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Israele ferito: la resilienza può curare le cicatrici del 7 ottobre?

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  • Il 5,3% degli israeliani svilupperà un disturbo post-traumatico legato al 7 ottobre.
  • Ospedali israeliani curano 6000+ persone evacuate, area di circa 200 km.
  • Studio rivela marcatori epigenetici in siriani esposti a violenza.

Israele sta vivendo una crisi acuta di salute mentale, senza precedenti, in seguito agli eventi scioccanti del 7 ottobre 2023 e al conflitto in corso. La forza d’animo del popolo israeliano è messa a dura prova, con un notevole aumento dei casi di disturbo da stress post-traumatico (PTSD), inquietudine, depressione e dipendenza da sostanze. Il sistema sanitario israeliano, pur dimostrando una notevole capacità di reazione, si confronta con sfide enormi nel fornire un sostegno adeguato a una popolazione segnata dal trauma.

L’impatto del 7 ottobre sulla salute mentale

L’aggressione di Hamas del 7 ottobre ha inciso profondamente l’animo della popolazione israeliana. Il Professor Hilik Levkovitch, presidente e direttore del “Merhavim”, il più grande ospedale psichiatrico in Israele, sottolinea come l’evento abbia portato ad un’acutizzazione del PTSD, soprattutto tra le donne, e ad un aumento generale della tristezza e dell’inquietudine. La ferocia degli attacchi, le violenze sessuali subite dalle vittime e la costante minaccia di ulteriori aggressioni hanno creato un clima di timore e incertezza che grava pesantemente sulla salute mentale della nazione.

Uno studio pubblicato su medRxiv prevede che il _5,3% degli israeliani_, ovvero più di 520.000 persone, svilupperà un disturbo da stress post-traumatico legato agli eventi del 7 ottobre e alla guerra in corso. Le principali organizzazioni israeliane per la salute mentale hanno segnalato un aumento record delle richieste di sonniferi e tranquillanti, evidenziando la crescente difficoltà della popolazione a fronteggiare lo stress e l’inquietudine.

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  • 💪 Israele ha mostrato una resilienza incredibile, ma... ...
  • 💔 Il trauma transgenerazionale è una ferita profonda che... ...
  • 🤔 E se la resilienza non fosse solo reagire, ma... ...

Strategie di risposta del sistema sanitario israeliano

In risposta all’emergenza, il sistema sanitario israeliano ha messo in atto strategie specifiche per gestire l’aumento della richiesta di servizi di salute mentale. Israele è stato suddiviso in 12 aree, con ogni ospedale incaricato di prendersi cura di una specifica regione. Il team del Professor Levkovitch, ad esempio, ha preso in carico un’area di circa 200 km, fornendo supporto a oltre 6000 persone evacuate dalle zone di confine.

Le forze armate israeliane hanno predisposto un programma specifico per affrontare il PTSD nei soldati, mentre un’apposita struttura ospedaliera con supporto psicologico mirato è stata allestita per assistere gli ostaggi liberati. Il sistema sanitario israeliano ha dimostrato una notevole capacità di coordinamento e risposta rapida, mobilitando risorse e personale per fornire assistenza immediata alle persone colpite.

Il trauma collettivo e la trasmissione transgenerazionale

Il conflitto israelo-palestinese, con le sue radici profonde e la sua storia di violenza e sofferenza, ha creato un trauma collettivo che si trasmette di generazione in generazione. La Shoah, in particolare, costituisce un evento fondativo della memoria collettiva israeliana, influenzando profondamente l’identità nazionale e le risposte al conflitto.

Secondo quanto osservato da Alberto Burri, il trauma non elaborato possiede la capacità di riattivarsi in modo retroattivo, amplificando la sua forza distruttiva nel corso del tempo. La Shoah, elevata a pilastro identitario, può dar vita a un “contratto narcisistico collettivo”, in cui la condizione di vittima si erige a fondamento dell’identità e a giustificazione incondizionata di ogni forma di difesa. Ciò può condurre a una sacralizzazione della sofferenza che ostacola il processo di lutto e incentiva la ripetizione di cicli di violenza.

Numerosi studi clinici e ricerche storiche confermano l’esistenza del passaggio intergenerazionale del trauma psichico. Un recente studio ha rivelato che adulti e bambini siriani che hanno assistito direttamente ad episodi di violenza presentavano marcatori epigenetici distintivi in specifiche aree del DNA, suggerendo che il trauma può lasciare un’eredità biologica che si trasmette alle generazioni successive.

Superare il trauma: verso una memoria plurale

Nonostante le sfide immense, è fondamentale ricordare che il trauma non è un destino. Il “contratto narcisistico” può essere spezzato attraverso il riconoscimento simbolico, la condivisione delle esperienze e l’elaborazione del dolore. Esempi storici come la Commissione sudafricana per la verità e la riconciliazione mostrano come sia possibile affrontare pubblicamente la sofferenza collettiva e renderla un’opportunità di trasformazione.

La sfida attuale consiste nel creare un ambiente che favorisca la rottura del paradigma identitario basato sul trauma, al fine di costruire una memoria collettiva più ricca e variegata, con il coinvolgimento di attori sia interni che esterni disposti ad accogliere e gestire la complessità delle ferite, evitando di idealizzarle.

Oltre la guerra: la necessità di una tregua interiore

Il conflitto in corso sta causando un logoramento non solo tra i militari, ma anche in centinaia di migliaia di famiglie israeliane. Molti riservisti hanno dovuto abbandonare le proprie attività lavorative, alimentando le preoccupazioni riguardo al futuro economico. Decine di migliaia di soldati provengono da nuclei familiari sfollati. L’impronta traumatica di questi mesi segnerà Israele per anni.

Il professor Eyal Fruchter, Ceo dell’ospedale per malattie mentali Ma’ale Hacarmel, evidenzia l’importanza di incoraggiare i sopravvissuti a parlare, ascoltarli attentamente e stimolarli a riprendere in mano la propria vita quotidiana. Per i militari, un sostegno fondamentale può derivare dal mantenere i contatti con i propri commilitoni. Prendersi cura delle lesioni fisiche rappresenta, inoltre, un primo passo cruciale per affrontare il trauma psicologico.
Per riportare la serenità, non basterà la forza delle armi. Sarà indispensabile un impegno corale per affrontare il trauma, elaborare il lutto e costruire un futuro di pace e riconciliazione.

La resilienza come chiave di volta: un orizzonte di speranza

Di fronte a sfide così ardue, è facile sentirsi sopraffatti. Tuttavia, è cruciale ricordare che la resilienza umana è una forza straordinaria. La capacità di superare le avversità, di trovare significato nel dolore e di ricostruire dopo la distruzione è una testimonianza della forza dello spirito umano.

In psicologia cognitiva, la resilienza è definita come la capacità di adattarsi positivamente a situazioni avverse, traumatiche o stressanti. Non si tratta di negare il dolore o di ignorare le difficoltà, ma piuttosto di sviluppare strategie di coping efficaci, di coltivare relazioni di supporto e di mantenere una prospettiva positiva sul futuro.
Un concetto avanzato in questo campo è quello della _crescita post-traumatica_, che si riferisce alla possibilità di sperimentare cambiamenti positivi a seguito di un evento traumatico. Questi cambiamenti possono includere una maggiore apprezzamento della vita, un rafforzamento delle relazioni interpersonali, una maggiore consapevolezza di sé e una nuova prospettiva spirituale.

In questo contesto, è fondamentale che la società israeliana si impegni a promuovere la resilienza e la crescita post-traumatica. Ciò richiede un investimento significativo in servizi di salute mentale, programmi di supporto sociale e iniziative educative che aiutino le persone a elaborare il trauma, a sviluppare strategie di coping efficaci e a trovare significato nel dolore.

È altrettanto importante creare uno spazio sicuro in cui le persone possano condividere le proprie esperienze, esprimere le proprie emozioni e trovare conforto e comprensione. La narrazione condivisa, il dialogo intergenerazionale e la commemorazione del passato possono contribuire a costruire una memoria collettiva che promuova la guarigione e la riconciliazione.

Infine, è essenziale coltivare una cultura di speranza e ottimismo. Nonostante le difficoltà del presente, è importante credere nella possibilità di un futuro migliore, in cui la pace, la giustizia e la prosperità siano alla portata di tutti.

La strada verso la guarigione sarà lunga e difficile, ma con impegno, compassione e resilienza, Israele può superare il trauma e costruire un futuro di speranza per tutti i suoi cittadini.


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