- Oltre il 54% degli studenti dorme meno prima degli esami.
- L'amigdala gestisce la codifica e l'espressione della paura.
- Nel gennaio 2025, 67 studenti indagati per truffa all'Università di Torino.
- La CBT aiuta a ristrutturare i pensieri disfunzionali.
- L'attività fisica favorisce la sintesi di endorfine.
L’equazione del panico: l’ansia da esame tra effetti cognitivi e narrative sociali
Quando ci si avvicina alla prova finale che segna il termine del percorso scolastico oppure a uno specifico semestre universitario emerge frequentemente una condizione psicologica comune: l’ansia da esame. Tale stato emotivo peculiare costituisce una forma d’ansia legata alle performance ed esplode in circostanze considerate come giudiziarie; le sue ripercussioni sono notevoli sia sull’apprendimento che sui risultati ottenuti. Sebbene una quantità adeguata di attivazione psico-emotiva possa agire positivamente incrementando attenzione e capacità mnemoniche, un’aspettativa troppo elevata rispetto ai livelli d’ansia sostenibili genera conseguenze negative. Si assiste così a uno sforzo dispendioso nello studio; l’attenzione tende a svanire mentre il processo della memorizzazione degli argomenti diventa sempre più difficile—la preparazione stessa subisce delle perdite significative. La vera sfida risiede quindi nella possibilità di non annullare completamente l’emozione ansiosa — obiettivo illusorio oltre che dannoso viste le sue valenze adattive — ma piuttosto nel gestirla in modo ottimale affinché questo elemento venga&nb
sp; convertito da freno a strumento propulsivo per valorizzare appieno le proprie competenze. A livello fisico si possono notare manifestazioni come cefalea, disturbi a carico dell’apparato gastrointestinale (nausea e diarrea inclusi), aumento della frequenza cardiaca, problemi respiratori, variazioni nella temperatura corporea, sudorazione abbondante e sensazione di bocca secca. È emerso da recenti studi che oltre il 54% degli studenti riconosce di riposare notevolmente meno nei momenti legati agli esami; ciò mette in luce l’impatto negativo che una preparazione intensa può avere sulla qualità del sonno.[Tuttoscuola]. Dal punto di vista cognitivo, l’ansia si interpone nella facoltà di concentrazione, ostacolando anche la competenza nell’organizzare pensieri e azioni. Sul versante psicologico prevalgono una serie di elementi negativi: dalla paura smisurata alla sensazione persistente di inadeguatezza; si manifestano anche una scarsa autostima accompagnata dal timore incessante del giudizio altrui e della possibilità di insuccesso. A questo si sommano il bisogno impellente di evasione ed emozioni difficilmente contenibili come il pianto o il riso. Non trascurabili sono altresì le reazion
i caratterizzate da nervosismo e irritabilità. I comportamenti derivanti dall’ansia comprendono tensione interna costante, sintomi fisici come insonnia, nonché un incremento nel consumo di tabacco o nell’abuso di sostanze. Affrontare in modo adeguato questa condizione richiede innanzitutto la comprensione della sua complessità multidimensionale rispetto all’ansia legata agli esami.
Le radici neurobiologiche dell’inquietudine e l’influenza della “narrativa”
In termini fisiologici,L’ansia si presenta come una condizione caratterizzata da ipervigilanza, originata nelle aree più primitive del cervello umano; fra queste emerge l’ippocampo all’interno dell’affascinante sistema limbico. Quest’ultimo comprende altresì la potente amigdala insieme all’ipotalamo e ha il compito decisivo di orchestrare emozioni nonché comportamenti principalmente correlati a stati di <> o percepzioni d’attacco. Nel processo informativo coinvolto,il talamo ha un ruolo centrale nel trasmettere dati sensoriali verso la corteccia cerebrale. Qui avviene l’elaborazione delle informazioni che vengono poi comunicate alle strutture limbiche per predisporre il fisico a eventuali reazioni immediate. Particolarmente importante è la funzione dell’amigdala: essa assume un’importanza primaria nella gestione sia della codifica sia dell’espressione delle risposte legate al terrore vissuto dall’individuo.I risultati attivatori provocano modifiche corporee evidenti quali aumento della frequenza cardiaca.
Al contrario,l’ansia patologica rappresenta una deviazione rispetto a questa normale risposta adattativa. Essa si manifesta senza un pericolo tangibile o attraverso una valutazione esagerata dei rischi presenti, penalizzando così l’individuo invece di stimolarne il potenziale attivo. Un insieme di ricerche ha esplorato come il ruolo di neurotrasmettitori quali la noradrenalina, la serotonina e il GABA possa avere un impatto significativo sui disturbi d’ansia. Quando si verifica uno scompenso nelle loro funzioni, si possono manifestare reazioni sproporzionate a sollecitazioni che potrebbero risultare inoffensive.[Il Sole 24 Ore]. La stimolazione del sistema simpatico avviene attraverso il contributo dell’ipotalamo, dell’amigdala e del Locus Coeruleus, una regione specifica capace di liberare noradrenalina a seguito di variazioni nei parametri fisiologici; ciò porta a un aumento considerevole della pressione sanguigna insieme alla frequenza cardiaca elevata, oltre che a manifestazioni quali sudorazione copiosa e dilatazione delle pupille. Al contrario, l’attivazione del sistema parasimpatico coinvolge differenti zone cerebrali ed è correlata a sintomi viscerali, tra cui alcuni disturbi gastrointestinali. Risulta particolarmente significativo osservare come la condizione ansiosa possa avere ripercussioni anche sul nostro sistema immunitario, soprattutto quando ci troviamo ad affrontare periodi di stress marcati o protratti.
Oltre ai complessi meccanismi neurobiologici sopracitati, le storie sociali così come le aspettative culturali hanno un impatto considerevole nel potenziare l’ansia connessa alle performance accademiche. Gli esami vengono percepiti non solo come verifica delle competenze acquisite ma possono trasformarsi nel palco su cui viene valutata la propria intelligenza assieme al valore individuale[Tuttoscuola]. La pressione familiare, la tendenza al confronto con i pari, il perfezionismo e la paura del fallimento, tutti aspetti legati alle aspettative sociali e individuali, possono amplificare la sensazione di inadeguatezza e la paura di deludere. In questo contesto, anche episodi di truffa accademica, come quello accaduto all’Università di Torino nel gennaio 2025, dove 67 studenti di un corso di Storytelling sono stati indagati per accessi illeciti durante un esame, contribuiscono a delineare una narrativa negativa e di sfiducia attorno al concetto di valutazione, aumentando la pressione su chi affronta onestamente il perc
orso di studi. Queste vicende, sebbene specifiche, si inseriscono in un quadro più ampio di ansia da prestazione che va oltre il singolo episodio e richiede una riflessione più profonda sui modelli valutativi e sul loro impatto sulla salute mentale degli studenti.
Strategie di adattamento: CBT, Mindfulness e il potere della consapevolezza
Affrontare l’ansia da esame non significa annullarla, ma dotarsi di strumenti per gestirla efficacemente. La psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT) si è affermata come un approccio di comprovata efficacia nel trattamento dei disturbi d’ansia, inclusa l’ansia da esame. La CBT si basa sull’idea che le emozioni e i comportamenti siano influenzati dai nostri pensieri e dalle nostre credenze. Il modello A-B-C (Antecedents-Beliefs-Consequences) illustra come un evento (A) non generi direttamente un’emozione o un comportamento (C), ma sia mediato dalle nostre credenze e dai nostri pensieri (B). Ad esempio, dover studiare per un esame (A) non porta automaticamente all’ansia (C). Sono i pensieri riguardo all’esame (“ho paura di fallire”, “non sono capace”, “li deluderò”) (B) a generare l’emozione di colpa e l’incapacità di concentrazione.
La CBT lavora sulla ristrutturazione cognitiva, aiutando a identificare e modificare i pensieri disfunzionali che alimentano l’ansia. Questi pensieri possono manifestarsi come visione parziale, ingigantire l’importanza della situazione, catastrofizzare, attribuire a sé stessi colpe non proprie, o leggere il pensiero altrui senza fondamento. Mediante l’applicazione di metodologie ad hoc, è possibile riconsiderare criticamente la fondatezza di tali convinzioni e sviluppare letture più aderenti alla realtà degli eventi. Contestualmente, nelle sedute dedicate alla CBT viene implementato un progetto ben definito per l’organizzazione dello studio, promuovendo così il ripristino di una mentalità costruttiva e dinamica nei confronti delle prove d’esame.[Gruppo San Donato].
Accanto alla CBT, la Mindfulness si propone come un valido alleato nella gestione dell’ansia da esame. Questa pratica meditativa, sempre più integrata negli approcci terapeutici, insegna a portare l’attenzione al momento presente in modo non giudicante. Esercizi semplici, come focalizzare l’attenzione sul respiro o esplorare le sensazioni fisiche e sensoriali nell’ambiente circostante (il cosiddetto “grounding”), possono interrompere il ciclo dei pensieri ansiogeni. Notare i pensieri che emergono senza identificarsi con essi, osservandoli passare come nuvole nel cielo, ridimensiona la loro portata e rafforza la capacità di concentrazione sul qui e ora[Psicologo di Base].
Affrontare e superare: il percorso verso un rapporto sereno con la valutazione
Il congiungersi delle strategie preventive con quelle adoperate in situazioni ansiose permette una forma complessiva d’intervento. In fase pre-esaminativa è cruciale dedicarsi a una metodica organizzazione dello studio: ciò implica pianificare attentamente le tempistiche nonché selezionare metodologie efficaci, i cui principi sono talvolta sottovalutati ma risultano decisivi nell’affrontare quella sindrome da prestazione negativa, legata a una percezione errata della propria preparazione. Nel corso dell’esame stesso è opportuno ricorrere a tecniche quali la respirazione quadrata, dove ci si concentra sul ciclo respiratorio componendolo in sequenze regolari (inspirando ed espirando secondo lo schema temporale indicato), oppure alla respirazione diaframmatica, caratterizzata dall’uso del diaframma piuttosto che del torace durante il respiro profondo; tali pratiche favoriscono un’armonizzazione della reattività corporea all’ansia. In aggiunta, a brevi esercizi finalizzati al “grounding”, ad esempio enumerando cinque oggetti visibili o percettibili dal corpo immediatamente intorno, può offrire uno strumento utile per ancorarsi alla realtà presente deviando così il flusso dei pensieri disfunzionali. La pratica dell’attività fisica gioca un ruolo cruciale nella gestione dello stress e dell’ansia. Impegnarsi in discipline sportive che siano in prevalenza ludiche piuttosto che competitive favorisce la sintesi delle endorfine, sostanze chimiche associate al benessere emotivo. Inoltre, queste attività aiutano a deviare l’attenzione da pensieri ansiosi. Gli sport aerobici, le attività acquatiche e approcci olistici quali lo yoga o le arti marziali si dimostrano particolarmente efficaci per il loro potenziale nel facilitare il rilascio della tensione muscolare, oltre a contribuire alla diminuzione dei livelli di cortisolo così come della frequenza cardiaca. **Un’indagine effettuata su un gruppo selezionato di studenti ha messo in luce che il mantenimento regolare dell’esercizio fisico è fortemente associato a risultati accademici più favorevoli durante le prove d’esame**[Il Sole 24 Ore]. Per concludere, non va assolutamente trascurata la rilevanza del sonno e della fase di recupero; impegnarsi nello studio notturno prima dell’esame può risultare assai dannoso. È cruciale fornire al cervello momenti di quie
te necessari per elaborare e assimilare efficacemente le informazioni.
Nel caso in cui l’ansia pre-esame raggiunga livelli tali da generare veri blocchi nello sviluppo accademico, diventa prioritario contattare uno specialista qualificato. La figura dello psicoterapeuta può rivelarsi decisiva nell’indagare i fattori scatenanti dell’ansia—che possono derivare da elementi psicologici o esperienze pregresse, oltre a pressioni ambientali—creando così un piano terapeutico su misura utile a superarne gli effetti debilitanti. Affrontando questi timori relativi alla valutazione, non solo si supporta il progresso educativo personale, ma si favorisce anche lo sviluppo della salute mentale, aprendo la strada a una relazione più armoniosa con le sfide della vita stessa.
Riflessioni sulla valutazione e sul benessere psicologico
Nel vasto ambito della psicologia, l’ansia da esame si colloca all’interno dei disturbi d’ansia, ma possiede caratteristiche specifiche legate al contesto valutativo. A livello base, si può comprendere l’ansia come una reazione di allerta verso una minaccia percepita. Questa minaccia, nel caso dell’esame, non è fisica ma sociale e cognitiva: la possibilità di un giudizio negativo, il timore di non essere all’altezza, la paura di fallire. La risposta fisiologica – il cuore che batte forte, il respiro affannoso, la sudorazione – è una reazione arcaica del nostro corpo, preparato alla lotta o alla fuga di fronte al pericolo.
Spingendo la riflessione un po’ oltre, possiamo considerare l’ansia da esame alla luce della psicologia cognitiva più avanzata. Non si tratta solo di una reazione emotiva, ma di un “disturbo” del processamento dell’informazione. Sotto l’influsso dell’ansia, la nostra mente tende a focalizzarsi eccessivamente sugli aspetti negativi, a interpretare i segnali ambigui come conferme della nostra inadeguatezza e a predire scenari catastrofici. Questo “bias cognitivo” altera la nostra percezione della realtà e sabota le nostre capacità di problem-solving. La CBT, con la sua enfasi sulla ristrutturazione cognitiva, mira proprio a correggere questi schemi di pensiero distorti, insegnando a valutare le situazioni in modo più equilibrato e realistico.
Riflettere sull’ansia da esame ci invita a pensare in modo più ampio al nostro rapporto con la valutazione e con il fallimento. La società, in molti casi, attribuisce un peso eccessivo al successo e al risultato, generando una cultura della performance che può diventare tossica. Imparare a gestire l’ansia da esame significa anche imparare a separare il proprio valore personale dal risultato di una prova. Non si è “un fallimento” se non si eccelle in un esame; si è una persona in apprendimento, con punti di forza e aree di crescita. L’esame non è un giudizio definitivo su chi siamo, ma un’opportunità per misurarsi con le proprie conoscenze e capacità, per imparare, e per mettersi alla prova. Accogliere questa prospettiva può trasformare la paura in una sana sfida, e l’ansia in un’energia da incanalare positivament.
- CBT: Terapia Cognitivo-Comportamentale, un approccio terapeutico che si concentra sulla ristrutturazione dei pensieri disfunzionali e sul miglioramento dei comportamenti.
- Mindfulness: Una pratica di consapevolezza che coinvolge l’attenzione al momento presente e l’accettazione non giudicante delle esperienze proprie.
- Ansia da esame: Un tipo specifico di ansia che emerge in risposta a valutazioni accademiche o situazioni di performance.