- La felicità è irraggiungibile per Anne Sexton a causa del trauma adolescenziale.
- La frase «Sei stata tu. Tu sei il male.» la perseguita.
- La psichiatria dell'epoca fallisce, usando sedativi ed elettroshock.
- Il trauma congela Sexton nell'età dell'adolescenza, a 13 anni.
- La dipendenza da alcol e psicofarmaci non anestetizza «La maledizione».
Quando la Felicità Innesca il Trauma
La figura di Anne Sexton, poetessa confessionale americana, emerge con forza nel panorama letterario per la sua capacità di trasformare l’esperienza personale, soprattutto quella dolorosa, in materia poetica. La sua opera, cruda e senza filtri, esplora le profondità della sofferenza psichica, elevandola a espressione artistica. In particolare, la poesia “La maledizione” si rivela un esempio emblematico di questa poetica, intessendo ricordi adolescenziali, traumi profondi e sensi di colpa persistenti in un intreccio di versi brevi e incisivi.
L’elemento centrale della poesia è rappresentato dalla figura enigmatica di Nana, un personaggio che sembra condividere lo stesso sguardo della poetessa. Sebbene inizialmente si possa ipotizzare che Nana sia un vezzeggiativo per Anne stessa, si scopre che si tratta di Anna Dingley, una zia che ha avuto un ruolo significativo, seppur ambiguo, nella vita della giovane Sexton. La perdita di Nana nel 1954, quando Anne aveva 25 anni, si rivelò una ferita insanabile, un evento che scatenò una spirale di crisi depressive, tentativi di suicidio e una dipendenza da farmaci che all’epoca non trovava un adeguato supporto nel sistema sanitario. Si può quindi interpretare “La maledizione di Nana” come la voce interiorizzata di Anna Dingley, un’entità persecutoria che continua a tormentare Sexton anche dopo la sua scomparsa, marchiandola con un senso di colpa ineludibile.

L’Impossibilità della Felicità e il Meccanismo del Trauma
I versi iniziali della poesia rivelano una verità dolorosa: la felicità è un traguardo irraggiungibile per Anne Sexton. Ogni volta che la poetessa si avvicina a uno stato di gioia, il trauma adolescenziale riemerge con violenza, interrompendo bruscamente l’esperienza positiva. “La maledizione di Nana” si manifesta come una voce accusatoria che irrompe nella sua mente, ripetendo incessantemente: “Sei stata tu. Tu sei il male.” Questa accusa, che affonda le radici negli abusi subiti durante l’infanzia, mette in luce il meccanismo perverso del trauma. Elementi che dovrebbero suscitare piacere e conforto, come gli uccelli, il vento, la scrittura e la musica, si trasformano in simboli di soffocamento, dolore e morte. Il linguaggio poetico si configura dunque come uno strumento essenziale per palesare l’angoscia interiore, la sovversione dei significati e la distorsione della realtà.
La ripetizione ossessiva della frase “Sei stata tu. Tu sei il male.” costituisce il nucleo centrale della poesia, una maledizione che perseguita l’autrice, marchiandola come una criminale. Questo tema risuona con chiunque abbia sperimentato un senso di colpa ingiusto, proiettato da altri, e l’incapacità di trovare pace interiore. La biografia di Anne Sexton, “Anne Sexton: Una vita”, scritta da Diane Wood Middlebrook sulla base delle sedute psicoanalitiche della poetessa, svela uno scenario drammatico, portando alla luce gli abusi sessuali subiti da Anne da parte del padre e del nonno paterno.
- ✨ Anne Sexton ha trasformato il dolore in arte pura......
- 😔 Non sono d'accordo, la poesia è troppo incentrata sul dolore......
- 🤯 E se la 'maledizione' fosse in realtà un grido d'aiuto...?...
Il Fallimento della Psichiatria e la Congelazione nel Trauma
La poesia di Sexton non risparmia nemmeno una critica alla psichiatria del suo tempo, denunciandone il fallimento nel fornire una cura efficace. Anziché liberare i pazienti dai loro traumi, la terapia si trasformava spesso in una forma di repressione, basata sull’uso di sedativi e sull’elettroshock. “Lo psichiatra con la bocca di Hitler mi scavalca come un becchino” è un verso che esprime con forza questa critica, evidenziando come la psichiatria potesse diventare un’ulteriore fonte di violenza.
Il trauma ha l’effetto di congelare Sexton nell’età dell’adolescenza. Nonostante cresca, si sposi, diventi madre e poetessa, la tredicenne ferita e abusata rimane intrappolata nel suo mondo interiore. Questa immagine devastante di una psiche frammentata è ulteriormente accentuata dalla dipendenza da alcol e psicofarmaci, come rivelato nel verso “Il brandy non consola. Il Librium mi stende.” “La maledizione” non può essere anestetizzata né dall’alcol né dalla chimica, sottolineando la profondità e la persistenza del trauma.
Oltre la Maledizione: Una Riflessione sulla Resilienza
La poesia di Anne Sexton, pur nella sua crudezza e nel suo dolore, non è priva di una scintilla di speranza. La sua capacità di trasformare il trauma in arte, di dare voce all’esperienza della sofferenza psichica, rappresenta un atto di resilienza e di auto-affermazione. “La maledizione”, pur essendo un’espressione di dolore e di colpa, è anche una testimonianza della forza interiore di una donna che ha lottato per superare le avversità e per trovare un senso nella propria esistenza.
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Amici lettori, la poesia di Anne Sexton ci offre uno spunto di riflessione profondo sulla natura del trauma e sul suo impatto sulla nostra vita. Un concetto fondamentale della psicologia cognitiva che possiamo applicare a questa analisi è quello di schema. Uno schema è una struttura mentale che organizza la nostra conoscenza del mondo e influenza il modo in cui interpretiamo le nuove esperienze. Nel caso di Anne Sexton, il trauma subito durante l’infanzia ha creato schemi negativi che hanno distorto la sua percezione della realtà, portandola a interpretare anche le esperienze positive attraverso il filtro del dolore e della colpa.
Un concetto più avanzato, proveniente dalla ricerca sui traumi, è quello di dissociazione. La dissociazione è un meccanismo di difesa che si attiva quando ci troviamo di fronte a un evento traumatico, permettendoci di distaccarci emotivamente dalla situazione per proteggerci dal dolore. Tuttavia, la dissociazione può anche avere effetti negativi a lungo termine, portando a una frammentazione dell’identità e a difficoltà nel ricordare e integrare l’esperienza traumatica. La poesia di Anne Sexton, con la sua frammentazione e la sua ripetizione ossessiva di immagini e frasi, può essere interpretata come una manifestazione di questo processo dissociativo.
Vi invito a riflettere su come i traumi, anche quelli apparentemente lontani nel tempo, possano continuare a influenzare le nostre vite, plasmando i nostri schemi mentali e i nostri comportamenti. La consapevolezza di questi meccanismi è il primo passo per intraprendere un percorso di guarigione e per liberarci dalle catene del passato.