- Riapertura del CSM di via Gambini slittata al 30 settembre 2025.
- Servizio notturno sospeso dal 2021 per mancanza di personale.
- Mancano circa 60 unità infermieristiche nonostante i concorsi.
Un’Odissea Sanitaria
La vicenda del Centro di Salute Mentale (CSM) di via Gambini a Trieste si configura come un persistente problema nel panorama della salute mentale regionale. Inizialmente prevista per settembre 2023, poi slittata a inizio 2025, la riapertura del centro è ora fissata, con ennesimo rinvio, al 30 settembre 2025. La motivazione addotta per questo ulteriore ritardo, a lavori di restauro ultimati, risiede nella carenza di personale infermieristico, una problematica che affligge, secondo quanto dichiarato, anche altri servizi sia ospedalieri che territoriali.
Questa situazione ha suscitato forti reazioni da parte dei rappresentanti politici e sindacali, che denunciano una gestione inadeguata e una mancanza di pianificazione strategica da parte dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI). La consigliera regionale Giulia Massolino ha espresso la sua delusione per la risposta ricevuta, definendola una “continua presa in giro” per i pazienti, le loro famiglie e il personale sanitario. Le criticità riguardano non solo il CSM di via Gambini, ma l’intero sistema di assistenza psichiatrica territoriale, messo a dura prova dalla crescente domanda di servizi.
La Crisi del Personale e le Ricadute sui Servizi
Il nodo cruciale della questione è rappresentato dalla carenza di personale infermieristico. Nonostante ASUGI affermi che la dotazione di medici e psicologi sia “adeguata” per garantire l’apertura 24 ore su 24 del centro, ammette di non disporre di un numero sufficiente di infermieri. Questa mancanza di risorse umane ha portato alla sospensione del servizio notturno presso il CSM di via Gambini dal 2021, costringendo i pazienti a trasferimenti notturni verso altre strutture, come il CSM di Domio o il Servizio Psichiatrico, con evidenti disagi e interruzioni nel percorso terapeutico.
I sindacati Cgil-Funzione Pubblica e Fials hanno denunciato questa situazione, proclamando scioperi e chiedendo un intervento urgente da parte della Regione Friuli Venezia Giulia. Le sigle sindacali evidenziano come la mancanza di personale non solo comprometta la qualità dell’assistenza, ma sottoponga anche gli operatori sanitari a un carico di lavoro eccessivo, con ripercussioni negative sulla loro salute e sul loro benessere professionale. La richiesta è chiara: un piano straordinario di assunzioni e investimenti che tenga conto dell’aumento della domanda di salute mentale, soprattutto tra i giovani.
La situazione è resa ancora più complessa dalla difficoltà nel reclutare nuovo personale. Nonostante i concorsi e gli avvisi pubblici, ASUGI fatica a colmare il fabbisogno di infermieri, stimato in circa 60 unità. Questo problema, unito alla mancanza di una visione strategica a lungo termine, rischia di compromettere un modello di eccellenza che ha reso Trieste un punto di riferimento internazionale in psichiatria.
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Il Rischio di un Arretramento del Modello Psichiatrico Triestino
La mancata riapertura del servizio notturno presso il CSM di via Gambini rappresenta un campanello d’allarme per il futuro dell’assistenza psichiatrica territoriale a Trieste. Il rischio concreto è quello di un progressivo smantellamento di un modello avanzato, basato sulla prossimità e sulla continuità delle cure, a favore di una gestione emergenziale e ospedalocentrica dei disagi psichici. Questo comporterebbe un peggioramento della qualità della vita dei pazienti, un aumento dei costi sanitari e una perdita di know-how e competenze acquisite nel corso degli anni.
I sindacati e i rappresentanti politici sollecitano la Regione a intervenire con urgenza, mettendo in campo un piano concreto per garantire la sostenibilità del sistema di salute mentale. Questo piano dovrebbe prevedere non solo nuove assunzioni, ma anche investimenti nella formazione del personale, nella riqualificazione delle strutture e nella promozione di modelli di cura innovativi e personalizzati. Solo in questo modo sarà possibile preservare l’eredità del modello psichiatrico triestino e rispondere in modo efficace alle crescenti esigenze della popolazione.

Oltre la Crisi: Riflessioni sul Futuro della Salute Mentale
La situazione del CSM di via Gambini non è un caso isolato, ma riflette una crisi più ampia che investe il sistema di salute mentale a livello nazionale. L’aumento della domanda di servizi, la carenza di personale, la mancanza di risorse economiche e la frammentazione dei percorsi di cura sono solo alcuni dei problemi che affliggono il settore. È necessario un cambio di paradigma, che metta al centro la persona e i suoi bisogni, promuovendo un approccio integrato e multidisciplinare alla salute mentale.
Questo significa investire nella prevenzione, nella diagnosi precoce, nella cura personalizzata e nella riabilitazione psicosociale. Significa anche superare lo stigma e i pregiudizi che ancora gravano sulle persone con disturbi mentali, favorendo l’inclusione sociale e la partecipazione attiva alla vita della comunità. Solo così sarà possibile costruire un futuro in cui la salute mentale sia considerata un bene prezioso e un diritto fondamentale per tutti.
La vicenda del CSM di via Gambini ci ricorda che la salute mentale è un tema complesso e delicato, che richiede un impegno costante e una visione strategica a lungo termine. Non possiamo permetterci di trascurare questo aspetto fondamentale del benessere individuale e collettivo.
Amici lettori, riflettiamo insieme su un aspetto cruciale: la resilienza. In psicologia cognitiva, la resilienza è la capacità di affrontare e superare eventi traumatici o stressanti. Nel contesto della salute mentale, e in particolare nella vicenda del CSM di via Gambini, la resilienza si manifesta nella capacità dei pazienti, delle loro famiglie e degli operatori sanitari di adattarsi e reagire positivamente alle difficoltà, nonostante le carenze del sistema e i continui rinvii.
Approfondendo ulteriormente, un concetto avanzato è quello della neuroplasticità. La neuroplasticità si riferisce alla capacità del cervello di modificare la propria struttura e funzione in risposta all’esperienza. Questo significa che, anche di fronte a traumi o disturbi mentali, il cervello può riorganizzarsi e sviluppare nuove connessioni neurali, aprendo la strada a processi di guarigione e recupero. La neuroplasticità ci offre una prospettiva di speranza e ci invita a considerare la salute mentale come un processo dinamico e in continua evoluzione.
Vi invito a riflettere su come possiamo coltivare la resilienza e promuovere la neuroplasticità nelle nostre vite e nelle nostre comunità. Come possiamo sostenere le persone che affrontano difficoltà di salute mentale? Come possiamo creare un ambiente più inclusivo e accogliente, in cui tutti si sentano valorizzati e supportati? Le risposte a queste domande possono contribuire a costruire un futuro in cui la salute mentale sia una priorità per tutti.