- Nel 2019, si sono registrati 69 casi di suicidio tra le forze dell'ordine.
- Serve una prospettiva integrata che abbracci prevenzione e clinica.
- Il SAP si impegna a migliorare condizioni e salute mentale.
Il 31 gennaio si è tenuto a Busto Arsizio un importante convegno, promosso dal Sindacato Autonomo di Polizia (SAP), focalizzato su “Stress, traumi, tutele”, tematiche cruciali per gli operatori delle forze dell’ordine e delle forze armate. L’evento, ospitato presso il Museo del Tessile, ha visto la partecipazione di numerosi esperti, autorità e rappresentanti del settore, evidenziando l’urgenza di affrontare le sfide psicologiche che gravano su chi quotidianamente è impegnato nella difesa della sicurezza e dell’ordine pubblico.
Analisi del fenomeno: un’emergenza silenziosa
Il congresso si è concentrato su una tematica spesso ignorata: il significativo livello di stress e i potenziali danni psicologici affrontati da coloro che servono nelle forze dell’ordine o militari. Nel 2019, si sono registrati 69 casi di suicidio tra le fila, cifra preoccupante che ha spinto il SAP ad attuare una campagna per aumentare la consapevolezza nella società riguardo tali questioni e fornire soluzioni pratiche per prevenire e affrontare queste problematiche. Cristian Sternativo, attualmente segretario provinciale del SAP Varese, ha posto l’accento sul fatto che timori legati alle conseguenze possano dissuadere individui bisognosi d’aiuto psicologico dal farsi avanti, creando così un ciclo negativo capace di culminare in azioni estreme.

- Finalmente un focus sulla salute mentale delle forze dell'ordine... 👍...
- Trovo riduttivo parlare solo di stress, quando il problema è... 😞...
- E se invece di 'tutele' parlassimo di 'prevenzione'... 🤔...
Interventi e testimonianze: un approccio multidisciplinare
Durante il convegno si sono succeduti numerosi interventi da parte degli esperti operanti nei diversi settori della psicologia e della psichiatria militare. È stato Giorgio Fanelli a delineare le principali strategie finalizzate alla prevenzione del disagio in ambito militare; egli ha posto in evidenza quanto sia cruciale adottare una prospettiva integrata che abbracci tanto la fase preventiva quanto quella clinica. Federica Urso si è concentrata sul fenomeno dello stress lavoro-correlato, specificamente nel contesto delle forze dell’ordine; lei ha suggerito metodi pratici ed approcci strategici per gestire tale problematica. Nel corso dell’evento sono intervenuti anche Giorgio Saraulli dalla Guardia di Finanza insieme a Marina Abbruzzese dei Carabinieri: entrambi hanno esposto i servizi disponibili per il supporto psicosociale ai membri delle loro rispettive istituzioni. Un momento particolarmente commovente è giunto attraverso le parole cariche d’emozione pronunciate da Max: questo poliziotto ha avuto modo di raccontare la propria esperienza dopo aver subito la perdita tragica di un collega, rimarcando così l’essenziale ruolo del sostegno reciproco fra i compagni d’arma. Infine Anna Valle si è occupata dell’aspetto legato al lutto traumatico offrendo stimoli per elaborarlo quando coinvolge figure professionali tanto vicine come i colleghi caduti sul campo.
Tutele e strumenti: un impegno concreto
Nel corso del convegno si è evidenziata l’urgenza di potenziare le tutele così come i mezzi, disponibili per coloro che operano nelle forze dell’ordine e nelle forze armate. La dottoressa Giorgia Minotti, esperta in psicologia all’interno della Polizia di Stato, ha presentato un quadro dettagliato delle risorse destinate alla gestione dello stress oltre che dei traumi subiti dai professionisti in servizio. Ha inoltre messo in luce come sia fondamentale garantire una comunicazione chiara e agevolare l’accessibilità ai servizi psicosociali offerti. Da parte loro, l’onorevole Gianni Tonelli insieme a Stefano Paoloni—che ricoprono entrambi ruoli di segretari nazionali del SAP—hanno riaffermato il costante impegno del sindacato nella promozione di iniziative mirate al miglioramento non solo delle condizioni lavorative ma anche alla salvaguardia della salute mentale degli individui appartenenti alle istituzioni preposte alla sicurezza pubblica.
Un futuro di consapevolezza e supporto: la strada da percorrere
Il convegno svoltosi a Busto Arsizio ha segnato un progresso significativo nel tentativo di sensibilizzare sulla questione del disagio psicologico all’interno delle forze dell’ordine nonché delle forze armate. L’intento principale consiste nel favorire una cultura improntata alla consapevolezza e al reciproco sostegno, dove ogni operatore possa sentirsi agevolato nel richiedere supporto senza temere conseguenze negative. È essenziale che enti pubblici e organismi sindacali continuino a impegnarsi nell’implementazione di iniziative orientate alla prevenzione, alla formazione continua e all’assistenza psico-emotiva per tutelare il benessere degli individui che quotidianamente difendono la nostra sicurezza.
In questo contesto vi invitiamo a riflettere su un concetto vitale: la resilienza. Nella disciplina della psicologia cognitiva viene illustrata come l’abilità individuale nel gestire esperienze traumatiche o eventi altamente stressanti. Per coloro che servono nelle forze dell’ordine, soggetti frequentemente esposti a situazioni critiche, risulta fondamentale coltivare tale resilienza al fine di mantenere integra sia la propria salute mentale sia il proprio stato generale di benessere. Uno dei concetti più sofisticati nel campo della psicologia comportamentale è rappresentato dal condizionamento operante. Tale principio illustra il meccanismo attraverso il quale i comportamenti vengono assimilati e perpetuati tramite l’uso di rinforzi o punizioni. In contesti professionali ad alta tensione come quelli delle forze dell’ordine, risulta fondamentale che le autorità implementino un sistema mirato a premiare positivamente quei comportamenti volti alla ricerca di aiuto psico-emotivo; questo approccio dovrebbe stimolare gli agenti a porre attenzione al proprio benessere mentale.
Invito tutti noi a contemplare in che modo la nostra comunità possa attivamente partecipare alla creazione di un ambiente in grado di offrire maggiore sostegno e comprensione verso coloro che si dedicano alla tutela della collettività. È cruciale riconoscere e apprezzare l’impegno incessante nonché la resilienza mostrata da questi professionisti.