- L'interleuchina 2 (IL-2) tratta la depressione maggiore e bipolare.
- Traumi infantili innescano infiammazione che altera il cervello.
- Dal 2012-2013 studi su anticorpi monoclonali riducono i sintomi depressivi.
L’11 giugno 2025, la psichiatria di precisione si afferma come una frontiera cruciale nella salute mentale, promettendo di superare i limiti degli approcci tradizionali. La ricerca si concentra sull’infiammazione come causa biologica dei disturbi psichiatrici, aprendo nuove strade per trattamenti personalizzati e mirati.
Comprendere l’infiammazione nei disturbi dell’umore
La psichiatria di precisione si propone di trattare l’infiammazione sottostante ai disturbi psichiatrici, affrontando le cause biologiche e non solo i sintomi. Sara Poletti, neuroscienziata e psicologa clinica presso l’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, ha aperto la strada all’utilizzo dell’interleuchina 2 (IL-2), un agente immunomodulatore, per trattare i disturbi dell’umore legati a esperienze traumatiche precoci. Questa scoperta, pubblicata su Brain Medicine, fornisce la prima evidenza clinica che l’uso di dosi ridotte di IL-2 può trattare la depressione maggiore e bipolare, intervenendo sulla risposta infiammatoria.
Questo approccio mira a rettificare gli squilibri immunitari alla radice della suscettibilità psichiatrica, piuttosto che limitarsi ad agire sui sintomi manifesti. La ricerca di Poletti si concentra su come le avversità vissute durante l’infanzia possono imprimersi nel cervello e nel sistema immunitario in modo duraturo. Integrando tecniche di scansione cerebrale, analisi genetiche e biomarcatori immunologici, il suo team ha dimostrato che i traumi subiti nell’infanzia innescano uno stato infiammatorio persistente, il quale a sua volta altera lo sviluppo del cervello e accresce la propensione a sviluppare disturbi psichiatrici anche a distanza di decenni.

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Il ruolo del sistema immunitario nella salute mentale
Il sistema immunitario non ha solo la funzione di combattere le infezioni, ma svolge un ruolo essenziale nel plasmare la salute mentale lungo tutto il corso della vita. Se subisce un’alterazione precoce a causa di un trauma, può creare una fragilità duratura nei confronti di depressione, disturbo bipolare e altre patologie psichiatriche. Poletti mira a un progetto di ricerca innovativo per identificare biomarcatori legati al trauma con la tempestività necessaria per evitare la comparsa di disturbi psichiatrici.
Individuando specifici segnali infiammatori collegati al trauma infantile, il suo lavoro individua potenziali bersagli per nuovi interventi terapeutici. Questa strategia di medicina di precisione potrebbe rivoluzionare il modo di affrontare i disturbi psichiatrici, passando dalla semplice gestione dei sintomi all’intervento sui meccanismi biologici sottostanti. È da qui che nasce l’idea di riutilizzare l’interleuchina-2 per il trattamento dei disturbi dell’umore.
Epigenetica e terapie personalizzate
Le terapie di precisione in psichiatria rappresentano una delle opportunità più promettenti per chi soffre di disturbi mentali. L’epigenetica ha aperto orizzonti impensabili fino a pochi anni fa. Contrariamente alle convinzioni passate, il nostro corredo genetico non è un destino immutabile. Al contrario, l’ambiente in cui viviamo è in grado di modificare la composizione chimica del nostro DNA, influenzando così l’attività dei geni e, di conseguenza, il nostro comportamento e il benessere psicologico.
Le ricerche scientifiche più recenti hanno individuato almeno cinque meccanismi cruciali attraverso i quali l’ambiente può alterare la struttura del DNA. Tra questi, spiccano le modificazioni degli istoni, ovvero quelle proteine intorno alle quali il DNA si avvolge, formando una sorta di gomitolo. Il processo di acetilazione degli istoni favorisce l’espressione dei geni. Al contrario, la metilazione ne impedisce l’espressione. La ricerca ha dimostrato che vivere in condizioni di povertà, maltrattamenti o abbandono porta alla metilazione del DNA. Questo meccanismo ostacola l’attivazione di geni che potrebbero offrire protezione per la salute mentale. D’altro canto, crescere in contesti protettivi e ricevere affetto promuove l’acetilazione, facilitando una migliore espressione genica.
Quando ci troviamo di fronte a un’esperienza traumatica, il nostro organismo secerne cortisolo, universalmente riconosciuto come il principale ormone legato allo stress.
Queste sostanze nocive si spostano verso il sistema nervoso centrale, causando danni a livello delle cellule.
Questi farmaci, che hanno già ottenuto risultati positivi nella cura dei tumori, potrebbero presto essere utilizzati anche in ambito psichiatrico.
Anche se molte di queste tecnologie e trattamenti psichiatrici di precisione possono sembrare visioni del futuro, la ricerca in questo campo sta progredendo a ritmo sostenuto.
Dal 2012-2013, svariati laboratori hanno intrapreso studi con anticorpi monoclonali diretti contro specifiche citochine infiammatorie, riscontrando esiti promettenti per quanto riguarda la riduzione dei sintomi depressivi.
Unicamente attraverso questa visione multidisciplinare sarà possibile elaborare terapie che intervengano a partire dalla causa primaria – il trauma, lo stress – fino alla modificazione molecolare del DNA.
Da qui deriva l’idea di rinforzare le componenti di controllo del sistema immunitario, invece di sopprimerne le funzioni, come tentato in passato con farmaci antinfiammatori e anticorpi monoclonali, indirizzando piuttosto l’attività verso un equilibrio più stabile.
Di conseguenza, l’attenzione degli specialisti si è concentrata sull’interleuchina-2 (IL-2), una molecola naturalmente presente nell’organismo, dotata di proprietà immunomodulatorie, in grado di agire sull’attività dei linfociti T, stimolando la produzione di nuove cellule e potenziando le loro funzioni di regolazione dell’immunità e dell’infiammazione.
Questo fattore di crescita per le cellule T si è rivelato efficace nel contrastare l’infiammazione in altre malattie autoimmuni ed è già disponibile in commercio, benché in formulazioni differenti rispetto alle microdosi impiegate in questo specifico studio.
In questo modo, i ricercatori hanno definito un trattamento di supporto antidepressivo con IL-2 a basse dosi, somministrato in aggiunta alle terapie antidepressive tradizionali già in corso per i pazienti.
Verso una psichiatria personalizzata: speranze e sfide
Le scoperte più recenti indicano che uno stato pro-infiammatorio sia il risultato di uno squilibrio immunitario più ampio, caratterizzato da segni di invecchiamento delle cellule linfocitarie e una loro eccessiva attivazione in senso infiammatorio e autoimmune. Da qui l’idea di potenziare le componenti regolatorie del sistema immunitario, anziché bloccarne le funzioni – come si cercò di fare in passato con farmaci antinfiammatori e anticorpi monoclonali – orientandone invece l’attività verso un maggiore equilibrio.
Gli specialisti si sono quindi focalizzati sull’interleuchina-2 (IL-2), una molecola naturalmente presente nell’organismo con proprietà immunomodulatorie, in grado di influenzare l’attività dei linfociti T, stimolando la produzione di nuove cellule e le loro funzioni di regolazione sull’immunità e l’infiammazione. Questo fattore di crescita delle cellule T ha dimostrato efficacia antinfiammatoria in altre malattie autoimmuni ed è già commercializzato, sebbene in forme diverse dalle microdosi impiegate in questo studio.
I ricercatori hanno esaminato la sicurezza, l’efficacia e le risposte biologiche di IL-2 a basso dosaggio in pazienti affetti da depressione maggiore o disturbo bipolare. Sono stati selezionati 36 pazienti ricoverati nel reparto per i disturbi dell’umore, distribuiti in modo casuale, con un rapporto di 2 a 1, per ricevere interleuchina-2 (12 pazienti con depressione maggiore e 12 con disturbo bipolare) o placebo (6 con depressione maggiore e 6 con disturbo bipolare). Gli autori hanno così definito un trattamento di potenziamento antidepressivo con IL-2 a basso dosaggio, in aggiunta alle terapie antidepressive convenzionali che i pazienti stavano già seguendo.
Oltre la cura: la prevenzione come nuovo orizzonte
Un altro aspetto rivoluzionario è rappresentato dall’identificazione di fattori protettivi che possano essere somministrati a scopo preventivo. Invece di focalizzarsi esclusivamente sui fattori di rischio, la ricerca si sta orientando verso la scoperta di molecole o trattamenti in grado di salvaguardare il nostro DNA da modificazioni dannose. Questo approccio consentirà di sviluppare terapie “a fasi”, adattabili in tempo reale in base alla risposta del paziente. Se la strategia terapeutica iniziale non dovesse risultare pienamente efficace, sarà possibile “correggere il tiro” introducendo elementi protettivi o modificando l’approccio terapeutico sulla base dei biomarcatori del paziente.
Sebbene molte di queste tecnologie e le terapie di precisione in psichiatria possano sembrare proiezioni futuristiche, la ricerca in questo campo sta compiendo rapidi progressi. Alcuni laboratori stanno già sperimentando anticorpi monoclonali contro specifiche citochine infiammatorie dal 2012-2013, con risultati incoraggianti per quanto riguarda gli effetti antidepressivi. La psichiatria odierna non può più limitarsi a un approccio solo comportamentale o esclusivamente farmacologico. È imprescindibile che integri le conoscenze di psiconeuroendocrinologia, epigenetica e immunologia per offrire cure realmente efficaci. Solamente attraverso questa comprensione multidisciplinare sarà possibile sviluppare terapie che agiscano dalla causa scatenante (trauma, stress) fino alla modifica molecolare del DNA.
Conclusione: Un Futuro di Speranza per la Salute Mentale
La psichiatria di precisione rappresenta un cambio di paradigma nella cura dei disturbi mentali. Integrando la comprensione dell’infiammazione, dell’epigenetica e del sistema immunitario, si apre la strada a trattamenti personalizzati e preventivi. La sfida principale rimane quella di collegare specifici sottotipi di patologia a precise alterazioni molecolari, ma i progressi compiuti negli ultimi anni permettono di intravedere un futuro in cui ogni individuo potrà ricevere la cura più adeguata al proprio profilo genetico, epigenetico e clinico.
Amici, riflettiamo un attimo. La psichiatria di precisione ci ricorda che la salute mentale è un mosaico complesso, dove fattori biologici, ambientali e psicologici si intrecciano. Una nozione base di psicologia cognitiva ci insegna che i nostri pensieri influenzano le nostre emozioni e comportamenti. Ma la psichiatria di precisione va oltre, esplorando come i traumi infantili possono lasciare un’impronta biologica duratura, alterando il nostro sistema immunitario e predisponendoci a disturbi mentali.
Una nozione avanzata ci rivela che l’epigenetica gioca un ruolo cruciale: l’ambiente può modificare l’espressione dei nostri geni, influenzando la nostra vulnerabilità o resilienza. Questo significa che non siamo semplici vittime del nostro DNA, ma possiamo agire attivamente per proteggere la nostra salute mentale.
Pensateci: ogni esperienza, ogni relazione, ogni ambiente in cui viviamo può plasmare il nostro cervello e il nostro sistema immunitario. La psichiatria di precisione ci offre la speranza di interventi mirati, ma ci invita anche a riflettere sul potere che abbiamo di creare ambienti protettivi e nutrienti per noi stessi e per gli altri. La salute mentale è un viaggio, non una destinazione, e la psichiatria di precisione ci fornisce strumenti preziosi per affrontarlo con consapevolezza e speranza.