- La solastalgia impatta negativamente su attenzione, memoria e ragionamento.
- La negazione e l'evitamento sono reazioni inefficaci nel lungo periodo.
- La solastalgia attiva circuiti neuronali simili a quelli del DSPT.
Nel contesto contemporaneo segnato da rapidi e a volte devastanti cambiamenti ambientali emergono effetti psicologici sempre più evidenti. Uno dei fenomeni principali è la solastalgia, termine innovativo utilizzato per catturare quel profondo stato d’animo associato all’angustia esistenziale provocata dalla drammatica trasformazione o dal degrado dei luoghi familiari ai quali ci si sente intimamente connessi. Questa condizione va oltre il semplice concetto di nostalgia; essa rappresenta una manifestazione reale dello stress generata non dall’abbandono fisico dei luoghi cari ma dal loro deterioramento anche mentre vi si rimane ad abitare. L’interrelazione fra esseri umani e ambiente possiede origini antichissime – frutto evolutivo lungo millenni – rendendo così ogni paesaggio parte integrante dell’identità sia personale sia sociale piuttosto che solo uno scenario esteriore. Quando questa connessione viene compromessa dai danni ecologici—incluse la deforestazione sistematica così come inquinamento atmosferico e acquatico oppure condizioni climatiche avverse—le conseguenze sulle emozioni degli individui diventano estremamente serie e complesse, toccando aspetti assai più articolati del semplice dolore emotivo. La solastalgia manifesta i suoi effetti non solo attraverso una generica sensazione d’inquietudine; essa produce anche conseguenze concrete sulla funzionalità cognitiva dell’individuo. Studi hanno evidenziato come l’esposizione prolungata a condizioni ambientali degradate possa compromettere operazioni psicologiche essenziali quali l’attenzione, la memoria e il ragionamento. Consideriamo una comunità dove un tempo vi era abbondanza grazie a un fiume prospero; ora questo stesso corso d’acqua è ridotto a uno straccio d’acqua contaminata: le ansie per il futuro imminente si combinano con lo spirito schiacciato dalla perdita irrevocabile per generare distrazioni dai doveri quotidiani. Tale situazione erode anche le capacità attentive degli individui mentre ostacola seriamente l’apprendimento di nuove informazioni. Inoltre delinea come i processi razionali – essenziali nell’affrontare le sfide – vengano sopraffatti da sentimenti cupi ed esperienze pessimiste riguardo alla vita stessa; tali stati emotivi bloccano qualsiasi possibilità creativa nel pensiero strategico necessario all’adattamento alla nuova realtà. Così facendo la mente viene ridotta all’impotenza emotiva, riflettendo continuamente su quanto sia già andato perduto piuttosto che concentrarsi sulle possibilità future. Questo stato di allerta e afflizione cronica provoca un sovrapporsi di pensieri disfunzionali che inevitabilmente gravano sul carico cognitivo, riducendo le risorse mentali disponibili per altre funzioni vitali. Il risultato è una diminuzione della performance in ambito lavorativo, accademico e relazionale, con un deterioramento complessivo della qualità della vita. La natura intrusiva di tali pensieri intrude sui processi di decisione e pianificazione, rendendo più ardue anche le scelte più semplici. Si assiste a una sorta di “nebbia cerebrale” alimentata dall’ansia ecologica, in cui la chiarezza mentale viene compromessa, e la capacità di visione a lungo termine è annebbiata da un orizzonte di incertezza e perdita.
“La solastalgia, un concetto prezioso per valutare i rischi per la salute mentale nelle popolazioni esposte ai cambiamenti ambientali, è associata a depressione, ansia e disturbo da stress post-traumatico. È una risposta razionale ai cambiamenti ambientali, ma sembra correlata a un peggioramento della salute mentale. ” [Recenti Progressi in Medicina]
Risposte comportamentali e la ricerca di strategie adattive
Quando ci si confronta con l’angoscia derivante dalla solastalgia, le persone possono reagire attraverso diverse modalità comportamentali che spesso risultano inefficaci nel lungo periodo. Tra queste reazioni spicca indubbiamente la negazione, che emerge quando gli individui cercano rifugio dall’impatto drammatico della devastazione riconoscibile; essi possono tentare d’immunizzarsi da tale verità respingendola oppure sminuendo la sua rilevanza fino ad arrivare a ignorarla completamente. Nonostante questo tipo difensivo possa apparire come un modo per ottenere un immediato conforto psicologico, finisce col bloccare non solo l’elaborazione necessaria del trauma ma anche ogni possibilità d’affrontarlo in maniera costruttiva. Un’altra strategia frequentemente osservata è rappresentata dall’evitamento, attraverso cui gli individui cercano disperatamente d’allontanarsi dai pensieri e dalle emozioni negative associate al deterioramento dell’ambiente circostante; questa condotta si traduce talvolta nell’allontanamento dalla natura stessa o nella reticenza ad affrontare discorsi sulla crisi ecologica attuale ed è spesso accompagnata da una ricerca incessante d’attività distraenti finalizzate a eludere il confronto con questa angosciosa realtà visibile. Tuttavia è importante sottolineare che questo comportamento non solo fallisce nell’affrontare i problemi esistenti ma ne prolunga la presenza continuativa; ciò culmina in uno stato generale d’impotenza e passività all’interno dell’individuo stesso. A prescindere dalle reazioni disfunzionali riscontrate, si manifesta con urgenza l’esigenza di identificare e promuovere strategie coprenti efficaci, destinate a ridurre gli effetti deleteri della solastalgia, mentre si favorisce la resilienza. Tra i percorsi più promettenti emerge quello finalizzato al potenziamento del proprio senso d’_agency_ assieme alla partecipazione attiva. Essere coinvolti in una qualsiasi soluzione – seppur modesta – può condurre alla metamorfosi dell’impotenza in opportunità concreta per agire. Coinvolgersi nel recupero ambientale, unirsi a iniziative dedicate alla sensibilizzazione, oppure scegliere stili di vita maggiormente sostenibili possono restituire un profondo sentimento d’integrità e autonomia; ciò contrasta efficacemente sia l’immobilismo sia il dramma emotivo abitualmente associati alla solastalgia. Altro elemento cruciale rimane la connessione sociale: esternando le proprie ansie verso altri o prendendo parte a reti solidali unite nella lotta per preservare l’ambiente, è possibile diminuire quel sentimento d’isolamento che frequentemente accompagna questi sentimenti difficili da gestire, ma contribuisce altresì a intensificare quella sensazione che non si è soli dinanzi alle sfide che ci attendono. La costruzione di reti di supporto emotivo e pratico è cruciale per la gestione dello stress e l’elaborazione del lutto ecologico. Inoltre, pratiche come la mindfulness e la terapia cognitivo-comportamentale possono offrire strumenti per gestire l’ansia, le ruminazioni e i pensieri disfunzionali, aiutando gli individui a elaborare le proprie emozioni in modo costruttivo e a sviluppare una maggiore consapevolezza del proprio rapporto con l’ambiente. Infine, la riscoperta di un rapporto sano e rigenerante con la natura, anche in contesti urbani, attraverso la frequentazione di parchi, giardini o spazi verdi, può fungere da antidoto alla disconnessione, ripristinando un senso di armonia e appartenenza.
Alcune strategie di coping per affrontare la solastalgia:
- Rafforzare il legame con la comunità e partecipare a progetti ambientali.
- Praticare la mindfulness e la meditazione per migliorare la consapevolezza emotiva.
- Porsi traguardi che siano sia sostenibili che attuabili nella routine quotidiana per aumentare la percezione di possesso del proprio destino.
- Adottare approcci innovativi nell’elaborazione delle emozioni, avvalendosi della scrittura o dell’arte come strumenti espressivi.
Le basi neurali e l’impatto sull’identità
La comprensione delle basi neurali della solastalgia si presenta come un ambito emergente ma essenziale per svelare le intricate sfumature collegate a questo fenomeno. Le interviste condotte con esperti nel settore della psicologia ambientale e delle neuroscienze cognitive stanno cominciando a illuminare i dettagli dei complessi processi cerebrali che risultano implicati. La teoria suggerisce che il fenomeno della solastalgia possa manifestarsi come una forma estesa di stress cronico, simile al lutto derivante dalla devastazione ambientale; pertanto potrebbero attivarsi circuiti neuronali paralleli a quelli del distanziamento post-traumatico (DSPT), così come quelli associati alla depressione. In particolare l’amigdala – una struttura cruciale nel controllo dell’emozione e adeguata reazione alle situazioni minacciose – potrebbe essere caratterizzata da un’attività aumentata nelle persone affette da solastalgia; ciò avrebbe effetti diretti sull’innalzamento dell’ansia. Contemporaneamente si evidenzia una potenziale diminuzione nell’attività o alterazioni funzionali all’interno della corteccia prefrontale; questa area è fondamentale poiché governa operazioni mentali superiori quali pianificazione strategica e razionalizzazione emotiva, sottolineando le eventuali difficoltà cognitive sperimentate dai soggetti interessati. La deplezione di neurotrasmettitori come la serotonina e la noradrenalina, spesso associata a stati depressivi e ansiosi, potrebbe anch’essa giocare un ruolo, influenzando l’umore, il sonno e l’appetito, e amplificando il senso di perdita e disperazione. Le neuroscienze stanno inoltre esplorando come la connettività tra diverse aree cerebrali – in particolare quelle coinvolte nell’elaborazione sensoriale, nella memoria e nell’emozione – possa essere alterata dalla solastalgia, portando a una sorta di “disconnessione” interna che rispecchia la disconnessione esterna con l’ambiente perduto. La plasticità cerebrale, la capacità del cervello di adattarsi e rimodellarsi in risposta a nuove esperienze, potrebbe essere compromessa, rendendo più difficile per gli individui elaborare il trauma e sviluppare strategie adattive. Questo significa che il cervello, pur cercando di proteggersi, finisce per rimanere bloccato in schemi di risposta che alimentano il disagio anziché risolverlo. L’impatto della solastalgia si estende ben oltre la sfera cognitiva e neurologica, toccando le corde più profonde dell’identità personale e collettiva. Per molti, il paesaggio non è solo uno sfondo, ma un contenitore di memorie, tradizioni, legami familiari e comunitari. È il luogo dove si è cresciuti, dove si sono formate le prime esperienze, dove si è imparato a conoscere il mondo. La distruzione di questi ambienti significa la perdita di una parte di sé, di un pilastro su cui si è costruita la propria storia. L’identità diventa fragile, ancorata a un passato che non esiste più e a un futuro incerto. Questo senso di sradicamento può generare una crisi esistenziale, in cui gli individui si interrogano sul proprio ruolo, sul proprio valore e sul proprio posto nel mondo. A livello collettivo, la solastalgia può minare il tessuto sociale di intere comunità.
“La solastalgia genera stati d’animo simili a quelli provati dalle persone deportate dalla propria terra. Questa condizione globale non è limitata a luoghi specifici, ma è avvertita da persone di tutto il mondo.” [Decrestop]
Oltre la tempesta: coltivare resilienza e speranza
Di fronte all’onda crescente della solastalgia, è imperativo non soccombere a un senso di fatalismo, ma piuttosto coltivare attivamente percorsi di resilienza e speranza. Il riconoscimento di questa sofferenza è il primo passo cruciale, un atto di autenticità che permette di dare voce a un dolore spesso sommerso o etichettato impropriamente. Comprendere che l’angoscia per la perdita ambientale non è una debolezza individuale, ma una risposta umana e condivisibile a un trauma collettivo, può liberare dalla colpa e dallo stigma, aprendo la strada a un processo di guarigione. È fondamentale promuovere una maggiore alfabetizzazione emotiva e ambientale, insegnando alle persone a riconoscere e a elaborare le proprie reazioni di fronte ai cambiamenti climatici e alla degradazione degli ecosistemi. Questo include l’adozione di linguaggi e metafore che possano esprimere la complessità di queste emozioni, superando la barriera del semplice “allarme” o “preoccupazione” per approdare a una più profonda comprensione del lutto ecologico. La psicologia cognitiva evidenzia come la nostra interpretazione degli avvenimenti esterni incida profondamente sulle emozioni e i comportamenti individuali. In questa ottica riguardante la solastalgia, è fondamentale riconoscere che sebbene non abbiamo il controllo su ogni singolo aspetto del degrado ambientale, abbiamo invece il potere di lavorare sulle nostre percezioni ed elaborazioni emotive. Abbandonarsi alla sensazione d’impotenza porta inevitabilmente a creare un circolo vizioso caratterizzato dalla passività e dalla disperazione; al contrario, dirigere l’attenzione verso ciò che siamo capaci di realizzare—even the tiniest action—riattiva in noi quel senso di controllo (agency) e significato esistenziale tanto necessario per affrontare le sfide quotidiane. I principi della psicologia comportamentale possono fornire soluzioni operative concrete per favorire una transizione dall’ansia all’attivismo diretto: ad esempio, intraprendere azioni sostenibili attraverso obiettivi ben definiti permette non solo una maggiore gratificazione personale, ma anche un incremento nel senso d’efficacia nelle proprie scelte quotidiane.
Cimate Action! Illustre figura dell’attivismo giovanile è Greta Thunberg; costei ha dato vita alla maggiore mobilitazione climatica globale conosciuta.
Author: AA. VV.
Publisher: University of Virginia Press
Year: 2023
- Solastalgia: disagio psicologico legato alle trasformazioni dell’ambiente naturale.
- Eco-ansia: ansia riguardo alla crisi ambientale attuale e futura.
- Agency: percorso di auto-efficacia e sentimento di controllo sulle proprie azioni.
- Mindfulness: pratica di consapevolezza nel momento presente, utile per ridurre lo stress.
- Definizione di solastalgia come disagio emotivo legato al cambiamento ambientale.
- Approfondimento su disturbi post-traumatici, depressione e ansia legati al clima.
- Articolo di Consulcesi sull'impatto dell'inquinamento atmosferico sulle capacità cognitive.
- Articolo di Serenis che esplora il legame tra solastalgia e salute mentale.