Incidente di Marini: l’importanza cruciale del supporto psicologico

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  • Luca Marini ha subito una lussazione dell’anca a sinistra e altre lesioni gravi.
  • Il team Honda HRC ha confermato fratture sia dello sterno che della clavicola.
  • L'EMDR è efficace nel trattamento dei traumi, per gestire l'ansia.

L’epocale evento che ha colpito l’ambiente motociclistico arriva dal tracciato giapponese di Suzuka; qui si è verificata una gravissima incidente coinvolgendo l’atleta italiano Luca Marini, impegnato nei test propedeutici alla rinomata gara delle 8 Ore prevista all’inizio d’agosto. Il sinistro risale al 28 maggio 2025 e le sue ripercussioni hanno assunto notevole rilevanza per il membro del team Honda HRC, nonché fratello dell’acclamato campione delle due ruote Valentino Rossi. La presenza nel Paese asiatico era finalizzata ad acclimatarsi alla CBR1000RR-R SP attraverso un’intensa serie sperimentale sul circuito nipponico e seguente la sua performance al GP britannico tenutosi a Silverstone. Tuttavia, nel corso della seconda giornata dedicata alle prove su pista, Marini ha subito una caduta drammatica da cui sono emerse complicazioni sanitarie gravi: i danni riportati comprendono infatti una lussazione dell’anca a sinistra, **fratture sia dello sterno che della clavicola sul lato sinistro, lesioni ai legamenti del ginocchio destro e infine un **pneumotorace a destra come evidenziato dalle comunicazioni ufficiali fornite dal team stesso.

Nel bollettino medico, si riporta che Marini ha subito gravi fratture, è stato stabilizzato e rimarrà in osservazione fino a nuovo avviso. [Eurosport]

L’entità dell’infortunio ha reso necessario il trasporto immediato in un ospedale locale, dove il pilota è stato stabilizzato. Marini rimarrà sotto osservazione in Giappone fino a quando le sue condizioni non saranno considerate idonee per affrontare il viaggio di ritorno. I tempi di recupero non sono stati ancora definiti, lasciando un’incognita sulla sua partecipazione ai prossimi appuntamenti del motomondiale. Attraverso i suoi canali social, Luca Marini ha voluto rassicurare fan e addetti ai lavori, esprimendo gratitudine per il supporto ricevuto e promettendo aggiornamenti sul suo percorso di riabilitazione.

Aggiornamenti delle ultime ore:
Luca ha postato un selfie dall’ospedale con il messaggio: “Grazie a tutti del supporto! Vi tengo aggiornati”. [RaiNews]

L’infortunio di Marini evidenzia ancora una volta i rischi intrinseci legati allo sport motociclistico professionistico, dove la ricerca della performance si scontra costantemente con la possibilità di incidenti gravi. Il crollo di un pilota di prestigio quale è Marini non attira soltanto i riflettori sugli aspetti corporei della sua lesione, ma solleva anche interrogativi significativi circa le conseguenze psicologiche che tale incidente potrebbe innescare nella sua carriera e nel suo equilibrio mentale.

L’impatto psicologico degli incidenti nel motociclismo: un’analisi

Gli incidenti nel motociclismo non sono solo eventi fisici, ma rappresentano spesso un colpo duro anche a livello psicologico. La parola “trauma”, di origine greca, significa “ferita” o “lacerazione”, un termine tristemente appropriato per descrivere sia le lesioni fisiche che le ferite emotive riportate da un pilota in seguito a una caduta. Dal punto di vista della psicoanalisi, un trauma è definito come un evento a cui una persona non riesce a rispondere adeguatamente, che la destabilizza e la mette in crisi perché sottoposta a stimoli che superano le sue capacità di rielaborazione immediata.

Nel caso di Luca Marini, come per tanti altri piloti, l’incidente a Suzuka non è solo una serie di fratture e lesioni legamentose. È un evento che interrompe un equilibrio, che mette in discussione la propria identità di sportivo e la percezione del rischio. Mentre piloti di fama mondiale come Valentino Rossi, Jorge Lorenzo o Marc Marquez sembrano in grado di risalire in sella relativamente in fretta dopo un incidente, considerandolo quasi un “conto da pagare” di questo sport, per altri il trauma può essere più profondo.

Il trauma psicologico non è meno grave di quello fisico e può avere ripercussioni a lungo termine sulla carriera di un atleta.

Questo accade quando la caduta intacca un equilibrio personale preesistente. Nel caso di un motociclista appassionato, magari non un professionista del calibr o di Marini, un incidente può mettere in conflitto la passione per la moto e l’identità di genitore o coniuge, che comporta un senso di responsabilità verso la famiglia e le loro preoccupazioni. Questo dualismo tra la passione che rappresenta la libertà e l’identità familiare che implica prudenza e protezione emerge con forza dopo un evento traumatico. La componente mentale nel motociclismo è fondamentale data l’elevatissima quantità di rischi. Le emozioni sperimentate dai piloti sono uniche rispetto ad altre discipline.

Lo psicologo dello sport diventa una figura chiave in questo processo di rielaborazione. L’approccio non si esaurisce nella mera gestione dell’ansia da prestazione; piuttosto, si occupa di quelle profonde conseguenze psicologiche derivate dagli incidenti vissuti dall’atleta. L’esperienza di una caduta in moto porta con sé un forte trauma, rendendo fondamentale il recupero post-incidente: rialzarsi dalla sella comporta infatti un significativo impegno mentale necessario a sconfiggere il terrore e a riconquistare la propria sicurezza. Tale dinamica interessa non solo piloti affermati come Marini – soggetti all’intensa pressione competitiva e alla costante visibilità mediatica – ma anche motociclisti amatoriali chiamati ad affrontare le apprensioni familiari oltre alle proprie angosce interiori.

Cosa ne pensi?
  • Forza Luca, siamo tutti con te! 💪 Un recupero completo......
  • Questo incidente solleva serie preoccupazioni sulla sicurezza... 😔 Forse è tempo di......
  • E se l'incidente fosse un'opportunità per ripensare... 🤔 Magari concentrarsi su......

La psicologia dello sport e le tecniche di recupero post-trauma

La psicologia dello sport offre strumenti fondamentali per aiutare gli atleti a superare i traumi legati agli infortuni fisici e agli incidenti. L’obiettivo non è solo la riabilitazione fisica, ma anche il recupero del benessere mentale e la capacità di tornare a competere ai massimi livelli. Un infortunio grave, come quello subito da Luca Marini, può innescare una serie di problematiche psicologiche, tra cui l’ansia da prestazione post-trauma, la paura di ricadere, una diminuzione della fiducia in sé stessi e, nei casi più severi, anche un Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS).

Tecniche psicologiche chiave nel recupero degli atleti:

  • EMDR (Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari) – efficace nel trattamento dei traumi.
  • Mindfulness – utile per migliorare la consapevolezza e gestire l’ansia.
  • Mental coaching e auto-discorso positivo.

Per affrontare queste sfide, gli psicologi dello sport utilizzano diverse strategie e tecniche. All’interno di questo contesto si distingue sempre di più l’importanza dell’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), riconosciuta come una metodologia terapeutica di spicco nell’ambito del trattamento delle esperienze traumatiche. Questo approccio interviene sui meccanismi alla base della rielaborazione dei ricordi dolorosi, sostenendo il cervello nella loro elaborazione adattiva e contribuendo così a mitigare gli effetti emotivi avversi legati agli eventi traumatici.

In ambito sportivo, le applicazioni dell’EMDR sono molteplici: essa risulta utile non solo per quegli atleti alle prese con traumi da infortunio fisico, ma anche per coloro che operano in contesti ad alto rischio, dove è cruciale saper gestire ansie e timori associati ai potenziali incidenti; inoltre, trova impiego nella gestione delle emozioni disruptive come l’ansia da prestazione o la depressione post-fallimento. La letteratura scientifica ed evidenze empiriche testimoniano l’efficacia dell’EMDR nell’accrescere le prestazioni atletiche tramite un incremento della fiducia personale accompagnato dalla diminuzione degli stati ansiosi e un netto avanzamento nella chiarezza strategica durante le competizioni.

La mindfulness, ad esempio, rappresenta un altro strumento prezioso nell’allenamento mentale degli sportivi, specialmente in discipline ad alto rischio come il motociclismo. La mindfulness aiuta a coltivare la consapevolezza del momento presente, a gestire i pensieri negativi e a migliorare la concentrazione, fattori cruciali per affrontare la paura e mantenere la calma in situazioni di stress. Altre strategie psicologiche includono il mental coaching, l’allenamento delle abilità mentali (come la gestione dello stress, la visualizzazione, il self-talk positivo) e il supporto psicologico individuale o di gruppo.

Il percorso per tornare in sella dopo un infortunio è lungo e complesso, e il supporto psicologico è un elemento indispensabile per garantire non solo il pieno recupero fisico, ma anche la resilienza mentale necessaria per affrontare nuovamente le sfide della competizione.

La gestione del trauma è un percorso, non un traguardo

Nel contesto dello sport, in particolare in discipline intrinsecamente legate al rischio come il motociclismo, un infortunio come quello occorso a Luca Marini a Suzuka ci rammenta con forza la complessità del percorso dell’atleta. Non si tratta unicamente di rimettersi in piedi, di saldare ossa e riparare legamenti. C’è una dimensione ulteriore, quella invisibile dell’animo umano, che richiede altrettanta cura e attenzione. La rielaborazione di un evento traumatico, di una ferita che non è più solo fisica ma si imprime nella memoria e nella psiche, è un processo organico e profondamente personale.

“Il recupero non implica, dunque, solo la guarigione dal punto di vista fisico. I fattori psicologici, infatti, hanno un peso notevole e influenzano, direttamente o indirettamente, la natura, l’efficacia e la qualità della gestione immediata dell’infortunio.” – Studi psicologi ci sulla riabilitazione sportiva

È qui che la psicologia entra in gioco, non come un optional, ma come una componente essenziale del recupero. Una nozione di base, accessibile a tutti noi al di là dell’essere atleti professionisti, è che dopo un evento che ci scuote, il nostro sistema nervoso reagisce. Possiamo sentirci spaventati, più guardinghi, o addirittura sperimentare un senso di smarrimento. Questo è normale; è il meccanismo di difesa intrinseco che si attiva. Ed è proprio qui che interviene la necessità di un supporto che vada oltre la mera assistenza medica.

Una nozione più avanzata nel campo della psicologia del trauma, applicabile agli atleti ma con risonanze universali, riguarda la plasticità cerebrale e la capacità di rielaborazione dei ricordi traumatici. Tecniche come l’EMDR, con il suo approccio basato sulla stimolazione bilaterale, non mirano semplicemente a “dimenticare” l’accaduto, ma a permettere al sistema di elaborazione innato del cervello di digerire l’esperienza traumatica.

Conclusioni sul supporto psicologico:

  • Un atleta, per quanto esperto, se colpito da un trauma può necessitare di supporto psicologico.
  • Il recupero emotivo e psicologico richiede spesso più incontri e tempo rispetto alla riabilitazione fisica.

Il ricordo rimane, certo, ma perde la sua carica emotiva disturbante, passando, per così dire, dal “magazzino” del sistema limbico – associato alle emozioni intense come paura, rabbia e dolore – alla corteccia, dove può essere integrato in modo più funzionale nella narrazione personale. Immagina la differenza tra un ricordo vivido e angosciante che si ripresenta prepotentemente e un ricordo che, pur consapevole dell’accaduto, non detiene più lo stesso potere di paralizzarti o di generare un’ansia opprimente. Questo non è un traguardo da conquistare una volta per tutte con un click, ma un percorso di assestamento che richiede tempo e impegno. Riflettiamo su questo: quanto pe so diamo, nella nostra vita quotidiana, all’impatto psicologico delle nostre “cadute”, piccole o grandi che siano? Siamo disposti, come si augura che sia per Luca Marini e per tutti gli sportivi che affrontano simili prove, a investire nel benessere della nostra mente con la stessa dedizione con cui ci dedichiamo alla cura del nostro corpo ferito? La resilienza non è l’assenza di cicatrici, ma la capacità di fiorire nonostante esse, e in questo la comprensione e la cura del trauma giocano un ruolo insostituibile.


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