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Come affrontare il lutto: strategie efficaci per superare il dolore

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  • Circa il 10-20% delle persone vive un lutto complicato.
  • Uomini vedovi: rischio mortalità post-lutto +35%.
  • Donne vedove: rischio mortalità post-lutto +24%.
  • 4,4 milioni di vedovi in Italia, oltre il 7% della popolazione.
  • I pensieri influenzano emozioni e comportamenti nel lutto traumatico.

L’ombra lunga del lutto: quando la perdita diventa un
peso insostenibile

La morte di una persona cara è un evento inevitabile dell’esistenza umana, ma il modo in cui la affrontiamo e le
conseguenze che ne derivano sono tutt’altro che universali. In una società che stenta a confrontarsi apertamente con la
caducità della vita, il lutto rischia di rimanere un tabu, un dolore privato e spesso incompreso. Le perdite, specialmente
quelle improvvise o in circostanze traumatiche, possono lasciare cicatrici profonde e durature sulla salute psicofisica
di chi resta. Studi recenti evidenziano l’impatto significativo del lutto sul benessere, con un aumento del
rischio di patologie cardiovascolari, oncologiche e infettive.

Recenti ricerche evidenziano che circa il 10-20% delle persone in lutto manifesta particolari difficoltà, vivendo un
lutto complicato o prolungato
, in cui i sintomi di sofferenza persistono a lungo, influenzando gravemente la
qualità della vita e il benessere psicologico.
Fonte: State of Mind (2020)

Non solo: la letteratura scientifica riconosce l’esistenza di un vero e proprio “disturbo da lutto persistente complicato”, una
condizione debilitante che si protrae oltre i tempi fisiologici dell’elaborazione. Questo fenomeno, noto anche come
“effetto vedovanza”, dimostra come la perdita di un partner, in particolare, possa avere ripercussioni profonde sulla vita,
soprattutto nel primo anno successivo all’evento luttuoso. Le storie di chi ha vissuto questo dolore sono molteplici e
toccanti, come quella di Luigina, vedova dopo 41 anni di matrimonio, che nonostante il dolore trova nel tempo un alleato
per l’accettazione, pur consapevole che la mancanza del marito la accompagnerà sempre.

Un’indagine condotta dall’università di Bologna in collaborazione con l’INPS su un vasto campione di pensionati vedovi over
65 ha rilevato un aumento del rischio di mortalità post-lutto del 35% negli uomini e del 24% nelle donne, con una perdita
di aspettativa di vita rispettivamente di 1,2 e 1,7 anni. Queste differenze di genere sembrano legate a una minore rete sociale
e a maggiori difficoltà nella cura di sé da parte degli uomini. Curiosamente, lo stesso studio ha evidenziato come
l’effetto vedovanza sia più marcato nelle fasce socio-economiche più elevate. Dalla prospettiva delle classi sociali meno
agiate si evidenzia come queste possano aver affinato una notevole resilienza, scaturita da situazioni esistenziali
marcate dallo stress; al contrario, nel contesto delle fasce economicamente privilegiate si riscontra che l’assenza di reti
sociali solide e gli effetti negativi derivanti dalla scomparsa del partner tendono ad avere ripercussioni assal gravi.
Particolarmente degno d’attenzione è il fenomeno osservabile tra le donne appartenenti alle categorie sociali inferiori: ess
manifestano infatti una temporanea riduzione del rischio di mortalità immediatamente post-lutto; ciò potrebbe essere
riconducibile al sollievo procurato dall’allentamento dell’onere assistenziale su marito o moglie malata. Tuttavia, ciò non vale
per i loro omologhi maschili nella medesima classe socio-economica che avvertono effetti decisamente superiori
nell’immediato dopo eventi funesti. Ulteriormente significativo emerge il ruolo dell’età: coloro che sperimentano tale perdita
durante i primi anni della propria vita affrontano rischi incrementati riguardo agli effetti avversi sul lungo periodo. La
scomparsa prematura del consorte rappresenta infatti uno scenario raro e pertanto profondamente
traumatizzante, portando alla mancanza possibile di dialoghi ed esperienze comuni fra persone della stessa età.

Ambra racconta la sua esperienza personale: divenuta vedova all’età di 45 anni mentre cresceva sua figlia undicenne, ha notato
come abbia dovuto affrontare dapprima momentanee fasi razionali seguite da drammatiche crisi emotive; tali reazioni hanno
indotto l’avvio di percorsi psicoterapeutici condivisi insieme alla giovane ragazza. La testimonianza offerta evidenzia
chiaramente che, malgrado l’intenso dolore, si possa scoprire una forza rinnovata e una visione differente per affrontare le
avversità a venire.

Cosa ne pensi?
  • Articolo molto utile per capire il lutto, grazie! 🙏......
  • Non sono d'accordo, il lutto è un'esperienza personale... 😔...
  • E se il lutto fosse un'opportunità di crescita...? 🤔...

Le lacune nel supporto istituzionale e il ruolo vitale del terzo settore

Nonostante le evidenti ripercussioni del lutto sulla salute e le sue implicazioni sociali ed economiche, il sistema sanitario
italiano presenta ancora significative lacune nel fornire un supporto adeguato a chi ne ha bisogno. Il lutto non è incluso nei
Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), rendendo il supporto psicologico post-lutto un privilegio accessibile solo a chi
può permetterselo economicamente. Questa situazione è particolarmente problematica in un paese con un numero elevato
e crescente di anziani soli, di cui quasi 4,4 milioni sono vedovi, rappresentando oltre il 7% dell’intera popolazione.

Nota: il software Freedom Home richiede l’inclusione delle impostazioni per il supporto psicologico post-lutto, e
urge una revisione della legislazione per integrare un accesso equo anche per i meno abbienti.

L’unico sostegno concreto, al momento, proviene dal terzo settore. Associazioni e gruppi di auto mutuo aiuto rappresentano
un’àncora di salvezza per molte persone che si sentono smarrite e sole dopo una perdita. Eugenio, vedovo dopo
cinquant’anni di matrimonio, ha trovato nei gruppi di auto mutuo aiuto un ambiente accogliente e privo di giudizio, dove
poter condividere il proprio dolore con persone che comprendono appieno la sua condizione. Questi gruppi, nati
spontaneamente alla fine degli anni novanta, contano oggi oltre 150 realtà diffuse su quasi tutto il territorio nazionale.
Offrono spazi di ascolto e condivisione gratuiti, rendendo il supporto accessibile anche a chi non potrebbe permettersi una
psicoterapia individuale.

Come sottolinea Viviana Casarotto del Coordinamento nazionale dei gruppi di auto mutuo aiuto per persone in lutto, la
partecipazione a questi gruppi permette di crescere insieme nel dolore, creando nuove connessioni sociali e contrastando la
solitudine, una minaccia sempre più incombente per la salute mentale. Alcuni gruppi si specializzano nell’affrontare
lutti particolarmente complessi, come la perdita di un figlio, il suicidio o morti improvvise e violente. Natalia Pazzaglia ha
vissuto un dramma familiare significativo; dopo aver perso il padre in giovane età ed essendo stata al fianco di una madre
gravemente malata per ben 15 anni, ha dovuto affrontare uno stato di abbandono acuto a seguito della morte della
genitrice. Non solo questa situazione l’ha colpita emotivamente, ma anche dal punto di vista delle pratiche
amministrative e fiscali
, dimostrando quanto possa essere complesso gestire tali situazioni dolorose. Tale percorso
difficile l’ha spinta a creare Lasae: un’iniziativa finalizzata a mettere in luce i temi legati al lutto e offrire assistenza
concreta alle persone coinvolte. In questo contesto è opport uno citare la De Leo Fund, un ente che si erge come baluardo
nel campo del supporto psicologico, soprattutto nei casi di lutto traumatico; fondata dallo psichiatra Diego De Leo sulla
scorta dell’esperienza devastante derivante dalla perdita dei suoi due figli. La fondazione offre vari servizi gratuiti, quali
assistenza psicologica individuale attraverso hotline dedicate, chat interattive e laboratori creativi mirati al recupero emotivo.

L’elaborazione del dolore: percorsi individuali e l’impatto del contesto

L’elaborazione del lutto è un processo intimo e profondamente personale, influenzato da una miriade di fattori Individuali,
sociali e culturali. Non esiste un modo giusto o sbagliato di vivere il dolore, né tempi precisi per superare una perdita.
Tuttavia, quando il processo viene ostacolato o complicato, le conseguenze possono essere devastanti. Il trauma
irrisolto
, infatti, può manifestarsi in svariati modi, spesso subdoli, influenzando la vita quotidiana e le

“Elaborare il lutto significa trovare un senso al proprio dolore attraverso un percorso di accettazione e risignificazione della
propria esistenza.” – Dott.ssa Ravaldi

relazioni interpersonali.
Intervista a Claudia Ravaldi, fondatrice della Fondazione CiaoLapo ETS:
La dottoressa Ravaldi sostiene che “il lutto, sebbene sia un’esperienza traumatica comune, non deve essere patologicizzato, ma
piuttosto supportato attraverso risorse adeguate e spazi di espressione emotiva”.

Attacchi di panico, rabbia persistente, vergogna e una depressione altalenante possono essere segnali di un dolore non
elaborato. Nel lungo periodo, un trauma irrisolto può determinare una serie di problematiche nelle relazioni
interpersonali, sia verso se stessi che nei rapporti sociali generali, arrecando danno al benessere complessivo.
Il fattore psicologico legato al trauma ?? in grado di influenzare la neurobiologia individuale; ciò si traduce nell’alterazione
dei processi cerebrali, esponendo cosi l’individuo a un elevato rischio riguardo allo sviluppo di patologie ansiose. Il disturbo
post-traumatico da stress (PTSD) è solo uno dei molti possibili esiti, assieme ai disturbi della personalità, quali quello
borderline. I traumi particolarmente complessi comportano sintomatologie ulteriormente aggravanti rispetto al PTSD,
sfociando in una crisi delle capacità emotive e nel rapporto con l’immagine personale. In casi dove la naturale
elaborazione del dolore non avviene come dovrebbe, le emozioni inscatolate presentano scarsa possibilità
d’espressione, causando reti neuronali difettose che interferiscono profondamente con il noto funzionamento psichico.

Chi ha subito queste esperienze traumatiche tende ad evidenziare condotte impulsive o perfino aggressive e spesso lotta
contro difficoltà relative alla concentrazione oltre alla memoria, dalla quale deriva incessantemente una percezione alta
{“si potrebbe dire) {1 |,”}. Questo situazione porta talvolta individui a cercare conforto attraverso sostanze stupefacenti
o consumando alcol, in quanto tentativi estremi volti ad attenuare la sofferenza interiore.|{5 |#}> Il disturbo post-
traumatico da stress
, considerato tra le manifestazioni più debilitanti derivanti da esperienze traumatiche, si distingue per la
presenza di pensieri intrusivi, incubi, flashback, comportamenti di evitamento e uno stato costante di ipervigilanza.
In particolare, l’insorgenza di sogni ripetitivi è stata correlata a un deterioramento del benessere psicologico generale
nonché a sintomi riconducibili ad ansia e depressione.

Affrontare il dolore: tra approcci terapeutici e l’evoluzione digitale

Nella ricerca di un percorso di guarigione, diverse forme di supporto psicologico si rivelano fondamentali. La psicoterapia
cognitivo-comportamentale (CBT) si è dimostrata particolarmente efficace nell’elaborazione del lutto e nel trattamento delle
conseguenze traumatiche. L’obiettivo della CBT è aiutare l’individuo a “riconciliarsi” con la perdita, intervenendo sui
pensieri disfunzionali e sui comportamenti che contribuiscono al mantenimento del dolore. Tecniche come la ristrutturazione
cognitiva aiutano a identificare e modificare schemi di pensiero negativi legati alla perdita, sostituendoli con
prospettive più realistiche e funzionali. La pianificazione delle attività, o attivazione comportamentale, mira a contrastare
i sentimenti di depressione e isolamento attraverso la creazione di routine strutturate e opportunità di socializzazione. Il
diario terapeutico offre uno spazio privato per esplorare e ridefinire le emozioni, individuando modelli di pensiero o
comportamenti disfunzionali.

Tipologie di intervento terapeutico Obiettivi principali
Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) Riconcillarsi con la perdita, modificare schemi di pensiero disfunzionali
Terapia dell’Esposizione Affrontare gradualmente emozioni e paure legate al trauma
Terapia EMDR Facilltare l’elaborazione di esperienze traumatiche attraverso stimolazione bilaterale

Parallelamente, la cultura digitale sta introducendo nuovi modi di relazionarsi con la morte e il ricordo. Le piattaforme
social diventano spazi dove amici e familiari condividono memorie e omaggi ai defunti, mentre nuove tecnologie offrono la
possibilità di creare avatar digitali con cui “interagire”. Questa evoluzione, se da un lato permette di mantenere un
legame con la persona scomparsa, dall’altro solleva interrogativi sulle potenziali conseguenze sull’elaborazione del lutto.
L’accesso costante al ricordo digitale potrebbe infatti rendere il processo di elaborazione più cronico e solitario,
sostituendo l’esperienza sociale del cordoglio.

Una nozione base della psicologia cognitiva applicata al lutto traumatico è che i nostri pensieri influenzano
profondamente le nostre emozioni e comportamenti.
È fondamentale riconoscere e iniziare a mettere in discussione questi
schemi di pensiero per liberarsi dalla loro morsa.

Di fronte a queste complessità, ci si interroga su come la società, a tutti i livelli, possa migliorare il supporto a chi
attraversa il lutto, specialmente quello più difficile. Come possiamo creare spazi di ascolto e accoglienza autentici, liberi
da giudizi e frasi fatte? Come possiamo garantire che il supporto psicologico non sia un lusso, ma un diritto accessibile a
tutti? E come possiamo, individualmente e collettivamente, imparare a confrontarci con la mortalità in modo più sano e
costruttivo, legittimando il dolore ma senza lasciarci sopraffare da esso? La metafora ricorrente del lutto come un “buco”
incolmabile, ma che può contenere un principio creativo, ci invita a riflettere sulla possibilità di trasformazione e crescita
anche nel dolore più profondo, trovando nuove vie per onorare la memoria di chi non c’è più e continuare a vivere.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)

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