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Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio: cosa è cambiato nel 2023?

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  • Nel 2023, le richieste d'aiuto a Telefono Amico Italia sono aumentate del 24%.
  • Il 77,2% dei suicidi avviene in soggetti di sesso maschile.
  • Nel 2021 si sono registrati 3.870 casi di suicidio in Italia.

Nelle fredde aule della realtà italiana, dove l’eco del disagio mentale si propaga spesso indisturbato, una data si accende di blu, simbolo di speranza e consapevolezza: il 10 settembre. Questa giornata, riconosciuta a livello mondiale per la prevenzione del suicidio, assume ogni anno maggiore rilevanza nel nostro paese, evidenziando una crisi silenziosa che si annida nei recessi della società. Città come Asiago e Bassano del Grappa, con un gesto simbolico ma potente, illuminano i loro edifici di questa tinta, cercando di squarciare il velo dell’indifferenza e richiamare l’attenzione su un fenomeno che, benché spesso invisibile, miete vittime in numeri allarmanti.

I dati recenti, purtroppo, dipingono un quadro inquietante: si stimano circa 4000 suicidi l’anno in Italia, con un incremento registrato negli ultimi anni. Nel 2023, sono state oltre 7.000 le richieste d’aiuto a servizi come Telefono Amico Italia, un aumento del 24% rispetto al 2022, segnalando una crescente disperazione, ma anche una, seppur flebile, ricerca di connessione e supporto. Queste richieste d’aiuto, un picco significativo rispetto agli anni precedenti, suggeriscono che il numero di persone che considerano il suicidio è ben più elevato di quello che emerge dalle statistiche sui decessi. È un campanello d’allarme che risuona con urgenza, invitando a una riflessione profonda sui fattori che contribuiscono a questa fragile condizione umana.

Anno Numero di suicidi in Italia Richieste d’aiuto Telefono Amico
2021 3.870 N/A
2022 Allarmante, record con 85 suicidi in carcere 5.650
2023 4.000 (stimato) 7.000

Le campagne di sensibilizzazione, come quelle promosse in occasione della Giornata Mondiale, si prefiggono l’obiettivo non solo di rendere visibile l’invisibile, ma anche di fornire strumenti concreti. Si punta, ad esempio, a “cambiare la narrazione” del suicidio, come suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Associazione Internazionale per la Prevenzione del Suicidio. Questo non significa nascondere la dolorosa realtà, ma piuttosto approcciarla con una prospettiva che enfatizzi la prevenzione, il supporto e la possibilità di recupero, evitando sensazionalismi o la descrizione dettagliata dei metodi, pratiche che l’OMS sconsiglia vivamente per evitare effetti di emulazione. La narrazione deve spostarsi dalla mera cronaca nera alla comprensione dei fattori di rischio, alla promozione di un linguaggio più inclusivo e meno stigmatizzante, e all’incoraggiamento della ricerca di aiuto.

Una tragedia recente, avvenuta a Latina, ha riacceso i riflettori sul ruolo cruciale delle istituzioni educative. Una diciassettenne che si è tolta la vita dopo una bocciatura ha riportato al centro del dibattito la pressione scolastica, la necessità di un robusto supporto psicologico per gli studenti e la responsabilità degli adulti nel cogliere i segnali di disagio. Dai rilievi forniti dall’Istat emerge che una significativa maggioranza, pari al 77,2%, dei suicidi avviene in soggetti di sesso maschile. Si registrano tassi particolarmente allarmanti nel settore settentrionale della Penisola italiana, precisamente nelle aree denominate come Nord-Est. [Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio 2024 – ANEP]. Questo evento drammatico ci rammenta che il disagio non ha età e che i contesti sociali, come la scuola, sono luoghi vitali dove la prevenzione può e deve essere attuata. Non si tratta solo di prestazioni accademiche, ma di costruire ambienti che nutrano il benessere psicologico e l’autostima, fornendo strumenti per affrontare le sfide e le delusioni che fanno parte del percorso di crescita. La scuola, in tal senso, può diventare un baluardo contro l’isolamento, promuovendo la consapevolezza e l’accesso a risorse di aiuto.

Telefono Amico Italia: attivo per offrire supporto 24 ore su 24, 7 giorni su 7, a chiunque attraversi un momento difficile. Per contattarlo, chiama il numero 02 2327 2327.

Il legislatore e la rete di protezione: proposte e piani d’azione

Di fronte a un’emergenza così pressante, la politica non rimane inerte. L’Italia, seppur con un certo ritardo rispetto ad altri paesi, sta cercando di colmare un vuoto normativo attraverso iniziative legislative e piani d’azione. Al centro di questo sforzo vi è la proposta di legge C. 1791, presentata dalla deputata Montaruli il 20 marzo 2024, intitolata “Disposizioni per la prevenzione degli atti di suicidio nonché per l’assistenza psicologica e il sostegno ai sopravvissuti”. Questa proposta, attualmente in esame presso la XII Commissione Affari sociali della Camera, rappresenta un passo significativo verso la creazione di un quadro normativo più robusto per affrontare il fenomeno.

L’impegno politico si è manifestato anche in una mozione approvata alla Camera il 14 giugno 2022. Questa mozione, spinta dal deputato Romaniello, ha impegnato il Governo ad attuare una serie di interventi per la prevenzione del suicidio. Tra le misure chiave: l’istituzione di centri studi e osservatori pubblici dedicati, l’attivazione di un numero verde specifico per le emergenze legate al suicidio, lo stanziamento di risorse adeguate per il personale e per la ricerca scientifica in questo campo, e l’implementazione di nuove campagne di sensibilizzazione. Un aspetto particolarmente meritevole di attenzione in questa mozione è la tutela dei minori, riconoscendo la loro vulnerabilità all’esposizione a siti web che purtroppo inneggiano all’autolesionismo. Questo dimostra una crescente consapevolezza che la prevenzione deve partire dalle fasce più giovani e che gli strumenti digitali, se non monitorati, possono diventare vettori di pericolo.

La proposta di legge Montaruli ha un’ampiezza di intenti che mira a costruire una vera e propria rete di protezione. Essa non si limita alla mera prevenzione, ma include anche l’assistenza psicologica per chi ha tentato il suicidio e, un aspetto fondamentale, il sostegno ai “sopravvissuti”, ovvero le famiglie e le persone vicine alle vittime. Questo riconoscimento del dolore e del trauma dei famigliari è un segno di progresso, poiché il suicidio non è solo una tragedia individuale, ma provoca onde di sofferenza che si propagano nel tessuto sociale. La legge, come specificato nel suo articolo 1, mira a prevenire i suicidi attraverso un approccio integrato che include ascolto, monitoraggio e un sostegno concreto.
Parallelamente, esistono già piani d’azione a livello nazionale, come l’accordo del 27 luglio 2017 sul “Piano nazionale per la prevenzione delle condotte suicidarie nel sistema penitenziario”. Questo dimostra una consapevolezza, seppur settoriale, della necessità di interventi mirati in contesti di particolare vulnerabilità. Tuttavia, la discussione in corso su disegni di legge riguardanti il suicidio medicalmente assistito, attualmente in esame in Senato, solleva questioni complesse e delicate, ponendo in luce le diverse sfaccettature etiche e mediche che circondano il tema del fine vita e del diritto all’autodeterminazione. SIAARTI e SICP, ad esempio, hanno espresso critiche, paventando il rischio di un abbandono dei malati e di una privatizzazione della sofferenza. Questo dibattito sottolinea la necessità di bilanciare il diritto individuale con la responsabilità collettiva di proteggere la vita e di offrire cure palliative adeguate.

Cosa ne pensi?
  • Articolo molto utile e informativo! 👍 È importante parlarne perché......
  • Purtroppo i dati sono allarmanti 😔. Forse si potrebbe fare di più riguardo......
  • Interessante notare il ruolo dei media 📰. Ma non è che stiamo medicalizzando troppo......

Misurare l’impatto: l’efficacia delle azioni di contrasto

È imperativo che le iniziative destinate alla prevenzione non si limitino a essere delle semplici dichiarazioni d’intenti; ciò implica una rigorosa valutazione della loro efficacia attraverso metodologie scientifiche adeguate e un attento monitoraggio. L’Italia offre uno scenario ancora emergente sotto questo profilo, sebbene siano emersi segni positivi riguardo a una maggiore consapevolezza sociale su tali questioni. In quest’ottica risulta indispensabile la realizzazione di studi epidemiologici sul suicidio, effettuati anche in sinergia con l’Istituto Superiore di Sanità; queste indagini servono a misurare e analizzare i parametri legati al rischio associato al fenomeno del suicidio stesso. Questi progetti sono essenziali per penetrare nelle complessità intrinseche dell’argomento e per individuare i gruppi demografici maggiormente esposti al rischio. Nel corso dell’anno 2021 si è osservato un incremento nel numero dei suicidi: infatti sono stati registrati 3.870 casi, in confronto ai 3.748 del 2020. [Suicidi in aumento in Italia per tutte le fasce di età – Fondazione Veronesi], evidenziando una tendenza che richiede una risposta vigorosa ed evidence-based. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sottolinea da tempo l’importanza cruciale dei mezzi d’informazione nella sfera della prevenzione. Non ci si limita a trasmettere informazioni; è fondamentale farlo in maniera responsabile. L’agenzia invita chiaramente a rinunciare a titolazioni allarmistiche ed evitare descrizioni minuziose delle metodologie o dettagli sensazionalistici riguardanti eventi tragici. Una narrazione ponderata ed equilibrata può attenuare la possibilità d’emulazione mentre favorisce una comprensione più giusta e priva di stigmatizzazioni sul tema. Questo compito risulta complicato poiché richiede l’equilibrio fra diritto all’informazione e responsabilità etica; tale bilanciamento è essenziale per promuovere una cultura dedicata alla salvaguardia del benessere psicologico.

In accordo con le indicazioni dell’OMS sulla prevenzione efficace, essa deve appoggiarsi su iniziative tempestive supportate da dati scientifici solidi ed economici nel loro approccio – integrate all’interno di strategie ampie e complesse unite per un’efficacia maggiore. Ciò implica l’assenza di una singola panacea; occorre piuttosto agire attraverso una combinazione dinamica e interattiva contenente azioni variabili: dall’informativa al pubblico fino al sostegno diretto agli individui colpiti. Le indagini condotte globalmente attestano come il fattore suicidario venga frequentemente trascurato nei setting clinici, evidenziando come ben il 45% degli individui deceduti avessero già avuto precedenti interazioni con specialisti sanitari. [Studi epidemiologici e analisi sull’efficacia degli interventi]. La necessità urgente di implementare una formazione mirata e sviluppare strumenti diagnostici più accurati per il personale sanitario emerge chiaramente da questa cifra; ciò include anche i medici generali, frequentemente considerati il primo baluardo contro situazioni critiche nella popolazione. È imperativo potenziare gli strumenti valutativi disponibili ed accrescere la sensibilizzazione fra gli esperti in salute mentale: questi sono passaggi cruciali per identificare tempestivamente possibili minacce al benessere psicologico.

Le ricerche epidemiologiche insieme alle analisi circa l’efficacia delle strategie atte alla prevenzione dei suicidi si configurano come risorse preziose; consentono infatti una maggiore comprensione dell’efficacia relativa dei diversi metodi a seconda delle circostanze specifiche. È significativo notare che dalla letteratura scientifica emergono dati chiave: il 90% dei suicidi è associato alla presenza di un disturbo mentale, in particolare la depressione, che ne costituisce circa il 60%. [Fattori di rischio, prevenzione e trattamento – Psicologia]. Tale affermazione evidenzia quanto sia cruciale un intervento preventivo orientato verso una detection precoce accompagnata da un approccio terapeutico efficace, mirato ai disturbi della salute mentale. In aggiunta, è importante notare che più dei due terzi delle persone che si sono tolte la vita avevano già manifestato esplicitamente le loro intenzioni in precedenza. Ciò pone in rilievo la fondamentale importanza dell’ascolto attento delle indicazioni sottili, nonché della serietà con cui vanno interpretate anche le più leggere allusioni; è imperativo comprendere quali siano le giuste modalità reattive a tali segnali. È essenziale, quindi, avviare iniziative per favorire un ambiente comunicativo aperto ed eliminare lo stigma associato alla ricerca d’aiuto: questi interventi risultano ora più urgenti che mai.

Oltre il silenzio: costruire una cultura dell’ascolto e della resilienza

Il suicidio, nella sua essenza più profonda, è spesso il risultato di un profondo senso di isolamento, di un dolore insopportabile e della percezione di una mancanza di alternative. Dal punto di vista della psicologia cognitiva, questo si traduce in schemi di pensiero distorti, dove la persona può cadere in “tunnel vision”, incapace di vedere soluzioni al di fuori della propria sofferenza immediata. Le campagne di prevenzione e le politiche legislative mirano a spezzare questo circolo vizioso introducendo nuove prospettive e supporti.

A livello di psicologia comportamentale, la persona che considera il suicidio può manifestare cambiamenti significativi nel comportamento – ritiro sociale, alterazioni del sonno e dell’appetito, disinteresse per attività prima piacevoli. Tali segnali, spesso sottovalutati, sono cruciali per un intervento precoce. Le iniziative di sensibilizzazione insegnano a riconoscere questi “segnali spia” e promuovono l’azione, invitando a chiedere aiuto e a interloquire con chi mostra segni di disagio.

I traumi, sia acuti che cronici (come lutti, abusi, fallimenti significativi), sono fattori di rischio noti per l’ideazione suicidaria. La salute mentale, in questo contesto, emerge come un bene primario, e la sua tutela richiede una visione sistemica che vada oltre la mera cura del sintomo, abbracciando strategie di promozione del benessere psicologico a livello individuale e comunitario. È un investimento nel capitale umano che non può più essere rimandato.

Tecniche di prevenzione: le evidenze suggeriscono che programmi scolastici mirati, limitazioni dell’accesso a mezzi letali e trattamenti psicosociali possono ridurre il rischio di suicidio [Efficacia delle azioni di intervento].

La medicina correlata alla salute mentale deve focalizzarsi non solo sulla farmacologia, ma anche sulla psicoterapia e su interventi psicosociali. Una nozione base di psicologia cognitiva in questo contesto è la ristrutturazione cognitiva: aiutare gli individui a identificare e modificare i pensieri negativi automatici che alimentano la disperazione, sostituendoli con prospettive più realistiche e adattive. Questo processo può letteralmente riconsiderare il “frame” della propria vita, individuando strade e soluzioni che prima sembravano invisibili.

Una nozione più avanzata si rivolge alla terapia basata sulla compassione (Compassion-Focused Therapy – CFT). Questa approccio suggerisce che molte persone che soffrono di ideazione suicidaria vivono una profonda critica interna e un’auto-giudizio severo. Insegnare l’auto-compassione, la capacità di essere gentili e comprensivi con se stessi di fronte alla sofferenza, può ridurre il senso di colpa paralizzante e aprire la strada alla guarigione. È un invito a vedere la propria sofferenza non come una debolezza da condannare, ma come un’esperienza umana che merita cura e attenzione.

Riflettiamo insieme: quante volte ci siamo trovati ad affrontare momenti di grande difficoltà, sentendoci sopraffatti e soli? Forse non al punto di considerare l’atto estremo, ma abbastanza da capire la morsa del disagio. In quei momenti, cosa avrebbe fatto la differenza? Una parola amica, un ascolto senza giudizio, la consapevolezza che c’è sempre una mano tesa, un professionista pronto ad ascoltare. La prevenzione del suicidio non è solo una politica o una campagna: è un atto di solidarietà umana, un impegno collettivo a costruire una società più attenta, più empatica e più pronta a sostenere chiunque si senta smarrito nell’oscurità. Ogni vita è un prezioso romanzo in corso, e il nostro compito è aiutarlo a proseguire, pagina dopo pagina, fino a un epilogo di speranza.

Glossario:
  • Telefono Amico Italia: Un servizio di ascolto e supporto per chi è in crisi.
  • Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): Entità appartenente alle Nazioni Unite, dedicata alla promozione e alla salvaguardia della salute pubblica su scala mondiale.
  • Compassion-Focused Therapy (CFT): Metodo psicoterapeutico volto a promuovere l’auto-compassione.

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