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Onlyfans e cybersex: come la solitudine digitale impatta la psiche

- 68% dei creator cerca flessibilità e guadagno da piattaforme.
- Il 42% migliora l'autostima grazie all'apprezzamento online.
- Solo il 12% degli utenti è compulsivo, il 41% esploratore.
- Circa 1 su 5 è a rischio di cybersex addiction.
Un’Analisi Psicologica e Neuroscientifica
Nell’arco degli ultimi anni si è assistito a una metamorfosi straordinaria nel settore dell’intrattenimento per adulti grazie all’emergere delle piattaforme digitali quali OnlyFans, Chaturbate e ManyVids. Tali portali non soltanto hanno reso accessibile la creazione e la distribuzione dei contenuti espliciti in modo più democratico, ma hanno altresì suscitato rilevanti interrogativi sul loro impatto sia psicologico che sociale. Stando ai dati forniti nel 2021, OnlyFans conta attualmente oltre 170 milioni di utenti che generano un notevole volume economico, facendo registrare annualmente introiti. Un’offerta decisamente ampia.
Attraverso una narrazione, molte piattaforme creano contenuti che passano tramite una lente commerciale, mettendo sotto esame le dinamiche culturali. La cultura mediale matura confermando temi complessi che i cittadini affrontano. La potenza comunicativa di queste piattaforme è indiscutibile, ma solleva interrogativi sulla direzione futura dell’intrattenimento e della società stessa.
La soluzione è rintracciabile in un intricato intreccio di variabili psicologiche, economiche, sociali e interpersonali.
Le Motivazioni Psicologiche dei Creatori di Contenuti per Adulti
Un’indagine del 2021 ha analizzato le motivazioni di *347 artisti del settore sex cam, delineando tre principali motori psicologici: indipendenza economica, ricerca di validazione emotiva e desiderio di controllo/autonomia. Il 68% di coloro che lavorano in questo ambito ha citato la flessibilità, l’autonomia e il potenziale di guadagno come ragioni primarie. Il 42% ha riferito un miglioramento dell’autostima, rafforzato costantemente dall’apprezzamento degli utenti. Il 55% ha valorizzato la capacità di determinare autonomamente le proprie condizioni lavorative.
Questi dati si discostano dalla visione stereotipata della “vittima”, poiché molti creatori descrivono un’esperienza di empowerment, soprattutto se paragonata a impieghi tradizionali nel settore dei servizi. Ciononostante, alcuni creatori avvertono una scissione tra la figura che presentano online e la loro vera identità, un fenomeno conosciuto come “digital self-estrangement”. I creatori con maggiore successo spesso edificano il proprio brand mescolando momenti di vita quotidiana con materiale più o meno esplicito, una tattica etichettata come “autenticità commercializzata”.
Nonostante questi aspetti favorevoli, si profilano anche possibili rischi psicologici. I creatori devono costantemente bilanciare la quantità di vita privata da esporre, con il rischio di burnout emotivo. Gestire i confini tra sfera lavorativa e personale rappresenta una sfida notevole, che spesso culmina nella creazione di alter ego distinti dal sé nella vita reale.
Dal punto di vista degli utenti, sono stati individuati quattro profili psicologici prevalenti: coloro che cercano intimità (32%), gli esploratori (41%), i collezionisti (15%) e i compulsivi (12%). Un aspetto di particolare interesse è rappresentato dalle “relazioni parasociali” (PSRs).
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Relazioni Parasociali: Neuroscienze dell’Attaccamento Digitale
I legami parasociali (PSRs) costituiscono relazioni unilaterali dove un individuo sviluppa sentimenti fortemente affettivi verso personalità mediatiche, anche se è consapevole che tali emozioni non ricevono risposta. Questi rapporti possono apparire sbilanciati; tuttavia, attivano circuiterie neuronali paragonabili a quelle presenti nelle interazioni socialmente autentiche. La letteratura neuroscientifica ha rivelato come siano coinvolte diverse aree cerebrali in tali dinamiche: si tratta del complesso sistema dei neuroni specchio, insieme ai circuiti responsabili della ricompensa, alle regioni correlate alla teoria della mente e, infine, alle strutture deputate all’attaccamento emotivo.
Sito nella corteccia premotoria ventrale, oltreché nel lobo parietale inferiore, il sistema dei neuroni specchio suscita attività tanto nell’atto diretto dell’eseguire una certa azione quanto nell’osservare altri impegnarsi nello stesso gesto. Nel contesto delle PSRs ciò permette la simulazione mentale sia delle azioni sia delle emozioni associate ai personaggi mediaticamente influenti; ciò induce dunque uno stato d’animo condiviso tra chi osserva e chi viene osservato. Risultati ottenuti tramite studi fMRI indicano chiaramente che seguire i propri beniamini televisivi provoca un’attivazione neurologica analoga a quella esperita durante gli incontri con vere amicizie.
Il circuito della ricompensa, comprendente lo striato ventrale e il nucleo accumbens, si attiva durante l’interazione con figure parasociali. Questa stimolazione è particolarmente intensa quando i seguaci percepiscono di ricevere “attenzione” dalla figura che ammirano. L’Area Tegmentale Ventrale (VTA) libera dopamina come reazione ai contenuti parasociali, generando sensazioni di benessere e spingendo a ricercare ulteriori contatti. È questo meccanismo a rendere le PSRs potenzialmente ossessive.
Le regioni cerebrali associate alla comprensione degli stati mentali altrui (Teoria della Mente – ToM), tra cui la giunzione temporo-parietale (TPJ) e la corteccia prefrontale mediale (mPFC), sono fondamentali per attribuire pensieri e sentimenti agli altri. Nel contesto delle PSRs, queste zone si attivano nel momento in cui gli utenti deducono pensieri, emozioni e intenzioni delle figure parasociali. L’amigdala, fulcro dell’elaborazione delle emozioni, mostra una reattività accentuata in presenza di stimoli legati a figure parasociali, specie negli individui con un legame intenso. La corteccia insulare si attiva quando i follower esperiscono emotivamente in sintonia con le vicende delle figure parasociali.
Per un vasto numero di individui, ciò che si osserva non è soltanto un atto di fruizione pornografica; piuttosto, essa si trasforma in una modalità di interazione virtuale caratterizzata da intricate dynamics emotive.

Cybersex Addiction e la Nuova Solitudine Digitale
La dimensione del sesso virtuale, pur presentando opportunità intriganti ed elementi distensivi della quotidianità vissuta dalla maggior parte degli individui, oggigiorno è soggetta al rischio di essere considerata una vera schiavitù psichica nota come cybersex addiction. Quest’ultima emerge quando l’utilizzo del computer supera ogni ragionevole limite temporale e si trasforma in un sostituto totale delle relazioni concrete. Le ricerche suggeriscono che circa 1 su 5 delle persone impegnate nelle attività cybersessuali siano sotto l’influenza negativa dell’online sex.
I principali segnali allarmanti riguardo alla dipendenza dal cybersesso includono: investire ore consistenti nel chattare solamente per accedere al piacere erotico digitale; vivere momenti intensamente concentrati sulla ricerca compulsiva di associazioni sessuali web-based; far uso dello strumento comunicativo anonimo per alimentare fantasie sessuali inattese rispetto alle proprie pratiche abituali; esprimere fervente attesa nei confronti della seguente connessione digitale nell’illusione di incontrarvi piaceri emozionanti; oscillare frequentemente tra esperienze disinibite nel contesto informatico ed esperienze corporee o vocali, nonché incontri faccia a faccia realizzati nella dimensione terrena. Inoltre, c’è anche da tener conto dell’abitudine di occultare le interazioni digitalizzate dall’amato/a spingendo via i sensi consueti come colpa o imbarazzo attribuibili all’impiego crescente dei servizi internet. Infine, può verificarsi lo scenario in cui gli individui incorrono nell’attività autoerotica durante conversazioni animate via chat erotiche fugaci, relegando progressivamente ai margini il proprio compagno/a ‘reale’, dichiarando nettamente preferibile quell’universo virtualizzato rispetto alle dinamiche autentiche, pur rispettivamente appagante emotivamente.
L’individuo affetto da bassa autostima, frequentemente caratterizzato da una percezione distorta del proprio corpo e da eventuali disfunzioni sessuali non affrontate oppure da una storia pregressa di dipendenza sessuale, si trova maggiormente predisposto al rischio di cadere nella rete della dipendenza cybersessuale. In questo scenario, il web assume la funzione di un rifugio insidioso, limitando drasticamente le opportunità di esplorazione e crescita personale attraverso l’eros. Questa situazione porta inevitabilmente alla rinuncia all’approfondimento della propria realtà legata alla sessualità femminile.
Verso Nuove Concezioni Spaziali per la Solitudine Consapevole
La ripetitività della routine quotidiana genera schemi spaziali ripetuti che governano le interazioni umane. Tuttavia, gli spazi pubblici pensati per incrementare le occasioni di scambio sociale possono inavvertitamente acuire il senso di isolamento in chi si sente già solo. Al contrario, ambienti che favoriscono momenti di ritiro individuale pur trovandosi in mezzo ad altre persone possono promuovere un senso di inclusione. Questo paradosso della solitudine sottolinea l’esigenza di ripensare la progettazione degli spazi comuni, tenendo conto delle diverse necessità e aspettative delle persone.
La solitudine, spesso percepita in modo negativo, può assumere una connotazione più leggera, dissociata dall’isolamento. Molte persone, inclusi gli estroversi, desiderano intensamente momenti di tranquillità appartata. Di conseguenza, gli spazi che incoraggiano una “solitudine condivisa e consapevole” possono offrire maggiore gratificazione rispetto a quelli orientati unicamente all’interazione. Questi ambienti, caratterizzati da una “soft fascination”, raggiungono livelli di piacevolezza delicati, ma offrono un elevato senso di rigenerazione mentale ed energetica.
La concezione di spazi destinati a una “solitudine gioiosa” richiede un notevole impegno progettuale, mirando ad accrescere il loro fascino tramite stimoli differenti da quelli intensi, volti a sollecitare l’universo interiore anziché quello esterno. Gli scali aeroportuali sono stati tra i primi luoghi a sperimentare questo nuovo approccio, realizzando aree che offrono un’esperienza di solitudine condivisa e rilassante.
Conclusione: Destreggiarsi nella Complessità dell’Eros Digitale
Il panorama dell’intrattenimento per adulti online si presenta come un ecosistema articolato e multidimensionale, che richiede un approccio aperto e scevro da preconcetti. Piattaforme come OnlyFans e le sex cam non possono essere liquidate in una semplice dicotomia tra sfruttamento ed empowerment*. È cruciale intensificare gli studi sugli effetti a lungo termine di tali fenomeni, sia sui creatori che sugli utenti, prestando particolare attenzione all’impatto sulle interazioni reali e sulla salute mentale. La sessualità digitale, in questa luce, funge da specchio della società, riflettendo contraddizioni, desideri e la “vulnerabilità relazionale nell’era algoritmica”.
Amici, riflettiamo un attimo su tutto questo. La psicologia cognitiva ci insegna che le nostre percezioni e i nostri pensieri sono influenzati dal contesto in cui ci troviamo. Nel caso delle piattaforme per adulti, il contesto digitale può creare un’illusione di intimità e connessione, che però spesso si rivela superficiale e persino dannosa. La psicologia comportamentale, d’altra parte, ci mostra come i rinforzi positivi (come l’attenzione e la gratificazione) possano portare a comportamenti compulsivi e dipendenze. È importante essere consapevoli di questi meccanismi e sviluppare strategie per un uso più sano e consapevole di queste tecnologie.
Un concetto più avanzato da considerare è quello della “dissonanza cognitiva”. Quando le nostre azioni (come consumare contenuti per adulti online) entrano in conflitto con i nostri valori (come l’importanza delle relazioni autentiche), sperimentiamo un disagio psicologico. Per ridurre questo disagio, potremmo razionalizzare il nostro comportamento o cambiare i nostri valori. Tuttavia, è fondamentale affrontare questa dissonanza in modo onesto e costruttivo, cercando di allineare le nostre azioni ai nostri valori più profondi. Chiediamoci: cosa cerchiamo veramente in queste esperienze digitali? E come possiamo soddisfare i nostri bisogni in modo più sano e significativo?
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