Famiglia del bosco, il tribunale dei minori ha sbagliato? Parla lo psichiatra Cantelmi

Il caso della famiglia del bosco di Palmoli, composta da Catherine Birmingham, Nathan Trevallion e i loro tre figli, ha sollevato un acceso dibattito sull’intervento dei servizi sociali e del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila. La decisione di sospendere la potestà genitoriale e di allontanare i bambini dalla loro casa, trasferendoli in una comunità protetta a Vasto, ha generato interrogativi sulla potenziale traumaticità di tale misura. Il professor Tonino Cantelmi, psichiatra di fama e consulente di parte della difesa, ha espresso preoccupazioni riguardo all’impatto psicologico che queste decisioni potrebbero avere sui minori.

Cantelmi, già membro del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale nominato da Papa Francesco nel 2020, si interroga sulla possibilità che un intervento, pur animato dalle migliori intenzioni, possa involontariamente causare un trauma nei bambini. La sua riflessione si concentra sulla comprensibilità, per i minori, della brusca assenza dei genitori, figure fino a quel momento costanti e affettuose. Il rischio, secondo lo psichiatra, è che tale allontanamento venga percepito come un abbandono o una punizione incomprensibile.

La Questione della Bronchite e il Dissenso Materno

Un ulteriore elemento di controversia riguarda la diagnosi di bronchite con spasmi a una delle gemelline, effettuata all’ingresso nella casa famiglia. Catherine Trevallion, la madre, ha espresso dubbi sulla correttezza di tale diagnosi, richiedendo un secondo parere pediatrico. Tuttavia, la richiesta è stata respinta, alimentando il sospetto di una narrazione inflessibile e strumentale dell’episodio.

I giudici del Tribunale per i Minorenni hanno valorizzato il dato della bronchite nel loro provvedimento, sottolineando la presunta “estrema rigidità” dei genitori e il loro rifiuto di sottoporre i bambini a trattamenti sanitari ritenuti necessari. Tale rigidità, secondo i giudici, deriverebbe dai valori a cui i genitori conformano le loro scelte di vita, in particolare per quanto riguarda l’istruzione parentale e l’approccio neorurale.

Il Diritto alla Famiglia e il Rischio di Traumatizzazione

La vicenda della famiglia del bosco solleva interrogativi fondamentali sul diritto alla famiglia e sul limite dell’intervento statale nella sfera privata. Se da un lato è doveroso tutelare il benessere dei minori, dall’altro è necessario valutare attentamente l’impatto psicologico delle misure adottate, evitando di causare traumi che potrebbero compromettere il loro sviluppo.

Il professor Cantelmi sottolinea l’importanza di considerare il contesto specifico di ogni famiglia, evitando generalizzazioni e pregiudizi. La scelta di uno stile di vita alternativo, come quello neorurale, non dovrebbe essere automaticamente considerata un fattore di rischio per i bambini, a meno che non vi siano evidenze concrete di maltrattamenti o abusi.

Verso un Equilibrio Virtuoso: Riflessioni Conclusive

Il caso della famiglia del bosco di Palmoli rappresenta una sfida complessa per il sistema giudiziario e per i servizi sociali. È necessario trovare un equilibrio virtuoso tra la tutela dei minori e il rispetto dei diritti dei genitori, evitando interventi traumatici e promuovendo soluzioni che favoriscano il benessere psicologico di tutti i membri della famiglia. La vicenda invita a una riflessione più ampia sul ruolo dello Stato nella vita familiare e sulla necessità di adottare un approccio più empatico e personalizzato, tenendo conto delle specificità di ogni situazione.
E qui, amici lettori, ci troviamo di fronte a un bivio cruciale. Da un lato, la psicologia cognitiva ci insegna che i bambini interpretano il mondo attraverso schemi mentali in via di formazione, e un evento traumatico come l’allontanamento dai genitori può distorcere questi schemi, generando ansia e insicurezza. Dall’altro, la psicologia comportamentale evidenzia come l’ambiente influenzi il comportamento, e un ambiente protetto e stabile può favorire lo sviluppo di competenze sociali e emotive.
Ma andiamo oltre. La psicologia del trauma ci rivela che l’esperienza traumatica non è solo l’evento in sé, ma anche la sua elaborazione e il significato che gli viene attribuito. Un bambino che vive l’allontanamento dai genitori come un abbandono ingiusto potrebbe sviluppare un senso di sfiducia e di rabbia che lo accompagnerà per tutta la vita.

Allora, cosa possiamo fare? Possiamo interrogarci sul nostro ruolo di cittadini e di professionisti, e chiederci se stiamo facendo tutto il possibile per proteggere i bambini senza traumatizzarli. Possiamo sostenere le famiglie in difficoltà, offrendo loro un aiuto concreto e un ascolto empatico. E possiamo promuovere una cultura del rispetto e della comprensione, in cui le scelte di vita diverse non siano automaticamente considerate un pericolo per i minori.