Giovani e social media: come proteggere la salute mentale nell’era digitale?

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  • 1 su 7 ragazzi (10-19 anni) affronta problemi di ansia.
  • Nel 2024, il 33% degli adolescenti interagisce ripetutamente sui social.
  • Nel 2023, il 96% ha sentito parlare di intelligenza artificiale.
  • Il 20% dei giovani vive momenti ansiogeni senza chiedere aiuto.
  • Il 40% degli adolescenti teme le fake news online.
  • Il 26% dei genitori si sente impreparato a proteggere i figli online.

La crescente vulnerabilità emotiva dei giovani italiani risulta allarmante, così come la diffusione dei disturbi mentali nella loro popolazione giovanile. Recentemente è emerso uno studio effettuato da Telefono Azzurro insieme a BVA Doxa durante il Bilancio Sociale tenutosi a Roma: emerge chiaramente che circa uno ogni sette ragazzi fra dieci e diciannove anni affronta problemi legati all’ansia o simili difficoltà psicologiche. Questi dati non solo sono inquietanti, ma rispecchiano anche le tendenze globali corroborate dagli appelli incessanti di professionisti del settore—come evidenziato dal noto psicoterapeuta Pellai—che indica il rischio prevalente per questi adolescenti: l’insorgenza di dipendenza correlata alla dopamina unitamente all’incessante ricerca di nuovi stimoli.

Tale panorama ha subito un’ulteriore deteriorazione causata da contesti internazionali sfavorevoli quali la pandemia globale e i lunghi periodi di isolamento, aggiungendosi alle ansie provocate dai conflitti attuali e alle crisi sia ambientali che economiche già esistenti. Questi elementi hanno contribuito notevolmente ad accentuare problematiche esistenti, provocando così un calo significativo nelle interazioni sociali quotidiane, oltre ad alterare profondamente le relazioni affettive consuete insieme alla riduzione delle opportunità formative essenziali nel processo evolutivo degli individui più giovani. La pressione crescente verso performance elevate si afferma così come uno degli oneri principali sulle spalle delle giovani generazioni in via di formazione.

Nondimeno, è l’esteso utilizzo delle tecnologie digitali a emergere come il principale catalizzatore nella trasformazione del benessere psicologico degli adolescenti. Questa evoluzione non costituisce solo una metamorfosi nei modi comunicativi; piuttosto comporta un notevole effetto sulla salute mentale, interessando gli individui fin dalla giovane età. Secondo quanto emerso dallo studio condotto da Ipsos (2024), risulta che più del 33% degli adolescenti interagisce sui social media ripetutamente nell’arco della giornata; all’interno di questo segmento problematico troviamo l’11% disposto ad attivare comportamenti indicativi di una vera propria dipendenza. L’universo digitale offre occasioni attraenti quanto ambigue: i pericoli insiti nelle sue pieghe possono rivelarsi inaccessibili ai ragazzi privati degli strumenti necessari per maneggiarli efficacemente. Ciò li colloca sull’orlo tra realtà tangibile ed infiniti mondi virtualizzati dove ogni distinzione tra impulso e addiction diviene quasi impercettibile.

Un’indagine recente dello scorso novembre 2023 evidenzia inoltre che uno sconvolgente 20% dell’adolescenza vive momenti ansiogeni senza però sentirsi motivato a cercare supporto emotivo; tale situazione aggrava notevolmente il quadro complessivo del fenomeno analizzato. La vergogna, creando questo profondo silenzio attorno a essa, complica ulteriormente l’intercettazione e il sostegno alle persone vulnerabili in difficoltà, generando così un ciclo incessante di dolore isolato. Tuttavia, tale problematica non si limita al contesto italiano; nel febbraio del 2025 è emersa una controversia significativa quando il sindaco della città americana di New York, Eric Adams, ha avviato azioni legali nei confronti delle maggiori aziende digitali quali Meta, Alphabet (YouTube), Snap Inc. (Snapchat) e ByteDance (TikTok), colpevolizzandole per il loro contributo alla crisi della salute mentale tra i giovani. Il documento legale afferma che questi servizi sono stati concepiti deliberatamente con l’intento d’imporre manipolazione psicologica e assuefazione ai minori.

Adams stesso ha asserito: “abbiamo visto quanto il mondo online possa creare dipendenza e travolgere, esponendo i nostri figli a un flusso continuo di contenuti dannosi e alimentando la crisi nazionale di salute mentale dei nostri giovani”. Inoltre Mark Zuckerberg, fondatore dell’azienda Meta, insieme agli altri dirigenti delle suddette compagnie digitali, sono stati convocati in Senato per affrontare questioni riguardanti i potenziali rischi presentati dalle proprie applicazioni nei confronti dei minorenni.

Le strategie di coping nell’era digitale: un’analisi dei meccanismi di rinforzo

Nel contesto attuale contraddistinto da una sempre maggiore fragilità emotiva tra le nuove generazioni, risulta essenziale analizzare le modalità con cui i giovani affrontano lo stress e i traumi. In questo ambito, la dipendenza da tecnologie digitali emerge chiaramente come uno dei fenomeni più emblematici, anche se frequentemente accompagnata da problematiche funzionali. Dietro tale dipendenza si celano meccanismi psicologici intricati; tuttavia alcuni aspetti fondativi possono essere distintamente riconosciuti nel rinforzo positivo, così come in quello negativo.

L’elemento del rinforzo positivo si palesa attraverso le soddisfazioni immediate fornite dai social network e dai videogiochi: mi piace (like), commenti ricevuti e interazioni varie creano un’esperienza gratificante intensificando il circuito della ricompensa cerebrale. Questa dinamica comporta un rilascio di dopamina che genera un forte impulso a riavere quelle sensazioni piacevoli. Dall’altro lato però c’è anche il rinforzo negativo: ciò avviene quando il giovane cerca rifugio dalle emozioni sgradevoli o dalle situazioni fonte di ansia.

L’universo digitale diventa così una sorta di ancora nei momenti difficili per sfuggire alla monotonia quotidiana oppure ai conflitti familiari o scolastici e offre dunque una temporanea evasione dal quotidiano.

La ricerca di Telefono Azzurro ha approfondito questa interazione, rivelando come l’86% degli adolescenti intervistati sia consapevole del rischio di dipendenza dai social media. Tuttavia, un dato sorprendente è che solo il 27% ritiene che abbiano un impatto negativo sulla propria autostima. Questo suggerisce una dissociazione tra la consapevolezza del rischio e la percezione del danno personale, rendendo i giovani meno propensi a cercare aiuto o a modificare i propri comportamenti. Emozioni contrastanti emergono dall’uso dei social: il 63% degli intervistati ha dichiarato di aver provato almeno un’emozione mentre era online. Tra queste, spiccano l’invidia (24%), il sentirsi diversi (21%) o inadeguati (19%), ma anche l’orgoglio (13%), il sentirsi migliori (11%) e la speranza per il futuro (11%). Si tratta di un mix complesso che riflette la natura bivalente del digitale, capace di generare sia esperienze gratificanti che sentimenti di inferiorità o insoddisfazione.


L’impatto della dipendenza da smartphone, social media e videogiochi si estende alle funzioni cognitive. L’attenzione, la memoria e il processo decisionale subiscono alterazioni significative. La continua interruzione dovuta alle notifiche, la frammentazione delle informazioni e la velocità con cui i contenuti vengono consumati possono ridurre la capacità di concentrazione e di apprendimento profondo. La memoria può essere influenzata da un’eccessiva dipendenza da fonti esterne per richiamare informazioni, mentre il processo decisionale può essere accelerato e meno ponderato, stimolato dalla gratificazione immediata e dalla paura di perdere opportunità (FOMO – Fear Of Missing Out). Ne emerge una visione di un cervello costantemente attivo ma superficialmente coinvolto, con ricadute potenzialmente gravi sulla capacità di pensiero critico e di problem-solving.

Un ulteriore aspetto critico è la vulnerabilità alla disinformazione. Il 40% degli adolescenti percepisce le false information, note come fake news, come il rischio predominante nell’ambiente online, desiderando al contempo disporre di strumenti migliori per identificarle. Nonostante ciò, persiste un limite nella capacità dei giovani di differenziare tra notizie autentiche e ingannevoli; questa difficoltà è accentuata nei gruppi appartenenti a contesti socio-culturali più vulnerabili. Tali circostanze evidenziano quanto sia fondamentale investire sulla (digital literacy), sia nel contesto domestico che scolastico; così facendo si punta a formare individui in grado non solo di analizzare criticamente le informazioni, ma anche di affrontarle consapevolmente. Nel frattempo, fenomeni quali taglia_azzurra o sextortion continuano ad aumentare generando ansia tra genitori e adolescenti. È rilevante notare che il (76%) dei ragazzi, nel caso dovessero trovarsi a essere vittime della violenza sessuale tramite Internet, si confiderebbero con i loro genitori; circa il (40%) delle situazioni coinvolgerebbero invece la polizia. Sorprendentemente, solo un modesto (<10%) segnala incidenti direttamente sulle piattaforme digitali, riproponendo questionamenti sulla fiducia verso gli attuali sistemi protettivi del web.

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  • Questo articolo offre spunti importanti per proteggere i giovani... 👍...
  • I social media sono un'arma a doppio taglio: è colpa loro...? 😠...
  • E se invece guardassimo i social come strumento per... 🤔...

L’intelligenza artificiale e le nuove sfide per la tutela dell’infanzia online

Nel corso del 2023 si è verificata una metamorfosi significativa grazie all’emergere di strumenti d’intelligenza artificiale notevolmente avanzati ed accessibili a tutti; ciò ha comportato nuove sfide intrinseche alla salvaguardia dei minori sul web. Uno studio condotto da BVA Doxa in collaborazione con Telefono Azzurro ha posto particolare attenzione su tale argomento crucialissimo: risulta che ben il 96% degli intervistati aveva già udito parlare dell’intelligenza artificiale. Malgrado ciò, le opinioni sono divise; mentre una percentuale pari al 42% dei giovani individua vantaggi in questa tecnologia emergente, c’è un forte timore presente nel 37% della popolazione per quanto concerne la disinformazione perpetuata da essa o l’allerta suscitata dal rischio di furto d’identità. Tale ambivalenza evidenzia le molteplici facce della questione legate all’IA: essa rappresenta sicuramente uno strumento innovativo, però può altresì rivelarsi letale poiché concepita come veicolo per potenziali insidie.

Un aspetto particolarmente inquietante riguarda l’impiego dell’IA nello sviluppo delle tecnologie per realizzare i cosiddetti deepfake e materiali finalizzati allo sfruttamento sessuale minorile – fenomeni in continuo aumento. L’evoluzione costante delle suddette tecniche complica ulteriormente gli sforzi volti al monitoraggio dei contenuti virtuali disponibili; si appanna così quella distinzione fondamentale tra autentico e illusorio, creando condizioni favorevoli agli attacchi malevoli oppure alla distorsione della verità. Le tempistiche rapide tramite cui tali materiali vengono concepiti ed immesse nei circuiti informatici fanno crescere esponenzialmente i rischi legati a questa dinamica problematica, deteriorando inevitabilmente ogni possibilità concreta di intervento tempestivo a riguardo. Telefono Azzurro, in questo contesto di incertezza e rapida evoluzione, sottolinea la necessità di una regolamentazione più stringente e di strumenti avanzati per il monitoraggio e la prevenzione di questi fenomeni. È inoltre cruciale un maggiore investimento in programmi educativi che promuovano una riflessione etica e critica sull’uso dell’IA, preparando i giovani a navigare in un ambiente digitale sempre più complesso.

L’appello di Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, risuona come un monito per la società: “Abbiamo bisogno che dei diritti di bambini e adolescenti si parli in maniera corretta, informata, scientifica. La velocità trasformativa del digitale modifica lo sviluppo cognitivo ed emotivo dei ragazzi che si trovano a gestire, spesso da soli, forme di difficoltà e disagio, oltre a essere esposti a molti rischi. L’agitazione e il malessere dei più giovani mettono a rischio le loro prospettive future, e non possiamo permettere che i mondi digitali e i social network fungano da surrogato di reti familiari deboli o delle lacune educative delle scuole in collaborazione con le famiglie.

Anche i genitori si trovano spesso in difficoltà nell’affrontare le sfide del digitale, non sentendosi adeguatamente informati sui pericoli a cui i loro figli sono esposti. Un significativo 26% di loro ritiene di non avere le competenze necessarie per proteggere i propri figli online, mentre il 42% dichiara di non essere informato sui temi legati alla salute mentale di bambini e adolescenti. Per il 34% dei genitori, l’interazione dei ragazzi con il digitale rappresenta un’area di grande incertezza, seguita dall’incidenza del bullismo (32%) e dalle questioni legate alla sessualità e all’affettività (29%). Queste preoccupazioni sono particolarmente sentite tra i genitori dei bambini più piccoli, tra i 9 e gli 11 anni, i quali percepiscono la crescente esposizione ai contenuti digitali come una minaccia difficile da gestire.

Il labirinto dell’attenzione e la fuga dal sé

Ci troviamo dinanzi a un’intricata ragnatela di stimoli, paure e dipendenze che avvolge le nuove generazioni. La dipendenza digitale, lungi dall’essere una semplice distrazione, si configura come una complessa strategia di coping, spesso disfunzionale, attraverso la quale i giovani cercano di gestire lo stress, l’ansia e i traumi.

Dal punto di vista della psicologia cognitiva, la costante esposizione a stimoli digitali e la gratificazione immediata offerta dai social media e dai videogiochi possono alterare i meccanismi di attenzione e di autoregolazione emotiva. Il cervello, costantemente sollecitato, si abitua a un ritmo di gratificazione rapido e superficiale, rendendo più difficile concentrarsi su compiti che richiedono sforzo e persistenza. Questo fenomeno, in parte, può essere spiegato attraverso il concetto di “bias dell’attenzione”, per cui la nostra mente è più facilmente attratta da stimoli nuovi, brillanti e dinamici, caratteristiche che il digitale esaspera.

Andando più in profondità, la dipendenza digitale può essere vista come una manifestazione del coping basato sull’evitamento. Di fronte a situazioni percepite come minacciose o fonte di disagio, la mente cerca rifugio in attività che offrono una fuga temporanea dalla realtà. I professionisti della salute mentale avvertono che le dipendenze digitali possono compromettere significativamente il processo di crescita psicologica, cognitiva e sociale nei giovani [Corriere della Sera].

La psicologia comportamentale ci insegna che il rinforzo, sia positivo che negativo, gioca un ruolo cruciale nella perpetuazione di questi schemi. Il piacere derivante da un “like” o il momentaneo sollievo dall’ansia che la navigazione offre, consolidano il comportamento di ricerca costante del digitale. Una nozione avanzata da considerare è il “modello della disregolazione emotiva” applicato alle dipendenze. Questo modello suggerisce che gli individui con difficoltà nella regolazione delle proprie emozioni sono più vulnerabili allo sviluppo di comportamenti di dipendenza, inclusa quella digitale. In un’epoca in cui le interazioni dirette si riducono e le pressioni sociali aumentano, la capacità di tollerare il disagio e di modulare le proprie reazioni emotive diventa un baluardo fondamentale. La ricerca di costante distrazione e l’incapacità di “stare con sé stessi” possono indicare una difficoltà nel processo di individuazione e di costruzione di un sano senso del sé.

Questa indagine ci spinge a una riflessione personale e collettiva: quanto siamo disposti a guardare oltre lo schermo, a riconnetterci con la nostra interiorità e con le dimensioni più autentiche delle relazioni? Forse, la chiave per uscire da questo labirinto digitale non risiede solo in regolamentazioni e alfabetizzazione, ma in una riscoperta del valore del silenzio, dell’attesa e della presenza. Solo così potremo aiutarci e aiutare i giovani a costruire un percorso di crescita che sia veramente autonomo e significativo, senza perdersi nelle infinite diramazioni di un mondo che, se non governato, rischia di governare noi.

Glossario:

  • Ansia: stato emotivo caratterizzato da preoccupazione, tensione e paura.
  • Depressione: disturbo che porta a sentimenti persistenti di tristezza e perdita di interesse.
  • FOMO (Fear Of Missing Out): paura di essere esclusi da esperienze promosse nei social network.
  • Social media: piattaforme online che permettono la creazione e la condivisione di contenuti.

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