Beccaria: un imam per curare le ferite di 50 giovani musulmani

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  • Al Beccaria, 50 dei 77 detenuti sono di fede musulmana.
  • Il numero di Msna è triplicato in 2 anni.
  • L'imam aiuterà a rileggere le fratture interiori.

Un Imam al Beccaria: Un Ponte Spirituale Contro Traumi e Solitudine

Nel cuore di Milano, presso l’Istituto Penale per Minorenni Beccaria, si apre un nuovo capitolo nell’approccio al recupero dei giovani detenuti. In un contesto segnato da crescenti ondate di arresti, solitudine e traumi profondi, l’arrivo dell’imam Abdullah Tchina rappresenta una risposta innovativa e inclusiva. L’obiettivo primario è offrire a questi ragazzi uno spazio sicuro dove poter rielaborare le proprie esperienze traumatiche attraverso una cornice spirituale che risuoni con la loro identità e provenienza culturale.

La situazione al Beccaria è complessa: su 77 detenuti, 50 sono di fede musulmana, molti dei quali minori stranieri non accompagnati (MSNA). Questi giovani hanno affrontato viaggi estenuanti, attraversando deserti e mari, per poi ritrovarsi in un ambiente carcerario che, anziché offrire riparazione, rischia di amplificare il loro isolamento. Gli operatori descrivono questi ragazzi come “in burnout”, avendo bruciato la loro adolescenza senza viverla pienamente.

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  • 🙏 Un'iniziativa lodevole che mette al centro l'umanità......
  • 🤔 Mi chiedo se questa iniziativa sia veramente efficace......
  • 💡 Interessante come si cerchi di colmare il vuoto identitario......

Un Modello di Inclusione Religiosa

L’iniziativa, promossa dal Tribunale per i Minorenni con la presidente Maria Carla Gatto, prevede la collaborazione tra l’imam Tchina e i cappellani don Claudio Burgio e don Gino Rigoldi. L’idea è quella di creare una figura religiosa che non divida, ma che accompagni i giovani nel loro percorso di recupero e reinserimento sociale. Questo si traduce in una convivenza di pratiche religiose diverse, con la messa domenicale e la preghiera musulmana del venerdì, affiancate da momenti di condivisione.

Il protocollo, autorizzato dai ministeri della Giustizia e dell’Interno, si ispira a modelli già esistenti in paesi come Germania, Francia, Inghilterra e Olanda. Le statistiche sono eloquenti: nel 2024, il Beccaria ha visto il passaggio di giovani, dei quali una larga maggioranza stranieri e un’elevata percentuale provenienti da nazioni con prevalenza musulmana. Il numero di MSNA presenti nella struttura è aumentato di tre volte in due anni, passando da a . Crescono anche i reati commessi da minori di 14 anni, soprattutto rapine, segno di un disagio profondo e di una mancanza di alternative.

Identità, Appartenenza e Significato

Maria Carla Gatto sottolinea che la questione non riguarda solo la religione, ma il bisogno di identità, appartenenza e significato. Si mira a rendere più umano un contesto che, per molti ragazzi, rappresenta l’apice della marginalità. Si tratta di costruire ponti anziché muri, offrendo ai ragazzi strumenti per esprimere la propria identità e trovare un senso di appartenenza.

L’imam Tchina, con la sua esperienza nella comunità di Sesto San Giovanni, porterà un contributo prezioso nel dialogo con i giovani musulmani, aiutandoli a rileggere le proprie fratture interiori in una cornice spirituale che riconosca le loro radici e la loro storia. Questo approccio mira a ridurre la rabbia e a favorire un percorso di recupero basato sulla parola e sulla comprensione.

Verso un Futuro di Speranza e Reinserimento

L’iniziativa dell’imam al Beccaria rappresenta un passo significativo verso un sistema penale minorile più umano e inclusivo. Offrendo ai giovani detenuti uno spazio per esplorare la propria spiritualità e rielaborare i propri traumi, si crea un’opportunità concreta per il reinserimento sociale e per la costruzione di un futuro di speranza. Questo modello, che valorizza l’identità e l’appartenenza, potrebbe rappresentare un esempio da seguire anche in altri contesti carcerari e sociali.

In un mondo sempre più complesso e multiculturale, è fondamentale trovare nuove strategie per affrontare il disagio giovanile e offrire ai ragazzi strumenti per superare le difficoltà e costruire un futuro positivo. L’arrivo dell’imam al Beccaria è un segnale di speranza e un invito a investire nell’umanizzazione del sistema penale minorile.

Psicologia Cognitiva e Reinserimento Sociale: Un Approccio Olistico

Comprendere i processi cognitivi alla base del comportamento deviante è fondamentale per il reinserimento sociale dei giovani detenuti. La psicologia cognitiva ci insegna che i traumi e le esperienze negative possono influenzare profondamente il modo in cui una persona percepisce il mondo e prende decisioni. L’intervento dell’imam al Beccaria, in questo senso, può rappresentare un’opportunità per i ragazzi di rielaborare le proprie esperienze e sviluppare nuove strategie di coping.

Un concetto avanzato della psicologia cognitiva applicabile a questa situazione è quello della *ristrutturazione cognitiva*. Questa tecnica terapeutica mira a modificare i pensieri distorti e negativi che contribuiscono al comportamento problematico. Attraverso il dialogo e la riflessione, i giovani possono imparare a identificare e a mettere in discussione le proprie convinzioni errate, sostituendole con pensieri più realistici e positivi.

Riflettiamo: quanto è importante offrire ai giovani detenuti un ambiente che favorisca la crescita personale e la rielaborazione dei traumi? L’iniziativa dell’imam al Beccaria ci invita a considerare il ruolo della spiritualità e della cultura nel processo di recupero, aprendo nuove prospettive per un futuro più inclusivo e umano.


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