- Studio del Karolinska Institutet su Science rivela neurogenesi fino a 78 anni.
- Nel 2012 si stimavano circa 700 nuovi neuroni al giorno nell'ippocampo.
- La neurogenesi influisce su memoria, apprendimento, emozioni e risposta allo stress.
Da lungo tempo si sosteneva nella comunità scientifica che dopo l’infanzia il cervello umano fosse incapace di generare nuovi neuroni. Tale dogma affonda le proprie radici nei lavori fondamentali realizzati da Santiago Ramón y Cajal all’alba del XX secolo; quest’ultimo ricevette il Premio Nobel per la Medicina nel 1906 ed ha contribuito a formare una visione dell’invecchiamento cerebrale come ineluttabile progressione verso il declino. Recentemente però scoperte sensazionali stanno cambiando questa visione, rivelando che continua a verificarsi neurogenesi—ossia produzione di nuove cellule nervose—anche nell’età avanzata e addirittura oltre i 78 anni. Tale scoperta rappresenta non solo un singolo intervento scientifico ma piuttosto un insieme crescente di evidenze atte a sfaldare le antiche concezioni.
Un significativo turning point è stato identificato attraverso uno studio realizzato dal Karolinska Institutet e pubblicato su Science nel luglio del 2025. I ricercatori hanno impiegato tecnologie all’avanguardia come il sequenziamento dell’RNA a singolo nucleo unitamente ad algoritmi basati sull’intelligenza artificiale per rilevare sia cellule progenitrici neurali sia neuroni immaturi all’interno dell’ippocampo umano. Questa metodica avanzata ha permesso di superare le difficoltà tecniche che in passato avevano generato dati contraddittori, come l’alterazione dei tessuti post-mortem o la sensibilità variabile dei metodi di estrazione dell’RNA. La ricerca ha fornito una mappatura precisa, resa possibile da marcatori genetici altamente specifici, confermando la presenza di queste nuove cellule nel giro dentato dell’ippocampo, un’area cruciale per la memoria, l’apprendimento e le emozioni.
Già nel 2012, il medesimo gruppo di ricerca aveva suggerito la neurogenesi adulta, stimando circa 700 nuovi neuroni al giorno nell’ippocampo. Questo numero è supportato dai recenti studi condotti anche tramite la datazione al carbonio-14, che conferma l’attività di neurogenesi fino all’età avanzata. **
«Abbiamo dimostrato che le cellule progenitrici neurali e i neuroni immaturi sono presenti dall’infanzia alla vecchiaia negli esseri umani», ha dichiarato Marta Paterlini, co-autrice dello studio. ** Sebbene alcune analisi critiche passate tendessero a confinare il fenomeno della neurogenesi agli individui più giovani, le evidenze emergenti provenienti da recenti indagini su modelli animali — ed ora anche sull’essere umano — hanno messo a disposizione prove indiscutibili. Risulta evidente come i neuroni appena formati siano capaci di integrarsi dinamicamente all’interno dei circuiti neuronali preesistenti; tale integrazione non incide soltanto sui processi mnemonici o sull’apprendimento, ma ha effetti significativi sulla regolazione delle emozioni nonché sulla risposta agli stimoli stressogeni. Per esempio: esperimenti volti ad ostacolare artificialmente la neurogenesi hanno portato alla luce carenze nel riconoscimento tra ambienti affini (definito pattern separation), insieme a risultati deteriorati nei test relativi alla memoria spaziale. In aggiunta a ciò, roditori soggetti a una riduzione della neurogenesi manifestavano livelli d’ansia accresciuti accompagnati da risposte allo stress potenziate; questi dati suggeriscono un importante ruolo della neurogenesi per quanto concerne il benessere psichico e una robustezza psicologica. A tal proposito, l’efficacia clinica degli antidepressivi – specialmente quelli che agiscono sul sistema serotoninergico – appare interconnessa con l’attivazione di questo processo biologico fondamentale: ciò fa intravedere nuovi orizzonti sia nella comprensione sia nel trattamento dei disordini psichiatrici.
La persistenza della neurogenesi fino alla decima decade di vita, sebbene con una riduzione significativa nei pazienti affetti da Alzheimer, offre speranze concrete per la medicina traslazionale. La capacità del cervello di generare nuovi neuroni potrebbe rappresentare una risorsa intrinseca per rimpiazzare le cellule danneggiate o ripristinare connessioni compromesse a seguito di traumi o malattie neurodegenerative. Questo cambio di prospettiva è fondamentale per lo sviluppo di future terapie rigenerative e per una comprensione più profonda della plasticità neuronale e della sua importanza nell’arco di tutta la vita.
Stili di Vita e la Fabbrica dei Neuroni: Alimentazione e Attività Fisica
La scoperta della neurogenesi adulta apre scenari promettenti non solo in campo medico, ma anche nella quotidianità, evidenziando come le nostre scelte di stile di vita possano influenzare attivamente la salute e la rigenerazione cerebrale. Tra i fattori più studiati, l’alimentazione e l’attività fisica emergono come pilastri fondamentali per stimolare la produzione di nuovi neuroni e migliorare le funzioni cognitive.
Per quanto riguarda l’alimentazione, è stato dimostrato che alcuni cibi agiscono come veri e propri “fertilizzanti” per il cervello, grazie alla loro capacità di aumentare i livelli di BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor). Tra questi, il pesce azzurro, come le sardine, è una fonte preziosa di acidi grassi omega-3. Una revisione pubblicata su Nutrition & Neuroscience nel 2024 ha confermato che gli omega-3 aumentano significativamente le concentrazioni sieriche di BDNF, favorendo la neurogenesi. Anche i mirtilli, ricchi di antiossidanti, sono stati associati a un miglioramento della memoria spaziale e alla regolazione dell’espressione del BDNF nell’ippocampo.
Il BDNF è definito una “molecola principale”, un ormone naturale responsabile della neurogenesi, della crescita neuronale e della plasticità sinaptica. Livelli elevati di BDNF sono associati a maggiore intelligenza, memoria e minori rischi di malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson. Tecniche per aumentare i livelli di BDNF includono:
- Esercizio fisico: La corsa e l’esercizio aerobico promuovono la neurogenesi migliorando l’apporto di BDNF. Persino brevi sessioni di esercizio ad alta intensità possono produrre significativi aumenti dei livelli di BDNF. Uno studio ha dimostrato che effettuare sprint migliora l’apprendimento e aumenta i livelli di BDNF.
- Dieta sana: Alimenti come il caffè, la curcuma, e il cioccolato fondente sono stati associati ai livelli più alti di BDNF. Diete povere di zuccheri e ricche di nutrienti naturali migliorano la neurogenesi.
- Stimolazione cognitiva: Attività come la lettura e il problem solving favoreggiano la crescita neuronale e la resilienza cerebrale.
Parallelamente all’alimentazione, l’attività fisica regolare si conferma un potente stimolatore della neurogenesi adulta. Studi recenti, inclusi quelli pubblicati su Nature Medicine nel 2025, confermano che l’esercizio fisico volontario, in particolare quello aerobico, aumenta significativamente la generazione di cellule del sistema nervoso nel giro dentato dell’ippocampo. Questo fenomeno è mediato dall’aumento dei livelli di BDNF indotto dall’attività motoria, che funge da segnale per la crescita e lo sviluppo neuronale.
«L’apprendimento, l’esercizio e un ambiente ricco di stimoli sono chiavi fondamentali per mantenere e aumentare la neurogenesi», affermano i ricercatori.
L’impatto dell’esercizio fisico non si limita solo alla proliferazione cellulare: lo sport rende il cervello più plastico e resiliente, rallentando i fenomeni degenerativi. Anche se si inizia tardi, l’esercizio fisico può potenziare le funzioni cerebrali. Queste scoperte offrono promettenti opportunità non solo per prevenire ma anche per trattare le malattie neurodegenerative. Esse mettono in evidenza quanto sia cruciale adottare abitudini salutari allo scopo di preservare e migliorare le capacità cerebrali nel corso dell’esistenza. A tal fine non si devono considerare solamente l’alimentazione equilibrata o l’attività fisica regolare; altri fattori, quali una qualità del sonno ottimale, relazioni interpersonali positive e il costante apprendimento, giocano anch’essi un ruolo significativo nella rigenerazione dei neuroni. Ciò riporta alla luce una verità essenziale: il cervello è un organo dinamico, capace di adattarsi e reinventarsi; sostanzialmente dipende da noi favorirne il benessere.
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Memoria, Emozioni e Oltre: Implicazioni per la Salute Mentale
La neurogenesi adulta non è un semplice fenomeno biologico isolato; le sue implicazioni si estendono profondamente nel campo della psicologia cognitiva, della psicologia comportamentale e della salute mentale in generale. La capacità del cervello di produrre continuamente nuovi neuroni, specialmente nell’ippocampo, la “centrale” della memoria e delle emozioni, rivoluziona la nostra comprensione di come apprendiamo, ricordiamo e regoliamo il nostro stato emotivo.
La relazione tra neurogenesi e funzioni cognitive è particolarmente evidente negli studi che mostrano come la soppressione della produzione di nuove cellule nervose porti a deficit nella memoria spaziale e nella capacità di discriminare tra ambienti simili, un processo fondamentale per formare ricordi precisi e contestualizzati. Questo suggerisce che i neuroni appena nati non sono semplici sostituti, ma contribuiscono attivamente all’acquisizione e al consolidamento delle informazioni, rendendo la memoria più robusta e dettagliata. Viviamo in un periodo caratterizzato da una crescente apprensione riguardo al declino cognitivo; pertanto il riconoscimento della neurogenesi come opportunità per favorire l’elasticità mentale e una solida resilienza cognitiva nell’età avanzata sta acquisendo sempre maggiore importanza.
Tuttavia, i benefici legati alla neurogenesi trascendono nettamente il solo ambito della memoria. Numerosi studi evidenziano il suo importante ruolo nel bilanciamento delle emozioni e nella gestione dello stress. Si è riscontrato che una diminuzione della neurogenesi si associa a maggiori livelli d’ansia nonché a reazioni stressanti potenziate; tale fenomeno appare evidente tanto negli esperimenti su modelli animali quanto tra i mammiferi superiori ed esprime probabilmente meccanismi comuni all’uomo. Ciò implica che preservare la plasticità cerebrale attraverso una costante generazione di nuovi neuroni risulta imprescindibile per fronteggiare con successo le sfide legate alle emozioni.
Alla luce di ciò, emergono diverse implicazioni nel campo della medicina psichiatrica. È stato notato che l’efficacia terapeutica dei farmaci antidepressivi—specie quelli attinenti al sistema serotoninergico—risulta compromessa quando si verifica un’inibizione nella formazione delle nuove cellule neuronali. Questa osservazione implica che la neurogenesi potrebbe rappresentare un principio fondamentale nell’efficacia terapeutica di tali farmaci, offrendo così una spiegazione biologica riguardo al loro effetto sull’umore e alla diminuzione dell’ansia. Questa scoperta segna l’inizio di possibili innovazioni nella terapia clinica che potrebbero integrare trattamenti farmacologici con strategie legate allo stile di vita finalizzate a promuovere la neurogenesi stessa, come ad esempio attraverso esercizi fisici o stimoli ambientali favorevoli.
Le ricadute sono rilevanti anche nell’ambito del recupero post-traumatico oltre alla cura dei disturbi psichiatrici. Il concetto secondo cui il cervello ha la capacità di auto-rigenerarsi e ristrutturare le proprie connessioni sinaptiche offre nuova speranza per **pratiche rigenerative destinate a riparare lesioni neurali o curare malattie croniche quali depressione, ansia e forse disturbi degenerativi del sistema nervoso**. Pertanto, la questione della neurogenesi negli adulti trascende il mero interesse accademico; si rivela invece essere un traguardo significativo capace di incidere positivamente sulla qualità della vita individuale, promuovendo uno stato duraturo di equilibrio cognitivo ed emotivo. L’emergere della consapevolezza riguardante la straordinaria plasticità cerebrale rappresenta non solo un forte segnale di ottimismo, ma anche una sollecitazione ad adottare modalità più attive nella cura del nostro organo, il quale si distingue per la sua complessità.
Un futuro plasmato dalla plasticità cerebrale
L’affermazione conclusiva riguardante la neurogenesi negli adulti segna una svolta radicale nel campo delle neuroscienze contemporanee: essa risulta essere un autentico successo, frutto dell’uso sinergico di metodi innovativi insieme all’impiego dell’intelligenza artificiale. Questo progresso scientifico ha infranto una convinzione consolidata da oltre cento anni. Ora sappiamo con certezza che non siamo di fronte a semplici congetture o ad eventi confinati soltanto nell’età infantile; al contrario, il cervello umano si rivela essere un’entità estremamente flessibile, in grado di rigenerarsi e adattarsi lungo tutto il corso della vita. Tale scoperta invita a ripensare non soltanto le concezioni tradizionali sull’invecchiamento, ma anche i modi in cui affrontiamo la salute mentale e il benessere complessivo.
In ambito psicologico-cognitivo, questo avanzamento avvalora l’opinione secondo cui l’apprendimento rappresenta sempre un processo aperto. Poiché la creazione continua di nuovi neuroni avviene costantemente nel cervello, ne deriva che noi possediamo la capacità persistente di acquisire conoscenze nuove e affinare abilità già acquisite; siamo capaci quindi sia di generare nuovi ricordi sia d’adattarci a contesti innovativi per tutta l’esistenza. La nostra esistenza non è vincolata dalle esperienze trascorse né tanto meno dal numero limitato delle cellule nervose: sotto ogni aspetto abbiamo strumenti per crescere intellettualmente senza sosta. La prospettiva della medicina associata alla salute mentale, in relazione agli studi sulla neurogenesi adulta, apre porte mai esplorate prima. L’idea che questo fenomeno sia cruciale per valutare l’efficacia degli antidepressivi indica il potenziale di nuove strategie terapeutiche focalizzate sulla stimolazione diretta del processo neurogenetico. Non si tratta solamente di interventi farmacologici; è possibile riconsiderare anche metodologie non chimiche come, ad esempio, le terapie comportamentali o i trattamenti post-traumatici affinché possano sfruttare al meglio le capacità rigenerative del cervello umano. La speranza è che si possano sviluppare nuove vie per trattare disturbi come la depressione maggiore, l’ansia cronica o le conseguenze cognitive dei traumi, magari lavorando in sinergia per potenziare la nascita e l’integrazione di nuove cellule nervose.
La nozione base di psicologia cognitiva che emerge da tutto questo è che il nostro cervello possiede una plasticità intrinseca che va ben oltre quanto si credesse. Non è una macchina statica che si deteriora irrimediabilmente, ma un organo vibrante che si adatta e si rinnova. Questo significa che le nostre esperienze, le nostre abitudini e gli stimoli che riceve modellano costantemente la sua architettura. Una nozione più avanzata che si può desumere è il concetto di “riserva cognitiva”. Questa idea suggerisce che accumulare esperienze di vita stimolanti, adottare stili di vita sani e mantenere la mente attiva attraverso l’apprendimento continuo, crea una sorta di “cuscinetto” nervoso. Questa riserva extra di neuroni e connessioni può aiutare a tamponare gli effetti del naturale invecchiamento o di eventuali danni cerebrali, permettendoci di mantenere una funzionalità cognitiva ottimale più a lungo.
In ultima analisi, questa rivoluzione nella comprensione della neurogenesi adulta ci invita a riflettere profondamente sul nostro rapporto con il tempo che passa e con la nostra mente. Ci libera dalla fatalistica accettazione di un declino inevitabile e ci responsabilizza, offrendoci gli strumenti per influenzare attivamente la nostra salute cerebrale. Non è forse questa la più grande delle libertà: sapere di poter coltivare, giorno dopo giorno, la vitalità del nostro pensiero, la ricchezza delle nostre emozioni e la profondità dei nostri ricordi? È una partita a scacchi, sì, ma una partita in cui abbiamo ben più mosse di quanto credessimo, e la prossima mossa è nostra.
- Neurogenesi: processo di formazione di nuovi neuroni nel cervello.
- BDNF: Fattore neurotrofico derivato dal cervello, essenziale per la crescita e la sopravvivenza neuronale.
- Ippocampo: area del cervello coinvolta nella memoria e nell’apprendimento.