- Ogni anno, 50 milioni di persone subiscono lesioni in incidenti stradali.
- Nel 2021, oltre 150.000 incidenti hanno causato 2.875 decessi.
- Il 70% delle emergenze stradali a Niguarda coinvolge motociclisti.
- Ania Cares ha aiutato 351 vittime della strada nei primi due anni.
- Incidenti in aumento del 28,4% nel 2021 rispetto al 2020.
L’ombra lunga degli incidenti stradali sulla psiche
Gli incidenti stradali, tragedie effimere nella loro rapida successione, gettano un’ombra persistente e profonda sulla psiche di chi li vive, siano essi vittime dirette, familiari o persino soccorritori. Spesso l’attenzione mediatica si concentra sulle ferite fisiche e sulle statistiche di mortalità, trascurando il devastante impatto psicologico che può persistere per anni, o addirittura decenni. È un dolore silenzioso, che si annida nelle pieghe della mente, manifestandosi attraverso disturbi complessi come il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD).
La rilevanza di questo tema nel panorama moderno di psicologia cognitiva, comportamentale e salute mentale è lampante: ciò che accade sulla strada non si esaurisce nell’impatto, ma si propaga in onde invisibili, capaci di alterare profondamente la percezione del mondo e la capacità di funzionare della persona. Nel lontano dicembre del 2018, l’ISTAT ha diffuso delle stime preliminari avvertendo riguardo a una situazione intricata che trascende il semplice conteggio delle collisioni stradali. Pur in presenza di campagne informative e interventi normativi significativi come il rinnovato Codice della Strada — considerato da alcuni come fattore positivo per la diminuzione degli incidenti — la questione degli effetti psicologici è spesso trascurata. Nel corso del 2021, i dati hanno evidenziato più di 150.000 incidenti stradali che hanno comportato ben 2.875 decessi e, 204.728 feriti. [Il Messaggero]. È un dato di fatto sconcertante che, fino a pochi anni fa, e in parte anche oggi, si ponesse scarsa enfasi sulle conseguenze psicologiche per le vittime sopravvissute.
Questo scenario è particolarmente amplificato nel contesto degli incidenti che coinvolgono i motociclisti, una categoria di utenti della strada definita “debole” e particolarmente esposta a traumi gravi, come dimostrato anche da recenti studi. Secondo il Dr. Vittorio Di Giacomo, Responsabile dell’Unità di Traumatologia Sportiva di Humanitas San Pio X, gli incidenti in moto possono causare lesioni gravi che coinvolgono la testa, il collo e gli arti, provocando invalidità permanente [Humanitas].
Nota Importante: Le lesioni a gambe, ginocchia e piedi, pur non essendo generalmente fatali, possono innescare un processo traumatico che si radica nella mente.
Il trauma intergenerazionale è qui un concetto rilevante – l’idea che le esperienze traumatiche non elaborate possano estendere i loro effetti non solo sugli individui direttamente coinvolti ma anche sui loro eredi suggerisce una complessità che trascende la singola esperienza. Non è solo il singolo evento traumatico a creare un disequilibrio, ma anche il modo in cui questo viene elaborato, o non elaborato, sia a livello individuale che collettivo.
La consapevolezza di questi meccanismi è fondamentale per sviluppare strategie di prevenzione e supporto efficaci, che non si limitino alla cura delle lesioni fisiche ma abbraccino la totalità dell’essere umano. Il Pronto Soccorso Psicologico, come quello offerto dal progetto ANIA CARES, rappresenta un passo significativo in questa direzione, fornendo un supporto immediato a vittime e familiari, riconoscendo la necessità di un intervento tempestivo per mitigare gli effetti a lungo termine di eventi così devastanti.
Il complesso mosaico del PTSD nei motociclisti
Il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) si caratterizza per la sua articolata manifestazione clinica, che risulta frequentemente invalidante. Tra i segni distintivi vi sono flashback, incubi inquietanti, la tendenza a evitare ambienti o circostanze legate all’evento traumatico vissuto, uno stato di ipervigilanza e un costante senso di allerta. Studi recenti evidenziano come tali manifestazioni possano raggiungere un’intensità notevole e rimanere gravemente prolungate nel contesto degli incidenti motociclistici. [GuidaPsicologi]. “Penso che sia molto normale dopo un incidente stradale (o nel tuo caso, in moto) sperimentare alcuni sintomi di PTSD. Inizia a diventare problematico quando questi sintomi permangono e compromettono la vita quotidiana.”
Studi mostrano che le lesioni traumatiche sono più comuni tra i motociclisti di età compresa tra i 18 e i 54 anni. Inoltre, le lesioni a seguito di incidenti possono non solo influenzare il benessere psicologico dell’individuo, ma anche avere un forte impatto sul sistema sanitario, evidenziando la necessità di approcci più olistici [Humanitas San Pio X].
Tipo di lesione | Descrizione |
---|---|
Lesioni craniche | Includono traumi al cervello che possono portare a esiti neurologici seri. |
Lesioni degli arti | Lesioni a gambe, ginocchia e piedi, che possono causare invalidità permanente. |
Trauma spinale | Possibile paralisi e complicazioni motorie. |
La letteratura scientifica ha evidenziato in modo chiaro che gli operatori sanitari, e in generale i professionisti che si trovano a fronteggiare quotidianamente gli esiti di questi incidenti, sono a loro volta esposti a un rischio elevato di burnout e di sviluppo di disturbi legati allo stress, specialmente le donne. Questo circolo vizioso evidenzia la necessità di un approccio olistico che non si limiti alla vittima diretta, ma che consideri l’intero ecosistema di supporto e di intervento. La realizzazione di un giubbotto con airbag, frutto della ricerca all’Ospedale Niguarda, segna una tappa fondamentale nel campo della sicurezza. Questo è particolarmente significativo se si considera che il 70% delle situazioni di emergenza da incidente stradale riscontrate in questo ospedale è rappresentato da motociclisti [Ospedale Niguarda]. Nonostante l’indiscutibile rilevanza della prevenzione fisica, è essenziale sottolineare come questa non possa in alcun modo esaurire il bisogno di un sostegno psicologico e di assistenza dopo l’evento traumatico.
Un faro nell’oscurità: le reti di supporto e le loro sfide
In risposta alla gravosa quantità di traumi e problematiche psicologiche scaturite da incidenti stradali nel nostro Paese, l’Italia sta evolvendo gradualmente – sebbene a volte in modo frammentario – un adeguato sistema volto ad assistere le vittime insieme ai loro familiari. Tra le iniziative più degne di nota emerge senza dubbio il programma ANIA CARES, organizzato dalla Fondazione ANIA. Avviato il 20 marzo 2017, questa attività ha introdotto una linea telefonica gratuita (800 893 510) operante incessantemente h24 per offrire un soccorso psico-emotivo immediato. Tale servizio non si limita esclusivamente agli interventi emergenziali; piuttosto ambisce a diventare un centro nevralgico dedicato al supporto psicologico prolungato sull’intero territorio nazionale.
Nell’arco temporale successivo ai primi due anni dall’attuazione del progetto, sono state oltre 351 le vittime della strada a ricevere aiuto concreto tramite questa iniziativa, testimoniale dell’urgenza e dell’efficienza degli interventi compiuti fino ad oggi. A partire dal 2020, la variante ampliata nota come ANIA CARES PLUS si è aperta alle persone impattate dagli eventi legati alla pandemia da COVID-19: ciò mette in luce la reattività del sistema nell’affrontare nuove sfide sociali ed emotive sorte in tempi recenti. [Fondazione ANIA]. In concomitanza con questa situazione, diversi enti associativi e istituzionali si prodigano al fine di sanare le carenze esistenti nel sistema. Un caso emblematico è quello dell’Ospedale Niguarda a Milano, che ha avviato una sinergia con ANIA CARES al fine di portare il Pronto Soccorso Psicologico anche nel centro lombardo. Si tratta di un’iniziativa considerata “nuova per l’Italia”, progettata con l’intento specifico di far sentire le vittime meno isolate. [Ospedale Niguarda]. Anche a Modena, un protocollo tra diverse istituzioni ha permesso di attivare una rete per l’assistenza psicologica ai familiari delle vittime della strada e ai feriti gravi, un esempio virtuoso di sinergia territoriale.
Statistiche recenti: Gli incidenti stradali rappresentano la principale causa di morte nella popolazione giovane, causando gravi traumi psicologici. Riportando le cifre del 2021, sono stati più di 150.000 gli incidenti, con un incremento del 28,4% rispetto al 2020.
Nonostante questi passi avanti, permangono delle sfide. La frammentazione dei servizi, la disparità territoriale nell’offerta di supporto e la necessità di una maggiore consapevolezza pubblica sugli effetti psicologici degli incidenti rappresentano ancora ostacoli significativi. L’obiettivo, ambizioso ma irrinunciabile, è quello di garantire che ogni vittima, e ogni familiare coinvolto, possa accedere tempestivamente a un supporto integrato, capace di accompagnare il percorso di recupero nella sua totalità, sia fisica che mentale.
Percorsi di resilienza e consapevolezza dopo il fragore
Dopo il fragore e la distruttività di un incidente stradale, la mente umana si trova di fronte a un’esperienza che va oltre il semplice impatto fisico. Il corpo guarisce, spesso lasciando cicatrici visibili, ma la psiche può trattenere ferite assai più profonde e nascoste. È qui che la psicologia cognitiva e comportamentale entra in gioco con strumenti inestimabili. Una nozione fondamentale è quella legata al concetto di processo di elaborazione del trauma. Quando si verifica un evento traumatico, il cervello tenta di elaborare e integrare le informazioni sensoriali ed emotive ad esso correlate. Tuttavia, in situazioni di estremo stress, questo processo può bloccarsi, lasciando le memorie traumatiche “intrappolate” in una rete neurale disfunzionale.
Questo può manifestarsi attraverso flashback intrusivi, incubi vividi e reazioni di allarme esagerate, come se il pericolo fosse ancora imminente. Il supporto psicologico immediato, come quello offerto da ANIA CARES, diventa cruciale per avviare una sana elaborazione, prevenendo la cronicizzazione del PTSD.
A un livello più avanzato, si può approfondire il concetto di neuroplasticità adattativa e disadattiva. La neuroplasticità, la capacità intrinseca del cervello di modificare la propria struttura e funzione in risposta all’esperienza, può agire in modo duplice dopo un trauma. Se da un lato può facilitare il recupero e l’apprendimento di nuove strategie di coping, dall’altro può dar luogo a modificazioni disadattive che perpetuano i sintomi. Ad esempio, la continua attivazione dell’amigdala (la centrale di allarme del cervello) e la ridotta funzionalità della corteccia prefrontale (responsabile del controllo emotivo e del ragionamento) possono creare un ciclo di ansia e paura.
La terapia, attraverso tecniche come l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) o la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) basata sull’esposizione, mira a ristabilire una neuroplasticità adattiva, riorganizzando le reti neurali disfunzionali e permettendo all’individuo di elaborare il trauma in un contesto di sicurezza.
La riflessione personale che scaturisce da queste considerazioni è profonda: quanto siamo consapevoli della fragilità della nostra mente di fronte a un evento così repentino e violento? Siamo abituati a curare le ferite visibili, ma come possiamo imparare a prenderci cura delle invisibili? Riconoscere la necessità di un supporto psicologico non è un segno di debolezza, ma un atto di coraggio e di auto-compassione. È un investimento nella propria capacità di resilienza, nella possibilità di ricostruire un senso di sicurezza e di significato dopo che la realtà è stata frantumata. Invitiamo tutti, non solo le vittime dirette, ma anche i familiari, gli amici e la comunità intera, a non sottovalutare il bisogno di parlare, di elaborare, di cercare aiuto. La strada verso la guarigione psicologica è un percorso intimo e personale, ma non deve mai essere percorso in solitudine.
- Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD): disturbo mentale che può svilupparsi dopo l’esposizione a eventi traumatici, caratterizzato da flashback, incubi e ansia severa.
- Neuroplasticità: capacità del cervello di cambiare e adattarsi in risposta a esperienze e apprendimento.
- EMDR: terapia psicologica utilizzata per trattare PTSD, che implica la stimolazione bilaterale per rielaborare memorie traumatiche.