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Brivio: psicofarmaci a minorenni al “Bar dello Zoo”, orrore senza fine

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  • Condanna a 14 anni e 4 mesi per il gestore del "Bar dello Zoo".
  • Indagini su cessione di benzodiazepine a minorenni.
  • Nel 2021, 17,4 milioni di giovani hanno consumato sostanze.
  • Testimone parla di «blister ovunque» e «smattate».

Le recenti evoluzioni giudiziarie che hanno coinvolto Graziano “Greg” Rigamonti, già gestore del “Bar dello Zoo” a Beverate di Brivio, gettano lunghe ombre su un contesto di marginalità e vulnerabilità. Dopo una condanna significativa a 14 anni e 4 mesi di reclusione per reati gravissimi tra cui violenza sessuale di gruppo e prostituzione minorile, emergono nuove possibili incriminazioni: dalla calunnia alla falsa testimonianza e, in particolare, la cessione di benzodiazepine a minorenni. Questi nuovi fascicoli, rimandati al pubblico ministero dopo la recente sentenza, ampliano il quadro investigativo già complesso, rivelando un presunto sistema di sfruttamento che andava ben oltre la gestione illecita di incontri.

Le indagini condotte dai carabinieri di Brivio, premiati con un encomio per il loro lavoro svolto con estrema discrezione, hanno delineato un contesto in cui giovani e giovanissimi, alcuni dei quali con fragilità personali e situazioni familiari complesse, venivano avviati alla prostituzione e, secondo le recenti accuse, potenzialmente esposti all’uso di psicofarmaci. Graziano Rigamonti, identificabile nella comunità come “Greg”, si sarebbe reso protagonista attivo all’interno di questa inquietante vicenda.

Questo individuo trentacinquenne, che assume la posizione di frontman in una tribute band dedicata ai Blues Brothers, è accusato dai magistrati della conduzione di un’organizzazione dedita alla prostituzione minorile, avvalendosi della collaborazione di giovani ragazzi d’età compresa tra i 16 e i 17 anni. Nella sua operazione volta a sedurre potenziali clienti, realizzava account su piattaforme per incontri omosessuali; formulava addirittura un listino prezzi e realizzava video dal contenuto pedopornografico. Nel novero dei suoi clienti spiccano nomi notabili del panorama sociale ed anche figure politiche. [Il Giorno]. Il bar è stato chiuso e Rigamonti è stato condannato sia per violenza sessuale di gruppo sia per prostituzione minorile e per produzione di materiale pedopornografico, ma potrebbe non essere ancora finita: le indagini sono in corso per possibili casi di calunnia, falsa testimonianza, cessione di benzodiazepine a minorenni, e un’altra violenza sessuale.

Un testimone chiave nel processo ha descritto un ambiente inquietante, dove l’imputato avrebbe avuto “blister ovunque” e partecipato ad eventi di “smattate”, suggerendo un possibile legame tra la gestione del “giro” e l’uso di sostanze. Se confermate, le accuse di cessione di psicofarmaci a minori rappresenterebbero un’ulteriore aggravante della situazione, evidenziando una pericolosa miscela di sfruttamento, manipolazione e potenziale danno alla salute psichica e fisica di individui in fase di sviluppo.

In Italia, il consumo di sostanze psicoattive tra i giovani è in crescita. I dati evidenziano come nel 2021 ben 17,4 milioni di giovani adulti, tra i 15 e i 34 anni, abbiano consumato sostanze droganti. Tra le sostanze più diffuse ci sono cannabis, cocaina e benzodiazepine [CT Torino].

La delicatezza del tema e il coinvolgimento di minorenni rendono le indagini particolarmente complesse e richiedono un approccio multidisciplinare che consideri gli aspetti legali, sociali e psicologici. La vicenda di Brivio, lungi dall’essere un caso isolato, solleva interrogativi fondamentali sulla protezione dei minori, sulla vulnerabilità in contesti marginali e sulla necessità di rafforzare i presidi sociali e i servizi di supporto psicologico per prevenire simili tragedie.

La vulnerabilità psicologica e l’abuso di farmaci: un circolo vizioso

La possibile cessione di psicofarmaci a minori nel contesto del “Bar dello Zoo” a Brivio evidenzia drammaticamente il legame perverso che può crearsi tra vulnerabilità psicologica, contesti di marginalità e l’abuso di sostanze. I materiali investigativi e le testimonianze raccolte suggeriscono che le presunte vittime fossero, in alcuni casi, giovani con fragilità preesistenti, forse con percorsi scolastici difficili (come nel caso di un ragazzo descritto con insegnante di sostegno) o con situazioni familiari particolari.

Queste condizioni di vulnerabilità li avrebbero reso più suscettibili alla manipolazione e allo sfruttamento da parte di figure adulte che potevano apparire come punti di riferimento o facilitatori di ambizioni (come le false promesse di carriere artistiche). In un ambiente in cui l’accesso a servizi di salute mentale adeguati potrebbe essere limitato o percepito come stigma, l’uso di farmaci, anche se non prescritti o impropriamente ceduti, può diventare un mezzo per affrontare disagi emotivi, ansia o pressione sociale.

La testimonianza del testimone che ha parlato di “smattate” suggerisce che anche l’imputato potesse avere problemi di salute mentale o legati all’uso di sostanze, creando un ambiente tossico in cui le dinamiche di potere e sfruttamento si intrecciavano con le fragilità di tutti i soggetti coinvolti.

L’abuso di psicofarmaci, soprattutto in soggetti in età evolutiva, rappresenta un rischio enorme per lo sviluppo cerebrale e la salute mentale a lungo termine. Gli effetti neurotossici di tali sostanze possono compromettere le funzioni cognitive, emotive e comportamentali, aumentando il rischio di sviluppare disturbi d’ansia, depressione, psicosi o dipendenze. In particolare, il ruolo delle benzodiazepine, largamente usate e spesso accessibili, sta diventando un’area di crescente preoccupazione tra i giovani [Psicologia Benessere]. All’interno della drammatica cornice dello sfruttamento e della violenza, è plausibile che i farmaci siano stati impiegati con l’intento specifico non solo d’influenzare profondamente le condizioni psico-emotive delle vittime, ma anche nel tentativo calcolato di minimizzare ogni forma, così da impedire reazioni efficaci contro le aggressioni subite.

L’assenza del necessario supporto da parte dei professionisti nella sfera del benessere mentale ha rappresentato una condizione sfavorevole per quei giovani già schiacciati dalla pressione sociale; questa realtà li colloca in un ambito fortemente caratterizzato dall’isolamento. Pertanto si delineerebbe così la formazione temibile di un vero e proprio circolo vizioso davvero ostinato nel rendere impossibile ogni via d’uscita. L’affair relativo a Brivio lancia quindi un segnale emblematico sull’urgenza imperiosa relativa all’esigenza vitale non solo di diagnosticare rapidamente malesseri psicologici emergenti tra i più giovani, ma anche specialmente aumentando gli interventi dedicati ai sistemi di salute mentale, fortemente presenti nelle zone più vulnerabili, concomitantemente richiedendo risposte chiare dalla società civile sui rischi legati sia all’abuso farmacologico sia alle miserie associabili allo sfruttamento dei minori.

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  • Nonostante la gravità dei fatti, mi chiedo se non ci sia......
  • Invece di concentrarci solo sulla punizione, dovremmo chiederci......

Le conseguenze degli psicofarmaci sul cervello in via di sviluppo e la risposta istituzionale

L’analisi delle implicazioni associate all’uso di psicofarmaci, specialmente nel contesto del CERVELLO IN VIA DI SVILUPPO, rivela fenomeni complessi che meritano attenzione approfondita. La somministrazione prematura o inadeguata di tali sostanze può portare a esiti negativi persistenti nella salute psichica e nelle capacità cognitive dei bambini e degli adolescenti. Diventa quindi imperativo che gli organismi governativi formulino risposte tempestive ed efficaci a tale sfida, puntando su un approccio terapeutico più mirato e consapevole nei confronti delle nuove generazioni.

L’ipotesi che psicofarmaci, in particolare benzodiazepine, siano stati ceduti a minorenni nel contesto del “Bar dello Zoo” a Brivio solleva preoccupazioni gravissime riguardo alle conseguenze sulla salute mentale e sullo sviluppo neurologico di soggetti in una fase così delicata della vita. Il cervello di adolescenti e preadolescenti è infatti ancora in piena maturazione, e l’esposizione a sostanze psicoattive non prescritte o utilizzate in modo improprio può avere effetti devastanti e a lungo termine.

Le benzodiazepine, pur essendo farmaci utili in determinati contesti terapeutici, agiscono sul sistema nervoso centrale modificando l’attività di neurotrasmettitori come il GABA. Un uso improprio o prolungato in età evolutiva può compromettere la plasticità cerebrale, alterare i circuiti neuronali deputati alla regolazione delle emozioni, del sonno, dell’attenzione e della memoria. Ciò può tradursi in una maggiore suscettibilità a sviluppare disturbi d’ansia, attacchi di panico, depressione cronica, ma anche problemi cognitivi*, difficoltà di apprendimento e *alterazioni comportamentali. Il consumo simultaneo di tali sostanze con alcol, come indicano diverse indagini riguardanti altri elementi della questione, incrementa notevolmente i rischi, esaltando le reazioni sedative e depressive sul sistema nervoso centrale ed elevando la possibilità di overdose o eventi avversi. Tale scenario ha messo in luce la difficoltà nel combattere il traffico illecito di farmaci, una problematica in costante espansione (basti considerare gli acquisti online e l’impiego di ricette fraudolente).

In circostanze analoghe a quella riguardante Brivio, l’intervento delle istituzioni deve essere multidimensionale*. Le indagini effettuate dai Carabinieri locali sono cruciali per determinare le responsabilità penali e per interrompere il ciclo dello sfruttamento e dell’abuso. In parallelo è fondamentale intensificare le *strategie preventive*, che dovrebbero comprendere una migliore informazione sui rischi associati agli psicofarmaci, oltre a una sensibilizzazione approfondita del personale medico e dei farmacisti rispetto all’abuso nelle prescrizioni; infine risulta imprescindibile un rafforzamento dei servizi rivolti ai giovani vulnerabili. La salvaguardia dei minori esposti a situazioni critiche comporta la necessità non solo di contrastare i crimini, ma primariamente di agire sulle radici delle loro fragilità. È fondamentale fornire assistenza psicologica, avviare programmi di recupero e garantire ambienti protetti dove possano apprendere la resilienza, con l’obiettivo ultimo di realizzare un futuro distante dalle dinamiche deleterie dello sfruttamento e del degrado.

Oltre il fatto di cronaca: comprendere e agire per la salute mentale dei più giovani

La questione sollevata dal Bar dello Zoo situato a Brivio presenta una serie inquietante e articolata che coinvolge persino l’ipotesi della distribuzione illecita (dopo averli prescritti illegalmente) di farmaci psichiatrici ad adolescenti. Questa situazione ci pone davanti all’importanza imperativa e alla considerazione profonda riguardo alla fragilità unica rappresentata dall’adolescenza. A tale riguardo l’aspetto cogente si riferisce all’assunzione compartecipativa al benessere psichico degli adolescenti da parte dell’intera comunità.

Per quanto concerne le dinamiche cognitive associate all’età giovanile, in questa fase evolutiva si assiste a un’immenso rimodellamento nel cervello attinente ai meccanismi cognitivi legati. Concreti elementi come il pensare al futuro, gestire ciò che provoca impulso, oltre a una ponderazione consistente delle insidie, perseverano comunque nella formazione matura. Sussiste quindi una predisposizione effettiva delle menti giovanili verso scelte impulsive oppure alla vulnerabilità nei confronti d’inganni opportunistici.

In aggiunta vi è necessità di esaminare anche attraverso uno schema interpretativo socio-comportamentale. A tal proposito emerge fortemente la rilevanza dei meccanismi messisi in atto: l’erratica socializzazione attraverso esperienze disturbate o tramite adulti poco etici nella loro condotta quotidiana dovrebbe segnare sensibilmente tali percorsi virtuosi. In questo frangente, il caso brianzolo offre occasione per riflettere sugli aspetti concreti associati: il renown comprendere approcci secondo Bandura. Si può riconoscere pertanto come principalmente i giovani assimilino informazioni modellandosi attraverso mimetismo nei confronti di soggetti-caratteristiche della sfera relazionale. Nel contesto attuale, unitari, mentre ricostruendo individualmente esperienze precarizzanti. In questo caso, l’ambiente del bar e la figura del gestore avrebbero potuto diventare un centro di “apprendimento” di dinamiche malsane e pericolose.

Passando a una nozione più avanzata, possiamo considerare il concetto di carico allostatico, mutuato dalla medicina dello stress. Il carico allostatico si riferisce all’usura progressiva del corpo e del cervello causata dallo stress cronico*¹. I giovani coinvolti in situazioni di sfruttamento, violenza e potenziale abuso di sostanze sperimentano livelli elevatissimi di stress, che danneggiano i circuiti neuroendocrini e immunitari*², predisponendoli a *disturbi fisici e psicologici a lungo termine.

La cessione di psicofarmaci, in questo contesto, non solo peggiora la situazione a livello neurologico, ma aumenta ulteriormente il carico allostatico, creando un terreno fertile per lo sviluppo di traumi complessi e disturbi mentali persistenti. E qui sta la riflessione personale: quanto siamo attenti alle crepe nella facciata di normalità che possono nascondere storie di disagio e vulnerabilità? Quanto siamo disposti a vedere oltre gli stereotipi e a *interrogarci sulle cause profonde che spingono i giovani verso sentieri pericolosi?

La vicenda di Brivio non è solo un fatto di cronaca nera; è uno specchio crudele delle fragilità sociali e della necessità urgente di investire nella salute mentale dei giovani, offrendo loro spazi di ascolto, supporto empatico e strumenti concreti per affrontare le sfide della crescita in un mondo sempre più complesso. Forse, se riusciamo a creare una rete di supporto più forte, a promuovere una cultura del benessere psicologico libera dallo stigma e a essere più presenti nelle vite di chi ci circonda, potremo evitare che altre storie come quella del “Bar dello Zoo” si ripetano. La prevenzione inizia dalla nostra capacità di vedere, di ascoltare e di agire.


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