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Daniel Libeskind incontra le città ferite: un’analisi del progetto ‘Ferite’

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  • A Torino, gli artisti hanno affrontato la presa della città nel 1639.
  • A Roma, focus sull'assassinio di Giulio Cesare nel 44 a.C..
  • Dieci poeti a Roma per «sanare con la parola» le lacerazioni.

L’arte come mezzo di guarigione e ricordo collettivo si manifesta con forza in un’iniziativa itinerante che coinvolge diverse città italiane, tra cui Roma, Milano e Torino. Il progetto, nato da una riflessione sull’opera dell’architetto Daniel Libeskind, si propone di indagare e “ricucire” le cicatrici storiche che segnano il tessuto urbano e la coscienza di una comunità. Attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea, si cerca di stimolare la memoria, promuovere la consapevolezza e facilitare una rielaborazione dei traumi che hanno plasmato l’identità di un popolo.

Un Viaggio Attraverso le Ferite Urbane

Il progetto si articola in diverse tappe, ognuna dedicata a una specifica città e alle sue ferite più significative. A Torino, ad esempio, gli artisti si sono confrontati con eventi come la presa della città nel 1639, la tragedia di Superga nel 1949, l’incidente Thyssen nel 2007 e la drammatica notte di Piazza San Carlo nel 2017. A Roma, invece, l’indagine si è concentrata su episodi come l’assassinio di Giulio Cesare nel 44 A. C., l’esecuzione di Beatrice Cenci nel 1599, il rogo di Giordano Bruno nel 1600 e gli omicidi di Pier Paolo Pasolini nel 1975 e Aldo Moro nel 1978, evidenziando la profonda interconnessione tra storia e politica nella capitale.

Gli artisti coinvolti, provenienti da diverse generazioni e contesti, hanno affrontato il tema delle ferite urbane con approcci eterogenei, utilizzando diversi media e linguaggi espressivi. A ciascuno di loro è stato fornito un foglio di carta Amatruda, realizzata artigianalmente, come supporto per la creazione dell’opera. Questo gesto simbolico sottolinea l’importanza del lavoro manuale e della tradizione artigianale nel processo di elaborazione del trauma.

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L’Arte Come Strumento di Consapevolezza e Memoria

Il curatore del progetto, Ludovico Pratesi, sottolinea come l’iniziativa miri a rendere l’arte “necessaria a livello sociale”, stimolando la memoria e aumentando la consapevolezza delle persone. In un’epoca caratterizzata da revisionismi antistorici e rimozioni, l’arte può svolgere un ruolo fondamentale nel preservare la memoria collettiva e promuovere una riflessione critica sul passato.
Le differenze riscontrate tra le città coinvolte nel progetto evidenziano come ogni territorio abbia le proprie ferite, che si sviluppano in archi temporali differenti. A Roma, le ferite risalgono a duemila anni fa, mentre a Milano si concentrano nel Diciannovesimo Secolo e a Torino nel Seicento. Questa diversità sottolinea la complessità della storia italiana, segnata da eventi traumatici che hanno lasciato un’impronta indelebile nel tessuto sociale e culturale.

La Poesia Come Voce del Trauma

Un aspetto particolarmente interessante del progetto è l’integrazione della poesia come ulteriore strumento di elaborazione del trauma. Nella capitale, dieci poeti sono stati chiamati a “sanare con la parola” le medesime lacerazioni già esplorate dagli artisti visivi. Questo abbinamento tra arte visiva e poesia ha arricchito il progetto di un ulteriore livello di significato, offrendo una prospettiva più intima e personale sulle ferite urbane.

Riflessioni Sulla Guarigione Collettiva Attraverso l’Arte

L’iniziativa “Ferite” si configura come un’esplorazione profonda e articolata del rapporto tra arte, memoria e trauma. Attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea, si cerca di stimolare una riflessione critica sul passato, promuovere la consapevolezza e favorire una rielaborazione dei traumi che hanno segnato la storia delle città italiane. Il progetto evidenzia come l’arte possa svolgere un ruolo fondamentale nel processo di guarigione collettiva, offrendo uno spazio di espressione, di memoria e di speranza.

Nel contesto di questo progetto artistico che esplora le “ferite” delle città, possiamo riflettere su un concetto fondamentale della psicologia cognitiva: gli schemi mentali. Uno schema mentale è una struttura cognitiva che organizza le nostre conoscenze e aspettative sul mondo. Quando viviamo un evento traumatico, questo può alterare i nostri schemi mentali, portando a una visione distorta della realtà e a difficoltà nell’elaborare le emozioni. L’arte, in questo caso, può agire come un catalizzatore per la rielaborazione di questi schemi, offrendo nuove prospettive e aiutandoci a dare un senso al trauma.

Un concetto più avanzato, legato alla medicina correlata alla salute mentale, è quello della neuroplasticità. La neuroplasticità si riferisce alla capacità del cervello di modificare la propria struttura e funzione in risposta all’esperienza. L’esposizione all’arte, in particolare quella che affronta temi difficili come il trauma, può stimolare la neuroplasticità, favorendo la creazione di nuove connessioni neurali e aiutando il cervello a riorganizzarsi dopo un evento traumatico. Questo processo può portare a una maggiore resilienza e a una migliore capacità di affrontare le sfide della vita.

Riflettiamo, quindi, su come l’arte possa essere un potente strumento per la guarigione individuale e collettiva, offrendo uno spazio di espressione, di memoria e di speranza in un mondo spesso segnato dalla sofferenza. L’arte ci invita a confrontarci con le nostre ferite, a elaborarle e a trasformarle in qualcosa di nuovo e significativo.


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