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Tragedie nei fiumi lombardi: tuffi imprudenti e giovani a rischio

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  • In 48 ore, quattro giovani hanno perso la vita nei fiumi lombardi.
  • Il 15 agosto, un 24enne è stato trovato senza vita nel Ticino.
  • Un 23enne è stato salvato in gravissime condizioni nel Ticino ad Abbiategrasso.

Tragedie estive e il richiamo delle acque pericolose

Nel corso dell’estate del 2025 si sono verificati eventi luttuosi che hanno colpito le acque interne della Lombardia: una serie inquietante di incidenti mortali, specialmente nei fiumi Ticino e Adda. Questa successione tragica ha riportato alla luce una realtà inquietante: molti giovani tendono ad adottare atteggiamenti altamente rischiosi come lanciarsi in tuffi nei corsi d’acqua non attrezzati per la balneazione, comportamenti che possono portare a esiti letali. Il triste epilogo si è consumato il 15 agosto dello stesso anno quando il corpo senza vita di un ventiquattrenne è emerso dal Ticino nella zona di Somma Lombardo; era stato dato per disperso al termine della serata trascorsa con gli amici. In quella medesima data si segnala anche l’improvvisa scomparsa di un coetaneo romeno domiciliato a Modena: egli risulta essere scomparso nel canale Parmigiana-Moglia, presso Moglia nel mantovano mentre cercava sollievo dalla calura estiva tramite un tuffo improprio. Le operazioni per rintracciarlo cominciarono quel pomeriggio ma furono interrotte al calar della notte per poi riprendere all’alba seguente grazie all’intervento specializzato dei sommozzatori appartenenti ai vigili del fuoco provenienti da Bologna. Sempre il giorno di Ferragosto, un 23enne si è tuffato nel Ticino ad Abbiategrasso, venendo salvato in condizioni gravissime e trasportato con l’elisoccorso all’ospedale San Matteo di Pavia con multiple fratture e gravi traumi. Questi episodi seguono di sole ventiquattro ore la morte di un sedicenne nell’Adda, nella zona del lodigiano, anch’egli non più riemerso dopo un tuffo.

Ultimi Incidenti
L’estate nera dei fiumi lombardi ha visto quattro giovani perdere la vita in meno di 48 ore, evidenziando un problema endemico di sicurezza acquea. Il caldo intenso e la scarsa conoscenza dei pericoli dei fiumi sono alla base di queste tragedie.
  • 15 agosto: 24enne trovato morto nel Ticino.
  • 16 agosto: Un giovane disperso nel canale Parmigiana-Moglia.
  • 16 agosto: 23enne salvato in condizioni critiche.
  • 14 agosto: Un sedicenne annegato nell’Adda.

La gravità di questi eventi è accentuata dal fatto che si tratta di un problema endemico, che si ripresenta ogni estate. Le cronache locali hanno già evidenziato in passato la pericolosità di queste acque, con cartelli multilingue affissi ad Assago per dissuadere la balneazione nei canali del sud Milano, inclusi Navigli e rogge. Un mese prima degli ultimi incidenti, il Corriere del Ticino riportava episodi di tuffi pericolosi dalle passerelle sul fiume Ticino a Bellinzona, con giovani che si dondolavano appesi a un elastico, e l’intervento della polizia locale per impedire lanci dal ponte della Torretta. Un recente articolo di RAI News ha messo in luce come il numero degli incidenti legati ai tuffi sia aumentato drasticamente, specchio della crescente incoscienza giovanile e della sottovalutazione dei rischi derivanti da acque non sorvegliate. [RAI News]

Data Incidente Luogo Esito
15 agosto Ritrovamento corpo Somma Lombardo (Ticino) Deceduto
15 agosto Disperso Canale Parmigiana-Moglia In corso di ricerca
15 agosto Salvataggio Abbiategresso (Ticino) Gravi condizioni
14 agosto Decesso Lodigiano (Adda) Deceduto

La scarsa conoscenza dei tratti fluviali più insidiosi, unita alla forte corrente anche in acque apparentemente basse, contribuisce a creare un ambiente di rischio elevato. Spesso, come sottolineato da alcune cronache, sono i giovani stranieri, meno avvezzi alle peculiarità dei fiumi locali, a considerare queste acque alla stregua di piscine, sottovalutandone i pericoli. La situazione si aggrava in estate, con l’aumento della presenza di bagnanti sulle rive del Ticino, come testimoniato dalle affollate lanche di Abbiategrasso nel giorno di Ferragosto, scenario della recente tragedia.

Pensiero affrettato e valutazione dei pericoli: aspetti psicologici di attitudini rischiose

La nozione di impulsività, che implica la propensione a compiere scelte senza riflessione, si collega intrinsecamente a una svalutazione della realtà rischiosa. Gli esseri umani inclini all’impulsività non solo mostrano scarso interesse verso gli esiti potenzialmente nocivi delle loro scelte, ma rendono tali pratiche estremamente dannose. Gli incidenti tragici correlati ai tuffi in fiumi e canali si ripetono con sconcertante frequenza; questi eventi sono frequentemente il prodotto di complesse interazioni fra diversi fattori psicologici e contesti sociali. Un elemento cruciale nella spiegazione dei comportamenti ad alto rischio si rivela essere l’impulsività: questo concetto multidimensionale viene esaminato approfonditamente nell’ambito della psichiatria e della psicologia. L’impulsività può essere descritta come una propensione a compiere azioni senza mediatori razionali o riflessivi, rappresentando quindi un atto incontrollabile che generalmente avviene senza considerare le possibili repercussioni. Studi recenti hanno evidenziato un’importante correlazione tra le fluttuazioni del benessere mentale nei giovani e il loro inclino verso scelte rischiose nella stagione estiva. La mancanza di supporto psicosociale insieme all’alta pressione sociale tipica dell’estate sembrano svolgere un ruolo chiave nel provocare questa escalation nelle decisioni impulsive. [Giovani e Benessere Psicologico]

Glossario:
  • Impulsività: tendenza a prendere decisioni rapide senza considerare le conseguenze.
  • PSI: sigla che rappresenta la disciplina della psicologia, dedicata all’analisi dei modi in cui gli esseri umani si comportano.
  • Benessere psicologico: una condizione di equilibrio mentale che influisce significativamente sull’agire umano e sul tenore della vita stessa.

Variabili scatenanti possono dare origine a comportamenti rischiosi: tra queste troviamo l’ansia, l’influenza esercitata dai pari nonché il desiderio intrinseco di vivere nuove esperienze; tali aspetti emergono particolarmente durante il periodo estivo, contrassegnato da maggiori interazioni sociali fra i giovani. Al tempo stesso, è essenziale considerare quanto la nostra percezione del rischio influenzi questi atteggiamenti. Attraverso l’apporto delle neuroscienze unite alla psicologia cognitiva possiamo discernere in quale modo il cervello possa misurare e interpretare le situazioni pericolose. Questa tendenza risulta accentuata dalla voglia crescente di provare sensazioni intense insieme al bisogno insito di porsi sfide al limite delle proprie capacità – specialmente evidente nei giovani adolescenti. [Il boom dell’ansia tra i giovani] La psicologia comportamentale suggerisce che per modificare i comportamenti a rischio è necessario intervenire sui “trigger” (gli inneschi) che portano all’azione impulsiva e rafforzare alternative comportamentali sicure.

Cosa ne pensi?
  • È terribile che queste tragedie continuino ad accadere... 😥...
  • Forse dovremmo considerare se la colpa sia solo dei giovani... 🤔...
  • E se invece di vietare i tuffi, insegnassimo ai ragazzi a farlo in sicurezza...? 💡...

Neuroscienze del comportamento a rischio: tra predisposizione e ambiente

Le neuroscienze forniscono un quadro intrigante e sempre più sofisticato riguardo ai processi cerebrali implicati nei comportamenti ad alto rischio, inclusi gli atti impulsivi che possono condurre a incidenti tragici quali i tuffi fatali. Di recente, indagini di carattere genetico hanno messo in luce una potenziale predisposizione genetica verso un’attitudine al rischio; tuttavia, è fondamentale sottolineare che tale fattore non rappresenta l’unica causa alla base di questi comportamenti. Gli studi suggeriscono anche che specifiche alterazioni nella conformazione del lobo frontale, segnatamente una diminuzione della sostanza grigia in regioni come la corteccia prefrontale dorsolaterale (dl-PFC), il putamen e l’ipotalamo, sono correlate a atti devianti e a un’accresciuta propensione al gioco d’azzardo.

In aggiunta, ricerche recenti hanno dimostrato come il cervello degli adolescenti manifesti una vulnerabilità distintiva per quanto concerne le condotte rischiose. Durante la fase adolescenziale si assiste a uno sviluppo continuo delle funzioni cognitive associate all’autocontrollo fino al raggiungimento dell’età adulta; pertanto, un deficit nelle suddette capacità può tradursi in un aumento dei comportamenti impulsivi. Inoltre, il processo decisionale è una funzione mentale complessa influenzata dalle emozioni e dalla percezione del rischio. La corteccia prefrontale orbitale, in particolare l’emisfero destro, è cruciale per i processi decisionali e la valutazione delle conseguenze delle azioni.

“L’incoscienza degli adolescenti può aumentare con l’età e portare a gesti impulsivi e rischiosi come tuffarsi in acque pericolose.” — Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia

Una prospettiva integrata per la prevenzione e la comprensione

Le ripetute tragedie causate dai tuffi in acque insidiose richiedono un’analisi approfondita che trascende il mero biasimo verso comportamenti imprudenti. È imprescindibile sviscerare gli aspetti psicologici e neurofisiologici, specialmente nei giovani esecutori di queste azioni avventate. La creazione di modelli preventivi deve dunque fondarsi su una comprensione rigorosa delle dinamiche della mente umana.

Un’inadeguata familiarità con l’ambiente circostante spesso porta a minimizzare le insidie proprie dei corsi d’acqua; si osserva una crescente inclinazione al rischio tra gli adolescenti. Riconoscere come l’impulsività emerga da un insieme sfaccettato di elementi influenzati sia da fattori neurobiologici, sia da sperimentazioni socio-ambientali, potrà consentirci di ideare strategie preventive più mirate ed efficienti.

Attuando tecniche di mindfulness, insieme alla valorizzazione delle relazioni interpersonali fortificanti e positive, si può facilitare notevolmente il cambiamento necessario: operando direttamente sulla plasticità neurale si agevolerà così lo sviluppo delle capacità individuali dell’autoregolazione emotiva. Ognuno di noi, in fondo, si trova quotidianamente di fronte a piccole e grandi scelte che richiedono la capacità di bilanciare desiderio e prudenza, impulso e riflessione.

Conclusione
Interventi integrati e una maggiore consapevolezza sui pericoli possono ridurre il numero di tragedie estive legate ai tuffi nei fiumi lombardi. Dobbiamo lavorare insieme per garantire la sicurezza e il benessere dei nostri giovani.


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