Chiara Nasti si mette a nudo: «Ho toccato il fondo, ma ora rinasco»

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  • Chiara Nasti ha rivelato di aver sofferto di depressione post-partum dopo la nascita della secondogenita, Dea.
  • Ha ammesso di aver fatto uso di psicofarmaci per un mese a causa della stanchezza e dell'insonnia.
  • Il 60% delle persone con disturbi psicologici si sente a disagio a chiedere aiuto.
  • L'uso di TikTok tra gli under 11 è salito dal 13% al 21% tra il 2020 e il 2021.
  • Il rischio di depressione aumenta del 13% per ogni ora in più sui social media.
  • Nel 2024, il 28% degli italiani soffre di disturbi d'ansia.

Nelle ultime ore, il mondo dei social media è stato scosso da una confessione inaspettata e profondamente umana: quella di Chiara Nasti, influencer con una vasta platea di followers, che ha scelto di rivelare pubblicamente la sua battaglia contro la depressione post-partum, gli attacchi di panico e un senso di solitudine schiacciante. La notizia, diffusa il 21 luglio 2025, ha rivelato un lato dell’influencer ben lontano dall’immagine idilliaca e spensierata che solitamente proietta online. Le immagini che accompagnano il suo sfogo, che la ritraggono in lacrime e visibilmente provata, hanno evidenziato la gravità di un periodo “buio” vissuto dopo la nascita della sua secondogenita, Dea, avuta con il calciatore Mattia Zaccagni. Il suo racconto si è snodato attraverso parole cariche di dolore e smarrimento: _”Che strana che è la vita. Ti mette alla prova continuamente”_. Nonostante vivesse apparentemente una vita da sogno – una famiglia giovane, due figli, un compagno realizzato – il malessere si è insinuato in profondità. La narrazione di Chiara Nasti, che si descrive come una persona con una forte empatia ma priva di una “predisposizione per essere una vittima”, è un monito potente sull’invisibilità della sofferenza mentale, che può colpire chiunque, indipendentemente dal successo esteriore o dalla percezione pubblica di felicità. La sua rabbia, lo _”scoppiare per ogni singola cosa”_ e la sensazione di sentirsi _”matta”_ sono sintomi classici di un disagio profondo, spesso somatizzato in dolori fisici che il corpo inventa come richiesta disperata di aiuto.

La seconda maternità è stata il catalizzatore di questa crisi. Chiara ha apertamente ammesso di aver fatto ricorso a psicofarmaci per un mese nel post-parto, a causa della stanchezza estrema e dell’insonnia, aggravata da una _”solitudine emotiva”_ che l’ha fatta sentire _”davvero male”_. Questo dettaglio è di particolare importanza, poiché mostra la concretezza del disagio e la necessità di interventi medici, sfatando il tabù che ancora circonda l’uso di farmaci per la salute mentale. La pressione di essere una madre presente, di non volere _”perdere di vista neanche un attimo”_ i propri figli, ha contribuito a un senso di colpa paralizzante, anche quando la sua presenza non era pienamente _”vigile”_.

Chiara Nasti racconta: “Nonostante mi dicessero che avevo una famiglia bellissima, io dentro stavo crollando.”

La sua esperienza si inserisce in un contesto più ampio dove la salute mentale è sempre più al centro del dibattito pubblico, soprattutto in relazione all’esposizione sui social media. Mentre la sua storia personale funge da campanello d’allarme, è fondamentale riconoscere che molti volti noti del web affrontano sfide simili, spesso nascoste dietro filtri e apparenze impeccabili. Secondo ricerche recenti, oltre il 60% delle persone che soffrono di disturbi psicologici si sentono a disagio a chiedere aiuto, evidenziando la necessità di una maggiore apertura nei confronti della salute mentale. [Ipsico 2024] La fragilità emotiva, amplificata dalle aspettative irrealistiche e dal giudizio costante, può trasformare la vetrina digitale in una gabbia dorata. Il 21 luglio 2025 segna un momento cruciale: la rivelazione di Chiara Nasti emerge quale esempio simbolico di come una vulnerabilità espressa con sincera apertura e audacia abbia il potere di evolversi in un efficace strumento per generare consapevolezza.

La ricerca di aiuto e la rinascita personale

Il punto di svolta per Chiara Nasti è arrivato attraverso un consiglio cruciale: quello di rivolgersi a un professionista. _”Hai bisogno di ritrovarti con un professionista”_ sono state le parole che l’hanno spinta a intraprendere un percorso terapeutico, accettandole _”con saggezza”_ e riconoscendo che fosse _”la cosa più giusta da fare”_. Questa decisione, intrapresa con la determinazione di chi vuole _”ritrovarsi a tutti i costi”_, segna l’inizio di una rinascita. La scelta di chiedere supporto professionale è un elemento chiave, che evidenzia l’importanza di non affrontare da soli il malessere mentale e di superare lo stigma che spesso impedisce di cercare aiuto.

Il percorso terapeutico ha permesso a Chiara di raggiungere una maggiore stabilità emotiva. Ha imparato a conciliare la sua vita da madre con la sua ritrovata serenità, scoprendo che _”con la calma si può conciliare tutto”_. Nonostante riconosca che non sia _”mai facile quando hai dei bambini”_, soprattutto volendoli seguire in ogni istante, ha sviluppato una nuova consapevolezza. Oggi, Chiara Nasti afferma di essere una versione migliore di sé stessa, concentrata sul _”Qui ed ora”_ e libera dalla preoccupazione del giudizio altrui, proprio come faceva da piccola, ma con maggiore _”coerenza e consapevolezza”_. Questa ritrovata libertà e felicità sono il frutto di un lavoro interiore profondo, che le ha permesso di accettare le sue fragilità e di trasformarle in punti di forza.

Il percorso di una madre: “Ho imparato a vivere il presente con calma e serenità.”

La sua esperienza sottolinea un tema fondamentale: la salute mentale non è un lusso, ma una necessità. Il suo racconto di un _”inferno dopo il parto”_, fatto di attacchi di panico, solitudine e il ricorso a farmaci, è un grido che risuona con le esperienze di tante donne che affrontano la depressione post-partum, spesso in silenzio e con vergogna. Le statistiche indicano che oltre il 20% delle donne affrontano sintomi di depressione durante la gravidanza o nei primi mesi dopo il parto, evidenziando l’urgente bisogno di supporto e consapevolezza. [The Lancet, 2024] La rottura del silenzio di Chiara Nasti, attraverso un post così intimo e reale, contribuisce a normalizzare il dialogo sulla salute mentale e a incoraggiare chi ne soffre a non sentirsi solo. La sua capacità di ritrovare l’equilibrio e di essere oggi una persona più consapevole offre un messaggio di speranza e resilienza per chiunque stia attraversando un periodo difficile.

Cosa ne pensi?
  • ❤️ Chiara Nasti è un esempio di forza, ammirevole......
  • 🤔 Possibile che la pressione dei social abbia contribuito......
  • 😥 Dietro l'immagine patinata, una fragilità comune a molte......

L’impatto dei social media sulla salute mentale: un quadro generale

Il caso riguardante Chiara Nasti esemplifica chiaramente un tema cruciale: l’impatto dei social network sulla salute psichica, soprattutto nei più giovani e fra le figure influenti sui vari canali. Sebbene queste piattaforme digitali possano facilitare legami interpersonali e scambi informativi, esse presentano altresì notevoli insidie, inclusa una prevalenza accresciuta d’ansia e stati depressivi. Un’indagine condotta nel 2022 ha messo in risalto che l’‘uso crescente di TikTok’ tra i ragazzi sotto gli undici anni è salito dal 13% nell’anno 2020 fino a raggiungere il 21% nel successivo anno appena trascorso, segnalando quindi un’esposizione sempre più intensa sin dall’infanzia. Ricerche ulteriori confermano che la probabilità d’insorgenza della depressione aumenta del (+13%) per ogni ulteriore ora dedicata all’impiego dei social media. [Ipsico, 2024]

Anno Utilizzo TikTok (< 11 anni) Rischio depressione (%)
2020 13%
2021 21% +13% per ogni ora in più

Il dibattito sull’impatto dei social media sulla salute mentale è particolarmente acceso in Italia, dove dati recenti indicano un peggioramento delle condizioni psicologiche. Nel marzo del 2024 si è registrato che una percentuale significativa della popolazione italiana – precisamente il 28%, risulta affetta da disturbi d’ansia o affini; oltre a ciò emerge una situazione preoccupante: circa un terzo (33%) delle persone sospettose riguardo alla propria condizione psicologica non è rivolto ad alcun professionista della salute nel corso dell’ultimo anno. Tali statistiche destano inquietudine ed evidenziano sia la mancanza di consapevolezza riguardo a queste tematiche sia le difficoltà nell’accesso ai servizi psichiatrici disponibili. Il dato più inquietante per l’anno in questione indica come ben il 60% degli italiani abbia sperimentato stress in forma così acuta da sentirsi completamente sopraffatto dalla situazione; contemporaneamente si segnala che nel 2022 la cifra globale raggiungeva i 4,55 miliardi per quanto concerne gli utenti attivi sui social network – incrementando del 9% rispetto all’anno precedente – conferendo quindi maggiore visibilità ai suddetti rischi.

Le ricerche accademiche condotte nel campo psicologico mostrano chiaramente tramite articoli pubblicati sul Journal of Social and Clinical Psychology l’aumento costante dei sintomi patologici legati al consumo eccessivo dei mezzi digitali appositamente dedicati alla vita sociale virtuale. Un’esposizione prolungata fin dalla giovane età sembra infatti favorire l’insorgere dell’ansia, della depressione insieme ad altri disturbi mentali, particolarmente fra gli adolescenti, i quali risultano assai più suscettibili alle normative sociali correnti e all’immagine ideale propugnata attraverso tali piattaforme online. Nonostante ciò, i social media possono anche essere un veicolo per messaggi positivi e per ridurre lo stigma associato ai problemi di salute mentale. Il messaggio di Chiara Nasti, ma anche campagne come _”Spread magic not hate”_ delle Winx contro il bullismo online, mostrano come i social possano essere usati per promuovere consapevolezza e supporto.

È cruciale che si sviluppino linee guida per un uso responsabile delle piattaforme digitali, sia per gli individui che per i professionisti della salute mentale. La sensibilizzazione e la divulgazione, pur aumentando la consapevolezza, possono anche accrescere l’inclinazione all’autodiagnosi o a un’eccessiva medicalizzazione delle emozioni, rendendo ancora più complessa la gestione della salute mentale nell’era digitale. La sfida consiste nel trovare un equilibrio tra l’utilizzo dei social media come opportunità sociali e informative e la protezione del benessere psicologico, imparando a riconoscere i segnali di dipendenza e a prendersi pause necessarie.

Strategie di resilienza e il futuro della salute mentale online

La storia di Chiara Nasti rivela che la resilienza non è una dote innata, ma una capacità che si costruisce attraverso la consapevolezza e l’azione. Il suo percorso illustra l’importanza di riconoscere il proprio malessere, di superare la vergogna e di cercare attivamente il supporto necessario. In un’epoca in cui la pressione per mostrare una vita perfetta è amplificata dai social media, la sua confessione è un atto di coraggio che può incoraggiare migliaia di persone a intraprendere un percorso simile.

Dal punto di vista della psicologia comportamentale, l’esperienza di Chiara Nasti può essere letta come un esempio di come le strategie di coping maladattive (come l’insonnia e lo sviluppo di dolori psicosomatici) possano manifestarsi in risposta a uno stress prolungato e a una mancanza percepita di controllo, tipici della depressione post-partum e della pressione mediatica. Il ricorso agli psicofarmaci, seppur per un breve periodo, evidenzia la necessità di un intervento medico quando il disagio raggiunge livelli invalidanti, mentre il successivo affidamento a un _”professionista”_ segna un cambio di paradigma verso strategie di coping più adattive e basate sull’evidenza scientifica, come la psicoterapia.

Un concetto avanzato della psicologia cognitiva, applicabile al caso di Chiara Nasti, è la “flessibilità cognitiva”, ovvero la capacità di modificare le proprie convinzioni e pensieri disfunzionali in risposta a nuove informazioni o esperienze. Nel contesto della depressione e dell’ansia, spesso si sviluppano schemi di pensiero rigidi e negativi (ad esempio, _”credevo di essere pazza”_, _”mi sentivo matta”_, _”mi sentivo così sola emotivamente”_). Il percorso terapeutico intrapreso da Chiara l’ha aiutata a sfidare queste convinzioni, portandola a _”ritrovarsi”_ e a riacquistare una _”maggiore coerenza e consapevolezza”_. Questa flessibilità le ha permesso di modificare le sue percezioni interne e di affrontare la realtà con una prospettiva più equilibrata, culminando nel messaggio di _”vivere il presente con calma e serenità”_.

La sua ultima riflessione, _”non so dove mi porterà questa lezione ma è tutto una scoperta e io amo la vita, la mia empatia e tutta la mia energia”_, è un potente invito a non arrendersi di fronte al buio. È un riconoscimento che la vita è un percorso di apprendimento continuo, anche attraverso le difficoltà più grandi. Questa narrazione onesta e vulnerabile può contribuire a smantellare lo stigma legato alla salute mentale e a promuovere una cultura di comprensione e accettazione, ricordandoci che la vera forza risiede nella capacità di chiedere aiuto, di accettare le proprie imperfezioni e di rinascere più forti e autentici. La sua storia ci spinge a riflettere su come possiamo costruire un ambiente digitale più sano, dove l’autenticità sia valorizzata e la vulnerabilità non sia vista come una debolezza, ma come una dimostrazione di coraggio.

Glossario:
  • Depressione post-partum: una forma di depressione che può colpire le donne dopo il parto, caratterizzata da sentimenti di tristezza, ansia e affaticamento.
  • Attacchi di panico: episodi improvvisi di paura intensa che possono causare sintomi fisici come battito cardiaco accelerato e difficoltà respiratorie.
  • Flessibilità cognitiva: è l’abilità di riformulare i propri schemi mentali e adeguarli all’emergere di nuovi dati o condizioni.

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