- Nel 2023, 50 minori sono morti in incidenti stradali, secondo ASAPS.
- Ogni anno, 50 milioni di persone subiscono lesioni non mortali in incidenti.
- Il DSPT può causare flashback e alterazioni cognitive e umorali.
Il drammatico incidente di Menaggio: echi di un impatto invisibile
A Menaggio, sulle rive del Lago di Como, la quiete di una recente giornata è stata squarciata da un evento che, purtroppo, si ripete con crescente frequenza sulle nostre strade: un grave incidente stradale in cui sono state coinvolte due adolescenti a bordo di uno scooter e un automobilista. L’impatto, avvenuto intorno alle 17:30 in via Luigi Cadorna, sulla SS340 Regina, ha acceso i riflettori su una realtà amara che spesso si cela dietro le cronache urgenti: *il trauma psicologico che si annida nelle pieghe della memoria, colpendo non solo le vittime dirette, ma anche i testimoni e coloro che, seppur indirettamente, ne subiscono le conseguenze*.
Le prime concitate fasi dei soccorsi hanno dipinto un quadro di estrema urgenza: l’allerta è scattata in codice rosso per le due minorenni, di 14 e 16 anni. L’eliambulanza si è levata in volo da Villa Guardia, giungendo rapidamente sul luogo dell’incidente, un presagio di quanto fosse seria la situazione. I carabinieri operanti a Menaggio hanno immediatamente attivato le procedure necessarie alla gestione del traffico stradale e ai rilievi accurati; tali elementi risultano cruciali nella ricostruzione delle circostanze dell’incidente avvenuto. Gli sviluppi più recenti, fortunatamente, comunicano l’assenza del pericolo imminente di vita per entrambe le ragazze: una è stata condotta d’urgenza all’ospedale Sant’Anna riportando traumi cranici e agli arti inferiori; l’altra, invece, ha ricevuto assistenza medica presso Gravedona a causa delle contusioni subite negli arti superiori e inferiori. Al contempo, anche il 58enne implicato nell’incidente ha necessitato d’intervento ospedaliero sempre presso Gravedona dopo aver riportato un trauma toracico significativo. Nonostante ciò, le ripercussioni emotive dovute all’incidente travalicano nettamente il mero aspetto fisico della vicenda: infatti, questi eventi lasciano tracce profonde e spesso invisibili, configurando una rete intricata composta da emozioni e memorie che possono lasciare segni duraturi sulla salute mentale dei protagonisti coinvolti – specialmente se parliamo di adolescenti in fase evolutiva. La transizione dall’allerta massima (codice rosso) alla situazione meno critica (codice giallo), benché infondendo conforto sul piano somatico generale, deve essere accompagnata da una costante attenzione alle possibili ripercussioni psicologiche ed emotive originate da tale evento drammatico. Il tragico evento verificatosi a Menaggio rappresenta una spiacevole continuità nella serie di incidenti che si sono manifestati recentemente lungo la famosa strada SS340, nota con il nome di la Regina. I dati forniti dall’ASAPS indicano che nel corso del 2023 sono stati registrati ben 50 incidenti mortali riguardanti minori. Tale cifra segna un preoccupante aumento rispetto ai periodi precedenti. Fra le vittime si contano non soltanto adolescenti, ma anche una significativa proporzione di bimbi nella fascia d’età tra 0 e 14 anni, accentuando l’urgenza di avviare profonde riflessioni sul tema della sicurezza stradale e sull’aspetto della vulnerabilità psicologica dei più giovani. [ASAPS]
Anno | Morti tra i minori (0-14 anni) | Aumento percentuale rispetto all’anno precedente |
---|---|---|
2021 | 29 | N/A |
2022 | 39 | +34,5% |
2023 | 50 | +28,2% |
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Adolescenti e incidenti stradali: una vulnerabilità psicologica misconosciuta
Nel panorama mondiale e italiano degli incidenti automobilistici emerge con forza il dato secondo cui essi costituiscono la principale causa di morte tra gli adolescenti, nel range di età compreso fra i 15 e i 24 anni. Questo fenomeno allarmante persiste nonostante le iniziative legislative delineate nel codice della strada abbiano efficacemente abbattuto il tasso di mortalità tra gli adulti; tuttavia, lo stesso non si può dire riguardo ai giovani. L’incidenza continua e costante degli incidenti nella fascia adolescenziale indica chiaramente che la giovane età rappresenta uno dei più rilevanti fattori di rischio, mettendo in luce una vulnerabilità intrinseca tipica del processo evolutivo. Durante questa fase critica della vita si manifestano profondissime mutazioni sia fisiche sia psichiche: è quel momento cruciale dove l’identità individuale sta ancora trovando forma e dove frequentemente la ricerca appassionata delle emozioni forti può sfociare in scelte poco prudenti.
Le indagini condotte nell’ambito psicologico hanno dimostrato come questi ragazzi possiedano una chiara comprensione dei pericoli associati alla guida; tuttavia, spesso commettono l’errore di sovrastimare le proprie abilità nel controllare situazioni critiche e assumere erroneamente il ruolo di individui invulnerabili. Questa distorsione percettiva, frutto di una fisiologica fragilità narcisistica tipica dell’adolescenza, può manifestarsi in condotte trasgressive, spesso un tentativo inconscio di celare ansie o depressioni sottostanti. Si pensi, per esempio, alla figura del motorino, che in molti casi viene “investito” di una potenza speculare e contraria al senso di impotenza che il giovane può provare: diventa un mezzo tangibile per sfuggire ai propri problemi, un veicolo di autoaffermazione o di ribellione.
Uno studio condotto su 203 giovani pazienti ricoverati per traumi da incidente ha rivelato alcuni aspetti psicologici e relazionali di notevole interesse. È emerso che i ragazzi che subiscono uno o più incidenti spesso provengono da contesti familiari che hanno già vissuto traumi significativi, come decessi o altri incidenti. Sono giovani che si trovano ad affrontare conflitti familiari, delusioni sentimentali, fallimenti scolastici ripetuti e una tendenza a ricordare con maggiore facilità gli eventi negativi rispetto a quelli positivi. Questo quadro suggerisce una predisposizione a tradurre in atto problemi e sofferenze che non riescono ad essere elaborate diversamente.
Le cicatrici invisibili: DTP e oltre
Il disagio provocato da un incidente automobilistico trascende la mera questione delle ferite corporee, per quanto possano essere severe. Ogni anno registriamo circa 50 milioni di individui globalmente che riportano lesioni non letali in seguito a simili eventi; all’interno di questo gruppo numeroso, una frazione notelevole sperimenta conseguenze psicologiche significative, frequentemente trascurate nella loro gravità. Tra queste ripercussioni si colloca il Disturbo da Stress Post-Traumatico (DSPT), riconosciuto come uno dei disturbi più diffusi e insidiosi derivanti dall’esperienza diretta con situazioni traumatiche che coinvolgono la vita o la percezione della stessa in pericolo. [Guidapsicologi]
I sintomi del DSPT si manifestano in diverse categorie, intessendo una complessa trama di sofferenza. Tra questi, spiccano i sintomi intrusivi: ricorrenti ricordi indesiderati, flashback vivido dell’evento, sogni angoscianti legati all’incidente stesso o alla paura che possa accadere a persone care. A questi si aggiungono i sintomi di evitamento, un meccanismo di difesa in cui l’individuo cerca di allontanarsi da tutto ciò che è correlato al trauma: il luogo dell’incidente, la visione di servizi televisivi che ne parlano, o persino la guida dell’auto. Le alterazioni cognitive e umorali sono altre manifestazioni, che possono includere stati di depressione, senso di colpa paralizzante, distacco emotivo, pensieri catastrofici e irritabilità con scoppi d’ira immotivati, che talvolta sfociano in aggressività auto- o etero-diretta. Infine, l’alterazione della reattività si palesa in un aumento dell’arousal, ovvero una maggiore attivazione del sistema nervoso centrale, accompagnata da problemi del sonno e una costante ipervigilanza. Le manifestazioni in oggetto possono assumere toni particolarmente gravi se trascurate nel loro trattamento; esse conducono talvolta a disturbi somatici persistenti quali il colon irritabile. Inoltre è rilevante sottolineare come tali sintomi siano frequentemente accompagnati da comportamenti relativi all’abuso di sostanze e alcol: una vera e propria strategia autodistruttiva volta ad attuare forme di auto-medicazione.
Variabili quali sesso biologico, età anagrafica e area corporea interessata dalle patologie hanno impatti diretti sulla frequenza e sull’intensità dei segnali dolorosi avvertiti dal paziente. È fondamentale percepire che la presenza prolungata o costante del dolore si configura come uno degli indicatori più significativi riguardo agli sviluppi clinici successivi. Altri elementi determinanti includono le dinamiche legate ai ricoveri ospedalieri – compresa la loro durata -, eventuali procedure chirurgiche affrontate dall’individuo durante il decorso terapeutico e fenomenologie quali stati alterati della coscienza (fino al coma). Questi fattori sono implicati nell’impatto negativo sulla qualità della vita post-evento traumatico. Anche se vi sono evidenze letterarie su una maggiore incidenza tra soggetti con uno stato generale già compromesso dalla sofferenza psico-fisica preesistente, l’importanza del supporto psicologico emerge chiaramente quale indicatore chiave per mantenere una salutogenesi mentale ottimale nonché nella salvaguardia dal DSPT [ISS].
Il percorso verso la resilienza e la responsabilità collettiva
Quando un incidente coinvolge un adolescente, l’impatto è ancora più devastante rispetto a quello che colpirebbe un adulto, poiché agisce su una personalità in pieno sviluppo, in una fase della crescita caratterizzata da fragilità narcisistica e da una ricerca incessante di sé. La sofferenza esistenziale dell’adolescente può trovare sfogo nell’assunzione di comportamenti a rischio, come la guida spericolata, che non sono solo frutto di una sfida consapevole, ma spesso celano depressioni o forme di autolesionismo celate. L’incidente diventa, in alcuni casi, una messa in atto che coinvolge concretamente il corpo, esprimendo un tumulto interiore.
La prevenzione non può dunque limitarsi alla sola educazione stradale. È imperativo comprendere il linguaggio adolescenziale, entrare nel loro mondo, decifrare i loro codici. Solo così si potranno avviare percorsi di prevenzione realmente efficaci. La psicologia sociale identifica nell’autoefficacia regolatoria – ovvero la capacità di autoregolare affetti ed emozioni, che negli adolescenti è ancora in fase di maturazione – e nella “sensation seeking” (la ricerca di nuove, intense esperienze e la propensione al rischio) fattori predittivi del pericolo. È un appello a riconoscere la dignità della vita in ogni sua fase, soprattutto quando la solitudine di chi non può esprimersi si congiunge alla solitudine di chi deve decidere per lui.
La dimissione dall’ospedale, pur rappresentando un passo verso il ritorno alla normalità, coincide purtroppo spesso con un “abbandono” della famiglia a gestire da sola le conseguenze psicologiche del trauma sul giovane paziente, senza sufficienti istruzioni sui deficit cognitivi. Per questo motivo, le rare e coraggiose esperienze di accompagnamento e terapia di gruppo meritano di essere celebrate e replicate. Un esempio positivo è quello di una breve psicoterapia di gruppo condotta presso un ospedale di Roma, che ha coinvolto giovani pazienti con trauma cranico post-incidente. Un approccio bioniano, dove il gruppo diviene un “contenitore” per le angosce, permettendo la trasformazione di elementi sensoriali grezzi in emozioni narrabili.
Riflessioni sull’onda d’urto del trauma: tra riscoperta di sé e nuovi orizzonti
È sorprendente come la mente umana, in un equilibrio precario tra fragilità e forza, riesca a reagire a eventi destabilizzanti come un incidente stradale. Dalla psicologia cognitiva sappiamo che il cervello, di fronte a un trauma, attiva meccanismi di difesa fondamentali per la sopravvivenza. Il Disturbo da Stress Post-Traumatico è un esempio lampante di come il sistema di elaborazione delle informazioni possa rimanere “bloccato”, riproponendo sensazioni, immagini e paure legate all’evento. In un certo senso, i flashback o i sogni ricorrenti non sono altro che tentativi, seppur disturbanti, di rielaborazione.
Andando oltre, ad un livello più avanzato, la psicologia comportamentale ci insegna che il trauma non è solo un evento, ma una ferita profonda nell’apprendimento, una disfunzionale associazione tra stimoli che prima erano neutri e ora evocano reazioni di paura e evitamento. La tecnica dell’EMDR, citata per il suo successo nella rielaborazione dei traumi, agisce proprio a questo livello, facilitando una sorta di decongestione neuronale, permettendo al cervello di processare il ricordo traumatico non come un’esperienza vivida e minacciosa, ma come un frammento di memoria integrato e quindi meno disturbante.
La vicenda di Menaggio, e le numerose storie di incidenti che costellano le nostre cronache, ci invita a una riflessione profonda: quanto siamo consapevoli non solo dei rischi fisici della strada, ma anche di quelli emotivi e psicologici? E quanto siamo preparati, come società, a offrire un supporto autentico, che vada oltre le prime cure mediche, per aiutare a ricostruire non solo il corpo, ma anche l’anima? Il percorso di guarigione, sia fisica che psicologica, è un viaggio lungo e complesso, spesso solitario. Ma è proprio nella condivisione, nel riconoscimento del proprio dolore e di quello altrui, che si può trovare uno spiraglio di luce e la forza per risorgere, non solo “essendo” ma “vivendo” pienamente, anche e nonostante le cicatrici invisibili che la vita, a volte, ci impone.
- DSPT: Disturbo da Stress Post-Traumatico; un disturbo mentale che si manifesta dopo un’esposizione a traumi.
- EMDR: Eye Movement Desensitization and Reprocessing; una terapia per il trattamento dei traumi psicologici.
- ASAPS: Rappresenta l’Associazione dei Sostenitori e degli Amici della Polizia Stradale, un ente nazionale dedicato alla promozione della sicurezza stradale.
- Numero Verde: Un servizio d’emergenza attivato per permettere ai cittadini di riportare prontamente ogni incidente stradale.