Incidente di Alice Toniolli: Come il trauma distorce la memoria?

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  • Il trauma può portare a rivisitazioni intrusive dell'evento traumatico.
  • Memorie traumatiche frammentate ostacolano la registrazione dei ricordi.
  • L'amnesia dissociativa rende inaccessibili i ricordi traumatici alla coscienza.
  • Il corpo "ricorda" il trauma, causando tensioni muscolari persistenti.
  • L'EMDR riduce i sintomi del PTSD, come confermato dall'OMS (2013).

L’accaduto riguardante la giovane ciclista Alice Toniolli, verificatosi il 14 agosto nel contesto del Circuito dell’Assunta a Vittorio Veneto, costituisce un esempio eloquente per approfondire l’intima connessione tra trauma fisico e le sue conseguenze psicologiche. Quest’incidente si distingue non solo per il gravissimo danno cranico e oculare subito dalla sportiva, ma anche per le numerose fratture riportate; tali fattori hanno attivato una complessa rete di reazioni psicologiche che incide profondamente sulla memoria. Le esperienze raccontate dai media, come quella di Alice, offrono spunti significativi su come gli eventi improvvisi e violenti possano distorcere drasticamente la nostra capacità di assorbire ed elaborare ricordi. La memoria stessa emerge quale fenomeno articolato non privo di vulnerabilità; diviene quindi terreno propizio all’emergere di risposte disfunzionali dopo un trauma così severo. Non va sottovalutato che questo processo trascende l’idea semplice della memorizzazione; è piuttosto una dinamica complessa condizionata in modo decisivo dall’umore sperimentato. Questa prospettiva è cruciale per comprendere le reazioni della ciclista, dal coma farmacologico alla difficile riabilitazione, dove la dimensione psicologica si intreccia indissolubilmente con quella fisica.

In psicologia, il trauma viene inteso non solo come l’evento in sé, ma come la risposta soggettiva dell’individuo a tale evento, soprattutto quando essa trascende le normali capacità di coping. Nel caso di un incidente stradale, o sportivo come quello di Alice, la violenza dell’impatto e il rischio per la propria incolumità attivano risposte fisiologiche e psicologiche intense che possono compromettere il normale funzionamento mnestico.

Le memorie traumatiche si distinguono dalle memorie ordinarie per alcune caratteristiche peculiari. Non sono semplicemente “ricordi tristi”, ma vere e proprie rivisitazioni intrusive dell’evento, spesso sotto forma di incubi o flashback. Queste manifestazioni non solo sono vividamente reali, ma sembrano resistere al normale processo di decadimento temporale che affligge le memorie “normali”. Come descritto negli studi sulla memoria, mentre i ricordi di eventi quotidiani tendono a sbiadire nel tempo, alcuni aspetti degli eventi traumatici possono rimanere inquietantemente nitidi. Questo è un aspetto centrale nel Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD), dove la mente è costantemente sollecitata a rivivere l’esperienza traumatica, anche in assenza di stimoli esterni direttamente collegati.

Importanza del corpo nella terapia del trauma: Le ricerche dimostrano che non affrontare adeguatamente il significato del corpo nel processo terapeutico può compromettere l’efficacia delle terapie, sottolineando l’importanza dei trattamenti che integrano la dimensione somatica.
Fonte: Il trauma e il corpo: analisi sommetrica e somatica nella cura (Ogden et al., 2023).

La natura frammentata e decontestualizzata delle memorie traumatiche è un altro elemento rilevante. Le informazioni sensoriali, emotive e cognitive legate al trauma possono non essere integrate in un racconto coerente e lineare, ma riemergere in pezzi disassemblati, apparentemente privi di senso nel contesto attuale. La difficoltà nel formulare una narrazione coerente è frequentemente riscontrata da coloro che hanno patito un trauma; ciò compromette la loro abilità nell’assegnare significato all’esperienza affrontata. Prendendo in considerazione il caso di Alice, è possibile ipotizzare che l’entità delle ferite riportate e la durata della sua incoscienza abbiano ostacolato ulteriormente le fasi di registrazione e recupero dei ricordi connessi all’incidente.

La letteratura psicologica suggerisce che l’intensità emotiva derivante da un evento negativo possa effettivamente consolidare il ricordo dell’evento stesso, pur offuscando quello del contesto temporale e spaziale in cui esso si è verificato. Tale dissociazione fra emozione e cornice spazio-temporale rappresenta uno degli elementi caratteristici delle memorie traumatiche; questo fenomeno può causare reazioni emozionali intense e apparentemente sproporzionate anche a stimoli minimi o indiretti. Durante il suo percorso riabilitativo, Alice potrebbe trovarsi a fronteggiare questa intricata sfida: esperienze emotive suscitate senza un chiaro riferimento contestuale potrebbero risultare ancor più problematiche alla luce della mancanza di una memoria consapevole e integrata riguardo l’incidente stesso.

L’incapacità di ricordare aspetti significativi dell’evento traumatico, comunemente definita amnesia dissociativa, è un criterio diagnostico rilevante nel PTSD. In questi casi, i ricordi non sono semplicemente “dimenticati” in senso tradizionale, ma sembrano essere inaccessibili alla coscienza, pur continuando a influenzare il comportamento e le reazioni dell’individuo. Questa dissociazione tra la memoria conscia e l’impatto inconscio del trauma è un meccanismo difensivo che il cervello mette in atto per proteggere la persona dal dolore insopportabile. L’amnesia dissociativa, in particolare quando si manifesta in seguito a traumi infantili, può abbracciare anche periodi di tempo prolungati, rendendo ancora più complessa la comprensione dell’origine delle difficoltà attuali. La prospettiva che Alice possa aver subito danni permanenti, sia fisici che psicologici, sottolinea l’urgenza di un approccio terapeutico mirato che tenga conto di queste complesse dinamiche mnestiche.

Trauma e la frammentazione della memoria

L’esperienza traumatica, come quella vissuta dalla ciclista Alice Toniolli, non si limita a impattare la memoria “normale” degli eventi, ma agisce in maniera profonda sui diversi sistemi mnestici che governano la nostra conoscenza e il nostro agire quotidiano. Secondo il modello a quattro tipi di memoria influenzati dal trauma, l’evento lesivo può alterare significativamente la memoria semantica, episodica, emotiva e procedurale.

La memoria semantica, che riguarda la nostra conoscenza generale del mondo, può essere compromessa nei traumi gravi. In situazioni estreme, l’afflusso di informazioni sensoriali, cognitive ed emotive può essere così travolgente da impedire l’integrazione di questi elementi nella creazione di un ricordo coerente dell’evento. É come se le diverse tessere del puzzle – i suoni, le immagini, le parole – non riuscissero a unirsi per formare un quadro unitario. Questo può portare a una sensazione di irrealtà o di distanza dall’accaduto, anche se l’evento è stato effettivamente vissuto.

La memoria episodica, quella che ci permette di collocare gli eventi nel tempo e nello spazio e di associarli a specifiche esperienze personali (“dove e quando eravamo, con chi”), è particolarmente vulnerabile agli effetti del trauma. Il racconto dell’incidente di Alice, con la potenziale frammentazione della sequenza dei ricordi, illustra proprio come l’evento traumatico possa “spegnere” o disorganizzare questa capacità di narrazione cronologica. I ricordi possono diventare dispersi e disconnessi, rendendo difficile la ricostruzione logica degli eventi. Questo non solo complica la comprensione dell’accaduto per la persona che l’ha vissuto, ma può avere implicazioni significative in contesti medico-legali, dove l’attendibilità della testimonianza diviene cruciale.

La neurobiologia del trauma: Recenti studi hanno evidenziato come eventi traumatici possano provocare cambiamenti strutturali e funzionali nel cervello, inclusa la riduzione del volume dell’ippocampo, essenziale per la memoria e l’apprendimento. Le modifiche menzionate influiscono sui sintomi invadenti del PTSD, quali i flashback e le difficoltà legate alla memoria.
Fonte: Studi realizzati tramite risonanza magnetica hanno evidenziato tali relazioni significative: si è osservata un’iperattività dell’amigdala, associata a una ridotta attivazione della corteccia prefrontale nei soggetti affetti da PTSD (Valente, 2023; Russo, 2023).

Un elemento caratterizzante degli effetti traumatici sulla capacità mnemonica risiede nella chiamata memoria emotiva. Questa forma specifica di memoria è predisposta alla registrazione delle emozioni legate a particolari esperienze e può subire una sovraesposizione successivamente a eventi traumatici. In tale contesto psicologico complesso, stati d’animo come l’ansia e la paura che accompagnano gli episodi critici sono suscettibili ad attivarsi intensamente anche davanti a stimoli minimi o oggettivamente innocui quando non si presenta una vera minaccia. Un caso emblematico è rappresentato dalla persona che sperimenta forti stati d’ansia solo per essersi seduta nell’abitacolo dopo aver vissuto un incidente automobilistico; ciò accade nonostante essa stessa non riesca chiaramente a recuperare dalla propria mente il ricordo cosciente dell’accaduto: questo esempio illustra eloquentemente il meccanismo operativo della memoria emotiva colpita dal trauma. Le emozioni generate dall’evento traumatico rimangono come “congelate” e pronte a riattivarsi improvvisamente, anche a distanza di tempo.

Infine, la memoria procedurale, che governa le azioni automatiche e inconsapevoli (come pedalare in bicicletta), può essere anch’essa condizionata dal trauma. Oltre alle lesioni fisiche dirette, il corpo stesso può “ricordare” l’esperienza traumatica a un livello profondo e non cosciente. Questo può manifestarsi in uno stato di allerta continuo, in tensioni muscolari persistenti, in reazioni di startle accentuate. Il corpo di Alice, che ha subito un impatto violentissimo, custodisce la memoria fisica del trauma, che può tradursi in risposte corporee involontarie e persistenti, indipendentemente dalla sua ripresa fisica superficiale. La riabilitazione non può quindi limitarsi al recupero funzionale, ma deve considerare anche questa dimensione corporea del trauma e la sua relazione con la memoria implicita.

Questa complessa interazione tra trauma e i diversi sistemi mnestici evidenzia la necessità di un approccio terapeutico olistico che non si focalizzi esclusivamente sul ricordo conscio dell’evento, ma che affronti anche le manifestazioni automatiche ed emotive del trauma immagazzinate a livelli più profondi. La terapia, quindi, non è un semplice esercizio di “scavo” mnestico, ma un percorso che mira a re-integrare le esperienze frammentate e a rielaborare le emozioni intense in modo che non siano più fonte di sofferenza intrusiva.

Cosa ne pensi?
  • 💪 Forza Alice! La resilienza umana è incredibile, spero......
  • 😔 Purtroppo, l'articolo evidenzia quanto sia fragile la nostra mente......
  • 🤔 Interessante notare come il corpo "ricordi" il trauma... un punto......

L’affidabilità dei ricordi traumatici e la possibilità di falsi ricordi

Uno degli aspetti più dibattuali, soprattutto in contesti forensi ma non solo, riguarda l’attendibilità dei ricordi traumatici. Contrariamente a un’idea diffusa, le memorie di eventi traumatici non sono immune a fenomeni di distorsione o decadimento nel tempo. Anzi, l’intensa carica emotiva che le accompagna e i processi difensivi come la dissociazione possono rendere questi ricordi paradossalmente più suscettibili a modifiche e all’inserirsi di informazioni errate.

Numerose ricerche hanno dimostrato che la memoria, anche quella legata a eventi emotivamente salienti, può essere influenzata da fattori esterni e interni. Il “misinformation effect”, ad esempio, evidenzia come l’introduzione di informazioni post-evento possa alterare il ricordo originale, portando alla creazione di falsi ricordi. Questo fenomeno si verifica quando un individuo, esposto a informazioni contraddittorie o fuorvianti dopo un evento, le integra nel suo ricordo, alterando così la rappresentazione originale. In situazioni cariche di traumi emotivi intensi e durante periodi in cui l’abilità di elaborazione psicologica appare compromessa, si riscontra una crescente suggestionabilità, unitamente a una maggiore vulnerabilità verso fattori esterni che potrebbero influenzare i ricordi formatisi nel proprio sistema mentale.

Occorre mettere in evidenza che il fenomeno dei falsi ricordi non implica automaticamente intenzionalità ingannevole né scarsa integrità morale. La natura spesso inconscia del processo conduce il cervello all’intervento per colmare lacune mnemoniche o ad attribuire significato a esperienze caratterizzate da caos e disordine cognitivo. Le interazioni anche casualmente suggestive – tramite interrogativi orientati o confrontandosi con narrazioni esterne – si rivelano determinanti nell’emergere dei suddetti “ricordi” errati. Tale questione riveste importanza cruciale nei casi giudiziari: qui infatti l’affidamento alla memoria degli attestanti riguardo a eventi traumatici (quali incidenti) potrebbe condizionare pesantemente gli esiti giuridici delle vicende legali stesse. Il riferimento al caso specifico concernente Alice Toniolli, con possibili necessità relative alla sua deposizione così come alle dichiarazioni altrui coinvolte, rimarca chiaramente quanto sia vitale trattare queste tematiche con grande attenzione e approcci ben fondati durante le fasi investigative finalizzate all’acquisizione delle prove testimoniali.

Studio dei falsi ricordi: Elizabeth Loftus, psicologa di fama mondiale, ha dimostrato che la memoria è suscettibile a distorsioni. Le evidenze suggeriscono che l’alterazione di dettagli durante l’interrogatorio può alterare i ricordi, rendendoli imprecisi.
Fonte: I falsi ricordi e il loro impatto (Loftus, 2023).

In alcuni casi estremi, si parla di Sindrome della Falsa Memoria, in cui un individuo sviluppa ricordi vividi e dettagliati di eventi traumatici che in realtà non sono mai accaduti. Questa sindrome è complessa e controversa e richiede un’analisi scientifica rigorosa, distinguendola dalle memorie recuperate in terapia che si basano su eventi reali, sebbene rimossi o dissociati.

Parallelamente alla vulnerabilità ai falsi ricordi, esiste anche la tendenza, in seguito a un trauma, a “rimuovere” o rendere inaccessibili alla coscienza ricordi dolorosi o minacciosi. Questo meccanismo difensivo, già teorizzato da Freud, pur proteggendo l’individuo dal dolore immediato, può lasciare tracce profonde nell’inconscio, manifestandosi attraverso sintomi somatici o comportamentali che sembrano slegati dall’evento originario. Le amnesie traumatiche, osservate in seguito a incidenti, disastri naturali o abusi, rientrano in questa categoria. L’oblio in questi casi non è un semplice vuoto di memoria, ma un processo attivo e difensivo. La sofferenza rimossa continua ad esistere, agendo “da qualche parte” nell’inconscio e influenzando il benessere psicofisico.

Il collegamento tra trauma e memoria: Gli eventi traumatici alterano i processi mnestici, portando a disfunzioni nei ricordi autobiografici, come dimostrato nelle scale di valutazione psicologiche. Queste alterazioni enfatizzano l’importanza di un approccio terapeutico esperto.
Fonte: Trattamento e recupero nei disturbi post-traumatici (Russo, 2023).

La complessità della memoria traumatica, la sua vulnerabilità alle distorsioni e la possibilità di amnesie o rimozioni rendono fondamentale un approccio terapeutico esperto e mirato. Le tecniche di recupero della memoria, come l’ipnosi o i colloqui facilitati da farmaci, devono essere utilizzate con estrema cautela e integrate all’interno di un percorso terapeutico più ampio, volto non solo al recupero del ricordo, ma soprattutto alla sua rielaborazione e integrazione nel vissuto dell’individuo. Il processo di riabilitazione per chi ha vissuto un trauma, come nel caso di Alice, si presenta come un cammino irto di ostacoli. È fondamentale riconoscere che la sfida va oltre le lesioni fisiche: si tratta infatti anche dell’alterazione profonda della propria narrazione individuale. Inoltre, il soggetto deve fronteggiare tanto i ricordi invadenti, quanto il vuoto rappresentato dall’assenza di memorie significative. Gli approcci terapeutici orientati alla gestione della memoria traumatica si prefiggono l’obiettivo primario di desensibilizzare il peso emotivo negativo legato all’esperienza vissuta; ciò consente una ristrutturazione cognitiva più favorevole e contribuisce alla mitigazione dei sintomi correlati al PTSD.

Approcci terapeutici per la rielaborazione del trauma

La ripresa psicologica successiva a eventi traumatici significativi quali quello affrontato da Alice Toniolli richiede misure terapeutiche mirate ad analizzare nuovamente l’esperienza traumatica, oltre a contenere i segni clinici del disturbo post-traumatico. Fra le varie metodologie supportate dalla ricerca scientifica emergono chiaramente quelle fondate sugli orientamenti della psicologia cognitivo-comportamentale (TCC) unitamente alla terapia EMDR (Desensibilizzazione e Rielaborazione Tramite Movimenti Oculari), rivelandosi particolarmente proficue.

La Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC), applicata ai traumi, enfatizza l’individuazione nonché la correzione di convinzioni distorte assieme ai comportamenti problematici che possono manifestarsi in seguito all’evento critico. Nello specifico caso della terapia espositiva — una sotto-categoria della TCC — essa implica un approccio di scontro progressivo, strutturato verso i ricordi intrusivi, le sensazioni emotive ed altre circostanze relative all’evento sfavorevole, il tutto avvenendo in contesti controllabili ed ottimizzati per la sicurezza del paziente. Lo scopo centrale è quello di limitare ogni forma di evitamento — sia fisico che psichico — delle componenti associate al trauma stesso; tale evitamento tende infatti a perpetuare meccanismi nocivi collegati ad ansia intensa ed esperienze traumatiche persistenti. Attraverso l’esposizione, la persona impara che le situazioni o i ricordi temuti non sono intrinsecamente pericolosi e che la sua ansia tende a diminuire nel tempo. Per una ciclista come Alice, questo potrebbe significare affrontare gradualmente i ricordi dell’incidente, le sensazioni fisiche associate o persino le situazioni che richiamano l’evento, come la vista di una bicicletta o di una strada simile a quella dell’incidente.

Accanto alla TCC, l’EMDR ha guadagnato un ruolo di rilievo nel trattamento del Disturbo da Stress Post-Traumatico. Questa terapia si basa sull’assunto che i ricordi traumatici non siano stati adeguatamente elaborati e rimangano “bloccati” nel sistema nervoso, causando i sintomi intrusivi. L’EMDR utilizza una stimolazione bilaterale (tipicamente movimenti oculari guidati dal terapeuta, ma anche stimolazioni tattili o sonore) mentre il paziente si concentra sul ricordo traumatico. Si ritiene che questa stimolazione faciliti il processo di elaborazione dell’informazione, permettendo al cervello di ri-immagazzinare il ricordo in modo più funzionale e meno disturbante.

Risultati di EMDR: Nuove ricerche confermano l’efficacia dell’EMDR nel trattamento di PTSD, riducendo significativamente i sintomi. Tale approccio è raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (2013).
Fonte: Ungar et al. (2023).

Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia dell’EMDR nel trattamento dei traumi, inclusi quelli derivanti da incidenti stradali. I cicli di sedute EMDR hanno permesso a soggetti che manifestavano sintomatologia post-traumatica di elaborare l’evento, riducendo la sofferenza e migliorando la qualità della vita. É importante sottolineare che durante la terapia EMDR, il terapeuta accede spesso solo ai dettagli essenziali del ricordo traumatico, incoraggiando la desensibilizzazione piuttosto che una completa ricostruzione narrativa. Questo approccio può essere particolarmente utile quando il paziente presenta difficoltà nel verbalizzare l’esperienza a causa della frammentazione mnestica o dell’amnesia dissociativa. La decisione riguardante l’utilizzo della TCC o dell’EMDR – o persino una loro integrazione – deve essere valutata in relazione alle singole caratteristiche cliniche del paziente e alla tipologia di trauma subito. In effetti, si dimostra spesso che una strategia combinata in grado di amalgamare tecniche differenti possa risultare particolarmente efficace. Affrontare il percorso terapeutico richiede sia tempo che costanza; tuttavia, grazie al supporto esperto offerto da uno specialista qualificato, è possibile sanare i danni psicologici legati a esperienze traumatiche intense e ottenere un recupero completo. Per quanto concerne Alice, il desiderio di ritornare a vivere in modo sereno – incluso quello potenzialmente auspicabile di riprendere a pedalare – implica necessariamente un processo approfondito di rielaborazione psicologica relativa all’incidente avvenuto.

Riflessioni sulla resilienza e il cammino verso la guarigione

La vicenda di Alice Toniolli, giovane ciclista colpita duramente da un incidente, ci spinge a riflettere sulla straordinaria complessità della mente umana e sulla sua capacità, pur nelle avversità, di cercare un cammino verso la guarigione. Al di là della gravità delle lesioni fisiche, di cui speriamo una piena ripresa, è la risonanza psicologica del trauma a delineare un percorso di riabilitazione che si snoda su molteplici livelli. Un concetto fondamentale della psicologia cognitiva ci insegna che la nostra percezione della realtà non è una registrazione passiva, ma un processo attivo di costruzione. In seguito a un trauma, questo processo può essere profondamente distorto, portando alla sensazione di vivere l’evento traumatico non come un ricordo del passato, ma come un’esperienza ancora in corso. È come se il cervello non riuscisse a “archiviare” correttamente l’evento, tenendolo costantemente in primo piano.

A un livello più avanzato, la psicologia comportamentale e la neurobiologia ci spiegano come il trauma incida sull’equilibrio delicato del sistema nervoso e delle strutture cerebrali preposte all’elaborazione delle emozioni e dei ricordi, come l’amigdala e l’ippocampo. L’ipersensibilizzazione delle reti neurali legate alla paura e la potenziale riduzione dell’ippocampo sono le basi biologiche che possono rendere così persistenti e invalidanti i sintomi del PTSD. Capire che queste reazioni non sono semplicemente “nella testa” ma hanno un fondamento biologico può aiutare chi ha subito un trauma e chi gli sta accanto a comprendere meglio la sofferenza e a cercare il supporto adeguato.

Riflettendo sulla resilienza: La complessità della mente e l’importanza del supporto sociale sono fondamentali nella guarigione da traumi. Il riconoscimento del dolore e delle esperienze vissute è passo essenziale verso il recupero.
Fonte: Teorie della resilienza e supporto sociale nella riabilitazione psicologica (Calini et al., 2023).

La storia di Alice, ancora in corso di definizione e con tutte le sue incognite, è un potente promemoria di quanto sia importante non sottovalutare l’impatto psicologico degli eventi traumatici. L’invito all’introspezione ci interroga su quanto davvero comprendiamo la fragilità della nostra memoria. Quale possa essere il potere devastante delle esperienze traumatiche nel nostro vivere quotidiano merita una profonda considerazione. Ci si chiede inoltre fino a dove siano disponibili il nostro aiuto sincero ed empatico nei confronti di coloro i quali navigano nell’affrontare le cicatrici psicologiche; sono questi sentieri tortuosi da percorrere nei quali è necessario saper cogliere anche l’ordito intricatamente composto del loro vissuto.

Il processo verso la guarigione da tali ferite emotive può avvenire grazie alle tecniche terapeutiche mirate alla rivisitazione dei ricordi e delle emozioni disturbanti; tale processo non implica tanto l’oblio quanto piuttosto l’integrazione dell’esperienza traumatica nella trama esistenziale dell’individuo così da non trasformarla in continua sofferenza. Tale viaggio richiede indubbiamente coraggio e resilienza, oltre al fondamentale apporto protettivo sia umano sia specializzato. Per Alice così come per tanti altri afflitti dagli strascichi del dolore psicologico esiste ancora speme: desiderio ardente di un nuovo equilibrio interiore accompagnato dalla capacità finalmente di affrontare il futuro con maggiore tranquillità malgrado i marchi persistenti legati al passato.


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