Esplosioni e traumi: come RAPID protegge la tua salute mentale

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  • La psicologia dell'emergenza, nata negli anni '90, aiuta a recuperare le abilità di coping.
  • Il protocollo RAPID mira a fornire assistenza immediata ai soggetti coinvolti.
  • Il 22% delle persone che ha vissuto eventi traumatici sviluppa disturbi psicologici.
  • Le nuove linee guida APA 2025 aggiornano le terapie per il PTSD.
  • Il sostegno sociale è vitale nella guarigione psicologica post-trauma.

L’ombra invisibile delle esplosioni: impatto e resilienza

Le recenti tragiche esplosioni, come quella che ha colpito un distributore di carburante, hanno riportato alla ribalta un aspetto spesso sottovalutato delle emergenze: l’impatto psicologico profondo e duraturo sulle vittime e su coloro che per primi intervengono per portare soccorso. Oltre alle ferite visibili e alla distruzione materiale, si manifestano danni ben più insidiosi, che affliggono la salute mentale e il benessere emotivo di intere comunità. Eventi estremi di questo tipo, che irrompono in modo improvviso e violento nella quotidianità, generano uno shock emotivo significativo, innescando reazioni psicologiche complesse che variano da individuo a individuo. È fondamentale comprendere la natura di queste risposte e l’importanza di un supporto psicologico tempestivo e mirato per mitigarne le conseguenze a breve e lungo termine.

La psicologia dell’emergenza, con le sue radici negli anni Novanta, si occupa proprio di questo ambito cruciale. Specializzate organizzazioni offrono sostegno durante disastri naturali ed esperienze traumatiche al fine primario di assistere gli individui nel recupero delle proprie abilità di coping, severamente intaccate dall’accaduto. È un ambito caratterizzato da una costante innovazione, che fa uso non solo dei protocolli ben definiti ma anche degli approcci fondati su evidenze scientifiche per affrontare con efficacia le varie necessità emergenti nei contesti critici.

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Interventismo d’urgenza: la metodologia RAPID insieme al primo soccorso psicologico

Nell’ambito delle emergenze, la tempestività rappresenta un elemento cruciale. A tal proposito sono stati ideati modelli operativi rapidi e facilmente accessibili; tra questi emerge il protocollo RAPID, sviluppato dalla Johns Hopkins University. Questo schema dedicato al Primo Soccorso Psicologico (PFA) ha come scopo quello di assicurare assistenza immediata e colma di empatia ai soggetti coinvolti in situazioni traumatiche, mitigando l’impatto dello stress acuto mentre prepara il contesto ad accogliere future forme d’intervento.

Il PFA non è una terapia vera e propria, ma una forma di aiuto pratico e di sostegno umano offerto da personale (anche non sanitario) adeguatamente formato.

Primo Soccorso Psicologico: nuove evidenze Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il disguido psicologico aumenta con il tempo, e circa il 22% delle persone che ha vissuto eventi traumatici sviluppa disturbi psicologici, come ansia e depressione.

Il modello RAPID è un acronimo che descrive le fasi fondamentali dell’intervento:

  • R-Rapport: Creare una relazione di fiducia basata sull’ascolto attivo e sull’empatia. È il primo passo per stabilire un contatto significativo con la persona in difficoltà.
  • A-Assessment: Valutare lo stato emotivo e comportamentale della persona per identificare il livello di distress e le necessità immediate. In questa fase si distinguono solitamente tre gruppi: chi riesce a gestire la situazione (Eustress), chi è in difficoltà ma ha risorse (Distress), e chi è gravemente compromesso (Dysfunction).
  • P-Prioritization: Assegnare priorità di intervento basandosi su modelli “evidence based” (chi necessita di aiuto immediato per le funzioni vitali) e “risk based” (chi è stato maggiormente esposto al trauma o ha subito perdite significative).
  • I-Intervention: Stabilizzare la persona e mitigare il suo disagio. Questo include azioni come incoraggiare un orientamento pratico, permettere di raccontare l’accaduto, offrire rassicurazioni e instillare speranza. Tecniche di rilassamento e di regolazione emotiva possono essere utili in questa fase.
  • D-Disposition: Definire i passi successivi per un supporto a lungo termine. Ciò può includere l’orientamento verso servizi medici, psicologici, finanziari o l’inserimento in reti di supporto sociale. L’applicazione del Primo Soccorso Psicologico è emersa come una strategia efficace basata su prove recenti; essa ha dimostrato di potenziare significativamente sia l’auto-efficacia sia la resilienza degli individui coinvolti. Non solo questo approccio allevia la pressione sui servizi sanitari esistenti, ma aiuta anche a gestire meglio lo stress rispetto agli interventi terapeutici successivi. Si tratta dunque di uno strumento fondamentale accessibile anche agli operatori non specializzati in ambito sanitario mentale; può portare giovamento immediato dopo eventi critici.

L’effetto prolungato e i metodi d’assistenza

I traumi legati a eventi catastrofici come esplosioni tendono spesso a lasciare delle impronte psicologiche durature. Le conseguenze più ricorrenti includono condizioni quali il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD), forme croniche d’ansia o depressione intensa; nei soccorritori frequentemente esposti alla situazione traumatica c’è inoltre un rischio elevato per fenomeni associati al burnout. Questi disturbi minacciano seriamente tanto l’esistenza quotidiana quanto le relazioni sociali dell’individuo.

L’intervento psicosociale sostenuto nel tempo si avvale quindi di modelli progettuali validati dalla comunità scientifica per massimizzare efficacia e risultati positivi. Le terapie cognitivo-comportamentali (CBT), focalizzate sull’elaborazione del trauma, e l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) sono tra gli approcci più utilizzati per il trattamento del PTSD e dei disturbi trauma-correlati. Queste terapie mirano a rielaborare i ricordi traumatici, a modificarne l’impatto emotivo e a sviluppare strategie di coping più adattive.

Linee Guida APA 2025 Le nuove linee guida per il trattamento del PTSD introducono importanti aggiornamenti, con terapie di prima scelta come la Terapia di Esposizione Prolungata e la Terapia Cognitivo-Comportamentale focalizzata sul trauma. Queste terapie hanno dimostrato evidenze solide in termini di efficacia e tollerabilità.

Accanto alle terapie tradizionali, tecniche basate sulla mindfulness e sul rilassamento muscolare progressivo si sono dimostrate utili per stabilizzare le vittime, ridurre l’iperarousal (uno stato di costante allerta tipico del PTSD) e migliorare la regolazione emotiva. L’approccio della mindfulness si rivela particolarmente efficace nell’aiutare gli individui a focalizzarsi sul qui ed ora, permettendo una gestione consapevole dell’interazione con ricordi traumatici. Questa pratica agisce direttamente su elementi chiave legati al disturbo post-traumatico da stress (PTSD) quali l’evitamento dei pensieri dolorosi e le emozioni negative associate.

Nell’ambito della guarigione psicologica risulta altresì essenziale considerare il ruolo vitale del sostegno sociale. La qualità delle relazioni interpersonali con familiari, amici e componenti della comunità costituisce una risorsa significativa per fornire non solo assistenza emotiva ma anche pratiche forme d’aiuto. È cruciale promuovere l’accessibilità alle reti di supporto esistenti; ciò rappresenta uno dei pilastri fondamentali degli interventi psicosociali in contesti emergenziali.

Dalla salute mentale alla protezione psicologica per i soccorritori:

Anche gli operatori umanitari meriterebbero attenzione rispetto ai rischi significativi associati alla loro professione. La continua esposizione a eventi drammatici come sofferenze umane ed eventi catastrofici espone questi professionisti al rischio di subire un vero proprio trauma secondario, talvolta manifestandosi attraverso sintomatologie analoghe al PTSD. In aggiunta si possono constatare casi evidenti di spossatezza empatica denominata anche “fatigue compassionnelle;” questo processo include anche diverse forme di burnout tra coloro che operano nelle situazioni più difficili.

I professionisti e i volontari impegnati nel soccorso si espongono quotidianamente a rischi significativi sia dal punto di vista fisico che psichico; pertanto, necessitano indubbiamente di unadote attentiva, così come di sostegno psicologico che sia ben strutturato e incessante.

Anche da questo angolo visuale emerge l’importanza fondamentale della salvaguardia della salute mentale dei soccorritori: essa dovrebbe integrarsi in modo sinergico ai protocolli adottati nelle situazioni d’emergenza. Questo percorso dovrebbe avviarsi dalla piena coscienza delle sfide insite nel proprio ruolo professionale fino ad approdare all’attuazione efficace degli interventi improntati su modalità quali il manuale monitoraggio, oppure attraverso sessioni pianificate denominate debriefing strutturato, mirate alla rielaborazione delle esperienze vissute in contesti traumatici; senza dimenticare l’accesso diretto ai servizi specializzati in campo psicosociale. Occuparsi della propria persona rappresenta una fase imprescindibile non solo per garantire continuità all’operato in ambito sociosanitario ma altresì nella direzione della salvaguardia da ripercussioni nefaste sul piano psichico nel lungo termine. È indispensabile manifestare apertura verso queste persone straordinarie quanto solitarie: prendere atto dell’intensità emotiva insita nelle mansioni svolte diventa determinante nell’affrontare tale tema delicato. Non va sottovalutata nemmeno l’importanza della semplice presenza solidale o dell’ascolto attento: talvolta questi gesti possono effettivamente rivelarsi decisivi nell’alleviare i pesanti fardelli emotivi legati al loro operato quotidiano.

I momenti d’emergenza, tra cui le esplosioni stesse, ci ricordano incessantemente la sottile vulnerabilità dell’esistenza umana, così come l’indispensabile valore della preparazione: essa deve abbracciare non solo le reazioni pratiche ma anche il benessere emotivo delle persone coinvolte. Pertanto è imprescindibile investire nei protocolli di supporto psicologico; questo approccio educativo e informativo risulta essere essenziale per costruire una robusta capacità delle comunità nel fronteggiare esperienze traumatiche e nel tutelare coloro che offrono assistenza affinché non diventino essi stessi vittime silenziose.

Potenziamento interiore attraverso relazioni significative

Di fronte ad eventi devastanti come un’esplosione – azioni capaci di provocare uno scossone profondo nelle nostre esistenze – i meccanismi cerebrali sono prontamente attivati per consentirci di comprendere ciò che è avvenuto. La psicologia cognitiva afferma chiaramente che il nostro cervello è progettato per cercare incessantemente significato e coerenza, persino nei contesti più caotici. Nei periodi successivi a traumi simili quest’attività si traduce talvolta in pensieri invasivi o flashback intensi mentre tentiamo ostinatamente di dare ordine all’assurdo.

È un processo naturale, per quanto doloroso. Un concetto più avanzato, attinente alla psicologia relazionale e alla teoria dell’attaccamento, sottolinea il ruolo cruciale delle relazioni interpersonali nel processo di guarigione. La presenza empatica di un altro essere umano, la possibilità di sentirsi capiti e supportati, attiva nel nostro sistema nervoso risposte di sicurezza che contrastano lo stato di allerta innescato dal trauma. In un’ottica di resilienza, non siamo isole: la nostra capacità di superare le avversità è profondamente legata alla rete di connessioni che ci circonda. Riflettere sul potere della vicinanza e della solidarietà in questi momenti può offrirci una prospettiva preziosa sulla nostra stessa umanità e sulla nostra capacità di recupero.

Glossario:

  • PTSD: Disturbo da Stress Post-Traumatico. Un fenomeno psicologico emerge in conseguenza di esperienze traumatiche.
  • EMDR: Tecnica nota come Desensibilizzazione e Rielaborazione mediante i Movimenti Oculari, efficace nel processo di gestione dei traumi subiti.
  • RAPID: Un approccio sistematico al Primo Soccorso Psicologico composto da cinque fasi ben definite.

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