- 87% dei giornalisti si sente stressato, secondo IrpiMedia nel 2023.
- Il 73% dei giornalisti soffre di ansia, impattando il benessere.
- Oltre il 40% mostra segni di burnout, minando la resilienza.
Un recente evento svoltosi a Trapani ha acceso i riflettori su una tematica di cruciale importanza, spesso trascurata: la salute mentale nel mondo del giornalismo. L’incontro, tenutosi nella sede di Assostampa a Casa Santa il 30 maggio 2025, ha rappresentato un momento formativo significativo, valido per la formazione professionale continua dei giornalisti. Organizzato in collaborazione con l’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di Trapani, l’evento ha avuto l’obiettivo di analizzare le sfide psicologiche che i professionisti dell’informazione affrontano quotidianamente, offrendo un’opportunità di confronto e di acquisizione di strumenti utili.

Tra i fattori di rischio evidenziati, spiccano la precarietà lavorativa, l’esposizione continua a contenuti traumatici e il cosiddetto trauma vicario. Quest’ultimo, in particolare, si manifesta come stress derivante dall’ascolto e dalla narrazione delle sofferenze altrui, un aspetto intrinseco per chi si occupa di cronaca nera o tematiche sociali delicate. Consideriamo per un momento l’intenso carico emotivo derivante dalla raccolta delle esperienze vissute da chi ha subito violenza o dal lavoro con famiglie segnate dalle tragedie. La continua esposizione alla sofferenza altrui può generare effetti psicologici gravi e duraturi se non viene affrontata in modo appropriato; si manifestano allora sentimenti come l’ansia, la percezione d’impotenza, la frustrazione ed eventuali episodi intensificati del cosiddetto burnout.
Un recente studio realizzato nel 2023 da IrpiMedia ha messo in luce statistiche allarmanti: ben l’87% dei giornalisti coinvolti nello studio hanno dichiarato una situazione lavorativa stressante;
- 73% soffrono d’ansia;
- 68% sentono inadeguatezza.
Oltre la metà dei partecipanti a questo sondaggio hanno lamentato disturbi del sonno,e più del 40% presenta segni distintivi del fenomeno del burnout. [IrpiMedia]. L’indebolimento della stabilità economica è frequentemente associato alla precarietà lavorativa; inoltre, le continue insidie derivanti da querele temerarie rendono la situazione ancor più complessa. Questo insieme contribuisce al deterioramento del benessere mentale, caratterizzando una condizione sempre più difficile per numerosi operatori nel campo. In tal contesto si colloca l’incontro svoltosi a Trapani con lo scopo preciso di affrontare tali questioni; sono state messe in evidenza le sofferenze silenziose vissute da chi opera in una professione che, pur rivestendo grande importanza sociale, comporta carichi emotivi pesantemente onerosi.
Sotto la guida di Ornella Fulco, l’evento si è configurato come una tappa cruciale per lo sviluppo di un contesto lavorativo più salutare e duraturo. È stata messa in evidenza l’importanza del welfare individuale, affinché possa emergere in modo efficace anche all’interno della sfaccettata realtà mediatica attuale.
Il trauma vicario e l’impatto sulla cronaca nera
Esaminando il fenomeno del trauma secondario, noto anche come trauma vicario, emerge chiaramente che si tratta di uno degli aspetti psicologici più complessi con cui devono confrontarsi i professionisti della stampa, specialmente quelli impegnati nella cronaca nera. La specificità intrinseca a tale ramo del giornalismo costringe gli operatori a immergersi profondamente nelle narrazioni caratterizzate da sofferenza intensa e tragica.
Il processo è implacabile: _riportare le atrocità commesse su individui innocenti oppure realizzare interviste ai familiari delle vittime_ implica inevitabilmente un contatto ravvicinato con un dolore indescrivibile.
Questa interazione continua ha la potenzialità di generare reazioni emotive analoghe a quelle osservate nei soggetti affetti dal disturbo da stress post-traumatico (PTSD), nonostante gli stessi operatori non siano stati direttamente coinvolti negli eventi traumatici.
I segnali manifestabili comprendono difficoltà nel gestire le emozioni; ci si può imbattere in irritabilità crescente o crisi esplosive senza preavviso. Ulteriormente è possibile sperimentare stati confusionali legati all’emozionalità, oltre ad ansia persistente e insonnia severa. In certe circostanze potrebbe presentarsi anche la propensione all’evitamento verso qualunque stimolo associato al racconto dell’esperienza traumatica affrontata. Una ricerca relativa al benessere psicologico dei professionisti dell’informazione nel nostro Paese, benché non concentri la propria attenzione unicamente sul trauma secondario, ha messo in luce risultati preoccupanti: è emerso che l’87% dei partecipanti esprime difficoltà legate allo stress, il 73% manifesta segni d’ansia, mentre ben il 68%% si percepisce come inadeguato. Una porzione significativa degli intervistati lotta con l’insonnia, e più del 40%% mostra indicatori correlati alla sindrome da burnout. [IrpiMedia].
Queste cifre sottolineano la fragilità psicologica della categoria e l’urgenza di affrontare queste problematiche in modo sistematico. La cronaca nera, con la sua intrinseca esposizione alla sofferenza umana, amplifica il rischio di sviluppare il trauma vicario. I giornalisti che lavorano su questi temi si trovano a dover elaborare un flusso costante di informazioni negative, spesso dettagliate e grafiche, senza avere sempre gli strumenti o il supporto necessari per gestire l’impatto emotivo. Questo può portare a un distacco emotivo, a un cinismo difensivo, o al contrario a un eccessivo coinvolgimento che compromette la professionalità e il benessere personale.
La cosiddetta “compassion fatigue”, spesso associata al trauma vicario, descrive proprio la condizione di esaurimento emotivo e fisico che deriva dal prendersi cura o dal testimoniare ripetutamente la sofferenza altrui. Mentre il burnout può manifestarsi in qualsiasi professione caratterizzata da elevato stress e carico di lavoro, la compassion fatigue è specifica per chi interagisce con individui che hanno vissuto esperienze traumatiche.
Sintomi, prevenzione e supporto specifici per i giornalisti di cronaca
Riconoscere i segnali legati al trauma secondario si presenta come un’operazione imprescindibile per consentire interventi rapidi ed efficaci. Accanto ai già menzionati sintomi quali l’irritabilità e le difficoltà nella gestione delle emozioni, chi lavora nel giornalismo potrebbe riscontrare anche problematiche relative al sonno (disturbi del sonno), scarsa capacità concentrativa,
una diminuzione dell’interesse sia per il proprio lavoro sia per le interazioni sociali, oltre a manifestazioni fisiche prive di altre giustificazioni (quali malesseri cefalgici o disturbi gastrointestinali).
La sensazione d’isolamento professionale, frequentemente intensificata da contesti lavorativi instabili e altamente competitivi,
crea ulteriori ostacoli nella ricerca d’aiuto.
L’assistenza contro il trauma secondario all’interno della cronaca nera richiede quindi una strategia articolata che consideri tanto l’individuo quanto le istituzioni editoriali insieme ai portatori d’interesse.
Per ciò che concerne l’aspetto individuale,
è fondamentale acquisire competenze adatte alla resilienza; ciò potrebbe includere metodologie finalizzate alla gestione dello stress—come pratiche meditative oppure esercizi mirati—insieme a uno stile attivo nella routine quotidiana e al perseguimento dell’equilibrio tra esistenza lavorativa e personale.
È importante anche creare una rete di supporto con colleghi, amici e familiari, e non esitare a chiedere aiuto professionale qualora i sintomi dovessero diventare persistenti o invalidanti. A livello organizzativo, le redazioni hanno un ruolo cruciale nel creare un ambiente di lavoro che promuova il benessere psicologico. Ciò significa fornire formazione specifica sul trauma secondario e sulla sua gestione, garantire l’accesso a servizi di supporto psicologico, e incoraggiare una cultura della condivisione e del sostegno tra colleghi.
Fantoni di rischio | Percentuali |
---|---|
Stress | 87% |
Ansia | 73% |
Senso di inadeguatezza | 68% |
Burnout | 40% |
Insonnia | Balzo oltre il 50% |
La possibilità di discutere apertamente delle difficoltà emotive legate alla professione, senza il timore di apparire deboli o non professionali, è un elemento chiave per prevenire l’isolamento e il logoramento psicologico. Le organizzazioni rappresentative del settore, quali Assostampa e FNSI, hanno la possibilità di fornire un contributo prezioso attraverso l’organizzazione di programmi formativi e campagne informative. Inoltre, sono in grado di intrattenere trattative con gli editori per definire delle condizioni contrattuali che riflettano le peculiarità nonché i rischi insiti nella professione stessa, ivi compresi quelli relativi alla salute mentale.
In questo contesto si inserisce l’evento tenutosi a Trapani: presentando innovative soluzioni nel campo del welfare sociale ha segnato una tappa significativa verso il miglioramento delle condizioni lavorative; tuttavia permane una grande quantità di lavoro da svolgere per assicurare assistenza adeguata a tutti quei giornalisti che sono sottoposti all’esposizione a esperienze traumatiche.
Riflessioni sulla resilienza e il ruolo del giornalismo
Nel contesto del giornalismo, soprattutto nel settore della cronaca nera, emerge con evidenza il ruolo cruciale dell’informazione: si tratta di fare chiarezza sulle ingiustizie sociali e garantire voce a coloro che spesso rimangono inascoltati dalla società. Tale compito è tanto elevato quanto necessario; tuttavia, gli addetti ai lavori sono costretti ad affrontare un pesante onere emotivo che deve necessariamente essere preso in considerazione. Affrontare eventi traumatici ed esprimersi attraverso le parole richiede senza dubbio una notevole resilienza, ovvero la facoltà di fronteggiare le difficoltà e risollevarsi dopo esperienze critiche. Ciononostante, possedere solo tale resilienza non basta: occorre infatti avere accesso a un sistema robusto di protezioni oltre a una cultura lavorativa capace di riconoscere e affrontare le insidie psicologiche.
Dal punto di vista della psicologia cognitiva, risulta evidente come l’esposizione continua a contenuti traumatici possa trasformare radicalmente i modelli mentali, instaurando convinzioni disfunzionali riguardo al mondo circostante; ciò porta a uno stato d’animo caratterizzato da maggiore paura e vulnerabilità percepita. Inoltre, si assiste a un sovraccarico dei processi cognitivi implicati nell’elaborazione delle informazioni stesse, rendendo complessa la separazione fra il dramma narrato e il proprio vissuto individuale.
In termini di psicologia comportamentale, l’evitamento di situazioni o stimoli che richiamano il trauma secondario può diventare una strategia di coping disfunzionale, limitando la vita del professionista sia sul piano lavorativo che personale. A un livello più avanzato di psicologia del trauma, si parla di dissociazione, un meccanismo di difesa che può manifestarsi in risposta a un’esposizione prolungata o intensa a stress traumatici.
La riflessione personale che emerge è profonda: quanto siamo consapevoli del costo umano dell’informazione? Quando leggiamo o guardiamo le notizie, soprattutto quelle più difficili, pensiamo mai alle persone che hanno avuto il compito di raccogliere quelle storie, di vedere quelle immagini, di ascoltare quelle testimonianze?

Il benessere di questi professionisti non è solo una questione individuale, ma un aspetto cruciale per garantire un’informazione di qualità, empatica e responsabile. Prendiamoci un momento per considerare questo peso invisibile e per apprezzare il lavoro di chi, ogni giorno, si immerge nella cronaca per informarci, spesso a caro prezzo per la propria salute mentale.

- Sito ufficiale dell'ASP Trapani, utile per comunicati stampa e attività sull'evento.
- Dettagli sull'evento formativo a Trapani in collaborazione con ASP, salute mentale.
- Dettagli sull'indagine IrpiMedia del 2023 sulla salute mentale dei giornalisti.
- INPGI conferma stanziamenti per sanità integrativa a giornalisti autonomi per il 2025-2026.