Corpo e social: come Instagram distorce la tua estate

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  • Nel 2024, i disturbi alimentari sono saliti dal 3,4% al 7,8%.
  • Tra il 2019 e il 2025, aumento del 64% delle diagnosi di DA.
  • I DA sono la seconda causa di morte (12-17 anni).
  • Il 20% dei pazienti con DA ha tra 12 e 17 anni.
  • Dal 2000, i DA sono aumentati da 300.000 a 3 milioni.

Estate Distorta: L’ombra dei social media sull’immagine corporea

L’estate rappresenta un periodo carico di promesse riguardo alla libertà e alla spensieratezza; tuttavia essa comporta anche una maggiore esposizione fisica che viene ulteriormente amplificata dal prisma distorcente dei social media. Questa dimensione virtuale esercita su molteplici individui pressioni senza precedenti sull’autopercezione del corpo stesso. Ne deriva frequentemente una percezione alterata di sé, il cui impatto può aggravarsi fino a portare all’emergere o al peggioramento dei disturbi alimentari (DA). Sebbene tale problema non possa considerarsi innovativo nella sua essenza, la vasta diffusione della problematica oggi suscita seria preoccupazione, specialmente negli adolescenti oltre ai giovani adulti.

Negli ultimi anni la comunità scientifica ha approfondito questa relazione riconoscendo chiaramente una correlazione incisiva tra uso consistente delle reti sociali ed incremento nel malcontento rispetto al proprio aspetto fisico. Tale situazione si inserisce perfettamente in ambientazioni dove predominano canoni estetici tanto ambiti quanto illusori. Uno studio condotto nei Paesi Bassi ha preso in analisi il comportamento visivo tramite questionario somministrato a 604 ragazzi dalle età comprese fra gli undici e i diciotto anni – compresi quindi il 50% circa di sesso femminile, suddivisi lungo periodici monitoraggi avvenuti nell’arco temporale pari a diciotto mesi – ha messo ben in evidenza come l’uso costante delle piattaforme social funzioni da catalizzatore molto significativo verso insoddisfazioni relative al corpo stesso, assieme ad increasing remarks riguardanti estetiche corporee dagli stessi partecipanti, sia maschi sia femmine. Questa evidenza suggerisce non solo un’associazione, ma un ruolo causale dei social media nel deterioramento dell’immagine corporea, un dato confermato da una meta-analisi del 2021 che ha esaminato 69 studi sperimentali e longitudinali, rilevando una correlazione longitudinale negativa tra l’uso dei social media e un’immagine corporea negativa.

L’ambiente dei social media, ricco di immagini e video incentrati sull’aspetto fisico, genera un ciclo di confronto sociale che alimenta l’insoddisfazione. Si commentano le foto altrui, si cercano suggerimenti per “migliorare” il proprio aspetto, innescando un meccanismo che può culminare in comportamenti alimentari disordinati. Un’altra revisione di 20 studi già nel 2016 aveva evidenziato questa associazione, identificando attività come la visualizzazione e il caricamento di foto, e la richiesta di feedback, come particolarmente problematiche.

Dati recenti confermano che nel 2024, la percentuale di persone affette da disturbi alimentari è salita dal 3,4% al 7,8%, evidenziando un incremento significativo in un contesto di crescente insoddisfazione corporea, soprattutto tra le giovani generazioni.

Il meccanismo attraverso cui i social media esercitano questa influenza può essere compreso tramite due teorie principali. La prima è la teoria socioculturale, nota anche come “Modello Tripartito di Influenza”. Questa teoria postula che la società definisce un ideale di corpo “bello” – attualmente incentrato su magrezza e tonicità per le donne, e muscolosità per gli uomini. Questo ideale, tuttavia, è così estremo e irrealistico che la maggior parte delle persone non può raggiungerlo. La continua esposizione a tali modelli, veicolata da pari, genitori e media (inclusi i social media), porta a un confronto che inevitabilmente genera insoddisfazione corporea e spinge all’adozione di comportamenti disfunzionali, come diete ferree o esercizio fisico eccessivo, nel tentativo di conformarsi a un ideale irraggiungibile.

Studio del 2023: I social media sono stati dimostrati un fattore di rischio significativo per disturbi alimentari. Una revisione di più di 60 studi ha confermato che comportamenti come il caricamento di foto e la ricerca di approvazioni online portano a un aumento dell’insoddisfazione corporea.

Fonte: AIDAP, 2023.

La seconda teoria è quella dell’oggettivazione sessuale, secondo cui la cultura occidentale tende a “oggettivare” i corpi, focalizzandosi principalmente sull’aspetto fisico a discapito della complessità interiore. I social media, con la loro enfasi sulle immagini e sui video, amplificano questa prospettiva oggettivante, contribuendo a interiorizzare l’idea che il proprio valore sia intrinsecamente legato all’aspetto esteriore. Questo incessante bombardamento di immagini “perfette”, spesso alterate da filtri e ritocchi, crea un divario incolmabile tra la realtà e la percezione, alimentando la dispercezione corporea e i comportamenti alimentari a rischio. Nel contesto estivo, dove la visibilità del corpo è maggiore, queste dinamiche si intensificano drammaticamente, rendendo l’ambiente digitale un campo minato per la salute mentale dei più giovani.

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L’escalation dei disturbi alimentari in Italia: Un’emergenza Silenziosa

Le statistiche concernenti l’incidenza dei disturbi alimentari nel contesto italiano delineano una situazione preoccupante e inquietante, particolarmente aggravata dall’influenza sempre più invasiva dei social media. Nel corso del 2024, si è registrato un aumento della quota degli individui affetti da DA che è passata dal 3,4% al 7,8%, evidenziando così l’imperativa necessità di intervenire su tale questione critica. Si stima che le nuove diagnosi relative ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione abbiano subito un’aumento del 64% nel periodo compreso tra il 2019* e il 2025*, aumentando dai precedenti *138 casi a ben *226 casi segnalati. Inoltre, dall’anno 2000 fino ai giorni nostri si assiste a una decuplicazione degli individui diagnosticati con DA: si stima infatti siano cresciuti da circa *300.000 unità ad oltre 3 milioni. È fondamentale notare come questi dati possano rivelarsi anche sottostimati, considerato il basso tasso di adesione alle cure terapeutiche riscontrabile nella popolazione colpita ed anche per via delle carenze nelle strutture specializzate disponibili su gran parte del territorio italiano.

I DA costituiscono la seconda causa principale di morte per gli adolescenti italiani compresi nell’età fra i dodici e i diciassette anni; essi vengono superati solo dagli incidenti stradali. Per ogni 100 ragazze adolescenti, circa 10 soffrono di qualche forma di disturbo alimentare, con 1-2 casi gravi come anoressia o bulimia. È fondamentale notare che il problema non è più esclusivamente femminile: la percentuale di pazienti di sesso maschile nella fascia 12-17 anni si attesta intorno al 20% della popolazione affetta, e l’età di insorgenza si è abbassata, con casi che compaiono anche in bambine di 10-11 anni. Questo calo dell’età di esordio, spostato ormai intorno ai 14-15 anni, rende la questione ancora più delicata e impellente.

Studi recenti: Ricerche mostrano un incremento esponenziale del 30% nei disturbi alimentari dopo la pandemia, con una particolare incidenza nei giovani. La mancanza di strutture adeguate per la cura è un problema crescente nella prevenzione e diagnosi tempestive.

Fonte: State of Mind, 2024.

I fattori socioculturali giocano un ruolo preponderante in questa epidemia. La cultura occidentale, in particolare, associa la magrezza non solo alla bellezza, ma anche a valori come autocontrollo, disciplina, determinazione e salute. Chi è magro, nell’immaginario collettivo, “ha fatto tutto giusto”. Questa equazione tra magrezza e successo alimenta un senso di colpa e inadeguatezza in chi non si conforma, spingendo verso comportamenti autodistruttivi.

Le nuove tecnologie, strumento quotidiano nella vita dei giovani, hanno avuto un impatto fortissimo nella diffusione di comportamenti a rischio e dei DA conclamati. La psicopatologia dei DA è profondamente legata a una grave alterazione dello schema corporeo: l’uso eccessivo di piattaforme dove l’immagine è il veicolo principale di comunicazione, come Instagram e Snapchat, può veicolare messaggi negativi e devianti. I “fit-influencer”, ad esempio, pur promuovendo uno stile di vita “sano”, spesso presentano un’immagine del corpo costruita e irrealistica, spingendo i giovani a inseguire ideali impossibili. Molti adolescenti, soprattutto le ragazze, seguono celebrità e amici online, osservando le loro foto di corpi “ideali” e di pasti “sani”, spesso senza rendersi conto che queste immagini sono frutto di una realtà filtrata e distorta.

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L’algoritmo di queste piattaforme, progettato per massimizzare il tempo di permanenza degli utenti, tende a suggerire contenuti simili a quelli già visualizzati, amplificando (anziché ampliando) gli interessi e “cavalcando” gli stati d’animo. Questo significa che chi cerca contenuti su diete o “corpi perfetti” verrà inondato di materiale simile, creando una camera d’eco che rinforza l’insoddisfazione e i comportamenti a rischio. Persino i tentativi di limitare i profili “pro-ana” o “pro-mia” si scontrano con nuove strategie per aggirare i controlli, dimostrando la natura pervasiva e insidiosa di questi fenomeni. Si evidenzia come non solo i profili esplicitamente legati ai DA siano pericolosi, ma anche quelli di influencer famosi, nutrizionisti e personal trainer che propongono contenuti che, pur dichiarandosi salutistici, possono indurre a comportamenti problematici se imitati acriticamente da persone vulnerabili.

Statistiche allarmanti: Si stima che nel 2022, 3.000 persone siano morte a causa di disturbi alimentari in Italia, evidenziando l’urgenza di interventi tempestivi e strategie di cura adeguate.

Fonte: Ministero della Salute.

Strategie di Prevenzione e un Futuro più Consapevole: L’Educazione al Centro

La questione della prevenzione dei disturbi alimentari all’interno del contesto digitale richiede un allargamento notevole della visione strategica e una sinergia fra varie figure educative e professionali. Malgrado le ricerche sui metodi volti a contenere gli effetti nocivi dei social network siano ancora nelle fasi embrionali, si profilano delle prospettive incoraggianti. Alcuni studi pilota hanno indagato proposte didattiche destinate alle aule scolastiche che contrastano le rappresentazioni idealizzate proposte dai social media; sono stati sviluppati programmi finalizzati all’alfabetizzazione digitale ed esercizi scritti brevi orientati al rafforzamento dell’auto-compassione. Pur mantenendo risultati modestamente significativi fino ad oggi, queste iniziative evidenziano l’urgenza di perseguire strategie innovative con target precisi.

Un’indagine recente pubblicata sull’International Journal of Eating Disorders ha sperimentato un metodo autogestito dedicato alla diminuzione dell’autocritica e al potenziamento dell’auto-compassione tra studenti universitari, mettendolo a confronto con un altro programma focalizzato sul miglioramento del feed relativo ai social media. Entrambi i sistemi implementati hanno rivelato un alto grado di fattibilità e accettabilità. L’intervento centrato sull’autocritica ha portato a un miglioramento significativo dell’immagine corporea e a una riduzione dell’alimentazione disordinata. Ciò suggerisce che lavorare sulla salute psicologica interna e sulla resilienza individuale può essere una chiave per affrontare le pressioni esterne.

Interventi educativi nelle scuole:

  • Formazione per docenti su come affrontare il tema dei disturbi alimentari.
  • Laboratori di cucina per promuovere una dieta equilibrata e sana.
  • Sessioni di alfabetizzazione digitale e consapevolezza sui media.

Il ruolo dei genitori è centrale e non può essere sottovalutato. Essi sono i primi artefici di un uso responsabile e sicuro dei social media per i propri figli. Questo implica un coinvolgimento attivo nel monitorare l’età di accesso alle piattaforme, impostare limiti di tempo e guidare i giovani nella selezione dei contenuti. È fondamentale che i genitori aiutino i figli a “curare” il proprio feed, scegliendo contenuti che promuovano benessere, interesse e siano in linea con i valori personali, piuttosto che alimentare confronti dannosi. In presenza di problemi di immagine corporea, è consigliabile indirizzare gli adolescenti verso piattaforme alternative a quelle notoriamente più associate a dispercezioni e disordini alimentari, come Instagram e Snapchat. La scuola, in questo contesto, emerge come un alleato cruciale. Non può prevenire di per sé la sofferenza personale o i traumi, ma può fornire agli studenti strumenti per comprendere le proprie emozioni e frenare i fattori sociali che trasformano una fragilità in un disturbo grave. In questo senso, gli interventi psicoeducativi devono andare oltre la semplice informazione.

Strategia Completa: Combinare approcci psicoeducativi con attività pratiche può migliorare notevolmente la consapevolezza e la gestione dei disturbi alimentari tra gli adolescenti.

Fonte: CiEffe, 2023.

Programmi efficaci sono quelli che creato una dissonanza cognitiva rispetto all’interiorizzazione dell’ideale di magrezza e muscolosità, lavorando sull’autostima e sull’immagine corporea, riconoscendo che l’aspetto fisico è soggetto a opinioni e gusti mutevoli. È essenziale educare i ragazzi a decodificare le immagini manipolate e i messaggi subliminali diffusi online. Inoltre, affrontare i confronti sociali (“bodytalk”) con esercizi che stimolino pensieri alternativi e promuovano l’unicità individuale può contribuire a spezzare i circoli viziosi dell’insoddisfazione. Si suggerisce di stimolare i ragazzi a creare un codice di condotta per la scuola o a ideare campagne social per promuovere un messaggio positivo. Il dolore derivante dall’insoddisfazione corporea, spesso vissuto come personale e motivo di vergogna, deve essere normalizzato e condiviso, per alleggerire il peso individuale e promuovere l’auto-indulgenza. La finalità principale è quella di potenziare l’autoefficacia e la dignità individuale nonché quella altrui, sia nelle interazioni quotidiane che negli spazi digitali, offrendo risorse utili a fronteggiare le vulnerabilità nei periodi difficili. Ciò richiede uno sforzo comune che vada oltre la concezione del malessere come una questione meramente personale, per comprendere invece la sua vasta e profonda integrazione all’interno del nostro patrimonio culturale.

Sguardi interiori: Comprendere e affrontare la dispercezione corporea

Affrontare la dispercezione corporea e i disturbi alimentari richiede di guardare oltre la superficie delle immagini patinate e delle diet-culture, per comprendere i meccanismi più profondi che ne sono alla base. Dal punto di vista della psicologia cognitiva, la dispercezione corporea può essere intesa come una distorsione percettiva, dove la mente elabora l’immagine del proprio corpo in modo disfunzionale, spesso amplificando difetti percepiti e minimizzando le qualità. Questa distorsione non è semplicemente un “non piacersi”, ma un vero e proprio errore di elaborazione delle informazioni visive e sensoriali legate al proprio corpo, influenzato da schemi di pensiero negativi e da un’interiorizzazione acritica degli ideali esterni. Si tratta di una costruzione mentale che, seppur apparentemente basata su dati oggettivi (il proprio corpo), è in realtà frutto di una interpretazione soggettiva e spesso errata.

In un’ottica di psicologia comportamentale avanzata, possiamo richiamare il concetto di condizionamento operante e di rinforzo intermittente, spesso sfruttato dagli algoritmi dei social media. Quando un individuo pubblica una foto o un commento e riceve “like” o feedback positivi legati al proprio aspetto fisico, percepisce un rinforzo positivo che lo spinge a ripetere il comportamento. Se il feedback è negativo, o se il confronto con immagini “ideali” produce insoddisfazione, si genera un rinforzo negativo che può portare a comportamenti compensatori (come la dieta rigida o l’esercizio ossessivo) nel tentativo di eliminare il “discomfort”. La natura intermittente di questi rinforzi (non ogni foto riceve lo stesso riscontro) rende il comportamento ancora più persistente, in quanto l’individuo continua a cercare il rinforzo, sperando nella prossima interazione. Questo ciclo di ricerca di approvazione esterna, spesso legata all’estetica, rafforza una dipendenza dall’immagine e un’insicurezza intrinseca.

Un messaggio importante: È fondamentale educare le giovani generazioni a discernere tra realtà e finzione sui social media, per promuovere un’immagine corporea sana e positiva.

La modernità ci ha abituati a una perenne ricerca della “perfezione”, un concetto fluido e scivoloso che, nella sua essenza digitale, si rivela spesso inafferrabile e disumanizzante.

La riflessione personale che si impone è: che valore diamo realmente al nostro corpo e alla nostra persona al di fuori del giudizio altrui? È un invito a riscoprire una bellezza che risiede non nell’adesione a un modello imposto, ma nella celebrazione dell’unicità, nella funzionalità del corpo e nella capacità di viverlo con gioia, al di là di filtri e aspettative. L’estate, con la sua esuberanza e la sua luce, dovrebbe essere un momento per abbracciare la propria autenticità, non per nasconderla dietro illusioni digitali.

Conclusione: La vera liberazione non sta nel conformarsi, ma nel dis-connettersi da ideali tossici e riconnettersi con la propria essenza e la propria forza interiore.

Glossario

Glossario:

  • Disturbi Alimentari (DA): Disturbi psicologici che manipolano la percezione di sé rispetto al cibo e al proprio corpo.
  • Oggettivazione Sessuale: Rappresentare i corpi come semplici oggetti, ponendo l’accento sulla loro apparenza superficiale piuttosto che sulla loro complessità intrinseca.

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