e manifestazioni
Il disturbo post-traumatico da stress rappresenta una condizione psichica complicata e subdola, frequentemente originata dall’esperienza diretta di eventi traumatici. Nonostante non ogni individuo esposto a tali traumi sviluppi questa specifica disfunzione psicologica – secondo alcune valutazioni circa un terzo delle vittime presenta segni diagnostici – vi è tuttavia una diffusione annuale stimata al 2,4% fra gli italiani. Chi soffre di PTSD affronta problematiche cliniche significative e protratte nel tempo, con effetti devastanti sulla propria esistenza quotidiana.
Le manifestazioni del PTSD sono categorizzabili in quattro gruppi distintivi. La categoria iniziale comprende i sintomi intrusivi. Tra questi spiccano episodi spontanei e imprevisti quali i ricordi indesiderati, esperienze vive considerate come flashback, ovvero momenti nei quali sembra d’improvviso rivivere nuovamente il trauma subito; infine si aggiungono i sogni ricorrenti, attinenti alla tragedia vissuta. È frequente sognare quell’accadimento oppure assistere ad esso attraverso le avventure oniriche riguardanti persone amate. Tali flashback cognitivi emergono senza preavviso durante lo scorrere normale della giornata; infatti, basta talora un suono acuto per risvegliare dalla mente ricordi dolorosi dell’incidente subito. La terza categoria si riferisce alle alterazioni cognitive e umorali. Queste alterazioni possono manifestarsi attraverso stati depressivi e un profondo senso di colpa, spesso motivato dalla mera sopravvivenza in eventi nei quali altre persone hanno subito gravi conseguenze o sono decedute. Un distacco emotivo dagli altri individui diventa quindi frequente, accompagnato dall’incapacità di provare emozioni positive. Si riscontrano altresì pensieri catastrofici e una spiccata irritabilità, che porta a una gestione inadeguata della rabbia, talvolta sfociando in scoppi d’ira immotivati. Dal punto di vista cognitivo, si osservano difficoltà nella concentrazione, assieme a problemi di memoria; nelle situazioni più gravi si può arrivare all’amnesia dissociativa, riguardante particolari dettagli del trauma vissuto. Le persone con PTSD possono sviluppare convinzioni negative esagerate su se stesse e sul mondo (“Non merito niente”, “Non posso fidarmi di nessuno”), attribuendo a sé stessi responsabilità irrealistiche per l’accaduto.
Infine, la quarta categoria riguarda le alterazioni della reattività. Il soggetto con PTSD sperimenta un aumento dell’arousal, un’eccessiva attivazione del sistema nervoso centrale. Questo si traduce in uno stato di ipervigilanza, problemi del sonno e una tendenza esagerata ad allarmarsi anche in risposta a stimoli innocui, come un allarme che suona o un tuono. Il corpo rimane in uno stato di allerta costante, pronto a fronteggiare un pericolo che non c’è più. Spesso, questa condizione si associa a disturbi dissociativi, con episodi di depersonalizzazione (sensazione di essere staccati dal proprio corpo) e derealizzazione (sensazione di irrealtà dell’ambiente circostante).
La gravità del PTSD può essere influenzata da diversi fattori, tra cui il sesso (risulta più diffuso nel sesso femminile), l’età, la zona del corpo che ha subito lesioni e il trattamento ricevuto. Un PTSD, se non gestito in modo adeguato e in tempi utili, rischia di provocare effetti a lungo termine piuttosto seri, complicandosi con altre patologie quali la depressione, le problematiche legate all’uso di sostanze—dove spicca l’abuso d’alcol come una modalità inefficace per affrontare lo stress—e andando a influenzare anche condizioni somatiche come il colon irritabile. Inoltre, chi vive con un PTSD presenta un elevato livello di rischio nei riguardi del suo stesso suicidio.
- Articolo molto utile, finalmente si parla apertamente di......
- Sottovalutare le ferite psicologiche è un errore grave, però......
- Forse dovremmo concentrarci di più sulla prevenzione degli incidenti......
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Le risorse di supporto psicologico in Italia e il caso del Cardarelli
Di fronte all’impatto devastante degli incidenti stradali sulla salute mentale, l’importanza di un supporto psicologico efficace e tempestivo diventa cruciale. Fortunatamente, in Italia sono state implementate diverse iniziative volte a fornire assistenza alle vittime e ai loro familiari. Tra queste, spicca il progetto ANIA CARES, ideato dalla Fondazione ANIA in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e la Polizia Stradale. ANIA CARES costituisce la prima iniziativa di supporto psicologico specificamente pensata per coloro che sono stati coinvolti in incidenti stradali e per i loro familiari, sostenuta economicamente dalle compagnie assicurative italiane. L’accesso a questo servizio è completamente gratuito e si garantisce attraverso una linea telefonica dedicata, il numero 800 893 510, che è operativo senza interruzioni, a qualunque ora del giorno e della notte, tutti i giorni della settimana. Questo supporto riveste un’importanza cruciale: statistiche iniziali indicano che, fin dalle sue prime fasi operative, ANIA CARES ha assistito oltre 1. Il drammatico aumento delle richieste ha messo in evidenza l’urgenza vitale della disponibilità di assistenza psicologica specializzata dopo esperienze traumatiche.
In questo contesto s’inserisce ANIA CARES, che mira a fornire un servizio immediato d’emergenza psichica, esteso capillarmente sull’intero territorio italiano. Gli utenti possono usufruire del servizio tramite un apposito numero verde (800 893 510) attivo incessantemente ogni giorno dell’anno. Le persone direttamente coinvolte in sinistri stradali – incluse le famiglie delle vittime e coloro che fungono da testimoni – possono ricevere assistenza professionale subito dopo gli eventi critici. Lanciato nel lontano 2017, tale progetto ha assunto una rilevanza significativa nella collettività perché identifica chiaramente e interviene sulle cicatrici emotive create dagli incidenti sulla strada.
Rivolgo particolare menzione al comune fiorentino: nella città, Firenze, durante l’anno 2023, ben 78 individui, includendo sia parenti delle vittime sia membri della Polizia Municipale, hanno beneficiato del necessario supporto psicologico seguente a spiacevoli episodi stradali gravi. Questo costituisce non solo una testimonianza dell’impegno collettivo, ma anche una chiara dimostrazione del potenziale impatto positivo dell’assistenza psicologica nelle situazioni critiche.
La proposta di ANIA CARES si fonda su un protocollo di intervento innovativo e prevede non solo l’assistenza diretta alle vittime, ma anche la formazione di tutte le figure professionali che entrano in contatto con loro: dalle forze dell’ordine, che sono spesso i primi a intervenire sul luogo dell’incidente, ai medici legali, fino ai professionisti delle compagnie assicurative. Questo approccio integrato mira a garantire che il supporto psicologico sia parte integrante del percorso post-incidente, riconoscendo il trauma emotivo fin dalle prime fasi. Attraverso cicli di incontri, che possono essere telefonici o în videochiamata, il servizio offre un percorso strutturato di sostegno.
Nel 2023, sono stati attivati 32 psicologi in interventi di supporto emergenziale per aiutare i familiari delle vittime e gli operatori che si trovano a gestire situazioni ad alto impatto emotivo.
“L’intervento di psicologi professionisti în drammatiche situazioni di emergenza come gli incidenti stradali gravi, si è dimostrato un prezioso sostegno. ”
[Ordine degli Psicologi della Toscana]
É evidente la rilevanza di un approccio tempestivo e di una formazione adeguata per gestire gli effetti emotivi di tali eventi traumatici.
Affrontare il trauma: percorsi terapeutici e prospettive future
Come abbiamo avuto modo di approfondire, gli incidenti stradali, pur sembrando circostanze legate esclusivamente agli aspetti fisici o materiali dell’incidente stesso, possono generare delle ferite profonde ma invisibili nell’animo umano. Questo fenomeno si manifesta frequentemente attraverso un quadro clnico complesso noto come disturbo post-traumatico da stress (PTSD). È pertanto indispensabile riconoscere l’importanza della diagnosi tempestiva e del trattamento adeguato per evitare che questa condizione diventi cronica con possibili gravi ripercussioni non solo sulla dimensione psicologica del soggetto, ma anche sulla salute fisica generale e sul benessere complessivo nella vita quotidiana.
Si rintracciano diversi approcci terapeutici mirati al contenimento efficace del PTSD. In particolare, due modalità emergono quale riferimento privilegiato: da un lato vi è la psicoterapia cognitivo-comportamentale focalizzata sul trauma; dall’altro figura l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing). Entrambi i percorsi terapeutici mirano a facilitare il processo di rielaborazione traumatica, cons entendo al paziente di affrontare senza timore i ricordi dolorosi oltreché le situazioni o le figure umane correlate all’episodio traumatico vissuto. L’evitamento, sebbene possa sembrare una strategia protettiva nell’immediato, finisce con il mantenere vivo il trauma, impedendone la risoluzione.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale si concentra sull’identificazione e la modificazione dei pensieri negativi e distorti legati al trauma (“È colpa mia”, “Il mondo è un luogo pericoloso”) e sullo sviluppo di strategie di coping più funzionali per gestire l’ansia e la paura. L’esposizione graduale e controllata ai ricordi traumatici (immaginativa) e alle situazioni temute (in vivo) è un elemento chiave di questo approccio, permettendo al paziente di riprocessare l’esperienza in un ambiente sicuro e supportato.
L’EMDR, d’altro canto, si basa sulla stimolazione bilaterale alternata (oculare, tattile o acustica) mentre il paziente si concentra sul ricordo traumatico. Si ipotizza che questa stimolazione faciliti la comunicazione tra i due emisferi cerebrali, permettendo una rielaborazione più adattiva del ricordo traumatico. L’obiettivo è ridurre la carica emotiva associata al trauma e integrare l’esperienza dolorosa nella memoria autobiografica in modo più coeso e meno disturbante. In molti casi, una terapia farmacologica viene associata all’intervento psicoterapeutico con il preciso scopo di affrontare sintomi particolari come insonnia intensa, ansia acuta o depressione correlata. L’impiego degli antidepressivi – soprattutto gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) – è volto a mitigare i sintomi legati al PTSD e a potenziare così l’efficacia delle sedute terapeutiche. Tuttavia risulta imperativo ribadire che il solo ricorso ai farmaci non equivale a una soluzione completa per il trattamento del PTSD; essi devono costituire piuttosto un ausilio nel contesto del trattamento globale.
Pur nella presenza di opzioni terapeutiche valide ed efficaci sul mercato attuale, lo scenario resta complesso quando si parla dell’accessibilità al sostegno psicologico per coloro che hanno vissuto incidenti stradali. I fattori quali la bassa consapevolezza, relativa alle conseguenze emotive derivanti da simili esperienze traumatiche, accompagnati dalla negativa percezione sociale dei disturbi mentali – fenomeno noto come stigmatizzazione, così come le ingenti difficoltà sia finanziarie sia organizzative nel raggiungere i servizi psichiatrici coerentemente presenti nei vari contesti sanitari, diventano veri limiti operativi da superare. Pertanto diventa cruciale promuovere reti collaborative più robuste, incrementando negli individui la consapevolezza rispetto agli effetti che queste problematiche comportano, e favorendo uno scambio fruttuoso fra strutture emergenziali, assistenza medica generica e mental health services. Le iniziative locali unite a progetti significativi come ANIA CARES segnano traguardi notevoli in una direzione corretta; tuttavia, è imprescindibile riconoscere che molte sfide restano da affrontare affinché ciascuna vittima di incidenti stradali ottenga il sostegno psicologico necessario, in modo sia celere che adeguato. Investire nel sostegno psicosociale dopo un incidente non costituisce solamente un dovere morale; si tratta anche di un vantaggio per la collettività intera. Infatti, tale azione aiuta a diminuire la pressione sui sistemi sanitari e previdenziali, mentre promuove una rapida ripresa del benessere e della funzionalità degli individui coinvolti.
Comprendere per aiutare: la psicologia del trauma e la resilienza
Il trauma, come quello scatenato da un incidente stradale, è un’esperienza che irrompe nella vita di una persona e ne sconvolge l’equilibrio. Dal punto di vista della psicologia cognitiva, il trauma “rompe” le nostre aspettative sul mondo e su noi stessi. Ci eravamo costruiti un’idea di sicurezza, di controllo, di invulnerabilità, e l’evento traumatico dimostra brutalmente la fragilità di queste convinzioni. Il cervello, di fronte a un pericolo estremo, attiva risposte di sopravvivenza come il “lotta o fuga” o il “freezing” (congelamento), e queste risposte d’emergenza possono lasciare un’impronta duratura. I ricordi traumatici non vengono processati e immagazzinati come i ricordi “normali”; spesso rimangono frammentati, vividi e intrusivi, come se l’evento stesse ancora accadendo. L’obiettivo della terapia, in questo senso, è aiutare il cervello a riprocessare questi ricordi, a integrarli nel contesto del passato, a togliergli quella carica emotiva disturbante che li rende attuali e soverchianti. È come riorganizzare un archivio disordinato, mettendo ogni cosa al suo posto.
Dal punto di vista della psicologia comportamentale, il trauma può portare allo sviluppo di comportamenti di evitamento (non prendere più la macchina, non passare più per quel luogo) che, sebbene inizialmente possano ridurre l’ansia, a lungo andare la mantengono e la rinforzano, impedendo la riappropriazione degli spazi e delle routine quotidiane. La terapia comportamentale mira a rompere questo circolo vizioso, aiutando la persona a riaffrontare gradualmente le situazioni temute, in modo controllato e sicuro, per “disimparare” la risposta di paura e ridare fiducia nelle proprie capacità di gestire le emozioni.

Un concetto fondamentale legato al trauma è quello di resilienza. Non tutte le persone esposte a un trauma sviluppano un disturbo post-traumatico. La resilienza è la capacità di far fronte agli eventi avversi, di superarli e persino di uscirne rafforzati. È influenzata da fattori individuali (avere buone capacità di problem-solving, una visione positiva di sé) e da fattori ambientali (avere una rete di supporto sociale forte, accedere a risorse di aiuto). Comprendere la resilienza ci permette di spostare il fuoco non solo sulla “malattia” (il PTSD) ma anche sulla “salute” e sulle risorse che possono essere mobilitate per favorire la guarigione e la crescita post-traumatica. Fornire supporto psicologico non significa solo curare un disturbo, ma anche sostenere e rinforzare le capacità resilienti innate nella persona, aiutandola a riscoprire la propria forza interiore e a ricostruire la propria vita. Riflettere su questi aspetti ci invita a considerare il trauma non solo come una ferita, ma anche, in un percorso di guarigione supportato, come un’opportunità per una più profonda conoscenza di sé e un rafforzamento interiore.
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