La tragedia di Matthew Perry: la ketamina tra abusi e speranze terapeutiche

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  • Nel 2025, il 28% dei ragazzi italiani tra 15 e 19 anni ha usato droghe.
  • La ketamina fu sintetizzata nel 1962, dopo l'abbandono della PCP.
  • Oltre il 50% degli utilizzatori di ketamina pratica il policonsumo.
  • Nel 2019, l'esketamina è stata approvata per la depressione farmaco-resistente.

La ketamina e il caso Matthew Perry: un’analisi profonda

Recentemente si sono intensificate le indagini riguardanti la scomparsa dell’attore Matthew Perry, facendo emergere nuovamente il dibattuto tema della ketamina, una sostanza spesso mal interpretata. Le <a class="crl" target="_blank" rel="nofollow" href="https://www.lastampa.it/spettacoli/2025/07/24/news/friends_morte_matthew_perry_medico_colpevole_ketamina-15244398/”>informazioni pubblicate il 24 luglio 2025 indicano che uno specialista del settore sanitario ha ammesso le proprie responsabilità nel somministrare questa molecola all’attore; ciò evidenzia chiaramente i pericoli insiti nell’uso indiscriminato di tale potente medicinale.

L’episodio legato alla tragica fine di Perry mette sul tavolo domande fondamentali non soltanto relative al fenomeno dell’abuso delle droghe, ma anche sull’utilizzo discutibile della ketamina nel contesto terapeutico. È fondamentale notare come questa molecola rappresenti tanto una risorsa clinica imprescindibile quanto una spada a doppio taglio; se amministrata senza rigido controllo, può rivelarsi estremamente dannosa per gli individui coinvolti nella sua assunzione. Rintracciando le origini storiche della ketamina fino agli anni ’50 e ai suoi precursori come la fenciclidina (PCP), ci imbattiamo in un percorso accidentato: da anestetico d’uso militare a merce ricreativa fino ad assumere ruoli innovativi nel campo della salute mentale contemporanea.

Fatti Recenti sulla Ketamina: Secondo uno studio del 2025, in Italia il 28% dei ragazzi tra 15 e 19 anni ha assunto sostanze illegali almeno una volta, con l’1,3% che ha provato la ketamina. [DMEVC]

La PCP fu abbandonata dall’uso clinico a causa dei suoi gravi effetti collaterali psicotici, spingendo la ricerca verso alternative più sicure, culminate nella sintesi della ketamina nel 1962. Questa sostanza è stata elogiata per le sue proprietà uniche, capaci di indurre un’anestesia dissociativa, un “dormiveglia” in cui il paziente non sente dolore ma mantiene le funzioni vitali. Tuttavia, come spesso accade con sostanze ad alto impatto cerebrale, il confine tra uso terapeutico e abuso è sottile e pericoloso, come tragicamente dimostrato dalla fatalità che ha coinvolto Matthew Perry.

La ketamina: un farmaco a doppia faccia

La ketamina si distingue per le sue proprietà straordinarie ed è utilizzata tanto nel ruolo di anestetico gentile all’interno del settore medico quanto nella sfera poco raccomandabile delle sostanze d’abuso, nota principalmente sotto i soprannomi Special K o Vitamina K. La sua peculiare capacità di generare analgesia nonché una forma specifica di anestesia dissociativa la rende uno strumento cruciale nelle situazioni emergenziali e nella medicina veterinaria; tale importanza le ha conferito il riconoscimento da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’ambito dei farmaci essenziali. Le ricerche più recenti evidenziano una crescente diffusione dell’utilizzo della ketamina fra le fasce giovanili. Nelle metropoli europee quali Milano si assiste a un incremento allarmante del suo consumo: frequentemente questa sostanza viene assunta insieme ad alcol oppure miscelata con altre droghe – esempio emblematico ne è la cocaina nel preparato denominato CK. [Sewage Analysis CORe Group]

Glossario:
  • K: Nome comune per la ketamina nella cultura popolare e nelle comunità di abuso.
  • PCP: Fenciclidina, un anestetico dissociativo abbandonato per uso clinico a causa di effetti collaterali gravi.

In forma liquida e trasparente negli ambienti sanitari, la ketamina diventa una polvere bianca o compresse per il mercato illegale, dove viene sniffata, iniettata o ingerita. I suoi effetti ricreativi variano da una leggera euforia a stati di dissociazione estrema, con sensazioni di distacco dal corpo e alterazione della realtà. Questo viaggio può trasformarsi in un vero e proprio “bad trip”, portando a paranoia e immobilizzazione, e in casi estremi, a danni fisici non percepiti a causa dell’analgesia indotta. Il meccanismo d’azione della ketamina è complesso, ma si sa che interagisce con i recettori NMDA del glutammato nel cervello. [Psicologia]

A differenza degli oppioidi, che agiscono sui recettori oppioidi con il rischio di depressione respiratoria fatale, la ketamina blocca l’azione del glutammato, un neurotrasmettitore eccitatorio, producendo effetti dissociativi senza compromettere significativamente la respirazione. La peculiare caratteristica della ketamina la rende particolarmente vantaggiosa in contesti clinici ove la salvaguardia della stabilità cardiorespiratoria risulta fondamentale. Al contempo, il suo utilizzo prolungato per motivazioni ricreative presenta insidie significative: si registrano infatti lesioni severe alla vescica che talvolta necessitano di procedure chirurgiche invasive; ad esso si accompagna altresì il pericolo di sviluppare forme patologiche di dipendenza e assuefazione. Un’inchiesta condotta nel campo della salute ha messo in luce come un numero preoccupante di utenti – superiore al 50% – si dedichi al policonsumo, ovvero all’assunzione concomitante di più sostanze che aggravano ulteriormente i rischi sanitari correlati. [DMEVC]

La ketamina come antidepressivo: speranze e cautele

Pur essendo connessa a rischi significativi, nel corso degli ultimi vent’anni, la ketamina ha catturato l’attenzione sempre crescente in quanto possibile rimedio per la depressione resistente e altri disturbi affettivi. Le indagini recenti attestano l’efficacia della ketamina nel fornire un effetto antidepressivo rapido; tuttavia, emerge con chiarezza anche il bisogno di condurre ulteriori ricerche riguardanti le sue implicazioni sulla salute nel lungo periodo. [Rivista di Psichiatria] Il meccanismo attraverso cui la ketamina esplica questa azione antidepressiva non è ancora completamente chiaro, ma si ritiene che agisca ripristinando la capacità dei neuroni di creare nuovi circuiti e influenzando la regolazione dei sensori del neurotrasmettitore glutammato, spesso coinvolto nella patogenesi della depressione. Le recenti affermazioni da parte di Elon Musk, riguardo all’utilizzo della ketamina come opzione terapeutica per la depressione, hanno enfatizzato il significato cruciale di questo medicinale nel campo del trattamento dei disturbi psichiatrici. [Istituto di Neuroscienze]

Conceptual representation of ketamine's complex nature with molecular structure and contrasting images of medical use and recreational abuse.
Disturbo Trattato Benefici della Ketamina
Depressione Maggiore Effetti rapidi e significativi sui sintomi
Disturbi Bipolari Aumento dell’umore in pazienti critici
Disturbi d’Ansia Riduzione rapida dei sintomi ansiosi
Ideazione Suicidaria Inibizione immediata del pensiero suicidario
Disturbo Ossessivo-Compulsivo Sensibile riduzione dei sintomi
Disturbo da Stress Post-Traumatico Riduzione dei ricordi traumatici e ansiosi

Nel 2019, questo filone di ricerca ha portato all’approvazione, sia in Europa dalla Commissione Europea che negli Stati Uniti dalla Food and Drug Administration, dell’esketamina (o S-Ketamina), un derivato della ketamina, per il trattamento della depressione farmaco-resistente. Il medicinale noto col nome commerciale Spravato, fornito sotto forma di spray nasale, è specificamente indicato per i soggetti che non traggono beneficio dalle terapie convenzionali. Tale farmaco necessita della somministrazione in contesti clinici vigilati da professionisti sanitari altamente qualificati. Malgrado la sua comprovata efficacia terapeutica, l’esketamina può presentare diversi effetti collaterali significativi; tra questi figurano la dissociazione, caratterizzata da una percezione alterata della realtà; difficoltà cognitive; problematiche mnemoniche; insieme ai danni al fegato e alla vescica precedentemente menzionati. Alla luce delle potenziali complicanze legate all’uso dell’esketamina, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha attuato un stringente programma volto alla gestione dei rischi associati a questo trattamento farmacologico: tale piano prevede restrizioni nelle pratiche prescrittive ed esige una documentazione meticolosa riguardo ai pazienti sottoposti a terapia e agli eventuali eventi avversi riscontrabili durante il loro iter terapeutico. Si rende necessario mantenere uno stato d’allerta elevatissimo affinché non si verifichino episodi analoghi a quelli già vissuti in passato con la diffusione incontrollata degli oppioidi negli Stati Uniti nei confronti delle innovazioni terapeutiche promettenti seppur potenti presenti nella moderna farmacologia.

Prospettive e responsabilità nell’uso della ketamina terapeutica

L’emergere della ketamina e dei suoi derivati come antidepressivi di nuova generazione rappresenta un’evoluzione significativa nella psichiatria moderna. Questo cambiamento richiede non solo un’attenta calibrazione dei protocolli clinici, ma anche una riflessione più ampia sulla responsabilità collettiva nel gestire sostanze con un potenziale duale così marcato. La regolamentazione rigorosa e la sorveglianza sulla prescrizione sono essenziali per bilanciare l’urgente necessità di nuove terapie per patologie come la depressione resistente con il rischio, sempre presente, di abuso e danni alla salute pubblica.

A hospital setting where a medical professional administers ketamine as a treatment, illustrating responsibility in drug administration.

“La ketamina, somministrata per via endovenosa, potrebbe essere la svolta più importante nel trattamento antidepressivo negli ultimi decenni.” – Thomas Insel, ex direttore del National Institute of Mental Health

La vicenda di Matthew Perry non è solo un tragico monito sull’uso improprio di queste sostanze, ma anche un catalizzatore per discutere della vulnerabilità individuale di fronte alla dipendenza e della necessità di un sostegno medico e psicologico integrato. È fondamentale che i pazienti e i loro familiari siano pienamente informati non solo sui benefici potenziali, ma anche sui rischi associati alla ketamina, in modo da poter prendere decisioni consapevoli e collaborare strettamente con i professionisti sanitari.

Quando parliamo di una sostanza come la ketamina nel contesto della depressione, ci troviamo di fronte a una complessa interazione tra neurobiologia e vissuto personale. A un livello basilare di psicologia cognitiva, la depressione può essere vista come un disturbo che influisce sul nostro modo di elaborare le informazioni e di percepire la realtà. Schemi di pensiero negativi, distorsioni cognitive e una ridotta capacità di provare piacere sono hallmarks. La ketamina, agendo sui circuiti neurali legati al glutammato, sembra intervenire su questa “rigidezza” cognitiva, ripristinando una maggiore plasticità sinaptica e, di conseguenza, la capacità del cervello di adattarsi e formare nuove connessioni. È come se sbloccasse percorsi neurali che erano rimasti inattivi o danneggiati, permettendo al pensiero di fluire più liberamente e alla percezione di acquisire nuove sfumature.

A person reflecting on mental health, surrounded by imagery representing depression and hope, and neural pathways, depicting the journey of healing.

A un livello più avanzato, in psicologia comportamentale, potremmo riflettere su come i traumi e le esperienze avverse passate possano plasmare non solo i nostri schemi di pensiero, ma anche la stessa struttura e funzione del nostro cervello, rendendolo più suscettibile alla depressione resistente. La ketamina, con la sua azione rapida e dissociativa, potrebbe offrire una finestra di opportunità per “interrompere” questi pattern neurali radicati, creando una sorta di reset psicologico che può essere strategicamente utilizzato in terapia. Non si tratta solamente della trasformazione chimica; è soprattutto l’opportunità di attuare una ristrutturazione dell’esperienza interna quella che emerge con evidenza. Questa ristrutturazione offre al paziente l’occasione di affrontare le proprie difficoltà tramite ottiche nuove e meno schiaccianti. Sebbene tale dissociazione possa manifestarsi come effetto collaterale temibile nella sua accezione più pura, in ambienti appositamente concepiti essa può agire da elemento utile alla terapia: fornendo ai soggetti il mezzo per staccarsi temporaneamente dalle emozioni avverse propedeutico ad elaborazioni successive dei traumi o delle ossessioni mentali.

La narrazione relativa a Matthew Perry sottolinea vividamente quanto complesso sia il percorso verso il benessere psicologico: ogni singola tappa è carica d’insidie invisibili ai più. Ciò implica non solo l’assunzione di trattamenti farmacologici innovativi, ma altresì l’impegno in un’introspezione radicale accompagnata da supporto empatico; ci invita alla realizzazione fondamentale che riprendersi dagli scompensi psichici non deve essere considerato semplicemente come un raggiungimento finale, bensì come un’evoluzione continua. È cruciale meditare su modalità attraverso cui le comunità possano offrire maggiore assistenza alle persone vulnerabili: rendere disponibili adeguate risorse economiche e culturali, oltrepassando infine i pregiudizi legati al discorso sulla salute mentale affinché nessuno resti isolato nel conflitto contro le proprie ansie interiori.


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