- Nel 2023, denunce/arresti per 31.173 giovani (14-17 anni), calo del 4,15%.
- 55% degli illeciti minorili riguarda beni, il 22,7% reati contro la persona.
- Nel 2023, 1.143 ingressi negli IPM, numero più alto degli ultimi 15 anni.
Oggi, 1 giugno 2025, alle ore 14:06, il dibattito sull’abbassamento dell’età di imputabilità penale in Italia si riaccende, sollevando questioni cruciali sul sistema giudiziario minorile, lo sviluppo neuropsicologico degli adolescenti e il rispetto delle convenzioni internazionali. La proposta, avanzata da esponenti politici, di ridurre l’età minima per essere ritenuti penalmente responsabili a 12 anni, ha scatenato un’ondata di reazioni e analisi approfondite.
Analisi dei dati sulla criminalità minorile
I dati forniti dal Ministero della Giustizia, nello specifico dal report “Criminalità minorile e gang giovanili” (aprile 2024), dipingono un quadro complesso ma non allarmante. Nel 2023, si sono registrati 31.173 giovani (dai 14 ai 17 anni) oggetto di denunce o arresti, mostrando una diminuzione del 4,15% se confrontati con l’anno precedente. Sebbene si registrino aumenti in alcune tipologie di reati gravi, come rapine (+7,69%), lesioni dolose (+1,96%) e violenza sessuale (+8,25%), il dato più significativo riguarda i minori sotto i 14 anni. Il rapporto evidenzia che gli illeciti di particolare gravità compiuti da coloro che non hanno ancora raggiunto i 14 anni sono da considerarsi “numericamente marginali”. Questa evidenza statistica mette in discussione la necessità di un intervento legislativo che abbassi l’età di imputabilità, suggerendo invece un focus su strategie di prevenzione e intervento precoce.
Antigone, l’associazione che da anni monitora gli istituti di pena per minori, segnala che il 55% degli illeciti commessi dai giovani riguarda i beni (come furti, scippi e infrazioni minori), mentre il 22,7% concerne reati contro la persona. Questi numeri, più che indicare una recrudescenza della criminalità minorile, riflettono un disagio sociale e l’assenza di un’efficace strategia di prevenzione. Nel 2023, si sono registrati 1.143 ingressi negli Istituti Penali per Minorenni (IPM), il numero più alto degli ultimi quindici anni, in parte a causa dell’introduzione del Decreto Caivano, che ha esteso l’applicazione della custodia cautelare anche per reati di lieve entità. Tuttavia, la maggior parte di questi ingressi riguarda adolescenti tra i 16 e i 17 anni, confermando la marginalità dei minori di 14 anni coinvolti in reati gravi.
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Prospettive neuroscientifiche e giuridiche
Le neuroscienze offrono un’ulteriore prospettiva critica sulla proposta di abbassare l’età di imputabilità. La corteccia prefrontale, la regione del cervello responsabile del controllo degli impulsi, del giudizio morale e della pianificazione, continua a svilupparsi fino ai 25 anni. Pertanto, considerare un dodicenne pienamente responsabile delle proprie azioni, equiparandolo a un adulto, appare scientificamente infondato.

Sul piano giuridico, l’abbassamento dell’età di imputabilità si scontrerebbe con le convenzioni internazionali. La Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia raccomanda che l’età minima della responsabilità penale non sia inferiore ai 14 anni, soglia considerata coerente con lo sviluppo psico-cognitivo dei minori. Anche il Consiglio d’Europa consiglia agli Stati membri di evitare di stabilire un’età troppo bassa, rilevando che l’attuale limite vigente in Italia è in linea con le migliori pratiche adottate in Europa.
Implicazioni sociali e politiche
La proposta di abbassare l’età di imputabilità penale solleva interrogativi profondi sulle priorità politiche e sociali. Invece di concentrarsi sulla repressione, sarebbe più efficace investire in programmi di prevenzione, supporto psicologico e inclusione sociale per i giovani a rischio. Il capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella, ha fatto notare che servono approcci del tutto differenti, in particolar modo per i ragazzi che manifestano comportamenti violenti*. La “furia penalista” non serve a salvare vite, ma rischia di criminalizzare il disagio e di compromettere il futuro di giovani che hanno bisogno di aiuto e opportunità.
Oltre la repressione: un approccio integrato alla giustizia minorile
La discussione sull’età di imputabilità penale deve superare la logica della repressione e abbracciare un approccio integrato che tenga conto delle peculiarità dello sviluppo adolescenziale, delle cause sociali della criminalità minorile e delle convenzioni internazionali. Investire nella prevenzione, nel supporto psicologico e nell’inclusione sociale è la strada maestra per costruire una società più giusta e sicura per tutti.
In conclusione, la proposta di abbassare l’età di imputabilità penale a 12 anni appare una risposta semplicistica a un problema complesso. I dati sulla criminalità minorile, le evidenze neuroscientifiche e le convenzioni internazionali suggeriscono che un approccio più efficace consiste nell’investire nella prevenzione, nel supporto psicologico e nell’inclusione sociale dei giovani a rischio. Solo così si potrà costruire una società più giusta e sicura per tutti.
Amici lettori, riflettiamo insieme su questo tema delicato. In psicologia cognitiva, sappiamo che l’euristica della disponibilità può portarci a sovrastimare la frequenza di eventi drammatici, come i crimini commessi da minori, perché sono più facilmente richiamati alla memoria. Questo può influenzare le nostre decisioni e le nostre opinioni, portandoci a sostenere misure punitive anche quando non sono supportate dai dati.
Un concetto più avanzato, sempre in ambito psicologico, è quello della teoria della mente, ovvero la capacità di attribuire stati mentali (credenze, intenzioni, desideri) a sé stessi e agli altri. Questa capacità si sviluppa gradualmente durante l’infanzia e l’adolescenza, e un deficit nella teoria della mente può contribuire a comportamenti antisociali. Abbassare l’età di imputabilità senza considerare lo sviluppo della teoria della mente nei minori rischia di punire individui che non sono pienamente consapevoli delle conseguenze delle loro azioni.
Vi invito a riflettere su come le vostre esperienze personali e le vostre convinzioni influenzano la vostra percezione della criminalità minorile e a considerare le implicazioni a lungo termine delle politiche che sostenete.
- Report del Ministero dell'Interno su criminalità minorile e gang giovanili.
- Analisi dettagliata della giustizia minorile nel tredicesimo rapporto di Antigone.
- Testo completo della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e adolescenza.
- Testo del Decreto Caivano, rilevante per l'applicazione della custodia cautelare.