Disturbi alimentari: l’allarme in Italia è cresciuto del 900% negli ultimi 23 anni

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  • Aumento del 900% dei disturbi alimentari in Italia dal 2000.
  • Incremento del 113% dei casi tra il 2019 e il 2022.
  • L'anoressia nervosa colpisce circa l'1% della popolazione nazionale.

I disturbi alimentari rappresentano una sfida crescente per la salute pubblica in Italia, con un impatto significativo sulla vita di milioni di persone. L’incremento esponenziale dei casi negli ultimi due decenni, unitamente all’abbassamento dell’età di insorgenza, solleva interrogativi urgenti sulla necessità di interventi precoci e mirati.

L’escalation dei disturbi alimentari in Italia

Negli ultimi 23 anni, l’Italia ha assistito a un aumento vertiginoso dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA). Se nel 2000 si stimavano circa 300.000 casi, oggi si parla di oltre 3 milioni di persone affette da anoressia, bulimia, binge eating disorder e altre patologie correlate. Questo incremento, pari al 900%, evidenzia una crisi di proporzioni allarmanti, ulteriormente aggravata da un aumento del 113% tra il 2019 e il 2022, periodo segnato dalla pandemia di COVID-19. Nel solo 2024, sono stati diagnosticati quasi un milione e mezzo di nuovi casi.
In particolare, l’anoressia nervosa interessa circa l’1% della popolazione nazionale, con più di 540.000 individui colpiti, di cui la grande maggioranza (90%) sono donne. L’età di insorgenza più frequente si colloca tra i 15 e i 25 anni, ma si osserva un aumento preoccupante dei casi tra i minori. Durante il primo semestre del 2020, le nuove diagnosi di disturbi alimentari sono cresciute del 40% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda l’Europa, tra i bambini si registra una prevalenza del 2%, il dato più alto a livello mondiale.

Cosa ne pensi?
  • È confortante vedere che se ne parla sempre di più...😊...
  • Un aumento del 900% è inaccettabile... cosa possiamo fare? 😠...
  • Dovremmo forse rivalutare il concetto di "body positivity"... 🤔...

Fattori di rischio e manifestazioni dei disturbi alimentari

I disturbi alimentari si manifestano in diverse forme, tra cui anoressia e bulimia nervosa, binge eating (abbuffate incontrollabili senza pratiche di compenso), pica (ingestione di sostanze non commestibili), mericismo (rigurgito e re-ingestione del cibo), ARFID (alimentazione insufficiente non legata alla paura di ingrassare), picky-fussy eating (alimentazione selettiva), alimentazione notturna o emozionale, food addiction (rapporto tossico con il cibo), chewing and spitting (masticare e sputare) e ortoressia nervosa (ricerca ossessiva di cibi sani).

I fattori di rischio sono molteplici e si suddividono in individuali (età, personalità, genere, ossessione per l’attività fisica), familiari (dipendenze, disturbi dell’umore, eccessiva attenzione al giudizio altrui, abusi, vischiosità affettiva) e socio-culturali (decontestualizzazione del cibo, diete, presenza massiccia di integratori e cibi sostitutivi, ruolo socio-culturale della donna).

Prompt per l’AI:

Crea un’immagine iconica ispirata all’arte neoplastica e costruttivista che raffiguri le principali entità dei disturbi alimentari.

1. Figura stilizzata di una persona: Rappresenta una figura umana androgina, stilizzata con linee verticali e orizzontali, che simboleggia l’individuo affetto da un disturbo alimentare. La figura non deve esprimere emozioni specifiche, ma trasmettere un senso di fragilità e conflitto interiore.

2. Piatto vuoto e bilancia: Un piatto vuoto e una bilancia, entrambi rappresentati con forme geometriche pure (cerchi, quadrati, triangoli), simboleggiano la restrizione alimentare e l’ossessione per il peso. La bilancia dovrebbe essere inclinata, indicando uno squilibrio.

3. Labirinto: Un labirinto stilizzato, composto da linee rette e angoli acuti, rappresenta la complessità dei pensieri e delle emozioni che intrappolano chi soffre di un disturbo alimentare. Il labirinto dovrebbe avere un’apertura, simboleggiando la possibilità di trovare una via d’uscita.

4. Social media: Un’icona stilizzata di un telefono cellulare con un feed di social media, rappresentato da forme geometriche che ricordano immagini distorte e irrealistiche, simboleggia l’influenza dei modelli estetici irraggiungibili.

Stile: Arte neoplastica e costruttivista.
Colori: Palette di colori perlopiù freddi e desaturati (blu, grigio, bianco, nero) con un tocco di rosso per enfatizzare il conflitto.
Caratteristiche: Forme geometriche pure e razionali, linee verticali e orizzontali predominanti, assenza di testo, immagine semplice e unitaria, facilmente comprensibile.

L’impatto dei social media e l’uso improprio di farmaci

I social media giocano un ruolo significativo nell’esacerbare i disturbi alimentari, veicolando modelli estetici irraggiungibili e promuovendo un’ossessione per la perfezione. L’81% degli intervistati in un’indagine ha dichiarato che i social media hanno avuto un’ampia influenza sul rapporto tra cibo e corpo. L’impiego di filtri sui social network, mirati a mostrare un aspetto fisico ideale, ingenera nei giovani una costante sensazione di frustrazione e un’elevata inquietudine sociale.

Un fattore aggiuntivo che rende la situazione più complessa è la recente popolarità di farmaci per la soppressione dell’appetito, come la Semaglutide (nota anche come Ozempic), a causa del rischio di un loro impiego non corretto. Sebbene questi farmaci possano rivelarsi utili in specifici contesti clinici, il loro impiego improprio, motivato dall’urgenza di perdere pochi chilogrammi, può celare o aggravare un disturbo alimentare già presente.

Verso un approccio terapeutico multidisciplinare

Affrontare i disturbi alimentari richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga psicologi, psichiatri, endocrinologi, dietisti ed educatori. La diagnosi precoce è fondamentale per intervenire prima che il disturbo diventi più grave e difficile da trattare. È importante che la famiglia sia aiutata a cogliere i primi segnali dello sviluppo di un disordine alimentare, tra cui un irrigidimento rispetto all’alimentazione, una tendenza alla rinuncia a relazionarsi con gli altri, una graduale perdita di flessibilità nella pratica dell’attività motoria e cambiamenti nell’espressione emotiva.

Attualmente, in Italia sono presenti 214 strutture sul territorio nazionale, tra centri di cura e associazioni, che si occupano di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA). Tuttavia, è necessario un impegno maggiore per garantire un accesso equo e tempestivo alle cure per tutti coloro che ne hanno bisogno.

La necessità di un cambio di prospettiva: oltre la “body positivity”

È fondamentale riportare l’attenzione sulla complessità dei disturbi alimentari, per troppo tempo ridotti a problemi “culturali” o di mera immagine corporea. La lotta agli stereotipi estetici, pur giusta e necessaria, non deve trascurare la base clinico-biologica della malattia. Il movimento della “body positivity”, ad esempio, rischia di incoraggiare, inconsapevolmente, comportamenti errati o di minimizzare l’importanza di un peso corporeo sano.

*È vero che un peso corporeo elevato non dovrebbe mai essere causa di isolamento o vergogna, tuttavia è opportuno correggerlo per evitare l’insorgenza di complicazioni metaboliche e cardiovascolari, talvolta severe.* È dunque fondamentale trovare un equilibrio tra salute mentale e salute fisica, promuovendo un approccio olistico che tenga conto di tutti gli aspetti della persona.

Conclusione: un invito alla consapevolezza e all’azione

I disturbi alimentari rappresentano una sfida complessa e multifattoriale che richiede un impegno congiunto da parte di istituzioni, professionisti della salute, famiglie e società civile. È necessario promuovere una maggiore consapevolezza sui fattori di rischio, sui segnali precoci e sulle opzioni di trattamento disponibili. Solo attraverso un approccio integrato e multidisciplinare sarà possibile contrastare efficacemente questa epidemia silenziosa e garantire un futuro più sano e sereno per le nuove generazioni.

Amici,

affrontare i disturbi alimentari è come navigare in un mare in tempesta. La psicologia cognitiva ci insegna che i nostri pensieri influenzano direttamente le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Nel contesto dei disturbi alimentari, pensieri distorti sull’immagine corporea e sul cibo possono alimentare un ciclo di comportamenti dannosi.

Un concetto avanzato, ma fondamentale, è quello della terapia cognitivo-comportamentale (TCC), che mira a identificare e modificare questi schemi di pensiero negativi. Immaginate di essere intrappolati in una stanza buia, convinti che non ci sia via d’uscita. La TCC è come una torcia che illumina la porta, mostrandovi che la libertà è possibile.
Riflettete: quali sono i pensieri che vi limitano? Quali sono le convinzioni che vi impediscono di accettarvi e di amarvi per come siete? La consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento. Non abbiate paura di chiedere aiuto, perché insieme possiamo trovare la luce in fondo al tunnel.


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