- Denunciate le "nomine ereditarie" nell'ASL Napoli 1, a discapito di competenza.
- Il II Policlinico di Napoli ha un deficit di oltre 400 posti letto.
- Solo il 50% dei posti letto esistenti al II Policlinico è funzionante.
- Manca il personale, con una spesa insufficiente per una città di 3 milioni di abitanti.
- Serve un cambio di rotta che tuteli il diritto alla salute mentale.
- La psicologia cognitiva: «Se la nostra convinzione è che la salute mentale sia un affare di famiglia, rischiamo di perpetuare un sistema che non funziona».
Le critiche si concentrano su presunte “nomine ereditarie” e una gestione che sembra privilegiare logiche familiari e politiche, piuttosto che competenza e merito professionale. Questa situazione, se confermata, rappresenterebbe un grave colpo per un settore già cronicamente sottofinanziato e trascurato, con conseguenze dirette sulla vita di pazienti e famiglie che si trovano in condizioni di estrema vulnerabilità. La salute mentale, infatti, non può essere considerata un affare privato, ma un diritto fondamentale che deve essere garantito a tutti i cittadini.
Carenze Strutturali e Mancanza di Personale: Un Sistema al Collasso?
Parallelamente alle polemiche sulle nomine, emergono criticità strutturali che minano ulteriormente l’efficacia del sistema sanitario napoletano. In particolare, il II Policlinico di Napoli, pur esprimendo la necessità di un nuovo pronto soccorso, si trova a fronteggiare una grave carenza di personale e di posti letto. Si parla di un deficit di oltre 400 posti letto rispetto alla programmazione approvata, con solo il 50% di quelli esistenti effettivamente funzionanti. Questa situazione, unita alla scarsa spesa per il personale, mette a dura prova la capacità del Policlinico di rispondere adeguatamente alle esigenze di una metropoli di 3 milioni di abitanti. La mancanza di risorse umane e strutturali adeguate rischia di compromettere la qualità dell’assistenza e di generare ulteriori disagi per i pazienti.

- Finalmente qualcuno che ha il coraggio di denunciare... 👏...
- Non sono d'accordo, penso che si stia esagerando... 😠...
- E se invece di nomine ereditarie ci fosse una diversa spiegazione... 🤔...
L’Appello alla Responsabilità e alla Dignità
Di fronte a questo quadro allarmante, si leva un appello forte alla responsabilità e alla dignità. È necessario un cambio di rotta radicale, che metta al centro la competenza, il merito e la tutela del diritto alla salute mentale. Non si può più tollerare una gestione della sanità che privilegia logiche clientelari e familiari, a discapito dei bisogni dei cittadini. Serve una scelta di coraggio, che ridia dignità a chi vive ogni giorno il dramma del disagio psichico e che garantisca un accesso equo e tempestivo a servizi di qualità. La salute è un bene pubblico e va difesa come tale, con impegno e determinazione.
Un Nuovo Orizzonte per la Sanità Mentale: Verso un Approccio Centrato sulla Persona
La situazione descritta evidenzia la necessità impellente di un ripensamento complessivo del sistema di salute mentale, che ponga al centro la persona e i suoi bisogni specifici. È fondamentale superare la logica della mera gestione dell’emergenza e investire in prevenzione, diagnosi precoce e percorsi di cura personalizzati. Questo richiede un approccio multidisciplinare, che coinvolga professionisti qualificati, famiglie e comunità, e che tenga conto delle diverse dimensioni del benessere: psicologica, sociale, fisica e spirituale. Solo così sarà possibile costruire un sistema di salute mentale realmente efficace, inclusivo e rispettoso della dignità di ogni individuo.
Amici lettori, riflettiamo un attimo. La psicologia cognitiva ci insegna che i nostri schemi mentali, le nostre convinzioni profonde, influenzano il modo in cui percepiamo la realtà e prendiamo decisioni. Se la nostra convinzione è che la salute mentale sia un “affare di famiglia”, rischiamo di perpetuare un sistema che non funziona, che esclude e che discrimina.
E ora, una nozione più avanzata: la psicologia comportamentale ci offre strumenti potenti per modificare i nostri comportamenti e le nostre abitudini. Possiamo utilizzare questi strumenti per promuovere un cambiamento positivo nel sistema sanitario, a partire dalle nostre azioni quotidiane. Ad esempio, possiamo informarci, sensibilizzare l’opinione pubblica, sostenere le associazioni che si battono per i diritti dei pazienti e dei loro familiari.
Vi invito a riflettere su questo: cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per contribuire a costruire un sistema di salute mentale più giusto, equo e umano? La risposta è dentro di noi.