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Ex sindaco e psicofarmaci: analisi dello stigma sulla salute mentale in politica

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  • Il 25% in più di casi di ansia e depressione dopo il covid.
  • Quasi il 46% della popolazione UE ha problemi emotivi.
  • L'oms promuove un approccio globale alla salute mentale.

Un recente episodio riguardante un ex sindaco e le relative speculazioni mediatiche circa il presunto impiego di psicofarmaci ha rimesso al centro dell’attenzione collettiva una questione fondamentale per la nostra epoca: lo stigma attorno alla salute mentale, particolarmente quando essa si sovrappone alla sfera politica. Sebbene possa sembrare un caso isolato nel contesto odierno, questo evento rappresenta soltanto l’espressione più evidente di problematiche profondamente insite nella nostra società; tali difficoltà non riguardano esclusivamente i personaggi pubblici ma investono l’intero tessuto sociale impedendo frequentemente l’accesso adeguato alle cure necessarie.

Il discorso sulla salute mentale è lontano dal configurarsi come qualcosa di nuovo; anzi ha assunto dimensioni sempre più significative nell’era successiva alla pandemia. Le indagini precedenti al Covid-19 stimavano che approssimativamente uno ogni otto individui a livello mondiale sperimentasse problemi psichici; attualmente questa statistica è aumentata drasticamente con oltre il 25% dei casi riferiti ad ansia e depressione in crescita. [Eurobarometro Flash sulla salute mentale, giugno 2023]. Nel contesto della pandemia, si è assistito a un’ulteriore amplificazione delle già evidenti disuguaglianze, con le categorie più vulnerabili — come gli indigenti, i senza fissa dimora e le comunità emarginate — che hanno subito il peso maggiore delle conseguenze. I danni arrecati non si limitano soltanto al deterioramento della salute mentale; al contrario, essi abbracciano anche una crescente difficoltà nell’accesso ai servizi sanitari fondamentali. Questa situazione genera così un circuito perverso: coloro che avrebbero maggiormente bisogno di assistenza risultano spesso quelli privati del supporto necessario. [Sogni&Bisogni].

Il timore del giudizio, della discriminazione e delle conseguenze sociali, professionali e, nel caso dei politici, anche elettorali, impedisce a molti di cercare assistenza. L’immagine di fragilità o di incapacità, spesso erroneamente associata ai disturbi mentali, è un fardello pesante, soprattutto per chi ricopre o ambisce a ruoli di responsabilità pubblica. La stessa idea di “follia” o di “medicine per i pazzi”, sebbene anacronistica e basata su pregiudizi risalenti a epoche pre-Basaglia, persiste nell’immaginario collettivo, nonostante gli sforzi di sensibilizzazione e l’istituzione della legge 180.

Statistiche recenti: Secondo un’indagine Eurobarometro condotta nel giugno 2023, quasi il 46% della popolazione dell’UE ha sperimentato problemi emotivi o psicosociali nei 12 mesi precedenti, evidenziando l’esigenza urgente di affrontare la salute mentale come parte integrante della salute pubblica.

Il peso dello stigma e le barriere all’accesso alle cure

Lo stigma legato alla salute mentale si manifesta in molteplici modi, dalle sottili forme di pregiudizio alle vere e proprie discriminazioni. Questa è una delle ragioni principali per cui la parità di accesso alle cure per la salute mentale, sebbene riconosciuta come un diritto civile fondamentale, rimane spesso un obiettivo irraggiungibile per molti. Non basta l’esistenza di servizi: la barriera più insidiosa è quella sociale e culturale.

Le conseguenze dello stigma sono profonde. Prima di tutto, impedisce alle persone di cercare aiuto. La paura di essere etichettati, giudicati o discriminati, sia nella vita privata che professionale, dissuade molti dal rivelare i propri sintomi o dal rivolgersi a uno specialista. Anche quando si compie il passo coraggioso di chiedere assistenza, non è raro che i sintomi vengano diagnosticati erroneamente, a causa di pregiudizi radicati ancora presenti nella comunità medica, come dimostrato da studi che evidenziano diagnosi errate di schizofrenia tra i pazienti afroamericani rispetto ai caucasici [Sogni&Bisogni].

L’impatto si estende anche all’accesso effettivo ai servizi. Le persone con disturbi mentali gravi spesso incontrano maggiori difficoltà nell’accedere ai servizi sanitari generali e ai programmi di prevenzione, ricevendo cure di qualità inferiori. Questo stigma può portare a un isolamento sociale, compromettendo la capacità di trovare un impiego, mantenere relazioni stabili e accedere a opportunità di vita basilari come l’abitazione. Tutto ciò contribuisce a un peggioramento della qualità della vita e a un ridotto funzionamento generale.

Il stigma della salute mentale può portare a disuguaglianze significative nell’accesso ai servizi sanitari, come dimostrato da una relazione dell’OMS che rileva che persone con disturbi mentali tendono a ricevere cure di salute fisica inferiori rispetto ad altre.

Disturbo Mentale Percentuale della Popolazione Affetta
Disturbi d’Ansia 5,4%
Disturbi Depressivi 4,5%
Disturbi dell’Uso di Sostanze 2,4%
Cosa ne pensi?
  • Finalmente un articolo che affronta lo stigma sulla salute mentale... 👍...
  • È scandaloso che nel 2024 si debba ancora nascondere... 😠...
  • E se invece di vedere gli psicofarmaci come una debolezza... 🤔...

Politiche sanitarie e comunicazione responsabile: leve per il cambiamento

Di fronte a questo scenario, la politica e le istituzioni sanitarie hanno un ruolo cruciale. La pandemia ha rappresentato un “campanello d’allarme urgente” per i decisori politici e i professionisti della salute mentale, spingendoli a ripensare l’accessibilità dei servizi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) da anni invita a una trasformazione urgente delle politiche e dei sistemi di salute mentale, promuovendo un approccio globale che metta al centro la prevenzione e l’integrazione delle cure.

A livello europeo, la Commissione Europea ha pubblicato nel giugno 2023 una comunicazione con un “approccio globale alla salute mentale”, riconoscendo l’importanza di investire in questo settore. Gli Stati membri sono stati invitati a elaborare piani d’azione o strategie con un approccio intersettoriale alla salute mentale.

Un elemento chiave di questa trasformazione è la gestione delle risorse nel sistema pubblico. In Italia, persiste un’inaccettabile disuguaglianza sanitaria, dovuta a un sistema che troppo spesso affida le cure psicologiche al settore privato. Sebbene iniziative come il “Bonus Psicologo” abbiano aumentato l’accessibilità, non hanno garantito una risposta strutturale e a lungo termine. È fondamentale rinforzare il Servizio Sanitario Nazionale, garantendo risposte pubbliche e riducendo la necessità di ricorrere a circuiti privati.

Un altro aspetto fondamentale è la comunicazione responsabile. Una comunicazione “competente” e “accurata” sulla malattia mentale è in grado di aumentare la consapevolezza, sfatare i miti e migliorare il linguaggio utilizzato, contribuendo a diffondere un giornalismo della prevenzione. È essenziale che i media evitino stereotipi e discriminazioni, adottando linee guida etiche per la copertura delle notizie relative alla salute mentale [OMS, 2021]. Questo include la collaborazione con l’OMS che da anni fornisce indicazioni precise ai giornalisti.

Politiche e misure da attuare

Le politiche sanitarie dovrebbero mirare a:

  • Facilitare il riconoscimento dei “Disturbi Mentali Comuni” a livello di cure primarie e diffondere l’educazione sanitaria a livello comunitario.
  • Migliorare le capacità di screening e la prima risposta dei Medici di Medicina Generale (MMG), affinché possano individuare precocemente i disturbi, evitando l’abuso di psicofarmaci e la medicalizzazione del disagio.
  • Promuovere modelli di cura centrati sulla comunità, come quelli che hanno mostrato successo negli Stati Uniti, favorendo un senso di appartenenza e superando l’esitazione a chiedere aiuto.

Oltre la notizia: una riflessione necessaria

L’incidente coinvolgente l’ex primo cittadino e i suoi effetti collaterali rappresenta un’importante occasione per considerare in modo più ampio la salute mentale e il nostro modo di concepirla. Nel campo della psicologia cognitiva, emergono come essenziali gli schemi cognitivi: si tratta infatti delle forme mentali attraverso cui possiamo ordinare ed analizzare i dati che riceviamo dal mondo esterno. È frequente osservare come il pregiudizio nei confronti della salute mentale sia ancorato a queste strutture cognitive distorte, le quali si fondano su conoscenze parziali oppure sugli stereotipi culturali esistenti. [Daniele Collina, 2023].

Questi schemi possono portarci a “categorizzare” le persone con disturbi mentali in modo rigido e negativo, attivando reazioni di paura o repulsione. È qui che entra in gioco la psicologia comportamentale, che ci insegna come i nostri comportamenti siano plasmati anche da rinforzi sociali, positivi o negativi. Il fatto che un politico senta la necessità di nascondere un eventuale ricorso a cure psicologiche è un rinforzo negativo molto potente per chiunque altro si trovi in una situazione simile, alimentando il ciclo della vergogna e del silenzio.

Ad un livello più avanzato, il trauma, inteso non solo come evento singolo ma come serie di esperienze avverse accumulate, può avere un impatto profondo sulla salute mentale, e il suo riconoscimento e la sua gestione sono ostacolati proprio da questo stigma sociale. In un contesto pubblico, un trauma non elaborato può influenzare il comportamento e il giudizio, eppure la figura pubblica è spesso costretta a una costante “recita” di impeccabilità, che impedisce l’espressione di vulnerabilità e la ricerca di aiuto. L’assenza di un percorso verso le cure non rappresenta esclusivamente una decisione personale; piuttosto, costituisce un’espressione tangibile del timore avvertito nei riguardi della possibile stigmatizzazione o delle ripercussioni negative sui piani professionale e sociale.

È opportuno interrogarci: la nostra comunità è effettivamente in grado di valutare la salute mentale con lo stesso rigore e dignità riservati alla salute fisica? [Sogni&Bisogni] Siamo disposti a costruire un ambiente in cui un leader, un collega, un amico possa parlare apertamente delle proprie difficoltà psicologiche senza temere ripercussioni? La salute mentale non è un segno di debolezza, ma una parte intrinseca del benessere umano, che merita cura, comprensione e rispetto, specialmente da parte di chi detiene posizioni di potere e influenza l’opinione pubblica. Se vogliamo davvero progredire, dobbiamo prima di tutto affrontare i nostri stessi pregiudizi, riconoscendo che la vulnerabilità, lungi dall’essere un difetto, è una caratteristica universale dell’esperienza umana, e che chiedere aiuto è un atto di forza e responsabilità.

Glossario:

  • Stigma: marchio o segno associato a disapprovazione sociale e discriminazione nei confronti di un individuo.
  • Legge 180: normativa italiana che ha portato alla chiusura dei manicomi e promuove una visione più umana della salute mentale.
  • MMG: Medici di Medicina Generale, professionisti che seguono i pazienti a livello di cure primarie.

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