Estate crudele: l’ansia del corpo perfetto tormenta chi soffre di DCA

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  • Il 45% delle donne prova ansia prima della prova costume.
  • Il 51% della Gen Z sente più pressione in estate.
  • Il 37% degli adulti percepisce l'aumento della pressione estiva.
  • Nel 2023, il 79% degli adolescenti si sente sotto pressione.
  • Chi soffre di DCA teme le cene e aperitivi estivi.

L’insidia dell’estate: la pressione sociale sui Disturbi Alimentari

Con l’arrivo dell’estate e le sue evocazioni di spiagge assolate e momenti all’insegna della spensieratezza, molti individui affetti da Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) si trovano ad affrontare una fase particolarmente critica. Le testimonianze condivise dipingono un quadro inquietante: l’attesa per le vacanze diventa spesso motivo d’ansia piuttosto che sorgente di felicità. Una voce significativa nel panorama delle esperienze personali narra un Ferragosto passato definendolo “la notte più fredda dell’anno”, simbolo eloquente della lotta interna contro il tumulto emotivo mentre tutto intorno sembra celebrarsi nel festeggiamento collettivo. Questo contrappunto sottolinea le difficoltà intricate presentate dai DCA.

In aggiunta a questo tormento personale interviene anche la maggiore visibilità dei corpi, accentuata dalla calura estiva; gli indumenti leggeri e i costumi da bagno evidenziano aspetti fisici talora giudicati non conformi alle aspettative sociali correnti. Fenomenologia nota come “bikini blues” riguarda praticamente metà della popolazione femminile: ben il 45% degli individui confessa sentimenti d’ansia ancor prima di affrontare il temuto momento della “prova costume”. Particolarmente vulnerabile a queste dinamiche appare la Gen Z: infatti, si rileva che ben un 51% degli individui di questa fascia di età avverte una pressione crescente nel periodo antecedente alle vacanze estive. In maniera non trascurabile è da segnalare anche la presenza di una sensazione analoga tra gli adulti, che si attesta su un robusto 37%. [Sky TG24]. Queste cifre sottolineano l’ampiezza del fenomeno e la sua trasversalità generazionale.

La narrazione dominante sull’”essere in forma” per l’estate, spesso veicolata attraverso diete e allenamenti intensivi, alimenta ulteriormente un confronto continuo. La paura del giudizio esterno non va in vacanza, come riportato da alcune testimonianze: “Cosa penseranno di me se mi metto il costume? Questa maglietta mi sembra troppo corta da indossare”. Questo senso di inadeguatezza è rafforzato dall’eccessiva importanza attribuita all’aspetto estetico e agli ideali di bellezza irrealistici propagati dai media e dalla società.

Uno studio del 2023 ha evidenziato che l’79% degli adolescenti si sente sotto pressione per apparire in forma durante l’estate [Orizzonte Scuola]. Nell’ottica estiva delle interazioni sociali frequenti—comprendenti eventi come uscite conviviali al ristorante o aperitivi al tramonto—si presenta un rovescio della medaglia sotto forma di stress emotivo. Per coloro che vivono con disturbi del comportamento alimentare (DCA), persino le celebrazioni legate al pasto trasformano l’esperienza in un percorso accidentato e difficile da navigare. Il peso opprimente del mantenere una relazione equilibrata con l’alimentazione nel contesto sociale sfocia inevitabilmente nell’isolamento: “Non avevo più voglia di uscire; le cene e gli aperitivi fuori che mi proponevano gli amici mi spaventavano troppo. Nonostante il desiderio di passare il tempo con loro, non ce la facevo a uscire; mi costavano troppa fatica.” Ulteriori complicazioni emergono dai pregiudizi culinari radicati nella società—come quello per cui “la fame diminuisce a tutti”, oppure l’erronea convinzione secondo cui sia opportuno “non mangiare troppo pesante” o ridurre i carboidrati nel dietario quotidiano. Questi concetti facilmente scambiabili per semplici verità possono invece evocare sentimenti d’ansia e rafforzano modalità comportamentali protettive ricorrenti nei DCA.


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