Cantieri: L’impatto psicologico sugli operai troppo spesso ignorato

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  • Nel 2023, 150 decessi sul lavoro riguardavano il settore delle costruzioni.
  • Il 46% dei lavoratori edili europei è esposto a forti livelli di stress.
  • In Italia, nel 2023, il tasso di mortalità nei cantieri è del 6,8 per 100.000.

L’incidente fatale verificatosi a Napoli ha portato all’attenzione pubblica una questione gravemente sottovalutata: la fragilità dei lavoratori del settore edilizio. In questo sventurato episodio accaduto appena sette giorni fa nella zona di via Domenico Fontana – con tre operai deceduti a causa della caduta da un montacarichi – è evidente come questa tragedia non sia solitaria; anzi si colloca all’interno d’un preoccupante elenco d’incidenti che affliggono il mondo del lavoro edile. Non vi è soltanto l’urgenza impellente dell’implementazione delle normative riguardanti la sicurezza fisica; bisogna altresì riconoscere l’importanza cruciale della salute mentale per gli addetti ai lavori. Nel corso dell’anno attuale – il 2023 – le statistiche indicano oltre 1.041 decessi sul luogo di lavoro in Italia rispetto agli incidenti registrati; fra questi ben 150 appartengono al campo delle costruzioni – ritenuto quello maggiormente a rischio per eventi fatali nell’intero territorio nazionale -, mentre circa 43.480 casi d’infortunio fanno riferimento al comparto edilizio. I dati riportati superano infatti le mere cifre e testimoniano storie strazianti legate ad esistenze devastate; esse rivelano spesso quel danno psicologico lessicale raro e altrettanto letale.

A construction worker site in action, showing various construction workers safely using large equipment like cranes and scaffolding.

Gli incidenti nei cantieri non lasciano solo ferite visibili, ma causano anche cicatrici invisibili nell’anima dei lavoratori, che si manifestano in forme di stress, ansia, depressione e, nel peggiore dei casi, nel disturbo da stress post-traumatico (PTSD). Studi recenti hanno evidenziato come gli operai infortunati abbiano il 45% in più di probabilità di sviluppare depressione. All’interno dell’Unione Europea, il 46% dei lavoratori edili è esposto a forti livelli di stress sul lavoro, con conseguenti rischi per il loro benessere mentale.

La pressione per rispettare scadenze spesso irrealistiche, la precarietà lavorativa, le lunghe ore di lavoro e le frequenti interruzioni o ritardi contribuiscono a erodere il benessere psicologico degli operai, rendendoli più vulnerabili non solo agli incidenti, ma anche alle loro pesanti conseguenze a lungo termine. L’importanza della consapevolezza riguardo ai costi associati a un infortunio non può essere sottovalutata: essi superano significativamente il mero ambito delle spese sanitarie o dei periodi prolungati d’assenza dal lavoro. Questi costi toccano anche la sfera psicologica, influenzando in modo profondo il benessere sia degli individui colpiti sia delle loro famiglie, con riflessi diretti sulla qualità dell’esistenza quotidiana.

Eventi recenti nella cronaca, come quello dell’operaio di Mesagne investito da un braccio meccanico d’escavatore o del sessantenne precipitato da una struttura, evidenziano che dietro a ogni cifra riportata nelle statistiche si cela una narrazione intrisa difficoltà, ansia e battaglie interiori spesso invisibili ma estremamente significative.

Le cicatrici invisibili: l’impatto psicologico degli infortuni e la cultura della negazione

Si tratta di cicatrici invisibili, quei segni indelebili che affliggono l’anima piuttosto che il corpo. La dimensione emotiva dell’impatto psicologico degli infortuni rappresenta una problematica complessa; questa si traduce spesso nel sorgere di condizioni come ansia o depressione, talvolta persino nello sviluppo della sindrome da stress post-traumatico. Al contempo, ci imbattiamo nella diffusione della cultura della negazione., un fenomeno per cui i sentimenti nati dall’infortunio vengono minimizzati o trascurati. Spesso si esalta una facciata di forza interiore facendo ombra alle reali esperienze emotive vissute dagli individui coinvolti. Un incidente sul luogo di lavoro può configurarsi come un evento fortemente traumatico per chi ne è coinvolto; tale evenienza ha il potenziale di lasciare cicatrici indelebili nell’animo umano oltre alla semplice necessità di recupero fisico. Le conseguenze sul piano psicologico possono essere eterogenee: tra le più comuni figurano stati depressivi e ansiosi accompagnati da costanti preoccupazioni, assieme a irritabilità o confusione nelle situazioni stressanti. Tali dimensioni emotive rappresentano il vissuto autentico degli operatori colpiti da simili eventi sfortunati eppure sovente ricevono scarsa attenzione.

La sindrome traumatica legata a incidenti professionali può evolvere verso forme severe come il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD), caratterizzato dall’emergere ricorrente di flashback disturbanti insieme a sogni ansiogeni e atteggiamenti evitativi, accompagnati da stati d’iperattivazione e compromissione della capacità attentiva. Sebbene gli effetti possano apparire non letali nel senso letterale del termine, il peso dell’ansia determinata dalla paura concreta di lesioni gravi o persino esiti fatali si impone con forza sulla psiche degli individui coinvolti nei contesti lavorativi pericolosi. L’approccio verso la percezione del rischio all’interno dei cantieri risulta fondamentale; chi svolge attività operative in tali situazioni deve quotidianamente confrontarsi con una continua ondata potenziale di insidie imminenti. Questa costante esposizione ai pericoli, a lungo termine, può minare le capacità psicologiche degli individui.

Il settore edile è ancora permeato da una cultura spesso definita “machista”, prevalentemente maschile, dove la minimizzazione dei problemi di salute mentale è comune e la richiesta di aiuto è stigmatizzata. Questa dinamica rende difficile per il 71% delle imprese affrontare apertamente le questioni psicosociali, impedendo l’implementazione di pratiche di supporto psicologico e di formazione sulla resilienza mentale. Tale reticenza aggrava il disagio e aumenta la vulnerabilità agli infortuni.

La mancanza di un luogo di lavoro fisso, che spesso porta all’isolamento sociale e a un senso di “sradicamento”, unitamente a problemi di comunicazione e scarsa cooperazione, aggrava ulteriormente il quadro. Nuovi elementi di pressione e il rischio di “tecnostress” emergono anche dai mutamenti climatici, con ondate di calore e fenomeni meteorologici estremi, e dalla crescente digitalizzazione, che richiede l’acquisizione di nuove competenze e può diminuire l’autonomia sul lavoro. È in questo contesto che emerge la necessità di un approccio olistico alla sicurezza, che non si limiti alla mera conformità normativa, ma che abbracci la complessa interazione tra il “fattore umano” e l’ambiente lavorativo. In Italia, nel 2023, la percentuale di decessi sul lavoro nei cantieri urbani ha raggiunto il 6,8 ogni 100.000 addetti, superando la media europea di 5,2, un dato che evidenzia una criticità ancora profonda nel nostro sistema.

An abstract representation of mental health in the workplace, depicting a construction site with silhouettes of workers surrounded by symbols of stress and mental health.
Un’interpretazione visiva della vulnerabilità e della forza nell’ambiente lavorativo edile.
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Oltre la riabilitazione fisica: la necessità di un supporto psicologico strutturato

Di fronte a una realtà così complessa e dolorosa, la richiesta di un supporto psicologico strutturato per le vittime di infortuni sul lavoro e per i loro familiari è ormai imprescindibile. Entità come il Consiglio Nazionale Ordine Psicologi (CNOP) e l’ANMIL (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro), insieme alla Fondazione “Sosteniamoli subito”, hanno siglato un Protocollo d’Intesa per promuovere questa causa, sensibilizzando le istituzioni e garantendo l’accesso a servizi di assistenza psicologica.

Recenti informazioni presentate dal Presidente di ANMIL evidenziano che circa 570.000 individui con inabilità permanente al lavoro, di cui 120.000 presentano disabilità psico-sensoriali, sono in Italia. *L’aggiunta del supporto psicologico non è, quindi, un semplice gesto di umanità, ma un vero e proprio investimento nella ripresa lavorativa e sociale delle persone colpite.*

Dati INAIL: In Italia, nel 2024, si prevede un aumento delle malattie professionali registrate del 21% rispetto all’anno scorso. Per garantire un ambiente lavorativo non solo sicuro ma anche profondamente consapevole, si rende necessaria una strategia olistica che combini misure sia a livello personale che aziendale. Essenziale diventa l’incremento della conoscenza riguardo alla salute mentale, affrontando così lo stigma ad essa associato e proponendo strumenti praticabili per riconoscere e fronteggiare i fattori psicosociali problematici. Tra gli esempi positivi ci sono iniziative come il programma Constructiv, dedicato ai rischi psicologici sul posto di lavoro; l’iniziativa del Lighthouse Construction Charity, attraverso cui si formano operatori in grado di prestare soccorso psicologico; infine, le attività targate MENTUPP, pensate appositamente per rispondere alle esigenze del comparto edile. Sul piano organizzativo, appare cruciale rivolgere attenzione ai fattori strutturali coinvolti nella salute mentale: tra essi rientrano il volume delle responsabilità lavorative, le pressioni temporali da rispettare nonché le dinamiche comunicative adottate nel contesto lavorativo.

In Svezia emerge un interessante caso in cui una rappresentanza sindacale ha siglato accordi mirati a garantire una preparazione approfondita dei delegati alla sicurezza ed implementando misure destinate specificatamente a proteggere le donne nel luogo professionale. Questo esempio dimostra chiaramente come i contratti collettivi possano rafforzare l’impegno delle imprese nei confronti del benessere mentale oltre che fisico dei propri dipendenti. Si rende imprescindibile l’atto di integrare le disposizioni riguardanti la sicurezza e la salute sul posto di lavoro, tenendo conto anche dei rischi psicosociali nonché delle tematiche legate alla salute mentale. Questa integrazione deve avvenire all’interno dei criteri di gara così come nelle pratiche lungo l’intera catena di fornitura; tale azione rappresenta non soltanto una salvaguardia per i diritti degli operai, ma si traduce altresì in un notevole potenziamento della produttività e nell’aumento dell’attrattiva del settore stesso, specialmente in un contesto contraddistinto da scarsità di manodopera. Nel corso del 2023, FORMEDIL ha avuto modo di formare attorno a 180.000 operatori sui fondamentali relativi alla sicurezza lavorativa; sono stati eseguiti oltre 38.000 controlli ispettivi sui vari cantieri attivi. Ciò testimonia che la formazione si rivela uno strumento straordinario nel ridurre il numero degli incidenti sul luogo di lavoro.

Il fattore psicologico: una prospettiva olistica per costruire un futuro più sicuro

La drammatica realtà degli infortuni sul lavoro e delle loro conseguenze psicologiche, spesso silenziose e sottovalutate, ci impone una riflessione profonda sul modo in cui concepiamo la sicurezza e la salute nei nostri ambienti lavorativi, in particolare nei cantieri edili. Dalla psicologia cognitiva apprendiamo come la percezione soggettiva del pericolo sia essenziale nelle azioni individuali e nella dinamica dei gruppi. Se un lavoratore percepisce il suo ambiente come poco sicuro, o si sente stressato e sotto pressione, la sua capacità di attenzione diminuisce drasticamente, aumentando la probabilità di errori e, di conseguenza, di infortuni.

Nei siti di costruzione, dove la natura stessa delle attività è di per sé complessa e mutevole, l’aspetto cognitivo ed emotivo dei lavoratori riveste un ruolo decisivo.

Volendo approfondire una concezione più evoluta della psicologia dei comportamenti, possiamo far riferimento al “safety citizenship behavior”, ovvero quelle condotte volontarie e proattive che gli operai adottano per contribuire alla sicurezza, pur andando oltre le proprie mansioni specifiche. Questi includono la segnalazione di pericoli, l’aiuto ai colleghi e l’adesione alle procedure di sicurezza anche in assenza di supervisione diretta. Tali atteggiamenti sono fortemente connessi al benessere mentale e ad un’atmosfera lavorativa sana.

Un contesto lavorativo caratterizzato da forte pressione e scarsa attenzione al benessere psicologico può, di fatto, indurre il cervello a trovarsi in uno stato di “allarme continuo” o di “esaurimento delle risorse”, condizioni che aumentano sensibilmente il rischio di errori e infortuni, anche in assenza di malfunzionamenti meccanici evidenti.

Ci si deve interrogare, dunque: quanto della cosiddetta “componente umana” è, in effetti, un “elemento psicologico” trascurato, che affiora in maniera drammatica solo quando è ormai troppo tardi?

La sicurezza nel lavoro nell’edilizia non è solo un complesso di normative da rispettare, ma un delicato equilibrio tra l’individuo e il suo ambiente, un equilibrio che affonda le radici nella nostra psiche. La psicologia cognitiva ci rivela come la nostra percezione del rischio sia una tela su cui si intrecciano routine, stanchezza, fretta, persino un’eccessiva fiducia in noi stessi. Quell’illusione di invulnerabilità, che ci spinge a sottovalutare i pericoli una volta scampati, è una trappola sottile che la mente ci tende.

E la psicologia comportamentale, affiancata dalla neuroscienza, ci illumina su come lo stress cronico e la fatica mentale non si limitino a un calo di attenzione; essi modellano il nostro cervello, alterando la funzione esecutiva, compromettendo la capacità di giudizio e decisione. Così, un cantiere ad alta pressione diviene non solo un luogo di lavoro, ma uno stato mentale, un “allarme costante” che consuma le risorse cognitive, rendendo l’errore non più una sfortunata eventualità, ma una quasi inevitabilità.

Forse è tempo di chiederci: al di là dei regolamenti, quanto stiamo investendo nel “capitale umano” più prezioso, la mente dei nostri lavoratori? Occorre un cambio di paradigma: la sicurezza non come un onere, ma come un investimento profondo nel benessere psicologico, capace di costruire un futuro non solo più produttivo, ma soprattutto più umano.

Glossario:

  • PTSD: Disturbo da Stress Post-Traumatico, condizione psicologica che può svilupparsi dopo l’esperienza di un evento traumatico.
  • INAIL: Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, ente italiano per la protezione sociale in caso di infortuni sul lavoro.
  • ANMIL: Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro, ente che promuove i diritti e il sostegno per le vittime di incidenti sul lavoro.
  • Cognizione: Processo mentale che coinvolge la capacità di percepire, memorizzare, e utilizzare informazioni in modo consapevole.

A serene depiction of a construction worker reflecting on their mental health, sitting on a construction site at sunset.


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